(Dei deliziosi 柚子餅 yuzu-mochi che ho acquistato al supermercato di zona. Tutte le foto di questo articoletto sono opera mia).
E' gia' ora di preparare l'albero di Natale e di rispolverare tutte quelle sfavillanti decorazioni che sono rimaste sigillate e sepolte nell'armadio in attesa che arrivasse il loro momento di gloria, il mese di cui loro sono le protagoniste incontestabili: dicembre.
Ma anche quest'anno quella malinconia indissolubilmente legata un po' a tutti i Natali trascorsi lontana dall'Italia sembra li' li' per ritornare a farmi visita, e molto probabilmente e' gia' la' che mi aspetta, raggomitolata in quello scatolone bianco e verde che ospita l'alberello.
Pero' nelle giornate di sole e' difficile sentirsi tristi e lasciare che i pensieri malinconici annebbino la mente e rannuvolino sguardi allegri e spensierati.
Guardo fuori dalla finestra e vedo i fedeli ed arancioni raggi del sole pomeridiano che si riflettono sui tetti grigi e blu delle case; vedo tanti alberi dolcemente giallognoli; vedo una bicicletta appoggiata ad un muretto di pietra; vedo un camioncino blu che trasporta della legna e la porta chissa' dove; vedo i vicini di casa intenti a spazzare il giardino.
Vedo il sereno scorrere della vita quotidiana in un angolo qualunque di Giappone.
Un angolo che da tre anni e mezzo chiamo casa.
Un angolo che alloggia nel mio cuore.
Ritrovo sempre un briciolo di magia rasserenante nel sorseggiare una tazza di te' verde accompagnato da un wagashi. Forse perche' questo e' un antico piacere le cui radici davvero affondano in un passato da noi cosi' distante da incoraggiarci quasi a rimanere in silenziosa contemplazione davanti ad un rito di disarmante semplicita' e bellezza.
Non servono fronzoli od inutili complicazioni per respirare un po' di quella serenita' che una pausa giapponese sa regalare. Preparatevi del buon te' verde, servitelo magari in una tazza che a voi piace particolarmente, e sorseggiatelo con calma in un angolo tranquillo di casa.
Un wagashi addolcisce questa pausa, ma non e' certamente obbligatorio.
Al supermercato di zona ho comprato degli 柚子餅 yuzu-mochi, dei mochi aromatizzati allo yuzu. Questi graziosi dolcini sono stati addirittura modellati in modo da farli assomigliare al profumatissimo agrume!
Domenica pomeriggio e' capitato un fatto assai curioso. Mio marito doveva purtroppo lavorare, e cosi' sono andata a fare un giro in un caotico negozio di libri usati. A differenza di tante altre librerie di questo tipo, quella dove sono andata io vende soprattutto libri fuori stampa da decenni, oppure libri sconosciuti e di autori oscuri. Non so se tutto cio' avvenga di proposito, ma posso dirvi che questo curioso posticino attira sempre la mia attenzione.
Anziche' tenere i libri sugli scaffali, in questo strambo negozietto tutti i volumi sono accatastati in modo un po' trascurato e conservati all'interno di vecchie credenze, anch'esse in vendita. I libri non sono sistemati in un ordine preciso, ma sono completamente alla rinfusa, e questo rende la caccia al tesoro cartaceo ancora piu' emozionante!
Dopo aver, e non con poca fatica, aperto le ante di una di queste credenze scure e che sembrava essersi appena teletrasportata dal soggiorno di chissa' chi, sono stata accolta da un forte odore di muffa e naftalina. Sulle mensole marroni campeggiavano alcuni volumi polverosi e con le copertine ricoperte di macchioline scure.
Vecchi manuali di computer; qualche nostalgico papiro nazionalista del dopoguerra; libri di diete di trent'anni fa; un resoconto di viaggio di un americano che ha vissuto a Tokyo per un anno; un libro di paura dalla grottesca copertina che raffigura una mano insanguinata, penzolante ed attaccata ad un filo da pesca; un libro di fotografie a meta' tra lo sconcio ed il ridicolo, che ritraggono una soubrette degli anni Ottanta e la cui carriera, molto probabilmente, giunse ad un punto fermo abbastanza in fretta; un tomo sulla storia della lingua coreana.
Ogni libro, una scoperta.
Dopo aver passato in rassegna decine di libri che andavano dall'avvincente e misterioso all'inverosimilmente eccentrico, ho trovato un volumetto semplice e dalla copertina di cartoncino sottile, color vaniglia.
Sulla copertina appare un disegno, forse realizzato a matita, e che ritrae un uomo anziano e dal volto stanco, in piedi, in una strada di campagna.
I kanji marroncini del titolo, scritti da mano esperta, riportano semplicemente il nome dell'autore: 正作 Shoosaku. E vicino al suo nome, sulla destra, tre kanji ci fanno inizialmente credere di avere a che fare forse con una biografia di un qualche musicista o compositore: 交響史 kookyooshi, storia di una sinfonia.
In un angolino in fondo a sinistra, invece, appare il nome per esteso dell'autore: 大澤正作 Oosawa Shoosaku.
Sul retro della copertina, nessun indizio. Solo un minuscolo logo di una casa editrice che sembra essersi dissolta nel nulla.
Nessun informazione sull'autore e sul perche' di questo libro. Niente di niente. Ma forse non c'e' bisogno di tutto cio'; d'altra parte il libro, il cui titolo e' il nome dell'autore, ci rivelera' - pagina dopo pagina - tutto sull'identita' di questo misterioso personaggio.
Incuriosita dall'aspetto misterioso di questo libro, ho iniziato ad assaporare il contenuto della prima pagina, e dopo essermi accorta che tutto sommato non facevo difficolta' a leggere e che con molte probabilita' si trattava di un libro adatto al mio livello attuale di giapponese, ho cominciato ad accennare un sorriso compiaciuto. D'altra parte, l'aggraziata descrizione che Oosawa-san fa di uno spensierato giro in bicicletta per le stradine della campagna giapponese, assieme a sua moglie, mi hanno fatto immediatamente capire di aver trovato una piccola gemma di carta da gustare pagina per pagina.
Ho cosi' acquistato il libro e, con un'aria davvero soddisfatta, mi sono diretta a passo svelto verso una modesta ma accogliente caffetteria. Dopo aver ordinato un caffe' nero bollente accompagnato da un piccolo croissant spennellato di sciroppo d'acero, mi sono seduta su una delle rigide sedie verdi del locale e, con trepidazione, ho aperto la borsetta dove custodivo gelosamente il silenzioso volumetto color vaniglia.
Quel caffe' caldo e fragrante mi era stato portato da pochissimo quando, dopo aver impazientemente aperto il libro, tra le pagine ho trovato un foglio bianco, delicatamente piegato alla giapponese.
Con stupore, ho aperto quel foglio facendo attenzione a non rovinarlo e a non macchiarlo.
Era una lettera, scritta a mano in una calligrafia estremamente elegante e ricercata.
Una lettera indirizzata ad un misterioso Inagaki-sama, a cui molto probabilmente era stata regalata questa copia del libro.
E l'autore della lettera?
Il signor Oosawa, ossia l'autore del libro.
Con quella calligrafia cosi' raffinata, scritta pero' con una mano tremante, Oosawa-san rivela una certa delusione relativa al suo libro, un libro che lui immaginava diversamente.
E come capita spesso quando si leggono lettere vecchie e non indirizzate a noi, ci sono riferimenti a noi del tutto oscuri e che probabilmente rimarranno tali. Il signor Oosawa, infatti, accenna brevemente alla sua carriera lavorativa presso la Kyodo, ossia l'Agenzia di stampa associata del Giappone.
Ma l'autore, poi, ritorna alla nota malinconica iniziale e confessa di provare una certa vergogna per il fatto che, a 84 anni, abbia pubblicato il suo primo libro. Prosegue, pero', dicendo che nonostante cio' in lui alberga un po' di quella vergogna mista ad un pizzico d'orgoglio, quell'orgoglio che indubbiamente nasce dal compimento di un'opera non indifferente, quale la pubblicazione di un libro!
E cosi', attraverso queste poche righe di una lettera di quasi dieci anni fa e le pagine di questo libro che raccolgono la sua vita, scopriro' pian piano chi fosse questo misterioso signor Oosawa di cui sembrano non esistere tracce nemmeno su Internet.
Ho portato a vedere a Kanai-sensei sia il libro che la lettera, e lui, con aria altrettanto sorpresa, mi ha detto che ero stata molto fortunata a trovare un libro cosi', accompagnato per giunta da una lettera scritta dall'autore! Nemmeno il sensei sa chi fosse questo signor Oosawa, ma anche lui sembrava stupito dall'assenza d'indizi ed informazioni sul suo conto. Preso dalla curiosita', anche il sensei ha sfogliato brevemente il libro, soffermandosi qua e la' a leggere il semplice racconto di un uomo che, partendo dagli innocenti anni della sua infanzia, ci rende partecipi di tutta la sua vita.
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10 commenti:
Quanta fortuna hai avuto, hai trovato la storia di un uomo sconosciuto, ma dato che oggi hai parlato di lui non è più tale, adesso credo che hai esaudito il suo sogno, far conoscere il suo libro.
Un caro saluto
Aria
Mi associo ad Aria.
Quando io e mio marito torneremo in Giappone chissà se riusciremo ad incontrarti. Sei una persona dall'animo così sensibile, talmente attenta alle piccole cose. Credo tu sia davvero speciale. Ce ne fosse di gente come te ^^
Aria e Kitsune,
Grazie ad entrambe per le belle parole che mi avete scritto. Davvero.
Kitsune,
Sara' un piacere incontrarvi! :)
Ciao, ti leggo già da qualche mese, ma non ti ho mai lasciato tracce del mio passaggio.
Mi sono appassionata alle tue storie di vita quotidiana perchè le racconti con gentilezza e amore.
Non sono mai stata in Giappone, ma dalle tue parole mi pare di intravenderne degli stralci e, soprattutto, rendi giustizia ad un paese con tanta storia e tante tradizioni importanti, non solo sushi, tempura e riso bianco.
Grazie perchè mi insegni qualcosa di nuovo :)
Arianna
Carissima,
è tanto che non scrivo ma ti leggo sempre con tanto interesse! Sei stata davvero fortunata a trovare un libro così prezioso! Che meraviglia! io purtroppo non ho mai avuto esperienze simili ma dev'essere davvero meraviglioso! ^__^
un abbraccio
Che storia splendida!
Anche io, come Arianna del commento precedente, ti leggo con attenzione da qualche mese, ma non ti avevo mai scritto.
La vicenda di Oosawa-san mi ha però fatto riflettere sull'importanza della parola scritta e sulla sua intrinseca bellezza.
Per iscritto quindi ti ringrazio dei tuoi post, che mi lasciano sempre un po' più ricca ed un po' più serena.
Buona giornata.
Paola
e' vero, che bella storia!
ciao Marianna, non sono sparita e non ho scordato le domande che mi hai fatto un paio di post fa nei commenti...gli impegni quotidiani pero' mi stan tenendo lontana dal mondo dei blog.
voglio innanzi tutto ringraziarti per i consigli che mi hai dato e poi volevo consigliare io ai tuoi genitori o amici di Torino un ristorante giapponese davvero davvero ottimo, che si chiama Wasabi! Ho mangiato i ramen (che fatica!!!) e altre cose e in ogni cosa devo essere sincera, mi venivano sempre in mente le cose descritte da te in questo blog! :o)
a presto,
Laura
Affascinantissima questa storia, l'ennesima prova che le cose più magiche capitano alle persone dall'animo delicato, capace di accoglierle e custodirle. Buona lettura! ^^
Un piccolo, grande tesoro.
Un preziosissimo libro il tuo Shishou o Sensei fa benissimo ad essere sorpreso piacevolmente ;)
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