Come vi ho gia' spiegato in precedenza, l'omiyage e' un souvenir che si porta di ritorno da un viaggio ad amici e parenti. E' un modo per regalare alle persone care una fettina di un luogo nuovo e che abbiamo avuto la fortuna di visitare.
Gli omiyage possono essere di vario genere, ma di solito coincidono con prodotti gastronomici tipici del posto visitato.
Non a caso, infatti, anche questa volta i kanji ci vengono in aiuto:
la parola omiyage e' composta dal prefisso onorifico お o, dal kanji 土 tsuchi / do che significa terra e dal kanji 産 umareru / san che significa sia prodotto che nascere.
Un prodotto, dunque, della terra. Quella terra visitata, magari per la prima volta, e di cui desidereremmo donare un frammento ad una persona a noi molto cara.
Agli omiyage ho dedicato gia' diversi articoletti in passato; se vi va di leggere un mio articoletto dedicato ad uno degli omiyage che piu' ricordo con affetto, ecco qui.
Mercoledi' e' venuta a trovarmi さくらさん Sakura-san, la figlia di Ishii-san. Non ce ne siamo nemmeno accorte e il pomeriggio e' volato! insieme abbiamo trascorso piu' di quattro ore a chiacchierare!
Sakura e' stata ad 沖縄 Okinawa la settimana scorsa, e da li' mi ha portato quei biscottini che vedete nella foto in alto a sinistra. Sono biscotti molto tipici di Okinawa e si chiamano ちんすこう chinsukoo.
Se fra di voi c'e' qualcuno che ha radici ad Okinawa, indubbiamente riconoscera' questi deliziosi biscottini! E so per certo che qualcuno di voi sentira' un pizzico di nostalgia: tra di voi, infatti, c'e' un'amica la cui mamma e' originaria proprio di Okinawa! Cara T.-san, questi chinsukoo sono dedicati a te!
Ecco la confezione:
Questi biscottini vengono preparati secondo una ricetta molto molto semplice. Gli ingredienti necessari, infatti, sono solo questi: farina, strutto*, zucchero e un briciolo di sale.
Tra l'altro ho gia' trovato la ricetta per prepararli e ...chissa' magari uno di questi giorni provero' a ricreare il delizioso sapore dei chinsukoo.
*Lo strutto e' l'ingrediente usato per tradizione, e infatti i biscotti di Sakura-san lo contengono. Al giorno d'oggi, pero', soprattutto per i chinsukoo casalinghi si preferisce optare per alternative un po' piu' leggere, come lo shortening o la margarina, anche se naturalmente il sapore che si otterra' avvalendosi di questi ingredienti alternativi sara' un po' lontano dall'originale.
La bonta' di questi chinsukoo e' un qualcosa che mi ha completamente lasciata senza parole. Sono biscottini non troppo dolci e con una deliziosa punta salata. Si sciolgono in bocca lasciandosi dietro un delicato velo zuccherato e salato al tempo stesso. Assolutamente meravigliosi!
Sakura non parla molto inglese, e cosi' il nostro pomeriggio e' stato per me un modo per fare pratica, e devo dire che non e' stato poi cosi' difficile chiacchierare in giapponese per quasi quattro ore!
Abbiamo parlato di tante cose, ma dopo un po' siamo approdate su di un argomento a cui in genere si arriva in ogni lingua; una sorta di tappa obbligata in cui pero' si fa sosta sempre molto volentieri: fantasmi et similia.
L'occulto - volenti o nolenti che siamo - c'incuriosisce. E se poi a far da protagonisti sono leggende e fantasmi di altre culture, allora non ci vorra' molto prima di ritrovarsi del tutto a bocca aperta ed in silenzio ad ascoltare quelle storie che ci parlano di fantasmi giapponesi che indossano kimono bianchi e che portano lunghi capelli neri.
Sakura e' stata ad Okinawa per andare a trovare alcuni suoi parenti al cimitero dato che lei ha radici proprio in questa lontana isola del sud del Giappone.
Mi ha parlato delle tante superstizioni che riguardano il mondo dei morti e dei cimiteri buddisti. Mi diceva ad esempio che non si deve mai andare a trovare tombe di persone che non conosciamo perche' c'e' il rischio di venir colpiti da una 祟り tatari, ossia da una maledizione. Mi diceva anche che nei cimiteri non si va mai di pomeriggio, ma sempre di mattina.
Le ho chiesto allora se si potesse andare di notte (gia' immaginavo la risposta), e lei mi ha risposto che assolutamente di notte e' proibito entrare nei cimiteri, ma non perche' vi siano cancelli o allarmi, ma perche' il rischio d'imbattersi in spaventosi fenomeni paranormali e' altissimo. Mi ha detto pero' che al giorno d'oggi e' molto diffuso fra i giovani un gioco chiamato 肝試し kimo-dameshi e che consiste nello sfidarsi per mettere a dura prova il proprio coraggio.
Quando si gioca a kimo-dameshi bisogna avere coraggio di entrare in un cimitero di notte, da soli.
Ecco, preferisco lasciar perdere il kimo-dameshi. Non fa per me. Sono una fifona fifonissima! Piuttosto rispolvererei molto volentieri quel mio mazzo di carte napoletane e che da tempo giace nel cassetto!
Abbiamo parlato anche delle offerte che si portano in dono alle お墓 ohaka, ossia alle tombe. In genere si puo' portare qualunque cosa, come ad esempio frutta, biscotti, te'. Si puo' portare anche del buon sake' e magari della birra. Insomma, tutto cio' che al defunto piaceva bere o mangiare quando era in vita. Sakura pero' mi diceva che e' meglio evitare il sashimi o il sushi semplicemente perche' il pesce, andando a male, farebbe un odore decisamente poco piacevole.
Sakura mi parlava anche della differenza di abitudini tra la zona di Tokyo, il Kansai ed Okinawa, a proposito delle offerte che si portano al cimitero. Mi diceva, ad esempio, che nel Kansai (Kyoto ed Osaka) e ad Okinawa le offerte vengono portate al cimitero e poi riportate a casa per essere consumate dalla famiglia. A Tokyo, invece, questo non si fa: le offerte vengono semplicemente lasciate al cimitero.
Tra l'altro, Sakura sembra essere particolarmente attratta dal mondo della chiaroveggenza e la sua visita alla tomba di famiglia ad Okinawa e' stata una di transizione naturale avvenuta in seguito ad un incontro un po' particolare che la mia nuova amica ha avuto con una donna - a quanto pare - sensitiva.
Su questi argomenti sono sempre un po' in bilico tra lo scetticismo e la curiosita', pero' vi confesso di essere rimasta affascinata dall'innocenza con cui Sakura dimostra fiducia in queste questioni soprannaturali.
Molto probabilmente rivedro' Sakura-san questo fine settimana e non vedo l'ora di riprendere la nostra bella chiacchierata.
Giovedi', invece, ho ricevuto un profumato omiyage dalla mia amica Kyoko di ritorno da un breve viaggio a Kyoto assieme ad alcune sue vecchie compagne di scuola.
Ecco qui:
Il negozio da cui proviene questo mix si chiama 原了郭 Hararyokaku ed e' in attivita' dal Periodo Edo, e piu' precisamente dal 1703!! Questo famoso negozio, e che inizialmente era un'erboristeria, si trova nell'altrettanto famoso quartiere di Gion, a Kyoto, e se avete letto "Memorie di una geisha" di Arthur Golden sicuramente avrete gia' spalancato gli occhietti e avrete gia' accennato il sorriso di chi sa di cosa stiamo parlando.
Questo kuroshichimi viene miscelato a mano e contiene sesamo bianco, sesamo nero, sanshoo, alga blu, peperoncino frantumato, pepe nero di Kyoto, semi di papavero giapponese e semi di canapa. Questo piccantissimo ed aromatico mix di spezie viene consigliato per insaporire udon, la soba, riso al vapore e persino del semplice sugo di pomodoro! All'idea di aggiungere del kuroshichimi al sugo per la pasta Kyoko ha accennato una smorfia poco convinta, ma credo invece che seguiro' i consigli di Hararyokaku la prossima volta che preparero' la pastasciutta. D'altra parte, gia' in passato ho provato ad aggiungere un pizzico di normalissimo toogarashi-shichimi al sugo per la pasta e il risultato e' sempre stato piu' che ottimo!
Rimanendo sempre in tema di regali, un paio di sere fa abbiamo invitato il nostro vicino di casa da noi a cena. Questo signore sta per traslocare, e sebbene abbia abitato vicinissimo a noi per tre anni, siamo riusciti a vederlo davvero poche volte. Il suo mestiere (fa il pilota di professione) lo porta a viaggiare moltissimo e a passare davvero poco tempo a casa.
Abbiamo cosi' pensato d'invitarlo a cena e di salutarlo prima che si trasferisca definitivamente.
In dono, ci ha portato questa splendida bottiglia di un sake' proveniente dalla zona di Ginza, a Tokyo. Il sake' si chiama 福徳長 Fukutokuchoo (lunga felicita' e prosperita'!), e la bottiglia che lo contiene e' a forma di ヒョウタン hyootan. Guardate che splendore:
Akiko, nel frattempo, e' diventata insegnante d'italiano in questo bel liceo di Sagamihara dove ho avuto la fortuna anch'io d'insegnare.
Vi avevo promesso un articoletto dedicato a questa mia esperienza, ma confesso di aver trascurato ingiustamente il progetto. Rimediero' quanto prima, con tanto di fotografie. Parola di Marianna.
Intanto vi parlo brevemente di martedi' scorso. Akiko mi aveva chiesto di andare a darle una mano con una delle sue lezioni. Al momento, insegna in diverse classi e in una di queste ha soltanto otto alunne! E martedi' l'ho aiutata proprio con la lezione in questa classe. Insieme abbiamo rivisto i numeri da uno a dieci e abbiamo studiato quelli da undici a venti. Abbiamo anche studiato un po' di vocaboli relativi alla citta' grazie alle espressioni c'e' e ci sono.
E' stato molto divertente ritornare in quella scuola a cui, inevitabilmente, lego un tenero ricordo che mi vede mentre - con emozione, molta timidezza ed un pizzico di timore - cerco, con il prezioso aiuto di mia sorella, d'insegnare un po' della nostra bella lingua a tanti studenti volenterosi ed entusiasti.
Mi e' venuta un po' di nostalgia. Oramai i ricordi che mi legano a quella scuola sono tanti e sono tutti molto emozionanti.
La lezione e' andata magnificamente bene, e oltre le otto brave studentesse, tra le allieve ho avuto il piacere di annoverare persino una professoressa giapponese d'inglese, amante del nostro Paese e della nostra lingua.
Alla fine della lezione, ho trascorso un po' di tempo in sala professori in compagnia di alcuni colleghi di Akiko, in particolar modo di Alice e Jakob, insegnanti rispettivamente d'inglese e di tedesco.
Infine, ho avuto l'immenso piacere di rivedere alcune delle allieve a cui ho insegnato in aprile. Queste ragazze, assieme ai loro compagni, sono state in viaggio in Italia (questo e' il motivo per cui hanno assistito alle nostre lezioni), e cosi' hanno voluto raccontarmi un po' della loro esperienza e mostrarmi le tante splendide foto scattate, i disegni fatti da loro e che ritraevano vicoli e monumenti delle citta' visitate. Mi hanno persino mostrato un bellissimo quaderno che una delle ragazze ha preparato e che contiene tante foto, descrizioni, adesivi e ricordi vari di questo loro indimenticabile viaggio.
Per il pranzo, avevo preparato per Akiko e me due bento che abbiamo poi consumato - serenamente - in un tranquillissimo parco nei pressi della scuola.
Ecco il bento che ho preparato per Akiko:
Il contenuto di entrambi i bento: salmone grigliato con salsa al miso; 磯辺卵焼き isobe-tamagoyaki preparato con nori coreana; prosciutto cotto; pomodorini; fagiolini con salsa di melanzane e pomodoro; ciliegie fresche; riso al vapore con alga nori e furikake al curry.
In quel parco abbracciato dal sole, Akiko ed io abbiamo mangiato i nostri bento, e fra un sorriso e l'altro, abbiamo rievocato ricordi d'infanzia che hanno reso ancora piu' dolce il nostro pranzo tra gli alberi.
Un signore anziano, accompagnato da tre meravigliosi e maestosi gatti, se ne stava seduto su di una panchina e trascorreva serenamente il pomeriggio ascoltando un po' di musica attraverso una vecchia radiolina che continuava, nonostante i suoi tanti anni di servizio, ad emettere melodiose note.
Sulla panchina, una spirale di katorisenkoo bruciava lentamente ed emanava un leggero profumo aromatico.
L'aria era umida e calda; il canto delle cicale riempiva d'entusiasmo frizzante il parco; il vociare allegro di bambini che rincorrevano un fresbee giallo dava a quella giornata d'estate quel tocco di dolce malinconia con cui mi capitera' - gia' lo so - di rievocarla in futuro.
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R.I.P. Michael Jackson & Farrah Fawcett