
I lettori piu' attenti forse avranno intuito che quel titolo un po' ampolloso fa riferimento ad un argomento a cui ho fatto accenno nell'articoletto del primo gennaio: おせち料理 l'o-sechi ryoori.
Un paio di giorni fa ho ricevuto le foto che Akiko mi aveva promesso, e allora prima che passi troppo tempo ho pensato di dedicare l'articoletto di oggi a questi piatti molto particolari, usando pricipalmente le foto di Akiko per farvi conoscere l'antica usanza dell'o-sechi ryoori.
I piatti che compongono l'o-sechi ryoori sono tanti, come gia' vi dicevo qualche articoletto fa, e ognuno di questi rappresenta una virtu' o ha un qualche beneaugurante significato.
Per tradizione, andrebbero serviti in un juubako, ovvero un contenitore laccato composto generalmente da tre scomparti impilati l'uno sull'altro.
Queste sono alcune foto di un vecchio juubako della mia collezione:
Tempo fa, ad esempio, avevo letto in un libro che nel Periodo Edo il primo scomparto del juubako era destinato alle uova di aringa, ai kuromame e alla sardine candite; nel secondo, invece, si disponevano il kurikinton, il datemaki e il kamaboko; il terzo ed ultimo scomparto, infine, ospitava i kobumaki, dello yakizakana (pesce alla griglia) e verdure varie.
Ma anche le dimensioni dei juubako hanno subito, nel tempo, molti cambiamenti; pare, infatti, che i primissimi juubako destinati all'o-sechi ryoori (siamo nel remotissimo Periodo Nara), fossero composti addirittura da ben cinque scomparti!
L'o-shoogatsu お正月 e' la ricorrenza piu' importante e sentita del calendario giapponese; e' un periodo di grandi festeggiamenti, di famiglie che si riuniscono, di pensieri ottimisti, di rituali propiziatori. E' un periodo in cui si da' priorita' assoluta alla compagnia dei propri cari, ed e' per questo che l'o-sechi ryoori viene sempre preparato in anticipo di un paio di giorni, cosi' da avere tutto il cibo pronto per i primi tre giorni dell'anno (三が日 さんがにち sanganichi) e da non dover preoccuparsi delle faccende di casa, almeno fino al quattro gennaio.
Al giorno d'oggi, grazie ai frigoriferi ed altri elettrodomestici che ci rendono la vita decisamente piu' semplice rispetto ad un tempo, la conservazione dell'o-sechi ryoori non e' piu' un ostacolo, ma un tempo lo era, eccome. La mancanza di un frigorifero, l'esiguo numero di negozietti e botteghe dove poter andare a far la spesa - e ricordiamoci che tutti i negozietti chiudevano per le Feste, quindi non c'erano i konbini aperti 24 ore su 24 o ipermercati dagli orari ultra flessibili - rendevano indispensabili metodi di conservazione casalinghi che permettessero una lunga durata di quei cibi cosi' speciali e cosi' amorevolmente preparati.
Questo e' uno dei motivi per cui le ricette tradizionali dell'o-sechi ryoori contengono grosse quantita' di zucchero, aceto, salsa di soia e sale. I cibi venivano, dunque, preparati alcuni giorni prima di o-shoogatsu per poi essere riposti nei juubako e accantonati fino al primo dell'anno.
Si dice anche che il motivo per cui si inizia a preparare l'o-sechi ryoori con diversi giorni d'anticipo e' per evitare che, durante la preparazione degli ingredienti, ci si possa far male tagliandosi con un coltello o bruciandosi con una fiamma, marchiando cosi' in modo nefasto ed avverso l'inizio del nuovo anno.
Come accennato poco fa, l'avvento di molti elettrodomestici ha semplificato sia la preparazione che la conservazione di questi elaborati piatti festivi, e quindi in teoria al giorno d'oggi non e' piu' necessario condire cosi' pesantemente i cibi con zucchero, aceto, salsa di soia o sale. Eppure, nonostante i tempi siano cambiati, la tradizione e' rimasta e con essa i cibi che, ancora adesso, vengono preparati seguendo le antiche ricette di una volta.
Akiko mi ha detto che nella sua famiglia, ogni anno, preparano l'o-sechi ryoori a mano, un'operazione lunga e che, per una buona riuscita, richiede la collaborazione di piu' persone.
Inoltre, mi ha detto che per comodita' preferiscono servire i cibi su vassoi laccati individuali (uno per ogni commensale), anziche' usare il tradizionale juubako.
Il risultato, anche in questo caso, e' particolarmente elegante e d'effetto.
Ecco qui Ayumi-san, la figlia di Akiko, mentre con molta cura prepara i vassoi:


kuromame (quei fagioli neri nello scodellino bianco, a sinistra) - fagioli neri di soia cotti a lungo in acqua e zucchero. Sono di buon auspicio per la salute.
datemaki (quel rotolo di frittata, a destra) - una sorta di tamagoyaki che simboleggia il sapere e la conoscenza perche' la sua forma ricorda una pergamena arrotolata. I datemaki auspicano anche serenita' nei giorni a venire.
kazunoko (al centro) - uova di aringa condite con salsa di soia: simboleggiano la fertilita'.
kamaboko (quelle fettine bianche in basso) - spesso appaiono di colore rosso e bianco e rappresentano il Sol Levante.
namasu (in alto) - striscioline di daikon e carote, condite con aceto, sale e sake'. I loro colori sono particolarmente allegri e si addicono a questo periodo di festa.
tazukuri (vicino al kamaboko) - sardine candite. Questi pesciolini rappresentano l'abbondanza dei raccolti perche', un tempo, nelle campagne i contadini gettavano questi pesciolini nelle risaie, usandoli come potente fertilizzante.
daidai (vicino al namasu) - arancia amara giapponese. Queste piccole arance amarognole sono di buon auspicio per l'anno nuovo, soprattutto per chi desidera avere bambini. Di solito, la parola daidai si scrive 橙: questo e' il kanji di questo frutto. In questo caso, pero', il nome daidai si scrive 代々 che ha un significato particolarmente propiziatorio: di generazione in generazione.
kurikinton (a destra del kamaboko) - una sorta di pure', preparato con patate dolci giapponesi e castagne. La parola kinton in giapponese si scrive 金団, cioe' lingotto d'oro; questo e' un cibo, dunque, che augura ricchezza e prosperita' negli affari.
onishime oppure nimono (la scodella a destra) - un misto di verdure bollite. Simboleggiano serenita' e solidarieta' in famiglia.
Ed ecco la tavola della famiglia di Akiko, stupendamente apparecchiata:

L'o-toso contiene delle spezie dalle proprieta', si dice, medicinali. Alcune di queste spezie sono la cannella, lo zenzero, il rabarbaro, il pepe giapponese.
Nel periodo a cavallo fra novembre e dicembre, i supermercati, ristoranti e i grandi magazzini giapponesi vengono inondati da opuscoli come questo che ho preso al supermercato dell'Odakyu-OX:
Questi cataloghi sono delle vere gioie per gli occhi, ma non lo sono tanto per il portafoglio! Infatti, gli o-sechi ryoori dei cataloghi sono famosi per i loro prezzi...stellari! Date un po' un'occhiata:
E pensate che questi sono ancora nella fascia medio-bassa! Ce ne sono di molto piu' costosi, soprattutto quelli che provengono da cucine di famosi ristoranti. Per degli o-sechi di prim'ordine, non bastano un migliaio di euro a persona!
Per mancanza di tempo (o di voglia), molte famiglie ogni anno acquistano questi o-sechi ryoori gia' pronti, nonostante i prezzi proibitivi. Ma fortunatamente esistono ancora alcune famiglie, come quella di Akiko, dove tutto viene ancora preparato a mano perche' e' proprio nei cibi casalinghi e fatti con cura e dedizione che vi e' parte di quella magia che delizia non solo il palato, ma scalda il cuore ed imprime nella memoria dorati ricordi di Feste trascorse con le persone a cui piu' teniamo al mondo.
E intanto, ho promesso a me stessa che per il prossimo o-shoogatsu non mi faro' intimidire dalle tante ricette tradizionali e complesse (faro' uno strappo alla regola, e accantonero' per un attimo la mia fobia per le ricette complicate), e preparero' un o-sechi ryoori a regola d'arte.