mercoledì, novembre 27, 2013

Nodate, doni sardi, e un frammento di passato.

野立て抹茶セット Nodate matcha setto
Diventa difficile a volte trovare un senso a cio` che ci succede.

Nel corso della vita capitano fatti di vario genere, ma alcuni di questi segnano la nostra esistenza forse per la loro particolare crudelta` e per l`intensita` del vortice di sofferenza che hanno creato.

Sono come le cicatrici.
Lo so, non piacciono a nessuno e nemmeno a me pero` devo ammettere che comunque hanno anche loro una bellezza, forse meno ovvia, ma pur sempre di bellezza si tratta.

Ogni cicatrice sulla pelle racconta una storia, un aneddoto, un evento. Chissa`, magari collegata ad un fatto piacevole ma terminato poi con una caduta, un taglio.

E le esperienze dolorose sono cosi`, anche se alcune riescono addirittura a lasciare indelebili tracce sul corpo con la stessa prepotenza di brusche pennellate che imbrattano una tela candida.

Allora svanisce ogni volonta` di vendetta! E nel cuore - in quel cuore che col tempo impara a far da setaccio - restano le perle, le ametiste, le giade.

Fa male rievocare un ricordo e quel male non scompare subito, ma si affievolisce col tempo forse fino a sparire.

Mi ritrovo sulla linea del tempo e corro a perdifiato allontanandomi dai pugnali, dal disgusto profondo che provo per i miei errori, per le volte che ho zoppicato seguendo uno zoppo, ma dopo essermi fermata col fiatone capisco che tutto serve a qualcosa.

In uno di questi pomeriggi dove ormai il cielo si fa scuro presto, sono andata a comprare un vasetto di te` matcha 抹茶 da Yukiko-san. Gli innamorati del Giappone e i giapponesi nel cuore che abitano a Torino e dintorni penso che ormai la conoscano tutti.

C`era un`offerta consistente su questo te` di solito non a buon mercato, e allora nonostante il buio, l`aria fredda ed una pioggia capricciosa, mi sono armata del mio ombrello blu e bianco a pois e sono andata a trovare Yukiko.

Te` matcha.
Questa lattina di matcha in realta` e` un passo.

Un passo verso le perle, le ametiste, le giade.

Prima di lasciare il Giappone, un pomeriggio di luce accecante avevo comprato un set da nodate 野立て, ossia tutto l`occorrente per preparare il matcha fuori, all`aperto.

Una sorta di picnic del matcha, ecco.

Avevo preso tutto. Quando comprai questi oggetti, pero`, il mio essere si sentiva malinconico e con quella pesantezza che nasce da un pianto represso.
 Non ero felice. Ero una persona che cercava di sorridere nonostante tutto, ma era un sorriso maschera e non un sorriso di ottimismo e forza.

Scelsi quella tazza in particolare perche` sembrava le fosse stata data una pennellata di cielo!
In quel cielo che io immaginavo dipinto sui bordi della tazza ho visto nient`altro che le emozioni piu` belle che sapevo di volermi portare dietro.

Delle volte credo che il nostro inconscio sia piu` lungimirante di noi e che la sappia davvero lunga.

La tazza e` accompagnata dal 茶杓 chashaku che e` quella specie di misurino di bambu` e da un 茶筅 chasen ossia quel frullino anch`esso di bambu`, adatto per il nodate.

Come tante altre cose, anche le cose del nodate sono state volutamente tenute nascoste per tanto tempo perche` erano ancora forti il dolore e la paura di ritrovarsi faccia a faccia con esso.

Ma dopo tanto tanto tempo, oggi ho voluto riaprire quel cassetto e scartare questi oggetti che erano rimasti avvolti in strati di carta da imballaggio, quella con le bolle d`aria.

E riprendero` a prepararmi il matcha come facevo una volta, ritrovando in questo gesto grande calma assieme al piacere di gustare una bevanda che amo particolarmente.

Se leggete questo blog da un po`, allora ricorderete i miei matcha pomeridiani.

Se mi leggete da poco, non importa. Saro` felice di condividere con voi questi nuovi matcha.

Le perle, le ametiste e le giade delle volte ti piovono tra le mani arrivando da lontano.

Mi e` successo pochi giorni fa quando, con grande emozione nel cuore ed un forse impercettibile tremolio alle mani e alle ginocchia, ho potuto abbracciare tre splendide fanciulle mie lettrici da quando Biancorosso Giappone e` nato.

Tutte e tre sono venute a Torino, dalla Sardegna, per assistere al nuovo evento fotografico del MAO dedicato al Giappone e...per venire a conoscermi.

I loro volti traboccanti di affetto ed emozione; i loro occhi che brillavano; i loro abbracci carichi di calore umano; le loro mani piene di doni di cui non sono meritevole.

Alcuni di questi preziosi regali che profumano di Sardegna:


Questo porta-appunti con dipinta una frase che conferma il calore ricevuto cosi` generosamente.
Annina, una di queste tre e preziose persone, mi ha portato in dono questa collana, diventata ora una delle mie preferite:
E` un ciondolo chiamato bottone sardo. Da quel che mi e` stato spiegato e da quel che ho letto in giro, sembra essere un elemento storico e antico dell`artigianato sardo.

Porto questa collana con grande felicita` ed orgoglio perche` sta a significare questa generosa pioggia di gemme ricevuta anche grazie a questo mio blog.

Di recente, mettendo a posto alcune vecchie fotografie sparse per il mio computer, ho ritrovato un`immagine che scattai nel 2010 o 2011, non ricordo con esattezza, ma poco importa perche` quelli sono stati i miei anni di buio per cui cio` che non affiora del tutto alla memoria preferisco lasciarlo affondare nelle tenebre.

A casa dei miei qui a Torino, attaccato ad una scrivania, c`era un foglietto ingiallito, mezzo strappato e con le scritte quasi sbiadite dal tempo.

Era un foglio di quaderno, preso alla svelta nella foga di voler appuntare... i miei primi passettini in giapponese!

 Questo foglio risale all`incirca al 1995/96 suppergiu`.

Quella era la mia scrittura di adolescente, un`adolescente curiosa, poco incline al caos e molto attratta dai libri.

Dopo una discussione un po` accesa con mia mamma, riuscii a convincerla a lasciarmi ordinare per posta il mio primo libro di giapponese, quello di Marina Speziali edito dalla De Vecchi editore.

Non so perche` mi venne questa fissa. Credo fosse da imputare anche all`influenza, seppur breve, che ebbe su di me una ragazza che conoscevo e che studiava questa lingua all`universita`. Lei era grande e io solo una ragazzina, quindi immaginate quanto fascino subissi!

Quando il libro arrivo`, ero talmente estasiata che non mi resi conto di aver pagato il contrassegno con dei soldi che mia mamma aveva lasciato da parte per pagare una bolletta.

Non vi dico le urla! Dentro di me mi sentivo un po` in colpa, ma al contempo ero segretamente felicissima di avere quel volume fra le mani tanto che la sera stessa iniziai a prendere i miei primi appunti...una cui parte e` quella che vedete. 

Chi l`avrebbe mai detto che strada avrei intrapreso anni dopo. Non e` un caso, come non e` un caso nulla di cio` che accade..anche se non sempre riusciamo a trovarvi un senso.

3 commenti:

Fra Pinki ha detto...

Che bel post! Bè, da dove iniziare... Dalle cicatrici si, che per me servono, servono eccome. Servono a ricordare gli errori fatti, per non commetterli di nuovo. Ma anche perché, quando è passato abbastanza tempo, ci fanno ricordare di eventi che ormai non ci fanno più soffrire così tanto, e allora capisci che l'hai superato, che sei cresciuta un pò, che è servito a renderti più forte, che ha contribuito a renderti quello che sei diventata oggi. Purtroppo le conosco bene anche io le cicatrici.

I ricordi sono sempre e comunque qualcosa da tenersi stretto. Una delle cose più brutte che possono capitare a una persona infatti (secondo me) è di perdere la memoria. In pratica è come se si fosse buttato via il proprio tempo.

E adesso mi è venuta voglia di tè, il matcha non ce l'ho, ma mi faccio un buon tè alla menta. Che a proposito di ricordi, quando il mio ragazzo me l'aveva regalato mi ero arrabbiata perché gli avevo già detto in varie occasioni che non mi piaceva. Adesso è diventato uno dei miei tè preferiti!

Ti auguro una buona giornata! :)

Unknown ha detto...

come sempre sei dolcissima cara Marianna, leggere le tue parole per me e come leggere un romanzo...entro dentro quelle parole che raccontano il tuo vissuto e come se li vedessi quei racconti e quei posto o quei colori ecc e' un po' come un viaggio virtuale...bello mi emoziona e a volte mi commuovono le tue dolci parole e i tuoi ricordi . In bocca al lupo per tutto :)

Elisa ha detto...

Grazie come sempre per le tue parole, anche per me è un piacere leggerti, un appuntamento che cerco come il nuovo capitolo di una storia che si dipana, che mi rilassa e mi rincuora....