(Alcune lanterne della fiera decorate da bambini di una scuola elementare della zona.Tutt le foto dell'articoletto sono opera mia o di mio marito.)
Siamo ormai giunti alla fine di luglio, questo mese cosi' rovente, cosi' umido, cosi' pesante, ma cosi' squisitamente estivo.
Ma agosto e' dietro l'angolo, e la parentesi estiva e' ancora lontana dalla fine.
In questo periodo sono molti gli お祭り o-matsuri (fiere) che illuminano il Giappone portando con se' allegria, spensieratezza, voglia di musica, sorrisi e deliziosi spuntini da passeggio.
Sabato mattina, accompagnati da un sole cocente e decisamente ostinato a dispensare i suoi raggi intensi, abbiamo preso il rapido per Odawara.
Prima di partire, abbiamo immortalato nuovamente le risaie che, dal binario della nostra piccola stazione, puntualmente ci salutano augurandoci "buon viaggio!" oppure accogliendoci con un "bentornati a casa!".
Dopo circa una quarantina di minuti di viaggio, siamo arrivati proprio ad Odawara, la vecchia citta' nella parte ovest del Kanagawa.Odawara 小田原 e' una delle piu' famose localita' del Kanagawa, e la sua fama e' accentuata dalla presenza dell'altrettanto noto castello, 小田原城 l'Odawara-joo.
Desideravamo proprio visitare questo castello, ed infatti ci siamo immediatamente incamminati in direzione dell'imponente edificio che, dalla collina, silenziosamente posa il suo sguardo sulla citta' e sull'immensa baia blu di Sagami.
Ma una sorpresa ci attendeva ai piedi del castello: ちょうちん夏まつり Choochin natsu-matsuri, ossia la fiera estiva delle lanterne.
Lungo il fossato che circonda gelosamente il castello, tante lanterne di carta decorate dai bambini di una scuola elementare della zona ci hanno accolto allegramente.
Eccone alcune:
Ed ecco il ponte rosso che permette l'accesso al castello:
...ed una delle lanterne che lo abbellivano:
Il vociare allegro e i profumi della fiera non si sono fatti attendere a lungo.La fiera:
Un palco con delle ballerine giapponesi che, al suono malinconicamente melodioso dell'ukulele, sfoggiavano i delicati passi di una danza hawaiana. Dietro di loro, sulla lanterna ecco dipinti i kanji di 小田原 Odawara:
Li' quasi ogni cosa ci ricordava la presenza del castello. Al centro della fiera, un'immensa lanterna ci mostrava un'immagine di quell'edificio che, di li' a poco, avremmo ammirato da vicino:
Sebbene in Giappone esistano ancora alcuni di castelli la cui storia si perde e disperde nelle venature dei secoli passati, per il castello di Odawara le cose sono andate un po' diversamente. La storia dell'edificio in se', infatti, risale solo al recentissimo 1960. Il vero castello di Odawara, quello che con ardente orgoglio ricopri' il ruolo d'inespugnabile roccaforte del tardo Hoojoo clan dalla fine del Quattrocento fino verso la meta' dell'Ottocento, subi' la triste sorte a cui tanti altri castelli giapponesi furono destinati: la distruzione. Durante il Periodo Meiji, l'Imperatore dopo essere riuscito ad attuare la disfatta dello Shogunato, ordino' che tutti i castelli feudali presenti in Giappone fossero distrutti senza pieta'. E purtroppo, il castello di Odawara non riusci' a sfuggire al suo triste destino.Nel 1960, pero', il castello venne ricostruito nello stesso punto in cui un tempo sorgeva quello originale, e cioe' proprio sulla collina che sovrasta la citta' di Odawara.
Ecco alcune immagini che abbiamo scattato dell'imponente castello:


Il castello e' stato ricostruito appositamente per poter ospitare al suo interno un museo in cui sono conservati numerosissimi ed antichissimi oggetti dei Periodo Muromachi ed Edo. Naturalmente, sono rimasta letteralmente incollata davanti alle vetrine che custodivano e proteggevano gelosamente antiche scodelle laccate; intricati お膳 o-zen (piccoli tavolini giapponesi per servire pasti formali. Questo e' un mio articoletto dedicato ad un o-zen che ho acquistato ad una fiera dell'antiquariato); pettini, kanzashi e monili vari (ecco qui le foto di un mio kanzashi acquistato tempo fa); antiche pergamene le cui fragili pagine erano interamente abbellite da aggraziati kanji neri che, insieme, formavano dolci poesie di un tempo che fu.Purtroppo all'interno era proibitissimo scattare foto, ma all'ultimo piano era possibile affacciarsi dalle finestre del castello per ammirare la citta' di Odawara, le verdi montagne e le tonalita' di blu della vecchia Baia di Sagami:
Il sole giocava a nascondino, e qualche nuvola passeggera stava iniziando a regalarci qualche gocciolina di pioggia di fine luglio.

Dopo aver ammirato per un po' quell'ipnotico paesaggio che profumava di aria pulita, di foglie bagnate e d'incenso, siamo ritornati ai piedi del castello. Non volendo ritornare nel frastuono della fiera, abbiamo imboccato una stradina completamente deserta e che sembrava addentrarsi in un boschetto.L'aria umida e pesante ed il canto infinito delle cicale facevano da colonna sonora alla nostra passeggiata. Non c'era nessun altro all'infuori di noi. Con la serenita' nel cuore, quelle serenita' che ti fa venire voglia di continuare a camminare anche senza una meta, abbiamo continuato a percorrere lentamente quella stradina che, andando in discesa, sembrava condurre al centro di un universo parallelo.
Intorno a noi solo tanti alberi altissimi, verdi e profumati. Ad un tratto, pero', ho intravisto un vecchio luna park dalle giostre arrugginite e dai colori sbiaditi. Qualche bambino felice correva e sorrideva in quel piccolo angolo di divertimenti che sapevano di antiquato. Non so perche', ma a vedere quel solitario luna park mi e' venuta molta malinconia; una tristezza pero' non necessariamente deprimente, ma solo dolcemente malinconica. Sentire quell'innocente musica da carillon della giostra e vedere quei colori sbiaditi in mezzo a tutto quel verde mi ha provocato una pungente nostalgia per un passato che non ho mai vissuto; per un passato di un Giappone dei primi anni Shoowa e che posso solo immaginare.
La stradina ci ha poi condotti in prossimita' di un sentiero stretto e che portava dentro il giardino di un santuario shintoista di nome 二宮神社 Ninomiya-jinja.
Eccoci giunti all'interno del giardino:
Il santuario:
Le coloratissime carpe del laghetto:
Nei giardini solitari di vecchi santuari e templi io mi sento a casa. La pace e la serenita' che si respirano in questi luoghi sono inenarrabilmente meravigliose.Mentre passeggiavamo col naso all'insu' intenti ad ammirare ora questo e ora quello, mille o forse duemila erano i dettagli che avrei voluto immortalare per sempre in un'immagine perenne.
Mio marito ed io ci siamo dati il cambio ad usare la macchina fotografica per poter catturare un po' di quella silenziosa magia e di quell'ipnotico silenzio rotto solo dal canto delle cicale.
Un grande vaso di terracotta colmo d'acqua:
Un severo ed irremovibile koma-inu di pietra che fa la guardia al sacro territorio del santuario:
Le sacre 絵馬 ema, ossia le tavolette di legno usate nei santuari shintoisti e su cui si scrivono preghiere e desideri, accompagnate da colorate gru di carta.
Un angolo di una lanterna di pietra, ricoperta in parte da vellutato muschio.
Alla 手水舎 temizuya (chiamate anche choozuya, ovvero vasca di pietra colma d'acqua in cui ci si lava le mani nei santuari, per purificarsi), ci siamo lavati le mani e rinfrescati con quell'acqua limpida e pura.
Il forte desiderio di osservare tutto cio' che mi circondava in quel luogo calmo e che sembrava essersi dimenticato del passare del tempo, era intenso. Con in mano la macchina fotografica, ho cercato di catturare tanti altri dettagli che mi facevano battere il cuore.Un vecchio e consunto telo blu che svolazzava dal tetto della temizuya:

Un particolare del tetto di legno intagliato della temizuya:
La colonna di pietra del toori ed una lanterna di pietra:
E lasciandoci alle spalle il piccolo santuario immerso nel verde di Odawara, un altro ponticello rosso ha attirato la mia attenzione:
Dalla bella Odawara mi sono portata a casa qualche omiyage, naturalmente. In una piccola ed ordinata bottega gestita da un vecchio signore di nome 小林さん Kobayashi-san, ho acquistato la mia prima bambola こけし kokeshi. Il suo visino sorridente e quel bel fiore tra i capelli mi hanno conquistata a prima vista!Mentre stavo ordinando del caffe' alla caffetteria Blenz sul corso principale di Odawara, il cassiere incuriosito dal fatto che gli stessi parlando in giapponese, mi ha chiesto da dove venissi, e quando gli ho detto di essere italiana si e' subito affrettato a dirmi che lui era stato a Torino a sciare! Quando gli ho detto che sono proprio originaria di Torino, era a dir poco estasiato! Mi ha parlato brevemente del suo viaggio nella capitale sabauda e di quanto sia rimasto affascinato dalla mia citta'!
Ma il secondo riferimento e' infinitamente piu' comico! Siamo, infatti, passati davanti ad un negozio dal nome che attinge dalla tradizione culinaria piemontese. Ecco qui:
Li' per li', pensavo si trattasse di un ristorante, anche se mi sembrava davvero incredibile che potesse esserci un ristorante di cucina tradizionale piemontese ad Odawara, ma tutto e' possibile!
Pero' non mi sbagliavo. Avvicinandomi di piu' all'attivita' in questione, ho scoperto con un comico orrore che in realta' si trattava di un salone di bellezza!!! Quindi pieghe, permanenti, tinte, maschere, manicure, pedicure, massaggi, e compagnia bella.
Non riuscendo a trovare il nesso logico fra la bagna cauda e la messa in piega, ho preferito farmi una bella risata e scattare l'immagine che vedete.
Se poi le acciughe, l'aglio e l'olio di oliva siano ingredienti dalle strabilianti proprieta' cosmetiche, questo lo ignoro. Anzi no, bisogna dire che le proprieta' cosmetiche e terapeutiche dell'olio di oliva sono arcinote, ma le acciughe e l'aglio? Chissa', magari questi qui hanno scoperto qualcosa di tremendamente rivoluzionario mentre noi ce ne stiamo qua a ridere!
E notare pure la grafia corretta con cui e' scritto il nome di questo salone di bellezza!
Comunque, se v'incuriosisce la vera ricetta della deliziosa bagna cauda - nonche' uno degli antichi capisaldi della cucina piemontese - guardate qui o qui. E se sapete leggere il piemontese, allora guardate qua.
Prima di andare via, vicino alla stazione abbiamo ammirato per alcuni minuti questo gruppetto di ragazzini che suonavano i tradizionali tamburi taiko. Ecco qui:
Sullo striscione appeso al muro c'e' scritto: 小田原ちょうちん夏まつり Odawara choochin natsu-matsuri, ossia la fiera estiva delle lanterne di Odawara.E per finire, vi voglio regalare un suono giapponese molto tipico dell'estate; chissa', forse e' il suono dell'estate piu' giapponese che ci sia. E' il canto delle cicale, quel canto forte, intenso, e a volte insistente che accompagna quasi incessantemente le lunghe ed afose estati giapponesi.
Ho girato questo brevissimo video dal salotto di casa mia. Nel video vedrete soltanto un pezzetto del giardino di casa, e la casa dei vicini, ma sentirete il forte canto delle cicale, un canto che ci accompagna da settimane ormai.
Qui sul blog potete ascoltare anche il tintinnio del mio fuurin che, accompagnato dal canto dei semi (o minminzemi, un nome che tenta d'imitare il verso di queste cicale), vi regalera' un briciolo di magica estate giapponese.
