La parola 三色 sanshoku significa tre colori, ed e' usata in riferimento a qualunque tipo di spiedini di dango, purche' vi siano tre colori diversi.
I dango sono palline, quasi sempre farcite, preparate con un impasto di farina di riso. Non vengono sempre serviti a mo' di spiedino, ma trovo che presentati cosi' siano particolarmente graziosi.
Di dango ne esistono tanti tipi diversi, soprattutto in base al colore che cambia a seconda della stagione o della ricorrenza. Molto probabilmente avrete visto gli 花見団子 hanami-dango dove la sequenza dei colori e' squisitamente primaverile: rosa, bianco e verde. Infatti, gli hanami-dango sono wagashi tipici della primavera perche' riprendono i colori di quella frizzante stagione e li ripropongono in versione zuccherina.
Ma ora siamo nella stagione fredda, e i colori autunnali si rispecchiano anche nei wagashi; non a caso, infatti, i miei sanshoku-dango sfoggiavano tonalita' piu' novembrine.
I dango gialli erano ripieni di una farcitura a base di patate dolci e yuzu; quelli bianchi erano farciti semplicemente di pasta di azuki, mentre quelli verdi (il cui impasto e' fatto con foglie triturate di assenzio, come quelle utilizzate per preparare gli aromatici 草もち kusa-mochi di cui vi ho parlato qui), proprio come i dango bianchi, contenevano pasta di azuki.
Va detto che, sebbene il tofu qui sia un alimento onnipresente sulle tavole dei giapponesi, in genere pero' si preferisce consumarlo senza sottoporlo a troppi paciocchi; lo si assapora freddo, bollito, fritto, alla piastra ecc. pero' in genere il tofu rimane tofu, e non si trasforma in altro, mentre da noi in occidente, forse per la diffidenza che ancora esiste nei confronti di questo non-formaggio, si tende ad usarlo come sostituto al posto di panna e altri prodotti di origine animale, costringendolo a diventare finte polpette, finte mousse, finti budini, finti frappe', e compagnia cantando. Non che queste mutazioni mi dispiacciano! Tutt'altro! Io stessa, ogni tanto, mi diletto a pastrocchiare con qualche cubetto di tofu, nel tentativo di stare alla larga da eccessive dosi di colesterolo e grassi, eliminando alcuni prodotti caseari, soprattutto durante la preparazione di dolci. Pero' e' senz'altro interessante notare questa differenza di abitudini culinarie.
Ed e' per questo che sono rimasta stupita nel vedere, appunto, lo yogurt di tofu! Ovviamente, curiosona qual io sono, non ho potuto non prendere la palla al balzo e assaggiare queste novita'!
Ed ecco qui, il mio blocchetto di tofu すっごい豆腐 Suggoi-toofu di Nagoya e lo yogurt della stessa linea!
E lo yogurt mi ha sorpresa poiche' era decisamente piu' delizioso di quanto non immaginassi.
L'unica nota un po' deludente dello yogurt di tofu e' che, ahime', contiene anche del latte vaccino. Immagino, dunque, che il tofu sia servito semplicemente a rendere piu' cremoso lo yogurt fino a farlo assomigliare quasi ad un budino, oltre a servire come scusa per attirare clienti curiosoni come la sottoscritta! Speravo che fosse esclusivamente a base di tofu e aromi, senza ingerenze di mucca, insomma. Ma, cio' nonostante, rimane un ottimo prodotto che ricomprero' probabilmente in futuro, anche se a 149 yen (1,22 euro) il vasetto da 80g non e' proprio economico.
Prevedo, pero', un rapido eclissarsi di questo tofu-yogurt perche' appare come un prodotto un po' insolente e che pretende di stravolgere un alimento cosi' basilare e amato come il tofu. Infatti, ho notato che al supermercato questa novita' e' stata timidamente messa in esposizione, senza che pero' venisse pubblicizzata insistentemente come si farebbe con altri prodotti di ben piu' ordinaria amministrazione.
Non a caso, infatti, mentro ero li' che mi gongolavo all'idea di una delizia nata dall'unione di due alimenti che prediligo molto - yogurt e tofu -, alcune delle tante massaie che giornalmente vanno in quel supermercato a far la spesa, con aria indifferente o addirittura di sufficienza hanno visto la nuova linea di prodotti, e con fare distaccato e quasi scocciato hanno virato in direzione dei panetti di tofu tradizionale e di produzione locale, o di confezioni di profumato aburaage fresco con cui, magari, insaporire una buona zuppa di miso per la cena.
In questi giorni di, ahime', continue preoccupazioni sempre di carattere famigliare, di esami che si susseguono senza sosta e dell'inesorabile avvicinarsi del JLPT, e ancora prima il test di prova dello stesso, mi chiedo quando riusciranno ad acquietarsi un po' i ritmi. Spero presto. Molto presto.
Nel frattempo, concludo l'articoletto di oggi condividendo con voi una piccola chicca linguistica che ho imparato l'altro giorno: il vero ed originale significato della famosa parola
さようなら
Sayoonara
Sayoonara
Come probabilmente gia' saprete, sayoonara e' l'arrivederci dei giapponesi; e' un saluto decisamente formale e che non sentirete tanto spesso qui in Giappone. Tra amici e famigliari, in genere, si preferisce optare per il piu' simpatico またね mata ne o じゃね ja ne, ma in contesti formali o in situazione in cui si vuole mostrare il proprio distacco e freddezza, allora sayoonara diventa un modo ideale con cui congedarsi.
Rimane infatti, assieme ad un rispettoso inchino, il saluto di congedo adatto con cui salutare Kanai-sensei alla fine delle nostre lezioni. E il sensei, a sua volta, ricambia il nostro saluto usando la stessa parola ed un inchino. In questo caso, non e' per una questione di distacco o di freddezza, ma e' pura formalita' e rispetto nei confronti del sensei.
La parola さよう sayoo si puo' tradurre, approssimativamente, con cosi', in questo modo, in questa maniera, mentre なら nara e' una sorta di se usato per formare certi tipi di frasi ipotetiche.
La traduzione letterale ed approssimativa di sayoonara, dunque, e': se cosi' deve essere....
Quindi, due persone che si salutano probabilmente sono un po' tristi, ma accettano con sobria rassegnazione questa separazione.

Rimane infatti, assieme ad un rispettoso inchino, il saluto di congedo adatto con cui salutare Kanai-sensei alla fine delle nostre lezioni. E il sensei, a sua volta, ricambia il nostro saluto usando la stessa parola ed un inchino. In questo caso, non e' per una questione di distacco o di freddezza, ma e' pura formalita' e rispetto nei confronti del sensei.
La parola さよう sayoo si puo' tradurre, approssimativamente, con cosi', in questo modo, in questa maniera, mentre なら nara e' una sorta di se usato per formare certi tipi di frasi ipotetiche.
La traduzione letterale ed approssimativa di sayoonara, dunque, e': se cosi' deve essere....
Quindi, due persone che si salutano probabilmente sono un po' tristi, ma accettano con sobria rassegnazione questa separazione.
