
Tra i tanti posti dove poter andare a gustare del buon curry nipponico qui in Giappone, vi e' Coco's Curry House, una catena composta da numerosissimi locali la cui specialita' e' appunto il curry, servito in tutti i modi...e in tutte le salse (eheh).
Da Coco's si mangia bene, le porzioni sono abbondanti e il conto e' sempre piu' che ragionevole, tant'e' che consideriamo questo locale uno dei posti migliori dove andare a mangiare se si ha un appetito pantagruelico, ma ahime' delle tasche poco panciute.
Se abitate, dunque, in Giappone o siete in procinto di venir a far visita al Paese del Sol Levante, vi consiglio caldamente di cercarvi il ristorante Coco's piu' vicino al vostro albergo / ostello / casa di amici / universita' / ecc. perche' sicuramente diventera' una delle vostre mete preferite!
Il menu' di Coco's offre il karee-raisu abbinato a della carne (pollo, manzo o maiale), verdure (spinaci, cavolo, ecc.) e pesce.
Se preferite, potete scegliere di ordinare semplicemente il riso al vapore con il curry, senza cose in piu'.
Al cliente viene data anche la possibilita' di scegliere la porzione di riso che preferisce, e addirittura l'intensita' del curry stesso: dal piu' delicato a quello piu' piccante in assoluto!
Oltre al curry, ossia la specialita' indiscussa di Coco's, sul menu' appaiono anche deliziose insalate, qualche contorno e persino dei rinfrescanti dessert, tra cui un eccellente annindofu!
Ovviamente, come capita in quasi tutti i ristoranti giapponesi, soprattutto quelli piu' moderni ed improntati su di un tema occidentaleggiante, anche da Coco's esiste l'okosama ranchi お子様ランチ, ovvero il menu' per bambini.
I menu' degli okosama ranchi sono sempre carinissimi, e ogni volta che li sfoglio mi viene voglia di ordinare da li' anziche' dai sobri e seri menu' per grandi.
Anch'io vorrei una bella bandierina giapponese sul mio omuraisu, oppure un bella scatola per il bento tutta decorata con stelline e cuoricini! Oppure un bel bentino da portare via, meravigliosamente decorato!
A tal proposito, due settimane fa mio marito ed io siamo stati a pranzo da Royal Host, un ristorante giapponese moderno dove viene servita cucina locale e specialita' occidentali (hamburger, pastasciutte, bistecche, panini ecc.), e mentre aspettavamo che arrivasse il nostro pranzo, mi sono messa immancabilmente a sfogliare il loro coloratissimo menu' dell' okosama ranchi.
Lanciando sguardi furtivi qua e la', ho tirato fuori la mia Canon digitale dalla borsa e ho fotografato, di nascosto, due pagine del menu' per bimbi...per voi che leggete Biancorosso, ovviamente! Sono sicura che apprezzerete!
Un bentino da portare via:


Chiaramente non ho ordinato dal menu' dell' okosama ranchi (anche perche' se provassi a farlo, incontrerei sicuramente gli sguardi interrogativi delle cameriere che, con aria confusa e smarrita, tenterebbero di spiegarmi che il menu' e' solo per i bambini sotto i 12 anni, mentre io..beh..ne ho qualcuno di piu'!), ma ho scelto...indovinate un po'? L'OMURAISU オムライス!
Il menu' per grandi e' comunque fornitissimo e ricco di foto che ritraggono cibi perfetti e che stimolano la fame, e anche se non sara' divertente e sbarazzino come l'okosama ranchi, e' comunque in grado di offrire appetitose squisitezze anche per i commensali dai gusti piu' difficili.
Ecco il mio omuraisu, servito con salsa demiglace e piselli. おいしかったです!Oishikatta desu!

Ma, proprio come e' successo un anno fa (v. l'articoletto del 31 ottobre 2006), anche stavolta non sono venuti bambini a chieder caramelle.
Qui Halloween e' una festa ancora tanto straniera, e indubbiamente poco sentita. E' sentita piu' che tutto a livello commerciale, e infatti gia' un mese fa ho iniziato a vedere i primi addobbi di zucche e fantasmini in giro per negozi, supermercati e centri commerciali; penso pero' che la gente veda Halloween come semplicemente un'altra di quelle cose curiose che arrivano dall'Occidente.
Volendo fare un paragone, negli Stati Uniti (vabbe', e' il Paese d'origine di questa festa) Halloween e' sentitissimo, ed e' una ricorrenza rispettata e celebrata con tutti i crismi, proprio come il Ringraziamento o il Natale.
Ma anche negli States Halloween e' diventato un altro pretesto per aumentare le vendite nei negozi, un po' come Natale o San Valentino.
Qui per Halloween, e' stata messa addirittura in commercio un'edizione limitata dei Kit-Kat!
Ma non solo i Kit-Kat hanno subito una trasformazione hallowinesca: tanti altri snack ed alimentari vari sono stati reinventati e rilanciati sul mercato in versione zuccosa.
Pero' che dirvi? Non sono americana, ma negli States ci ho vissuto per anni e conosco bene l'atmosfera non solo del 31 ottobre, ma anche dei giorni, direi settimane, precedenti ad Halloween.
Non posso dirvi che mi manchi il vero Halloween perche' se vi dicessi una cosa del genere, mentirei. Pero', nonostante cio', ho due preziosissimi ricordi di Halloween made in Italy :
- a casa mia, a Torino, mia mamma si divertiva ad addobbare un po' la casa con decorazioni di zucche e fantasmini. Le decorazioni erano semplici e senza tante pretese, ma proprio per questo erano ancora piu' belle!
Oltre gli addobbi, ci piaceva preparare delle figurine di cartone colorato che poi io e le mie sorelle andavamo ad appiccicare con lo scotch, di nascosto, alla porta di una famiglia di nostri vicini di casa con cui eravamo (e siamo) in ottimi rapporti d'amicizia.
Le mie sorelline ritornavano poi a fare la classica domanda del dolcetto o scherzetto, e in cambio i figli di questa famiglia venivano a bussare a casa nostra e ci ponevano lo stesso quesito.
Avveniva cosi' un simpatico scambio di caramelle e dolcini!
- molti anni fa - parlo di piu' di dieci anni fa - in un'edicola vicino casa mia ho trovato in vendita delle piccole zucche di Halloween, a manovella. Bastava dare un paio di giri alla manovellina laterale per mettere in azione le simpaticissime zucchine arancioni che, senza perdere nemmeno un secondo, si mettevano a scorrazzare ovunque.
Ricordo che ne avevo comprata una per la mia sorellina piu' grande (l'altra sorella allora era ancora troppo piccola per giocare con giochini composti da pezzi troppo facilmente smontabili ed ingoiabili).
E ricordo lo sguardo felice ed elettrizzato della mia sorellina nel vedere quella vivacissima zucchina che correva ora di qua e ora di la'.
Ehhhh...(sospiro malinconico che emetto ogniqualvolta penso alla mia famiglia in Italia), domani sara' gia' il primo novembre, la festa di Ognissanti.
Qui fa un freddo da orsi (quasi), e nonostante le giornate spesso siano illuminate da un bel sole dorato ed allegro, l'aria che si respira e' oramai quasi gelida.
E prima di chiudere quest'articoletto gia' novembrino, vi racconto un fatto capitato poco tempo fa:
Verso le 18 circa, sono passata all'ufficio postale assieme a mio marito, a spedire alcuni pacchi per il negozio.
Siccome le impiegate li' gia' ci conoscono, spesso non ho bisogno di spiegare cosa devo fare perche' loro gia' lo sanno.
Pero', tra i pacchi da spedire ce n'era uno che e' partito non con l'EMS, ma con la posta aerea. Ora, per sicurezza preferisco mandare tutto con l'EMS, ma in questo caso la ragazza che mi ha fatto l'ordine mi aveva espressamente chiesto di utilizzare la posta aerea, e cosi' ho fatto.
Tra l'altro il numero di moduli da compilare e' minore, e le procedure d'invio paiono essere molto piu' rapide che non con l'EMS.
Comunque sia, non ero pratica di questo metodo e infatti ho consegnato prima i pacchi con l'EMS (la cui procedura conosco a memoria), e per ultimo il pacco con la posta aerea.
Dico all'impiegata: この荷物を航空湯便でイタリアに送りたいです、おねがいします。 Vorrei spedire questo pacco in Italia con la posta aerea, perfavore.
L'impiegata annuisce, prende il pacco, lo pesa e sul monitor appare una tariffa spaventosamente alta, considerando che il pacco non era tanto grande e nemmeno tanto pesante, e poi avrebbe viaggiato con la posta aerea che e' nota per i suoi costi piu' contenuti.
Mio marito, confuso quanto me, mi dice di chiedere all'impiegata di spedire il pacco con l'EMS piuttosto, visto che quest'ultimo metodo pareva essere molto piu' economico del primo (anche se ero sicura non fosse cosi'!).
Io, non volendo creare intoppi e non volendo nemmeno far aspettare le persone in coda dietro di me, ho lasciato perdere, ho pagato il tutto, preso le mie ricevute e scontrini e siamo andati via.
Anch'io ero perplessa, ma credevo in fondo che il calcolo dell'impiegata fosse giusto...d'altronde il pacco non era grande, ma non era nemmeno tanto piccolo.
Durante il tragitto dalla posta al supermercato, e poi dal supermercato a casa, mio marito ed io abbiamo discusso sulla faccenda di questo pacco stranamente costoso.
Io ero mortificata, e come mio solito, mi sono subito addossata la colpa e ho pensato fosse stato il frutto della mia disattenzione. Molto probabilmente avevo letto male le tabelle con le tariffe, e avevo fatto malamente i calcoli. Possibilissimo. In fondo, la matematica ed io ci guardiamo in cagnesco da secoli.
Tutto cio', pero', non spiegava come potesse essere logicamente possibile che un metodo di spedizione non assicurato e non rintracciabile costasse parecchio di piu' di un metodo veloce ed affidabilissimo come l'EMS.
Dopo essere tornati a casa, ci siamo immediatamente messi a consultare le tabelle con le tariffe postali e queste confermavano quanto gia' sapevo, e cioe' confermavano ulteriormente il costo che avevo calcolato.
Con un'aria un po' mesta ho dato un'alzata di spalle, e mi sono messa a preparare la cena. In fondo oramai era tardi per tornare alla posta, e molto probabilmente anche ce l'avessimo fatta a fare dietro-front, una volta li' mi sarei agitata, avrei cominciato ad impappinarmi e non sarei riuscita a formare nemmeno una frasina elementare di senso compiuto.
Dopo alcuni minuti suona il telefono. Rispondo, pensando fosse una mia amica con la quale mi sarei dovuta vedere il giorno dopo per le lezioni d'italiano, e invece dall'altro capo del telefono sento una voce femminile che si annuncia come impiegata delle poste.
Entro in panico.
L'impiegata, gentilissima ma un po' tesa, inizia a parlarmi alla velocita' della luce, ed io tento disperatamente di star dietro al suo rapidissimo giapponese evitando persino di respirare per non creare troppo rumore.
Ma nonostante il panico iniziale, sono riuscita a capire quasi tutto quello che mi diceva, e pian pianino sono riuscita a risponderle e a spiegarmi.
L'impiegata si e' resa conto dell'errore commesso (cioe' mi ha fatto pagare piu' del dovuto), e telefonava per scusarsi e per trovare la maniera di rimediare.
Pensate, erano gia' le 19:30 passate (l'ufficio a quell'ora e' gia' chiuso), e nonostante questo l'impiegata si e' offerta di mandarmi qualcuno a casa a restituirmi i soldi in piu'.
Detto fatto! Dopo nemmeno mezz'ora, e' arrivato un signore con il modulo che l'impiegata si e' scordata di farmi compilare, ed una bustina di nylon con dentro riposti, in modo molto ordinato, i soldini che mi spettavano.
E dopo le infinite scuse da parte dell'impiegata, sono arrivate le altrettante scuse da parte del signore che e' venuto a portare i soldi, come se anche lui si sentisse responsabile della disattenzione (comprensibilissima e perdonabilissima, peraltro) dell'impiegata.
Questo potra' sembrare un fatto insignificante, eppure e' uno di quegli episodi di vita quotidiana qui in Giappone che, secondo me, vale la pena raccontare perche' la dicono lunga su come funzionano le cose in questo Paese.
Sull'integrita' e l'onesta' dei giapponesi non ho mai avuto dubbi a dire la verita', e comunque sia non e' un qualcosa su cui avevo bisogno di essere convinta.
Mi basta osservare i giapponesi, giorno dopo giorno, per capire quanto profondo sia l'abisso fra loro e noi.
Sono cose che stupiscono noi italiani, credo. Io, personalmente, sono rimasta basita davanti a questo fatto e al modo in cui la situazione e' stata gestita, cioe' in maniera tale che la questione venisse risolta nel modo piu' rapido e rispettoso possibile.
Qui, chi sbaglia paga veramente e non puo' permettersi di fare diversamente, ossia addossando le proprie colpe sugli altri e trovando scuse a destra e a manca.
Beh, sono riuscita a spaziare parecchio in questo articoletto! Sono partita dal karee-raisu e sono arrivata a parlarvi dell'onesta' ed integrita' di questo bel popolo che spero possiate conoscere molto presto, alla facciazza di chi, appollaiato sul proprio cadreghino, sputacchia sentenze sul Giappone, criticando ogni cosa e facendo apparire ogni singolo aspetto di questo Paese tanto terribile quanto l'inferno. E mi riferisco alla montagna soffocante di cattiverie che la signora Angela Terzani Staude ha dedicato al Sol Levante, nel suo libro Giorni Giapponesi.
Ma al libro della Terzani-Staude dedichero' (e lo faro', soprattutto se da parte vostra c'e' interesse) un articoletto a parte.
おやすみなさい!Oyasumi nasai!
Buonanotte!