mercoledì, agosto 04, 2010

Ancora qualche frammento

Il sole mi fa pensare all'eternita'. Una bella giornata mi sembra sempre possa continuare all'infinito, senza ritrovare mai la sua sera.

Stamattina da una piccola radio nera sono arrivate le note dolci e solenni dell'inno nazionale giapponese, 君が代 Kimi ga yo.
Proprio ieri ero a pranzo con Sakura e lei mi diceva quanto secondo lei quell'inno sia cupo e triste.

Io invece lo trovo magnifico.

Quando lo ascolto non riesco a non pensare al luccicante giallo oro puro di un'alba vista dal molo di Enoshima e al verde delle risaie rigogliose del Kanagawa.
E mi viene in mente anche il rosso incandescente di un tramonto quando il sole lentamente si va a riposare dietro le montagne del Tanzawa.

In questi giorni il canto orgoglioso dei minminzemi accompagna ogni singolo istante di queste giornate rese ancor piu' magiche dai voli danzanti di bellissime libellule blu, le cui ali sembrano fatte di un tulle iridescente.
Solo poche settimane fa Kanai-sensei mi diceva quanto gli sembrava strano che le libellule ci fossero gia' dato che di solito non si fanno vedere fino verso gli inizi dell'autunno. E proprio quel giorno, ritornando a casa, ho visto volteggiare un gruppetto di questi bellissimi insetti - questa volta dal corpo e le ali di un giallo brillante - e la mia gratitudine per questo regalo anticipato della natura era immensa: e' stato commovente poter ammirare quelle danze cosi' leggere e cosi' preziose.

Ripenso agli occhi lucidi di Kyoko-san e di Fusae-san mentre, in un caffe' affollato, mi davano due scatole di hinoki contenenti due degli oggetti piu' preziosi che io ora possegga.
Non volevo salutarle perche' sentivo che grosse lacrime calde mi avrebbero rigato il volto in un batter d'occhio.
Loro, come due mamme premurose e dolci, si preoccupavano per me per il fatto che probabilmente ora faro' un po' piu' di fatica a ritrovare i veri sapori giapponesi a cui sono abituata. Kyoko, come una mamma, mi ricordava l'importanza di pochi ma buoni ingredienti giapponesi come la salsa di soia, il mirin e il dashi con cui avrei potuto ritrovare i sapori della mia seconda casa.
Prima di voltarmi e ritornare verso la stazione, le ho abbracciate e ho detto loro che questo non era un sayoonara, ma un itte-kimasu 行ってきます a cui loro hanno risposto con un affettuoso いってらっしゃい itte-rasshai!

Penso a due giorni fa quando, su di un espresso per Yokohama, stavo leggendo le prime pagine di un breve romanzo in giapponese di paura, di 乙一 Otsuichi. Dopo aver letto poche righe, ho sentito la voce allegra di una donna che mi chiedeva se veramente riuscissi a leggere tutti quei kanji e quei kana. Dopo essermi voltata con fare un po' sorpreso, il mio sguardo ha incrociato quello di una signora anziana, forse sulla settantina, che mi sorrideva e mi guardava con occhi stanchi ma sinceri.
Dopo averle detto che si' so leggere in giapponese, mi ha fatto tante domande sul perche' e sul percome fossi qua in Giappone. La signora, che al collo aveva un tenugui bianco, mi parlava nella sua lingua ma ogni tanto le piaceva dirmi qualcosa in inglese, in un inglese tra l'altro molto corretto! Vedendomi sorpresa nel sentirla parlare inglese, la signora (non so il suo nome, ma mi piace pensare si chiamasse Chieko-san) mi ha detto che lei aveva un ragazzo americano durante la guerra ed ecco perche' sapeva parlare questa lingua.
Mentre mi raccontava di quell'epoca da me cosi' distante ma cosi' vivida nei suoi ricordi, non ho potuto non immaginare Chieko-san vestita con gli abiti che andavano di moda in quegli anni, magari qualcosa ancora in stile モガ moga,
Dopo avermi chiesto da dove venissi e averle detto che sono italiana, lei era ancora piu' stupita ed incuriosita!
Mi ha raccontato di come molto tempo fa qui in Giappone andassero di moda alcuni cantanti italiani come Wilma Goich e Bobby Solo, e mentre ricordava questi nomi le tornavano alla mente alcuni vecchi ritornelli delle loro canzoni.
Purtroppo mancava poco alla sua stazione e cosi' abbiamo dovuto salutarci. Chieko-san mi diceva che stava per andare in un'onsen (le terme giapponesi) ed ecco il perche' del tenugui bianco al collo. Ma prima di salutarci, mi ha stretto la mano e mi ha detto che era felice di avermi vista leggere nella sua lingua.
Arrivederci Chieko-san! Spero di poterla rivedere un giorno. Chissa', magari ci rincontreremo da qualche parte sulla Sotetsu-sen.

I vostri commenti preziosi mi hanno rincuorata molto in questi giorni di ansia e tristezza.
Ad ognuna di voi mando un abbraccio.

L'incontro a Torino e' un qualcosa che desidero molto e quindi faro' il possibile affinche' si realizzi.

Vi lascio la mia email: biancorossobazar(chiocciola)gmail(punto)com
Teniamoci in contatto in questo modo cosi' potremo metterci d'accordo ed organizzarci per benino.

いってきます!
Itte-kimasu.