domenica, luglio 06, 2008

Rievocazioni del vecchio Kansai - parte seconda


N


el caso di incubi particolarmente virulenti e raccapriccianti, la mente umana possiede un meccanismo che e' in grado di eliminare ogni traccia di tali produzioni oniriche facendo si' che, al nostro risveglio, non ci ricordiamo nulla.
Tante volte il dispositivo cancella-incubi non si mette in azione e quindi ricordiamo sogni angoscianti ma che forse sono stati lasciati passare perche' non considerati abbastanza terribili.
Questo significa che quelli che vengono confiscati dai doganieri notturni della mente sono veramente agghiaccianti.

E ho l'impressione che il suddetto meccanismo s'inneschi anche in certe situazioni non legate al sonno. Il ricordo del caldo soffocante ed insopportabile, per esempio, e' una di quelle sensazioni che capiamo (e patiamo) alla perfezione mentre e' in corso, ma che una volta scomparsa dimentichiamo.

Spesso, pensando all'estate giapponese, paventavo l'arrivo dell'estate perche' ricordavo giornate irrespirabili e colme di umidita', ma non mi rendevo veramente conto di cosa volesse dire perche' la mia mente mi aveva fatto dimenticare la tortura estiva.

Purtroppo, pero', l'estate e' tornata, e con essa il suo vivido ricordo.

Da bambina l'estate mi piaceva da morire perche' era la stagione che coincideva con le vacanze estive e con le ferie al mare. Ma adesso l'estate, specialmente quella giapponese, e' solo un grande incubo.

Se state progettando di visitare il Giappone, sconsiglio con il cuore il periodo tra luglio e agosto perche' sono due mesi etichettabili con Tortura & Agonia.
Certo, mi rendo conto che per molti quel periodo li' sia l'unica opzione possibile, ma potendo scegliere, credetemi sulla parola, e' infinitamente meglio venire in inverno, autunno o primavera.

Insomma, qualunque stagione fuorche' l'estate.

E se qualcuno dovesse mai consigliarvi di visitare il Giappone in estate, sappiate che potrete sentirvi autorizzati a contemplare una delle seguenti ipotesi:

- Questa persona e' squilibrata, e quindi non sa quel che dice.
- Questa persona parla a vanvera tanto per parlare, e quindi non sa quel che dice.
- Questa persona vi vuole male. Molto male.

Ma lamenti meteorologici a parte, ci tenevo a continuare l'articoletto sul Kansai.

Come gia' ho accennato precedentemente, essere a Kyoto e' un po' come essere a Venezia. Al posto delle chiese e cattedrali, chiaramente a Kyoto troviamo templi buddisti e santuari shintoisti. Tanti, ma veramente tanti.
Visitarli tutti non e' impossibile, ma e' certamente poco fattibile nel giro di poco tempo.
Questo e' il motivo per cui abbiamo visitato pochi templi. Il tempo era poco, piovigginava e dovunque si andasse eravamo immersi in gruppi di turisti olandesi, americani, italiani ecc.

Tra l'altro facevo una riflessione: noi abitando qui in Giappone, non siamo piu' turisti ma semplicemente gente residente qui. Quando ce ne andiamo a spasso per Tokyo, Yokohama e a zonzo per il Kanagawa, ci sentiamo a casa; camminando, notiamo subito i turisti perche' saltano all'occhio: le macchine fotografiche attorno al collo, gli zainoni, i sacchetti di plastica pieni di souvenir, ecc.
I turisti non passano inosservati soprattutto sui treni e sulle metro' perche' parlano forte e ti fanno vergognare. Ricordatevi che sui treni giapponesi non si parla, oppure si parla a voce bassa o ad un tono non da pescivendolo del mercato rionale. Ve ne prego.

Giusto un mesetto fa, mio marito ed io eravamo sul metro' diretti a Sagami-Ono e tra i passeggeri c'era un gruppetto di signori americani di una certa eta'. Non c'e' voluto molto prima che gli altri passeggeri (inclusi noi, ovviamente) cominciassero a guardarli male. Questi signori in realta' non parlavano: URLAVANO!
E non solo urlavano, ma ridevano fragorosamente e nel frattempo si lagnavano perche' non sapevano in che direzione dovessero andare.

Mio marito ed io, pur essendo occidentali, non veniamo mai scambiati per americani perche' innanzitutto non lo siamo, e poi perche' abbiamo fattezze decisamente poco statunitensi. Io ho un volto molto mediterraneo, mentre mio marito ha un volto dagli splendidi lineamenti messicani, essendo il Messico la sua terra.
Pur tuttavia, uno dei signori americani, guardandosi intorno con occhi imploranti e alla ricerca di un volto occidentale a cui chiedere informazioni, ha visto noi e si e' avvicinato a mio marito, tenendo in mano una cartina tutta stropicciata.

Il signore americano ha dato per scontato che non parlassimo inglese, e con un linguaggio mimico che sembrava quello dei sordomuti ha iniziato a gesticolare affannosamente nel tentativo di farci capire di che informazioni avesse bisogno. Noi lo abbiamo guardato e lo abbiamo lasciato fare, e poi mio marito gli ha sorriso e, col suo inglese impeccabile e senza accento, gli ha risposto.

Ovviamente, il signore americano era sbalordito e da quel momento in avanti ha iniziato a sommergerci di domande. Voleva, addirittura, che scendessimo alla loro stessa stazione per evitare che si perdessero, ma noi non potevamo e dopo aver dato loro le informazioni di cui avevano bisogno, abbiamo proseguito il nostro tragitto.

Ma nel Kansai eravamo diventati improvvisamente turisti, anche se sicuramente piu' agili e piu' pratici nel navigare il sistema ferroviario rispetto a chi proprio e' alle prime armi con la complessa rete dei trasporti giapponesi.

Ma a parte cio', eravamo diventati completamente turisti a tutti gli effetti: la macchina fotografica al collo, lo zaino, la borsa di souvenir, lo sguardo a meta' tra il confuso e lo sbalordito.

E i templi. Ahhh, i templi. Ognuno di questi e' come uno scrigno stracolmo di tesori luccicanti che abbagliano non solo il cuore, ma soprattutto l'anima.

Ma non mi va di annoiarvi con descrizioni enciclopediche sulla storia di ognuno di questi edifici perche' a cosa servirebbe?

Non distante dal nostro albergo, c'erano moltissimi tempietti nascosti in angolini insospettabili; alcuni erano talmente nascosti da essere quasi sepolti nei dedali di viuzze che s'intersecano gli uni con gli altri.

Proprio a Venezia, ho pensato che mi sarebbe stato impossibile ritornare in una certa chiesta o in un determinato punto della citta' senza perdermi irrimediabilmente tra mille calle e campi labirintici.

E a Kyoto e' lo stesso.

Camminando, incrociavamo ora questo e ora quel tempio, e ogni volta ci promettevamo di ritornare nello stesso punto per ammirare tutto e con piu' calma, ma alla fine non si ritornava mai perche' i templi sparivano, come inghiottiti da uno spirito misterioso e forse un po' geloso dei suoi tesori.

Da Kyoto s'impiegano solamente venti minuti circa di metro' per raggiungere la grande Osaka.
Non ci siamo fatti scappare l'opportunita' di visitare quell'enorme metropoli che da sempre m'incuriosiva, e siamo approdati fino alla stazione centrale.

Ma io volevo andare oltre la stazione centrale, e continuare fino a Namba, una zona nota per la sua esagerata e stravagante carrellata di ristoranti su ristoranti, per Kuidaore Taro, per il Glico Man e tante altre curiosita'.

Osaka mi e' apparsa incredibilmente caotica e chiassosa, proprio come me l'ero immaginata. Pero' ha un fascino tutto suo, e se non fosse cosi' rumorosa, variopinta e un po' pacchiana non sarebbe la bella Osaka che mi ha lasciata senza parole.

Qui in Giappone, come in tutto il mondo d'altronde, esistono luoghi comuni che descrivono persone provenienti da altre citta' o prefetture.
I tokyoti, ad esempio, dicono che gli abitanti di Osaka siano dei gran chiacchieroni e che siano persone a cui piace mangiare in modo esagerato e vestire in maniera appariscente.

Forse ero un po' suggestionata da questo luogo comune, ma mi e' sembrato di riscontrare alcune di quelle caratteristiche. Tutto mi sembrava vistoso e particolarmente kitsch, ma non per questo sgradevole.

Pare che questo mese venga tolto da Namba uno dei simboli piu' famosi di Osaka: Kuidaore Taro.
Kuidaore Taro e' il nome di un pagliaccio meccanico che si trova di fronte a Kuidaore, un ristorante di ben otto piani che serve cucina tipica di Osaka.
Questo pupazzo meccanico simboleggia orgogliosamente Osaka da piu' di cinquant'anni, e con grande tristezza dei giapponesi e non, purtroppo il colorato pagliaccio col tamburo andra' in pensione.

Fortunatamente, abbiamo fatto in tempo a vederlo prima che venga definitivamente riposto in qualche sotterraneo polveroso colmo di vecchi cimeli di ere che, lentamente ma inesorabilmente, passano:
E' sempre con un briciolo di malinconia che si dice addio a qualcosa che per tanto tempo e' stato punto di riferimento di chissa' quanti milioni di persone.
Forse non e' il dover dire addio al pagliaccio meccanico in se' che e' triste, quanto il doversi rendere conto che tutto cambia inesorabilmente, e che cio' che ci e' stato famigliare per cosi' tanto tempo di colpo non lo sara' piu'.

Sono forse un po' troppo sentimentalista, ma non riesco mai a dissociare il passare del tempo dalla malinconia che inevitabilmente sento.

Tra i tanti, tantissimi simboli di questa grande Osaka, c'e' il famoso granchio Kani Doraku. Si dice che questo granchio personifichi tutta la megalomania ed appariscenza degli osakesi:
Ad Osaka faceva caldo e l'aria era pesante. Si camminava e si sudava contemporaneamente. Ma il caldo non ci ha certamente impedito di curiosare in giro.

Curiosate anche voi!
La famosissima Dotonbori 道頓堀 :
Un grosso incrocio di Osaka:

Un ラーメンショップ ramen-shoppu da cui provenivano dei profumini molto invitanti:
Una creaturina tutta ugola e dentini affilati che invita i passanti ad assaggiare le specialita' del ristorante che pubblicizza:
Uno degli innumerevoli banchetti di takoyaki:
Un'imbarcazione di legno costruita in maniera da creare l'illusione che stia reggendo un edificio. Forse questi osakesi sono veramente un pochetto appariscenti come dicono da queste parti?
Una frastornante e frequentatissima sala pachinko qualunque di Osaka. Se solo poteste sentire il rumore assordante che si sente in quei posti, credo rimarreste sbigottiti.
In quei posti non resisto per piu' di due minuti, figuriamoci se rimanessi li' a rintronarmi per ore! Non oso immaginare a come si riesca a lavorare in un baccano del genere!
Una veduta di Osaka:
In un immancabile negozio Sanrio dedicato a Hello Kitty, ecco la gattina piu' famosa di tutto il Giappone - anzi, del mondo - adeguatamente abbigliata con lo yukata visto che siamo quasi in estate.
E passeggiando per delle anonime viuzze di Namba, viuzze che si allontanavano dal centro luccicante e che attrae le folle dei curiosi, abbiamo trovato un edificio veramente orrendo e che, a questo punto, rinforza e rafforza il famoso stereotipo di prima.
L'edificio in questione e' un hotel, e chi l'ha progettato un megalomane, anzi dei megalomani da non credere.
Ma chi e' che ha dato l'autorizzazione a costruire un obbrobrio del genere? E da quale mente malata e' stato partorita tale mostruosita'?
Mi ha lasciata senza parole dallo sgomento.
Quelle quattro testone piazzate su quei gamboni prosciuttari mi fa pensare ad un film dell'orrore, oppure ad un'invasione di una qualche tribu' di alieni provenienti da chissa' che pianeta; un mondo parallelo al nostro dove gli abitanti hanno sembianze umane, ma sono sprovvisti di braccia, collo e torso. Al posto di tutto cio', hanno un paio di gambone Rovagnati.

A questo punto, non oso immaginare come fosse quest'albergo all'interno. Forse e' meglio non pensarci perche' affiorerebbero alla mente immagini di manopole di rubinetti a forma di una testa o di un'altra; il quartetto delle testone elegantemente ricamate sugli asciugamani del bagno; sculture ancora piu' grosse e piu' pacchiane dei quattro dell'Ave Maria, magari come fine decoro della sala da pranzo o della sala conferenze.

A pochi passi dal Platea Dotonbori Hotel - l'albergo delle Quattro Teste e degli Otto Prosciutti - mio marito ha visto una donna molto elegante vestita in kimono mentre passava una scopetta davanti all'ingresso di un edificio dove probabilmente lavora.
Ma chi viene ad Osaka non puo' non assaggiare una delle celebri specialita' gastronomiche del posto: l'okonomiyaki.
Non vi sto a spiegare di che si tratta perche' probabilmente gia' lo sapete, pero' vi diro' che l'avevamo gia' mangiato qui a Tokyo e non ci era piaciuto granche'. Anzi, quasi per niente.
Io avevo trovato che avesse un sapore troppo di uovo, e che comunque non fosse niente di che.
Nonostante questa brutta esperienza, abbiamo voluto lo stesso riassaggiare l'okonomiyaki....e menomale che l'abbiamo fatto!!
Gli okonomiyaki mangiati ad Osaka non hanno nulla, e sottolineo nulla, a che spartire con quelli che ci propinano da queste parti! Tra l'altro, parlando con la mia amica Akiko, e' venuto fuori che gli osakesi, per vendicarsi delle critiche che ricevono dai tokyoti, dicono che qui a Tokyo non sono capaci a preparare l'okonomiyaki e che quella specie di pseudo-okonomiyaki che fanno qui e' solo un gran paciocco. E mi sa hanno ragione.
Ecco i divini e super squisiti okonomiyaki di Osaka: il mio aveva tipo dei ramen e gamberi, mentre quello di mio marito aveva lo stesso tipo di ramen e maiale:
A ripensare a quegli okonomiyaki, mi viene l'acquolina in bocca.

Dopo il nostro lungo giro ad Osaka, ci siamo lentamente riavviati verso Kyoto; entrambi non vedevamo l'ora di riposarci e ricaricarci per poter continuare la visita di Kyoto il giorno seguente.
Ma prima di ritornare in albergo, ci siamo fermati a curiosare in un grosso centro commerciale della stazione di Osaka che si chiama Daimaru. Li' abbiamo trovato un banchetto, gestito da marito e moglie, dove si personalizzavano le bacchette incidendovi sopra il nome del proprietario/a.

Mi si sono illuminati gli occhi dato che era da tempo che volevo un paio di bacchette personalizzate.

Cosi', mio marito ed io ci siamo scelti un paio di bacchette a testa e ho scritto i nostri nomi su di un pezzo di carta.
La signora pensava li avrei scritti in lettere, ma io li ho scritti entrambi in katakana. Il marito, che ci stava osservando con aria curiosa, quando ha visto che scrivevo i nostri nomi in giapponese ha fatto una faccia sorpresissima e ha iniziato, assieme alla moglie, a farmi i complimenti.

Hanno fatto davvero un ottimo lavoro con le bacchette. Ci piacciono molto e adesso le usiamo sempre. Queste hanno rimpiazzato le nostre vecchie bacchette che ora manderemo definitivamente in pensione.
Ecco i nostri ohashi personalizzati:
Siamo orgogliosissimi dei nostri nuovi ohashi!

Tra le tante differenze notate fra qui e il Kansai, e' saltata all'occhio l'abitudine che hanno da quelle parti di allinearsi sulle scale mobili a destra, mentre, se ricordate (ne parlai molti articoletti fa) qui a Tokyo e nel Kanagawa ci si allinea sempre a sinistra!

Concludo l'articolone di oggi augurandovi un buon inizio di settimana!

Pubblichero' la terza parte de "Rievocazioni del vecchio Kansai" dedicata ai degli angoli d'incanto a Kyoto.

Fine seconda parte.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Natsukashii!!!
Alcune delle foto mi hanno riportato in mente il mio soggiorno in Giappone.
Il drago sul ristorante dei ramen per esempio!!!
Hallo Kitty, Namba e il suo essere così variopinta!
Ho mangiato la mia prima okonomiyaki in un localino di Osaka di cui però non ricordo il nome =( era buonissima e il proprietario era un grande amante dell'Italia quindi ha cucinato personalmente per noi.
Ci ha anche regalato a noi donzelle le palettine con cui si tagliano le okonomiyaki!

Grazie mi sono fatta un bel viaggio nei ricordi!

Anonimo ha detto...

Interessantissima anche la seconda parte! :D

A me (anche) quest'anno tocchera' l'afosa estate giapponese, spero tanto di sopravvivere al caldo e non finire al pronto soccorso (come mi e' gia' capitato, testona come sono :p ).

Comunque secondo me gli abitanti di Osaka e del kansai in generale un pochettino appariscenti e "vivaci" rispetto alla media giapponese lo sono davvero... ma sono forse anche piu' espansivi e allegri, infatti, come avrai notato, tantissimi comici sono kansaijin e sempre nel kansai c'e' la famosissima yoshimoto! :)

gli ohashi personalizzati son davvero belli :)

aspetto con ansia la terza parte! :)

grazie del bel racconto,
buona serata... anzi giornata! :D
Tomatina

Anonimo ha detto...

Che tonta ho dimenticato di firmarmi nel commento! XD
Sono Ruru-chan

Anonimo ha detto...

Ciao!
E' stata davvero bella la tua 'gita'! In due giorni avete visto moltissimo, si vede che ti piace viaggiare e osservare posti nuovi!
Le bacchette con il nome sono davvero belle e gli okonomiyaki sono molto invitanti!
La nave che sembra regga l'edificio mi ha impressionato molto, mi sa che � vero che gli abitanti di Osaka ci tengono a distinguersiXD
Oddio! Ho notato solo adesso le gambe che spuntano al posto dei colli in quelle quattro teste! Inizialmente non le avevo viste e pensavo solo fossero dei faccioni non molto invitanti ma ora sono decisamente inquietanti!
Non vedo l'ora di leggere la terza parte, hai sempre tanto da dire e descrivi molto bene!

Volevo chiederti se per caso hai ricevuto l'ultima e-mail, risalente al 30 maggio mi pare, che ho mandato quando chiedesti di rispedire le conferme se non avevamo ricevuto risposta. Ah, non � per metterti fretta o chiss� cosa, ho solo paura che non ti arrivino e dato che sei molto impegnata non volevo assillarti mandandoti in continuazione e-mail! Quindi ti scrivo qui, mandare troppe e-mail mi fa sembrare una maleducata che chiama a sera tardi a casa di qualcunoXD (analogia strana per�...)

Bene, ora ti saluto e aspetto il prossimo post (corredato di foto che sono assolutamente stupende�_� Non so se � per il fotografo o per il paese o per tutti e due).
Ciao da Cristina!

Unknown ha detto...

ahh che bello leggere il tuo resoconto... e guardare le bellissime foto!
La creaturina tutta ugola è davvero spassosa hihihi!

Sakura

Anonimo ha detto...

Ahhh Marianna mi stai facendo venire una nostalgia da paura!!!!
mamma mia le sale di panchinko fanno davvero paura io sono entrata la prima volta spinta dalla vuriosità e in mezzo minuto ero già scappata dal negozio perchè non ne potevo + di tutto quel fracasso, è una cosa pazzesca!!!!!gli okonomiyaki di ùOsaka..FANTASTICI!sono andata 3 vole a Tokyo a mangiarli e solo una volta volta su 3 mi è piaciuto come quello di osaka, però mi ha portato la mia amica giapponese in quel ristorante!è una assidua frequentratrice e ne capisco il motivo!eheheheh
io mi sono persa hello kitty Osaka nuoooooo!

Anonimo ha detto...

Ciau Mary,
guarda domani vado alla posta così finalmente puoi spedire il mio primo ordine che emozione!! a proposito d emozione non pensavo che questo posto mi avrebbe affascinata a tal punto sapevo che era bello ma visto dalle foto e il tuo racconto è ancora meglio!!!
Devo dire che appena ho visto hello kitty gigante eheheheeh nn vorrei essere nei suoi panni xkè se la vedeva mia sorella le si attaccava tipo cozza sullo scoglio è fissataaaaa!! giusto che il 14 è il suo compleanno eheheheh. Pensavo appunto a hello kitty magari il cell ma costa un pò troppo!!! e ha 28 anni quindi renditene conto eheheheh.
Cmq volevo kiederti se sei di origine Sarda xkè dal cognome sembra proprio :)
Beh oggi son tornata alle sei da lavoro son stanca morta ti auguro una bella setmana qua non si respira dall'afa.
Mata ne!!! e visto che qua è ora d cena itadakimasu
ah stò studiando il verbo essere forma piana e cordiale devo dire ke quella piana nn m entra nel cervello e soprattutto il passato anche se son due verbi in croce per fortunaaaaa!!!
kisuuuuuuuuu