venerdì, gennaio 09, 2009

Orchestra di simbolismi gastronomici

(Uno dei vassoi di o-sechi ryoori preparati da Akiko e dalla sua famiglia)

I lettori piu' attenti forse avranno intuito che quel titolo un po' ampolloso fa riferimento ad un argomento a cui ho fatto accenno nell'articoletto del primo gennaio: おせち料理 l'o-sechi ryoori.

Un paio di giorni fa ho ricevuto le foto che Akiko mi aveva promesso, e allora prima che passi troppo tempo ho pensato di dedicare l'articoletto di oggi a questi piatti molto particolari, usando pricipalmente le foto di Akiko per farvi conoscere l'antica usanza dell'o-sechi ryoori.

I piatti che compongono l'o-sechi ryoori sono tanti, come gia' vi dicevo qualche articoletto fa, e ognuno di questi rappresenta una virtu' o ha un qualche beneaugurante significato.

Per tradizione, andrebbero serviti in un juubako, ovvero un contenitore laccato composto generalmente da tre scomparti impilati l'uno sull'altro.

Queste sono alcune foto di un vecchio juubako della mia collezione:


Sempre secondo la tradizione, ogni scomparto del juubako ospita cibi ben precisi, quindi la disposizione dei cibi non e' affatto casuale, ma segue determinate regole. Queste regole, pero', non sono granitiche e hanno, infatti, subito molteplici variazioni nel corso dei secoli.
Tempo fa, ad esempio, avevo letto in un libro che nel Periodo Edo il primo scomparto del juubako era destinato alle uova di aringa, ai kuromame e alla sardine candite; nel secondo, invece, si disponevano il kurikinton, il datemaki e il kamaboko; il terzo ed ultimo scomparto, infine, ospitava i kobumaki, dello yakizakana (pesce alla griglia) e verdure varie.

Ma anche le dimensioni dei juubako hanno subito, nel tempo, molti cambiamenti; pare, infatti, che i primissimi juubako destinati all'o-sechi ryoori (siamo nel remotissimo Periodo Nara), fossero composti addirittura da ben cinque scomparti!

L'o-shoogatsu お正月 e' la ricorrenza piu' importante e sentita del calendario giapponese; e' un periodo di grandi festeggiamenti, di famiglie che si riuniscono, di pensieri ottimisti, di rituali propiziatori. E' un periodo in cui si da' priorita' assoluta alla compagnia dei propri cari, ed e' per questo che l'o-sechi ryoori viene sempre preparato in anticipo di un paio di giorni, cosi' da avere tutto il cibo pronto per i primi tre giorni dell'anno (三が日 さんがにち sanganichi) e da non dover preoccuparsi delle faccende di casa, almeno fino al quattro gennaio.

Al giorno d'oggi, grazie ai frigoriferi ed altri elettrodomestici che ci rendono la vita decisamente piu' semplice rispetto ad un tempo, la conservazione dell'o-sechi ryoori non e' piu' un ostacolo, ma un tempo lo era, eccome. La mancanza di un frigorifero, l'esiguo numero di negozietti e botteghe dove poter andare a far la spesa - e ricordiamoci che tutti i negozietti chiudevano per le Feste, quindi non c'erano i konbini aperti 24 ore su 24 o ipermercati dagli orari ultra flessibili - rendevano indispensabili metodi di conservazione casalinghi che permettessero una lunga durata di quei cibi cosi' speciali e cosi' amorevolmente preparati.
Questo e' uno dei motivi per cui le ricette tradizionali dell'o-sechi ryoori contengono grosse quantita' di zucchero, aceto, salsa di soia e sale. I cibi venivano, dunque, preparati alcuni giorni prima di o-shoogatsu per poi essere riposti nei juubako e accantonati fino al primo dell'anno.

Si dice anche che il motivo per cui si inizia a preparare l'o-sechi ryoori con diversi giorni d'anticipo e' per evitare che, durante la preparazione degli ingredienti, ci si possa far male tagliandosi con un coltello o bruciandosi con una fiamma, marchiando cosi' in modo nefasto ed avverso l'inizio del nuovo anno.

Come accennato poco fa, l'avvento di molti elettrodomestici ha semplificato sia la preparazione che la conservazione di questi elaborati piatti festivi, e quindi in teoria al giorno d'oggi non e' piu' necessario condire cosi' pesantemente i cibi con zucchero, aceto, salsa di soia o sale. Eppure, nonostante i tempi siano cambiati, la tradizione e' rimasta e con essa i cibi che, ancora adesso, vengono preparati seguendo le antiche ricette di una volta.

Akiko mi ha detto che nella sua famiglia, ogni anno, preparano l'o-sechi ryoori a mano, un'operazione lunga e che, per una buona riuscita, richiede la collaborazione di piu' persone.
Inoltre, mi ha detto che per comodita' preferiscono servire i cibi su vassoi laccati individuali (uno per ogni commensale), anziche' usare il tradizionale juubako.

Il risultato, anche in questo caso, e' particolarmente elegante e d'effetto.

Ecco qui Ayumi-san, la figlia di Akiko, mentre con molta cura prepara i vassoi:
Ed ecco uno dei vassoi, pronto per essere portato in tavola:
Tra i cibi che appaiono sul vassoio, ecco quelli piu' tradizionali e simbolici:

kuromame (quei fagioli neri nello scodellino bianco, a sinistra) - fagioli neri di soia cotti a lungo in acqua e zucchero. Sono di buon auspicio per la salute.

datemaki (quel rotolo di frittata, a destra) - una sorta di tamagoyaki che simboleggia il sapere e la conoscenza perche' la sua forma ricorda una pergamena arrotolata. I datemaki auspicano anche serenita' nei giorni a venire.

kazunoko (al centro) - uova di aringa condite con salsa di soia: simboleggiano la fertilita'.

kamaboko (quelle fettine bianche in basso) - spesso appaiono di colore rosso e bianco e rappresentano il Sol Levante.

namasu (in alto) - striscioline di daikon e carote, condite con aceto, sale e sake'. I loro colori sono particolarmente allegri e si addicono a questo periodo di festa.

tazukuri (vicino al kamaboko) - sardine candite. Questi pesciolini rappresentano l'abbondanza dei raccolti perche', un tempo, nelle campagne i contadini gettavano questi pesciolini nelle risaie, usandoli come potente fertilizzante.

daidai (vicino al namasu) - arancia amara giapponese. Queste piccole arance amarognole sono di buon auspicio per l'anno nuovo, soprattutto per chi desidera avere bambini. Di solito, la parola daidai si scrive : questo e' il kanji di questo frutto. In questo caso, pero', il nome daidai si scrive 代々 che ha un significato particolarmente propiziatorio: di generazione in generazione.

kurikinton (a destra del kamaboko) - una sorta di pure', preparato con patate dolci giapponesi e castagne. La parola kinton in giapponese si scrive 金団, cioe' lingotto d'oro; questo e' un cibo, dunque, che augura ricchezza e prosperita' negli affari.

onishime oppure nimono (la scodella a destra) - un misto di verdure bollite. Simboleggiano serenita' e solidarieta' in famiglia.

Ed ecco la tavola della famiglia di Akiko, stupendamente apparecchiata:
Quelle teiere e coppette laccate che vedete in basso a destra si usano per servire un tipo di sake' molto speciale ed aromatizzato e che si gusta solo a Capodanno. Questo tipo di sake' si chiama 屠蘇 o-toso, e si dice affondi le sue antiche radici nel periodo della Dinastia Tang in Cina.
L'o-toso contiene delle spezie dalle proprieta', si dice, medicinali. Alcune di queste spezie sono la cannella, lo zenzero, il rabarbaro, il pepe giapponese.

Nel periodo a cavallo fra novembre e dicembre, i supermercati, ristoranti e i grandi magazzini giapponesi vengono inondati da opuscoli come questo che ho preso al supermercato dell'Odakyu-OX:
Sono veri e propri cataloghi dedicati interamente all'o-sechi ryoori. Tramite questi cataloghi e' possibile ordinare, spesso con grande anticipo, un intero pasto di Capodanno che verra' consegnato il giorno prescelto, oppure ritirato direttamente dal cliente in negozio o al ristorante.

Questi cataloghi sono delle vere gioie per gli occhi, ma non lo sono tanto per il portafoglio! Infatti, gli o-sechi ryoori dei cataloghi sono famosi per i loro prezzi...stellari! Date un po' un'occhiata:


G-g-gaasp!

E pensate che questi sono ancora nella fascia medio-bassa! Ce ne sono di molto piu' costosi, soprattutto quelli che provengono da cucine di famosi ristoranti. Per degli o-sechi di prim'ordine, non bastano un migliaio di euro a persona!

Per mancanza di tempo (o di voglia), molte famiglie ogni anno acquistano questi o-sechi ryoori gia' pronti, nonostante i prezzi proibitivi. Ma fortunatamente esistono ancora alcune famiglie, come quella di Akiko, dove tutto viene ancora preparato a mano perche' e' proprio nei cibi casalinghi e fatti con cura e dedizione che vi e' parte di quella magia che delizia non solo il palato, ma scalda il cuore ed imprime nella memoria dorati ricordi di Feste trascorse con le persone a cui piu' teniamo al mondo.

E intanto, ho promesso a me stessa che per il prossimo o-shoogatsu non mi faro' intimidire dalle tante ricette tradizionali e complesse (faro' uno strappo alla regola, e accantonero' per un attimo la mia fobia per le ricette complicate), e preparero' un o-sechi ryoori a regola d'arte.

giovedì, gennaio 08, 2009

Collaborazione con Insieme a Tè

Sono di ritorno da una breve vacanza trascorsa, assieme a mio marito, nel cuore di Tokyo. Vi parlero', pero', della nostra parentesi tokyota, piu' tardi.

First things first, come dicono i nostri amici anglofoni.

Eh si, perche' c'e' un'emozionante novita' sia per voi che leggete assiduamente questo blog che per me: un' elettrizzante e neonata collaborazione con la gentilissima e pazientissima Acilia, proprietaria di un magnifico sito interamente dedicato al mondo del te': Insieme a Tè.

Poco tempo fa, infatti, Acilia mi ha offerto la preziosa opportunita' di poter collaborare con lei, scrivendo articoli sul te' in Giappone. Ovviamente, ho accettato al volo poiche' per me e' un vero onore poter vedere parte del mio materiale pubblicato su di un sito autorevole ed elegante come il suo.

Per inaugurare la nostra collaborazione, a fine dicembre ho inviato ad Acilia il mio primo articolo con cui affronto, in generale, il ruolo del te' qui in Giappone, soffermandomi particolarmente sulla varieta' maggiormente consumata a livello quotidiano: il sencha 煎茶.

Tutti i miei articoli che, d'ora in avanti appariranno su Insieme a Tè, saranno pubblicati nella rubrica Il Sol LevanTè assieme al meraviglioso banner, creato appositamente da Acilia per l'occasione:
Nei miei articoli per Acilia mi firmero' con Tsubaki, mio pseudonimo nonche' aggraziata parola giapponese col significato di camelia; gli articoli, inoltre saranno, come al solito, corredati da foto scattate dalla sottoscritta o da mio marito.
V'invito, quindi, non solo ad andare a curiosare in questa nuovissima rubrica nata dalla collaborazione Insieme a Tè & Biancorosso Giappone, ma spero vogliate anche esplorare il resto del sito i cui ricchissimi ed appassionanti contenuti vi regaleranno ore di piacevoli letture.

Colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente Acilia per aver apprezzato il mio materiale e per avermi offerto, quindi, quest'entusiasmante opportunita'.

sabato, gennaio 03, 2009

...e la torta a me!

(La mia torta di compleanno!)

Ieri e' stato il mio compleanno! Perbaccolina, sto diventando vecchia! Mi sto dirigendo verso gli -enta, ma per il momento sono ancora negli -enti...e non in quelli pubblici, ma in quelli temporali! Uaha, ma come sono scherzosetta oggi!

Ieri c'e' stato un sole meraviglioso ed un cielo altrettanto meraviglioso gli faceva da sfondo. Sembrava una giornata di primavera, se non fosse stato per l'aria gelida che soffiava a tutto sake.

Abbiamo festeggiato il mio compleanno con una bella e lunga passeggiata per le allegre stradine di Machida (Tokyo), nonostante ci fosse molta piu' gente del solito a causa dei saldi d'inizio anno che attirano sempre migliaia di persone nei negozi della capitale e non solo. A parte la folla, e' stato divertente passeggiare e curiosare nei negozi.

Ero particolarmente allegra perche' sapevo che a casa mi aspettavano i regali di mio marito, e quell'emozionante attesa mi teneva piacevolmente sulle spine.

E nel frattempo, mi sono fatta qualche piccolo regalino!

Una coppia di bicchierini da sake raffiguranti gli inseparabili Okame e Hyotoko, due tradizionali maschere giapponesi che rappresentano marito e moglie.
Una confezione del profumatissimo ミツワ石鹸 Mitsuwa Sekken, ovvero del leggendario sapone Mitsuwa.
Questo sapone, dall'intensissimo e delizioso profumo di rose fresche, viene prodotto dalla Mitsuwa, un'azienda giapponese con una lunga storia alle spalle. I loro prodotti erano molto diffusi nel Giappone dell'era Shōwa, ma poi sono entrati in una fase di declino da cui non sono piu' usciti, sfortunatamente. Le saponette Mitsuwa, quindi, sono diventate parte di tutta quella schiera di prodotti che solo gli anziani ricordano, ma che oramai nessuno piu' conosce.
Nonostante cio', pero', la Mitsuwa continua ad esistere e continua a produrre questo suo famosissimo sapone, grazie soprattutto alla voglia di un revival di questo vecchio cosmetico. Queste saponette, attualmente, si trovano solo in alcuni negozi specializzati in cosmetici di nicchia oppure in alcuni Tokyu Hands, nel reparto dei prodotti per la cura della persona.

Mi e' piaciuta immediatamente la confezione molto Shōwa anni '40-50, ma sono rimasta soprattutto rapita dal magnifico e forte profumo di rose che questa saponetta emana!

Mi sono regalata, infine, un grosso ふろしき furoshiki di Kyoto. Sopra di esso sono raffigurati dei tradizionali おもちゃomocha, ovvero dei giocattolini per bambini:

Dopo una deliziosa cena in uno dei nostri ristoranti cinesi preferiti, 万豚記 Wan Zhu Zi, siamo andati a scegliere una torta in una bella pasticceria di nome Gateaux de Voyage. E li' ho scelto questa deliziosa dolce meraviglia che, la commessa, gentilmente ha decorato con il mio nome:


Una torta di una squisitezza indescrivibile! Morbida e golosa, ricoperta di una soffice crema-quasi-mousse al cioccolato resa ancora piu' golosa dalla presenza di noci, macadamia, nocciole e pistacchi!

Una volta a casa, non stavo piu' nella pelle. Mio marito era andato a far spese in mattinata, a mia insaputa naturalmente, in uno dei negozi che piu' mi piacciono: Isetan. Isetan e' un depaato (grande magazzino) un po' di lusso, specializzato soprattutto nella vendita di oggetti ed abiti tradizionali giapponesi. Da Isetan, pero', si trovano anche articoli occidentali (abiti, oggetti per la casa, alimentari, ecc.), ma diciamo che e' una catena orientata piu' verso prodotti tradizionali del Giappone.

E questi i magnifici pacchetti che non vedevo l'ora di scartare:
Ed ecco che cosa custodivano al loro interno quelle deliziose scatoline infiocchettate:
Quando ho aperto i due pacchetti contenenti questi due preziosissimi oggetti, mi e' mancato il respiro dall'emozione! Mio marito mi fa sempre dei regali che mi lasciano senza parole dalla felicita'!
Un tradizionalissimo bento in legno di bambu', con il suo astuccio coordinato per le bacchette.
Senza ombra di dubbio, questo e' il bento piu' elegante che abbia mai visto. E' elegante e raffinato nella sua nipponica semplicita'; senza tanti fronzoli e ghirigori, questo design pulito e molto giapponese lascia trasparire tutta la sua bellezza.
Ed ecco qui il mio bento, assieme alle mie bacchette personalizzate acquistate ad Osaka:
Non vedo assolutamente l'ora di riempirlo con del riso al vapore, una succosa umeboshi al centro, e del pesce o magari un paio di croccanti コロッケ korokke (la mia passione!).
E naturalmente, non manchero' di mostrarvi il mio bento di bambu' pieno di tutte queste ghiottonerie!

E nel terzo pacchetto, si nascondeva un qualcosa che avevo visto circa un mese fa in profumeria, e che desideravo:

La palette Kira Kira della Shiseido! Non vedo l'ora di giocare un po' con quei bellissimi colori!

Da diverse settimane, infatti, avevo nella borsa l'opuscolo della Shiseido con le palette Kira Kira, e ogni tanto me lo rileggevo, fantasticando un po' su questi splendidi trucchi!
Ed ecco la mia palette sull'opuscolo dove appare la bravissima Itoo Misaki che, assieme ad altre tre modelle giapponesi, ha fatto da testimonial per questa linea.
Di solito il giorno del mio compleanno mi viene sempre un po' di malinconia, ma questa volta sono stata troppo felice e i pensieri tristi non mi hanno nemmeno sfiorata!

E' stata una giornata splendida e che non dimentichero' mai.

Ringrazio i tantissimi auguri da parte delle tante amiche che leggono il blog! Auguri che mi sono giunti attraverso i commenti, ma soprattutto via email e tramite cartoline virtuali e cartacee. Grazie di cuore, davvero!

giovedì, gennaio 01, 2009

Notte d'incanto

(una delle lanterne di Capodanno del nostro tempio di zona)

あけまして
おめでとう
ございます


Questo e' il mio primo articoletto dell'anno, e con esso vi rinnovo i miei auguri di un buon principio!

Il nostro 2009 e' cominciato splendidamente; un inizio avvolto in una coltre di tradizione e profumo d'incenso; una coltre che cerchero' di descrivervi.

Il Capodanno e' sempre un momento strano per me; chissa', forse le mie sensazioni sono comuni a tante altre persone. Il 31 di ogni anno, inizio mentalmente a farmi una lista delle ultime cose che faro' nell'anno vecchio. Niente di straordinario, tutte cose semplici e normali: ad esempio, l'ultima volta in cui faro' colazione, l'ultima volta in cui riordinero' la camera da letto, l'ultima volta in cui faro' la spesa, l'ultima volta in cui ascoltero' questa canzone, e via discorrendo.

Cosi' facendo, mi preparo contemporaneamente alla fine di un ciclo temporale e all'inizio di uno nuovo di zecca.

E infatti ieri, oltre ad essere stata una giornata di grandi pulizie in cui ho addirittura ribaltato l'ofuroba per pulirlo a fondo, e' stata una giornata di "l'ultima volta in cui...".
Eppure in tutta questa mia rielaborazione di pensieri, non c'e' traccia di malinconia. Anzi. C'e' un qualcosa di elettrizzante nell'iniziare un nuovo anno. E' un po' come liberarsi di abiti smessi per acquistarne di nuovi. Certo, ci sono istantanee dell'anno passato a cui pensiamo con nostalgia e a cui ci aggrappiamo con un briciolo di malinconia, ma alla fine e' emozionante sapere che dietro l'angolo ci aspetta un principio brillante e carico di desideri ed aspettative.

E se poi quelle aspettative saranno disattese, non sta a noi preoccuparcene ora. Questo e' un caso in cui una generosa dose d'ottimismo e' ingrediente fondamentale per continuare bene se l'anno passato e' andato a gonfie vele, oppure per ritrovare la forza di rialzarsi in piedi se l'anno passato invece e' stato doloroso.

Come gia' accennato nell'articoletto precedente a questo, per la nostra cena di Capodanno abbiamo preparato la fondue bourguignonne e che noi chiamiamo semplicemente bourguignonne, un piatto che piace molto alla mia famiglia e a noi.

Ecco la nostra tavola apparecchiata:
Per chi non sapesse di che si tratta, spiego brevemente: al centro della tavola si mette un pentolino apposito e che si riempie d'olio caldo (e che io ho aromatizzato anche con erbe tipo rosmarino, timo e lauro). Su piatti vari, si servono carni assortite, tagliate a cubetti. So che per tradizione si usa il filetto di manzo, ma secondo me e' meglio fare di tutto un po'.

Sulla nostra tavola, come vedete, appaiono il manzo, maiale, pollo, wurstel vari e delle polpettine di pollo che sarebbero per il sukiyaki, ma che si sono rivelate eccellenti pure per la bourguignonne!

Ho preparato anche un contorno di verdure alla griglia e che ho poi fatto saltare in padella con un goccino di un certo divinissimo olio d'oliva.

Per accompagnare le carni, si preparano anche salsine varie. Ecco, nel campo delle salsine mi sbizzarrisco a piu' non posso e preparo tanti intruglietti vari che pero' si rivelano gustosi! Volendo, pero', si possono anche usare salse semplici tipo la maionese, il ketchup, la senape ecc, ma io amo strafare e allora ieri sul vassoio, a sinistra della pentola, sono apparsi scodellini contenenti: salsa al basilico, salsa al curry, salsa al sesamo bianco, salsa al pomodoro e rafano, salsina verde di maionese e wasabi, salsa di pomodoro con salsa di soia e e pepe nero, salsa benedicta (la mia preferita), ecc.

Ad ogni persona, poi, si danno due o tre forchettine apposite per fondue, e ognuno sceglie la carne che preferisce e mette a cuocere i propri pezzi nell'olio per poi intingerli, una volta cotti, in una delle salsine a disposizione.

Intanto, l'olio continua a rimanere molto caldo grazie ad un fornellino (alimentato con alcool) che si trova proprio sotto la pentola. Ecco qui la nostra pentola piu' da vicino:
Noi avevamo comprato e preparato una quantita' esagerata di carne e salsicce, e infatti non siamo riusciti a finire nemmeno la meta' di tutto quello che vedete sul tavolo! Poco male. Ho congelato il resto e per un po' saro' a posto.

La bourguignonne non e' certo un piatto leggero, ma e' molto gustoso e divertente, e si addice alle famiglie, alle comitive di amici (se la comitiva e' numerosa conviene avere due pentole). Si cucina, si chiacchiera, si mangia, si chiacchiera, si cucina e si mangia. E tra un bocconcino e l'altro, ci si diverte e non ci si accorge che il tempo vola!

E come vi dicevo, per l'occasione avevo anche comprato dell'osechi-ryoori, ovvero dei piatti giapponesi preparati con ricette che si rispolverano solo in questo periodo dell'anno, e mai in altre stagioni.
Vi parlero' meglio dell'osechi-ryoori non appena avro' le foto di Akiko, ma intanto ecco il nostro vassoio:
Nel dettaglio:
黒豆 kuromame
Questo e' un elemento importante del pasto tradizionale giapponese di Capodanno. Sono fagioli neri di soia, fatti cuocere a lungo (Akiko mi ha detto che ci vogliono, all'incirca, dieci ore di cottura a fuoco bassissimo) e conditi con zucchero, sale e salsa di soia.
田作り Tazukuri
Sardine candite. Il condimento che si usa e' a base di zucchero, salsa di soia e mirin.
昆布巻き Kobumaki*
Involtini di alga konbu, legati con striscioline di kanpyoo (preparate con una specie di zucca che viene fatta essiccare).
Il condimenti dei kobumaki e' a base di zucchero, salsa di soia, sake e mirin.
Confesso che questo e' stato il piatto che mi e' piaciuto di meno in assoluto. Ho provato a mangiare questi involtini, ma erano terribili.
*Il nome e' proprio kobumaki, e non konbumaki.
海老とあさりの酒蒸し Ebi to asari no sakamushi
Questi sono spiedini di piccoli gamberetti e vongole, cotti al vapore e conditi con sake, sale e zucchero.

E il mio preferito...
栗きんとん kurikinton
Il kurikinton e' una sorta di pure' preparato con patate dolci giapponesi, castagne candite, zucchero e mirin.
Questo e' stato veramente delizioso!

I cibi che compongono l'osechi-ryoori tradizionale (tradizionale perche', al giorno d'oggi, esistono anche gli osechi-ryoori occidentaleggianti) sono moltissimi, e questi che abbiamo assaggiato noi non sono che una minima parte della grande varieta' di questi piatti festivi e dalle origini antiche.

Quando avro' le foto della cena di Akiko, vi parlero' in modo piu' approfondito di questi piatti, del perche' in genere contengano abbondanti quantita' di zucchero, e del profondo simbolismo di ognuna di queste specialita'.

Dopo questa nostra luculliana cena e dopo aver riassettato la cucina, abbiamo atteso la mezzanotte e fatto il consueto e tradizionale conto alla rovescia assieme ad un varieta' giapponese di musica jazz che trasmetteva da Yokohama.

cinque
quattro
tre
due
uno
。。。e qui nel Sol Levante e' arrivato un duemilaenove frizzante e che ci ha fatto battere forte il cuore!

Ci siamo imbacuccati con giaccone pesante, guanti e sciarpa e ci siamo avviati in direzione del nostro tempio di zona, il tempio 宗仲寺 Soo-chuu-ji.

L'aria era gelida, ma profumava d'incenso e il cielo era di un blu scurissimo e tempestato di brillantissime stelline.

Nell'oscurita' le lanterne appese alle mura che circondano il tempio risaltavano particolarmente.

Un po' di foto scattate da mio marito:


Il solenne tempio addobbato per l'occasione:

Non c'era molta gente, piu' che tutto famiglie che abitano in questo quartiere. E' bello venire in questo tempio a Capodanno perche' si respira tutta quell'aria di tradizione e misticismo che caratterizza quest'importante ricorrenza, senza dover per forza farsi largo a suon di gomitate fra centinaia e centinaia di persone accalcate l'una contro l'altra, come succede a Capodanno nei grandi templi come il santuario Meiji o il Sensooji di Asakusa dove la gente si accampa gia' dal mattino per potersi assicurare un posto privilegiato in fila per poter arrivare primi a suonare la campana sacra.

Noi ci siamo messi in fila, e nel giro di una decina di minuti e' stato il nostro turno. Ma nel frattempo, respiravamo a pieni polmoni quell'aria fredda ma deliziosamente profumata di antico. Mi guardavo intorno e l'unico pensiero che mi veniva voglia di dire, anzi, di urlare al mondo era "Sono felice!!".

Avevo il volto quasi ghiacciato, eppure non riuscivo a smettere di sorridere.

E poi finalmente e' arrivato il nostro turno. Prima e' andato mio marito e poi sono andata io. Sono salita su per la scaletta di pietra, mi sono voltata verso il monaco e ci siamo fatti un inchino a vicenda, dopodiche' ho afferrato la catena attaccata al tronco di legno e con esso o dato un rintocco alla campana sacra.

Un rintocco purificatorio con un suono cupo ma affascinante.

Ma siccome sono una timidona, eccovi la foto della campana con la signora che c'era dietro di noi:
Siamo poi andati nell'hondoo 本堂, ovvero nell'edificio principale del tempio. Li' c'era un banchetto gestito da due bellissimi bambini che distribuivano gratuitamente, a tutti i visitatori, un talismano benedetto, con attaccato un piccolo bue di plastica colorata: rosa per le donne e azzurro per gli uomini.
In un altro banchetto fuori dal tempio ho comprato un paio di altri talismani. Eccoli qui tutti insieme:
Ci siamo poi tolti le scarpe e ci siamo seduti sul tatami, e qui e' iniziata la parte piu' bella e piu' suggestiva: dopo esserci seduti, abbiamo iniziato a prender parte alla recitazione del sutra, seguendo i rintocchi che il monaco faceva su di una specie di grosso tamburo di legno. Ognuno di noi aveva davanti a se' un 木魚 mokugyo che, tradotto in italiano, significa "pesce di legno".
Siccome nell'hondoo durante le funzioni non e' consentito far foto, vi devo mostrare un mokugyo usando una foto che appartiene a questo negozio. Ecco qui:
Con la mano destra, si usa quella specie di bacchetta per tamburellare sulla testa del pesce, e si va a tempo seguendo il ritmo scandito dal monaco. Il suono dei mokugyo ha un qualcosa d'ipnotico. Da lontano, mentre ci avvicinavamo al tempio, si sentiva gia' questo particolarissimo suono e che mi viene difficile descrivervi; assomiglia un po' al galoppo di un cavallo.

Mentre suonavamo il mokugyo, abbiamo meditato senza nemmeno rendercene conto. Io ho chiuso un po' gli occhi, ma poi li ho riaperti e ho ammirato, in una specie di trance, le intricate decorazioni dell'hondoo, le statue d'oro dei Buddha, gli altari neri laccati e impreziositi da sapienti intagli.
Due monaci, uno molto giovane e uno molto anziano, erano seduti a sinistra dell'altare, recitavano i sutra e si davano il cambio per suonare il mokugyo.

Avevo il cuore rigonfio di beatitudine e giubilo.

Il profumo d'incenso era inebriante in quel solenne hondoo, ed io seduta sul tatami a tamburellare sul mokugyo, con davanti a me antichissime statue, mi sono sentita la mente alleggerita. Era come se solo i buoni pensieri riuscissero a raggiungermi, mentre tutto il resto rimaneva intrappolato in un filtro invisibile che era oltre le mura del tempio.

Siamo rimasti cosi' per un arco di tempo che non saprei quantificare: forse dieci minuti o forse un'ora. Non lo so. Il tempo aveva cessato di avere la sua solita valenza in quel momento.

Abbiamo lasciato l'hondoo in uno stato di avvolgente stupore, e ci siamo avviati verso le bancarelle vicino alla piazza del tempio. Li' ci hanno servito dei bicchierini di freddissimo sake benedetto, dal sapore e dal colore cristallini.

Credetemi, sorseggiare quella sublime bevanda in un contesto cosi' poetico e suggestivo e' come assaporare una coppa d'ambrosia di divina e mitologica memoria.

Tutti i pensieri negativi e tristi svaniscono. Tutto svanisce e resta solo cio' importa veramente.

Vorrei terminare questo primo articolone dell'anno, mostrandovi dei wagashi molto speciali che avevo acquistato l'altro ieri, in occasione dei nostri festeggiamenti.

Ecco la meravigliosa scatola incartata:

La bellissima carta rappresenta il celebre 雷門 kaminari-mon che fa da ingresso all'antichissimo Sensooji di Asakusa.
Il nome di questi wagashi e' 人形焼 ningyoo-yaki che, se tradotto in italiano, assume un che di darioargentesca foggia: bambole alla griglia.
Ma qui non c'e' nulla di horror, solo deliziosi dolci giapponesi che ci provengono dal lontano - e per me irresistibilmente affascinante - Periodo Edo.

Ecco la scatola scartata:
I ningyoo-yaki sono dolci squisitamente tokyoti e che vi consiglio di assaggiare.

Sono preparati con una pasta dolce lievitata e sono ripieni (ma non sempre) di marmellata di fagioli azuki. La bellezza di questi wagashi e' la loro forma che cambia a seconda della pasticceria o dell'occasione. Tra le forme tipiche dei ningyoo-yaki ci sono volti di tradizionali bambole, di personaggi della mitologia giapponese oppure personaggi dei cartoni animati.
L'impasto viene versato in intricatissimi stampi di ferro e viene fatto cuocere ad alte temperature per un lasso di tempo molto breve.

Ecco uno dei miei ningyoo-yaki...pronto per essere divorato:
E per finire, ecco lo しめ飾り shimekazari che ho attaccato alla porta per dare il benvenuto al duemilaenove e per tenere lontani gli spiritelli maligni e sogghignanti.
Possa questo duemilaenove regalarvi tutta quella serenita' che meritate.