mercoledì, novembre 27, 2013

Nodate, doni sardi, e un frammento di passato.

野立て抹茶セット Nodate matcha setto
Diventa difficile a volte trovare un senso a cio` che ci succede.

Nel corso della vita capitano fatti di vario genere, ma alcuni di questi segnano la nostra esistenza forse per la loro particolare crudelta` e per l`intensita` del vortice di sofferenza che hanno creato.

Sono come le cicatrici.
Lo so, non piacciono a nessuno e nemmeno a me pero` devo ammettere che comunque hanno anche loro una bellezza, forse meno ovvia, ma pur sempre di bellezza si tratta.

Ogni cicatrice sulla pelle racconta una storia, un aneddoto, un evento. Chissa`, magari collegata ad un fatto piacevole ma terminato poi con una caduta, un taglio.

E le esperienze dolorose sono cosi`, anche se alcune riescono addirittura a lasciare indelebili tracce sul corpo con la stessa prepotenza di brusche pennellate che imbrattano una tela candida.

Allora svanisce ogni volonta` di vendetta! E nel cuore - in quel cuore che col tempo impara a far da setaccio - restano le perle, le ametiste, le giade.

Fa male rievocare un ricordo e quel male non scompare subito, ma si affievolisce col tempo forse fino a sparire.

Mi ritrovo sulla linea del tempo e corro a perdifiato allontanandomi dai pugnali, dal disgusto profondo che provo per i miei errori, per le volte che ho zoppicato seguendo uno zoppo, ma dopo essermi fermata col fiatone capisco che tutto serve a qualcosa.

In uno di questi pomeriggi dove ormai il cielo si fa scuro presto, sono andata a comprare un vasetto di te` matcha 抹茶 da Yukiko-san. Gli innamorati del Giappone e i giapponesi nel cuore che abitano a Torino e dintorni penso che ormai la conoscano tutti.

C`era un`offerta consistente su questo te` di solito non a buon mercato, e allora nonostante il buio, l`aria fredda ed una pioggia capricciosa, mi sono armata del mio ombrello blu e bianco a pois e sono andata a trovare Yukiko.

Te` matcha.
Questa lattina di matcha in realta` e` un passo.

Un passo verso le perle, le ametiste, le giade.

Prima di lasciare il Giappone, un pomeriggio di luce accecante avevo comprato un set da nodate 野立て, ossia tutto l`occorrente per preparare il matcha fuori, all`aperto.

Una sorta di picnic del matcha, ecco.

Avevo preso tutto. Quando comprai questi oggetti, pero`, il mio essere si sentiva malinconico e con quella pesantezza che nasce da un pianto represso.
 Non ero felice. Ero una persona che cercava di sorridere nonostante tutto, ma era un sorriso maschera e non un sorriso di ottimismo e forza.

Scelsi quella tazza in particolare perche` sembrava le fosse stata data una pennellata di cielo!
In quel cielo che io immaginavo dipinto sui bordi della tazza ho visto nient`altro che le emozioni piu` belle che sapevo di volermi portare dietro.

Delle volte credo che il nostro inconscio sia piu` lungimirante di noi e che la sappia davvero lunga.

La tazza e` accompagnata dal 茶杓 chashaku che e` quella specie di misurino di bambu` e da un 茶筅 chasen ossia quel frullino anch`esso di bambu`, adatto per il nodate.

Come tante altre cose, anche le cose del nodate sono state volutamente tenute nascoste per tanto tempo perche` erano ancora forti il dolore e la paura di ritrovarsi faccia a faccia con esso.

Ma dopo tanto tanto tempo, oggi ho voluto riaprire quel cassetto e scartare questi oggetti che erano rimasti avvolti in strati di carta da imballaggio, quella con le bolle d`aria.

E riprendero` a prepararmi il matcha come facevo una volta, ritrovando in questo gesto grande calma assieme al piacere di gustare una bevanda che amo particolarmente.

Se leggete questo blog da un po`, allora ricorderete i miei matcha pomeridiani.

Se mi leggete da poco, non importa. Saro` felice di condividere con voi questi nuovi matcha.

Le perle, le ametiste e le giade delle volte ti piovono tra le mani arrivando da lontano.

Mi e` successo pochi giorni fa quando, con grande emozione nel cuore ed un forse impercettibile tremolio alle mani e alle ginocchia, ho potuto abbracciare tre splendide fanciulle mie lettrici da quando Biancorosso Giappone e` nato.

Tutte e tre sono venute a Torino, dalla Sardegna, per assistere al nuovo evento fotografico del MAO dedicato al Giappone e...per venire a conoscermi.

I loro volti traboccanti di affetto ed emozione; i loro occhi che brillavano; i loro abbracci carichi di calore umano; le loro mani piene di doni di cui non sono meritevole.

Alcuni di questi preziosi regali che profumano di Sardegna:


Questo porta-appunti con dipinta una frase che conferma il calore ricevuto cosi` generosamente.
Annina, una di queste tre e preziose persone, mi ha portato in dono questa collana, diventata ora una delle mie preferite:
E` un ciondolo chiamato bottone sardo. Da quel che mi e` stato spiegato e da quel che ho letto in giro, sembra essere un elemento storico e antico dell`artigianato sardo.

Porto questa collana con grande felicita` ed orgoglio perche` sta a significare questa generosa pioggia di gemme ricevuta anche grazie a questo mio blog.

Di recente, mettendo a posto alcune vecchie fotografie sparse per il mio computer, ho ritrovato un`immagine che scattai nel 2010 o 2011, non ricordo con esattezza, ma poco importa perche` quelli sono stati i miei anni di buio per cui cio` che non affiora del tutto alla memoria preferisco lasciarlo affondare nelle tenebre.

A casa dei miei qui a Torino, attaccato ad una scrivania, c`era un foglietto ingiallito, mezzo strappato e con le scritte quasi sbiadite dal tempo.

Era un foglio di quaderno, preso alla svelta nella foga di voler appuntare... i miei primi passettini in giapponese!

 Questo foglio risale all`incirca al 1995/96 suppergiu`.

Quella era la mia scrittura di adolescente, un`adolescente curiosa, poco incline al caos e molto attratta dai libri.

Dopo una discussione un po` accesa con mia mamma, riuscii a convincerla a lasciarmi ordinare per posta il mio primo libro di giapponese, quello di Marina Speziali edito dalla De Vecchi editore.

Non so perche` mi venne questa fissa. Credo fosse da imputare anche all`influenza, seppur breve, che ebbe su di me una ragazza che conoscevo e che studiava questa lingua all`universita`. Lei era grande e io solo una ragazzina, quindi immaginate quanto fascino subissi!

Quando il libro arrivo`, ero talmente estasiata che non mi resi conto di aver pagato il contrassegno con dei soldi che mia mamma aveva lasciato da parte per pagare una bolletta.

Non vi dico le urla! Dentro di me mi sentivo un po` in colpa, ma al contempo ero segretamente felicissima di avere quel volume fra le mani tanto che la sera stessa iniziai a prendere i miei primi appunti...una cui parte e` quella che vedete. 

Chi l`avrebbe mai detto che strada avrei intrapreso anni dopo. Non e` un caso, come non e` un caso nulla di cio` che accade..anche se non sempre riusciamo a trovarvi un senso.

lunedì, novembre 18, 2013

Dadakko-ya: il bazar riapre ufficialmente!


いらっしゃいませ!

いらっしゃいませ!

Irasshaimase! Irasshaimase!

Il nuovo bazar di Biancorosso Giappone, だだっ子屋 Dadakko-ya, ha riaperto le porte e riappeso fuori il suo のれん noren rimasto tanto - troppo - tempo a prender polvere in un cassetto.

Rispetto al vecchio bazar, pero`, sono cambiate alcune cose. Vediamole insieme:

1. I prezzi ora sono un po` piu` alti perche` devo tenere conto delle spese di spedizione dal Giappone e dei costi doganali. Tuttavia, cerchero` di abbassarli il piu` possibile senza pero` mai offrirvi articoli di qualita` scadente. Ogni pezzo da Dadakko-ya e` stato scelto accuratamente e con tutto il cuore da me.

2. Tutti gli ordini vanno inviati all`indirizzo: biancorossogiappone @ yahoo. it

Come prima, i prezzi non comprendono la spedizione la quale avverra`, in Italia, per mezzo di corriere espresso espressissimo.

Se avete domande, dubbi, richieste mandatemi una mail oppure lasciate un commento. Gli ordini, pero`, mi raccomando solo all`indirizzo di Yahoo.

Per ogni nuovo articolo, vi posto una scheda. Vi bastera` cliccarci su per essere portati automaticamente alla galleria dove potrete ingrandire tutte le foto.

Ps. Chiedo scusa per il layout capriccioso e che non intende minimamente cooperare con me.

 Iniziamo?!

始めましょう!Hajimemashoo!


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Se siete a Torino, naturalmente, la consegna e` gratuita.

Vi aspetto!

domenica, novembre 17, 2013

Dadakko-ya: la storia di due amiche a Sagamihara

Il logo ufficiale del mio bazar
Era estate.

L`aria - impudentemente soffocante e carica della fragranza del caldo nipponico - le faceva da cornice.

Eravamo sulla Zama-kamijuku.

Quella strada, quella lunghissima strada che da un lato toccava una boscaglia un po` fitta e annodata mentre dall`altro arrivava fino a dove c`e` Nakaya con il suo hiragana rosso e il pesce freschissimo, quel giorno faceva invece da cornice a me e lei.

 Lei, bella proprio come il sole che non si rifletteva sull`asfalto grigio ma trovava il suo specchio sulle finestre di casa mia, sorrideva felice.

Lei, con la sua pelle olivastra che riflette quell`orgoglio okinawense che le si legge negli occhi, sorrideva spensierata con l`illusione dei giorni di sole che ti fanno credere nell`infinita` di un`ora.

I suoi occhi nocciola, e chiaramente a mandorla, mi guardavano con quell`affetto e quella simpatia che s`instaurano grazie ad una serie di circostanze dettate e scandite, sillaba per sillaba, dal destino.

Lei, con quella sua innocente borsetta dalle dimensioni cosi` minute da sembrare quasi un giocattolo e quei cavalli colorati come decorazione, passeggiava al mio fianco con passo allegro e leggero.

Lei, con i suoi capelli volutamente schiariti e raccolti in quel suo caratteristico chignon morbido e irregolare, inframezzava i suoi discorsi col suo ne, Mari-chan! 

Lei, col suo volto adulto e bambino al tempo stesso, seguiva quei miei discorsi di cui onestamente non ricordo nulla se non quegli entusiasti vaneggiamenti che sembravano essere destinati a perdersi e ad intrecciarsi con i fili di fumo d`incenso che a poca distanza da noi volteggiavano su in aria come nastri trasparenti lanciati in aria da chissa` chi.

Lei, Sakura, o Saku-chan come vuole che la chiami, mi ha accompagnata per quella passeggiata, per quella strada, su quel marciapiede, per quel tratto di vita mio e suo.

Con Saku dimenticavo la mia eta` anagrafica ed entravo in un regno in cui il numero di anni era davvero irrilevante.

Con lei lo scorrere del tempo perdeva d`importanza: una chiacchierata poteva durare cinque minuti come cinque ore, senza che mi accorgessi dell`inesorabile ticchettio delle lancette.

Le nostre parole di quel pomeriggio, anche quelle non dette, erano si` gonfie di quella leggera ed affettuosa allegria che caratterizzava i nostri incontri, ma erano al contempo velate di una nota malinconica perche` entrambe sapevamo, molto bene, che a breve ci saremmo dovute salutare.

E allora, in un bambinesco tentativo di scacciare uno sgradito ma inevitabile avvenimento, cercavamo di affogarne il pensiero in una valanga di chiacchiere concitate. Tra le tante cose che ci siamo dette quel pomeriggio, armoniosamente legate al pot-pourri di confidenze e tenere sciocchezze, c`erano questi strambi ma emozionanti abbozzi di un possibile business italo-giapponese che avrebbe dovuto permettermi di mantenere sempre vivo quel filo dorato con quella mia terra d`adozione.

Giocavamo con le idee; con schizzi di progetti forse irrealizzabili; con possibilita` che sembravano infinite come le ore di quel pomeriggio di sole; con fantasie strampalate ma terribilmente irresistibili.

Fu cosi`, proprio nel bel mezzo di questo divertimento, che prese una prima forma l`idea di una continuazione del bazar anche fuori dal Giappone.

Iniziammo, ridacchiando, a sperimentare con una serie di possibili nomi da dare a questo teorico negozietto fino a quando...

....ci passo` vicino una mamma che teneva per mano un bambino di tre o quattro anni.

Il bambino era pero` tutt`altro che tranquillo: cercava di divincolarsi dalla mano della mamma e piagnucolava con fare inequivocabilmente capriccioso, dimenandosi. Lamentava non ricordo bene cosa, ma cio` che ci colpi` fu il faccino buffo ed accigliato di questo bimbo indispettito.

Saku mi guardo` con gli occhi spalancati e illuminati dal raggio di un`idea e mi disse: だだっ子!だだっ子!Dadakko! Dadakko!

Non conoscendo la parola, curiosa le chiesi subito il significato.

Lei inizio` a ridere e col dito, in maniera discreta, m`indico` il bimbetto capriccioso.

In quell`istante nacque Dadakko-ya.

Ne nacque la bozza, certo, una bozza che ne avrebbe dovuta fare di strada prima di poter anche solo sperare di concretizzarsi; tuttavia, Dadakko-ya ebbe origine proprio li`.

E quanta strada si`! Migliaia di kilometri, lacrime, sangue, cadute a terra, dolori affogati e soffocati nel sonno, oscurita` scorante, amicizia, una mano che ti riporta a riva, un raggio di sole lieve ma deciso, la fine del tunnel, la rinascita lenta ma forte!

Scoppiammo in una risata fragorosa insieme, ci scambiammo uno sguardo d`intesa sincero ma marachelloso, ed un bel gimme five

Ci piaceva l`idea d`immortalare, forse per sempre, in una parola quella scena completamente e totalmente ordinaria eppure cosi` buffa e dolce al contempo.

In entrambi i nostri cuori, c`era lo scherzo misto pero` ad una risolutezza che non so spiegarvi da dove venisse. So solo che fu proprio questo mix a suggellare la sorte di questo progetto.

Dadakko-ya e` il bazar di Biancorosso Giappone, ossia questo blog.

Se avete letto o state leggendo tutti gli articoletti passati del blog, saprete che mi riferisco ad un qualcosa di speciale.

Beh, Dadakko-ya quindi e` il ritorno, il risveglio, la rinascita dalle ceneri della proverbiale fenice.

Forse chissa`, e` un po` il completamento del cerchio.

円相 Ensoo.
Venite a trovarmi. Venite. I primi articoli stanno quasi per essere pubblicati.

Il logo di Dadakko-ya e` stato amorevolmente creato da Valentina S., una ragazza di raro talento artistico e di cui vi invito a visitare il sito:  www.hortuscuisine.com

lunedì, novembre 11, 2013

Kaze, unguenti e signorine di carta

Kamimusume novembrine
Se novembre con se` ha portato cieli grigi, colline avvolte in spettrali mantelli biancastri, ballate di venti gelidi, raggi di sole ancora inaspettatamente caldi e rassicuranti, moltitudini di foglie dorate e rossicce, al tempo stesso si e` portato dietro anche un raffreddore e che mi ha generosamente regalato.

Venerdi` notte, in un momento non ben preciso durante il sonno, mi sono ammalata.

La mattina seguente mi sono svegliata con la gola in fiamme e una sensazione di malessere generale.

Allora sono corsa ai ripari con la solita tiritera del caso: brodini, succhi di frutta, dolci pastiglioni di Benagol, sciarpa ben calda, pure` di patate (potrei far carte false per un cucchiaio di pure`!), te` caldo col miele e riposo.

L`essermi ammalata il fine settimana mi ha permesso, dunque, di prendermela con calma e di non farmi venire l`ansia del dover andare a lavorare malconcia.

Credo di averne parlato da qualche parte in questo mio immenso e vastissimo blog, ma ho una passione abbastanza smodata per gli unguenti tradizionali cinesi quali il famoso balsamo di Tigre.

A dire il vero, mi piacciono tutte le alternative al balsamo dedicato al nobile felino.

Tutti quegli unguenti, spesso di produzione cinese, che un tempo erano comunissimi qui in Italia e che si trovavano sotto forma di pomate, oli spessi, cerotti imbevuti di chissa` quali misteriose ed esotiche sostanze.

Molto tempo prima che la mia epica avventura in giro per il mondo iniziasse, gia` allora mi piaceva andare a passeggiare per Torino alla scoperta di angoli orientali nascosti nella mia citta`.

Avro` avuto, suppergiu`, quindici anni e gia` mi rivedo mentre da sola andavo a curiosare in quei primi negozietti cinesi che iniziavano a popolare il nostro capoluogo.

In quegli anni, i negozi dei cinesi erano ancora delle novita` sul mercato e forse per questo non avevano ancora iniziato l`invasione per mezzo di orrenda paccottiglia.
Si potevano trovare oggetti molto belli, spesso di artigianato cinese ancora di qualita` quali porcellane, monili di vari materiali, stoffe e tanto altro ancora.

Tra il "tanto altro ancora", c`erano queste centinaia di varieta` di unguenti che esistevano in mille formati e colori, con scatole adornate dai piu` belli ed intricati kanji che la mia mente adolescente di allora potesse ricordare.

Ritornando anni dopo in Italia, mi resi conto tristemente che gli unguenti erano pressoche` spariti. Una ricerca breve e sommaria, mi permise di capire che il motivo era legato a questioni legali dovute alle dichiarazioni fatte sulle confezioni di questi prodotti.

Insomma, gia` allora non mi aspettavo che questi unguenti potessero far miracoli di nessun tipo se non dare un briciolo di conforto in caso di raffreddore oppure dolori muscolari, e anche adesso di certo la mia opinione non e` cambiata.

Sebbene teoricamente sul mercato questi unguenti non si trovino piu` in commercio dai cinesi, la realta` e` ben diversa.

Vi sono, eccome. Bisogna solo saperli cercare nel posto giusto.

Esiste, nel quartiere di Porta Palazzo qui a Torino, una farmacia cinese dall`aria certamente poco incoraggiante agli occhi di un occidentale, dove questi unguenti abbondano copiosi proprio come allora. E alla faccia delle autorita`, aggiungerei.

Questi sono gli unguenti che ancora ho:
Da sinistra verso destra:

Bí Mật Cây - unguento balsamico vietnamita dal forte e gradevole aroma di canfora, mentolo, cannella e cajeput. 
Davvero molto potente ed efficace nell`alleviare il mal di testa, soprattutto le emicranie.
Questo era in vendita presso Sephora e forse lo e` ancora. 
Balsamo vietnamita
China balm - un unguento pastoso e abbastanza anonimo. Niente di che. Ha un odore orribile che mi ricorda l`odioso Winterfresh, quel chewing gum americano di cui non ho mai sopportato ne` l`odore ne` il gusto. E tra l`altro e` lo stesso sapore che si trova(va) in centocinquantamila medicinali da banco statunitensi. Bleah.
Se v`ispira, lo trovate occasionalmente in vendita presso i negozi Tiger.
 
China Balm piu` uno simile, il NanTong ZhongBao e che ha un odore migliore.

Menturm - questo e` un unguento giapponese e il suo nome ha la stessa famigliarita` ad un orecchio nipponico quanto Felce Azzurra per un orecchio italico.
In realta`, il balsamo Menturm non servirebbe granche` per il mal di testa quanto per dolori muscolari, scottature, punture di insetti ecc. ma applicato sulle tempie riesce comunque a darmi un certo sollievo. 
Profuma di mentolo leggero. 

il retro del Menturm. Amo quel katakana dall`aria cosi` Shoowa!
Fengyoujing - quest`ultimo e` il mio preferito. Lo acquistai a Pechino, in una farmacia di un supermercato di un caotico quartiere di cui non ricordero` mai piu` il nome.
E` un botticino piccolino che mi costo` qualcosa tipo 15 centesimi.
Ha un profumo assolutamente unico e difficilmente descrivibile. E` un`esplosione di mentolo, canfora, ed erbe medicinali. Ne basta una goccia piccolissima sulle tempie per poter ritrovare grande sollievo durante un brutto mal di testa.

Quando sono raffreddata, dunque, mi piace ricorrere a questi oli e a questi unguenti per riuscire a respirare meglio. Gli odori cosi` mentolati e balsamici mi rilassano tanto e mi conciliano anche un po` il sonno. 

Se avete consigli su dove acquistare vari unguenti cosi` (oltre la semi-minacciosa farmacia di cui sopra), fatemi sapere perche` sono curiosa.

La tradizione giapponese consiglierebbe, in caso di raffreddore, dei brodini a base di aglio, cipollotto verde, e zenzero. Quest`ultimo, poi, viene considerato il vero toccasana, il vero scudo anti-raffreddore e anti-virus in generale.

Vi auguro una piacevole settimana. A giorni, i primi articoli del bazar! ☆☆☆

giovedì, novembre 07, 2013

Il metronomo dei miei pensieri

Le kamimusume di Marianna...che sarei io.
Nella mia mente s`intrecciano, ogni giorno, riflessioni svariate e che toccano argomenti ora seri e ora un po` frivoli.

Riesco a percorrere kilometri a piedi, esplorando e ri-esplorando la mia amata Torino, con la mente sempre impegnata in un qualche pensiero.

A volte, pensando a cio` che mi causa dolore e rabbia, mi ritrovo il cuore che pian piano si riempie di un liquido amaro. Quel pensiero riesce a diventare cosi` vivo tanto da corrodere il mio sorriso, sostituendolo con lacrime che a volte sgorgano copiose dai miei occhi, incuranti del fatto che sia per la strada.

Altre volte, invece, i pensieri che si rincorrono nella mia testolina sono talmente effervescenti da farmi quasi credere di poter volare!

Altre volte ancora, i pensieri si legano l`un all`altro in una lunga catena a me logica e sicura, inframezzata da sprazzi di idee creative e colorate che danno origine a loro volte ad altre idee.

Mi prometto sempre di uscire di casa con un taccuino su cui appuntare questi pensieri, se non altro quelli che vale la pena immortalare, ma non lo faccio quasi mai.
E` strano quello che mi succede, infatti. In alcune occasioni, trovandomi in un bar a sorseggiare un caffe` oppure seduta su una panchina di pietra davanti al Po, mi e` venuta voglia di appuntare qualche pensiero. Puntualmente, rovistando nella mia borsa, trovavo qualche foglietto / scontrino / retro di volantini ecc., una penna e iniziavo a registrare quei pensieri.

Ma nel momento in cui la punta della penna toccava il foglio, svaniva la magia.

Tutta quella cascata di parole scintillanti e cariche di cuore, spariva con la stessa sconcertante rapidita` con cui ci si dimentica un sogno al risveglio.

Allora ho smesso. Trattengo i pensieri che riesco a trattenere, mentre gli altri si perdono scivolando via e ritornando da qualche parte nell`anima. Se non restano e` perche` non e` destino che rimangano fra le mie mani.

Ieri pomeriggio, dopo aver rivisto S., un mio studente e amico a me caro, mi sono ricordata che era il primo martedi` del mese e come tutti i primi martedi` del mese l`ingresso ad alcuni musei della mia citta` e` gratuito.
E sembra che l`unico museo che a me torni ripetutamente alla mente sia sempre e solo il MAO, il nostro eccelso Museo d`Arte Orientale.

E mi sono anche ricordata che proprio in questi giorni e` aperta la mostra speciale intitolata "Lo spirito del Giappone" che ospita le magnifiche fotografie di Suzanne Held.
Qui potete leggere qualcosina in piu` sull`evento.

Nonostante l`ingresso gratuito, i visitatori erano pochissimi, ma la cosa non mi e` dispiaciuta. Anzi. Egoisticamente, ho pensato fosse un bene questo perche` mi avrebbe permesso, ancora una volta, di godermi quell`incantevole posto senza venir disturbata dal vociare, ridacchiare di altri.

Sono entrata nel padiglione dedicato alla mostra di Suzanne Held e le pareti dai colori ora tenui e ora decisi mi ha subito trasportata in un`altra dimensione.
Quei colori, quelle aggraziate composizioni di ikebana e quel silenzio mi hanno fatta sentire a casa mia. A casa mia!!!

Le foto che mi circondavano erano grandi, ben illuminate e talmente cariche di colori e di emozioni da sembrare quasi vive. E forse lo erano, non lo so.

Uno stanzino speciale e` stato dedicato alle figure delle geiko-san e maiko-san il cui charme e` inarrestabile, soprattutto su noi occidentali.
Sono entrata a vedere i loro volti e i loro colori, e sebbene la bellezza di quegli scatti fosse rara, non mi sono soffermata piu` di tanto, soprattutto quando ho notato che improvvisamente un gruppetto di visitatori, dallo sguardo rapito e impaziente, si stava dirigendo proprio verso lo stanzino.

Sono fuggita, ritornando davanti agli scatti del giardino di pietra del Ryoan-ji di Kyoto davanti cui mi sono ritrovata scioccamente con gli occhi lucidi ed una mano che tentava di spazzar via quelle lacrime.

Non c`era nessuno che mi vedesse in quel momento, o almeno credo, ma non mi importava granche`.

In quel momento mi sono sentita bene li` perche` sentivo quel legame, quel mio personalissimo Spirito Giapponese, indubbiamente il piu` bel regalo che io sia riuscita a portarmi via da quella terra...e uno degli averi piu` preziosi che quella persona cattiva e arida non e` riuscita a portarmi via.

Questa sera, invece, di ritorno dal lavoro, mi trovavo sul mio solito autobus in un orario sempre abbastanza critico in cui sono in tanti, come me, a servirsi dei mezzi pubblici per rientrare a casa.

Ero seduta quando ad un tratto e` salita una famiglia che ho visto gia` molte volte, ma che non conosco.

E` una famiglia composta da mamma, papa`, e quattro bambini di cui uno molto piccolo e ancora nel passeggino.

Sono nomadi e con una particolarita` che li rende unici, almeno a me: parlano in napoletano stretto.

Avendoli gia` visti in passato, mi avevano subito colpita proprio per questa loro peculiarita` linguistica.

Sono molto "caciaroni", ma piacevoli. La mamma e` molto sonora e si esprime nel suo dialetto colorito, a gran voce, richiamando i bambini non appena si lasciano andare a qualche marachella.

Quei bambini, dovreste vederli! Educati, ma spontanei. Che meraviglia. Ti sorridono timidamente e magari, se si sentono incoraggiati dal tuo sguardo, ti salutano.

Il fratellino piu` grande mi si e` avvicinato chiedendomi se, per favore, lo facessi sedere. Allora, mi sono alzata e mi sono messa a poca distanza dall`uscita dato che alla mia fermata mancava molto poco.

In quel tratto di strada, pero`, che mi separava dalla mia fermata d`arrivo, ho avuto il privilegio grandissimo di avere un breve e commovente dialogo con la sorellina mezzana, una dolce bimba di sette / otto anni, dagli occhi che brillavano di curiosita` ed intelligenza, e dei capelli castani raccolti in una bella cipolla.

In realta`, io come al solito, ero persa nei miei pensieri ed ero vigile quel tanto che basta per rendermi conto che a poco sarei dovuta scendere.

Mi sento chiamare "Signora! Signora!" a voltandomi vedo questa bellissima bambina che mi rivolge una domanda che non riesco a capire. La guardo con occhi sicuramente interrogativi, confusi e imbarazzati, quando lei sorridendo ripete il suo incomprensibile quesito.

Stavo per scuotere delicatamente la testa in segno universale di incomprensione linguistica, quando lei ha riformulato la sua domanda, questa volta pero` in un italiano incerto ma tutto sommato comprensibile.
Col ditino, mi indica l`avviso attaccato ai vetri di tutti gli autobus e che ricorda ai passeggeri di rompere il vetro in caso di emergenza.

Questa dolce bambina stava cercando di leggere quella semplice frase e per farlo aveva scelto me come aiuto!

Me!

Quell`autobus era strapieno, eppure quella bimba ha scelto me, individuandomi - in base ad un suo personalissimo criterio che forse non conoscero` mai - come la persona piu` adatta a cui chiedere consiglio.

La piccina ha iniziato a leggere, a gran fatica, quella frase soffermandosi ora su questa e ora su quella parola, chiedendomi di aiutarla a pronunciarle correttamente.

Dopo aver letto tutta la frase, sorride raggiante, mi guarda e mi chiede "Ma adesso so leggere??".

"Si`, bambina mia, sai leggere".

Le sorrido con tutto l`affetto che ho nel cuore in quel momento, lei ricambia il mio sorriso e con la manina mi fa ciao mentre io scendo, perdendomi nell`oscurita` di una strada torinese qualunque.

Un mio disegno di quest`estate.

sabato, novembre 02, 2013

Kamimusume, illy, e le mie chiacchiere

Le kamimusume, signorine di carta, di mia creazione.
Novembre, come un cigolante treno regionale, ha compiuto il suo percorso durato un anno in giro per chissa` dove, arrivando dritto dritto da noi tutti.

Adesso e` qui. E` entrato, chiudendosi alle spalle ottobre e quel leggero e fragilissimo ponte che ancora ci collegava al ricordo dell`estate.

Rievocando il ricordo del caldo estivo, sembra quasi impossibile che i nostri corpi possano aver percepito quelle temperature. Ogni anno e` cosi`. La mente quasi fatica a ricordare il caldo o il freddo provati.

Novembre, coi suoi cieli grigi, il suo profumo di legna che inizia lentamente ad ardere, di giacconi e cappotti rimasti a poltrire negli armadi, di volti infreddoliti e gia` adesso incorniciati in berretti morbidi.

Novembre inizia gia` a tingersi di quei colori cosi` suoi: gradazioni di marrone cannella che in un abbraccio si fondono con il giallognolo dorato delle foglie secche.

L`aria quasi fredda che al mattino mi accoglie davanti casa e` pregna del profumo del giorno, una fragranza accentuata ogni volta dalla speranza di una sorpresa che dietro qualche angolo si nascondera`.

Una sorpresa mi e` arrivata alcuni giorni fa quando, dopo aver partecipato ad una campagna pubblicitaria che la Illy ha lanciato per far conoscere il suo negozio online, ho ricevuto questo bel pacchettino profumato e gustoso:

Caffe`, te` e marmellata all`albicocca...uno dei miei frutti preferiti!

Felice di vedere questa collaborazione tra la Illy e l`Agrimontana, produttrice di marmellate e altre bonta`, di Borgo San Dalmazzo (Cuneo).

Anche se dubito che Illy mi leggera`, ma dovesse capitare o se fra di voi dovesse esserci qualche dipendente della prestigiosa azienda triestina, beh...grazie di cuore davvero per questo apprezzatissimo dono!

Nel mio cuore e nella mia mente ora risiede grande ed elettrizzante emozione per la rinascita del bazar, un progetto questo che sta iniettando in me ottimismo ed energia.

C`e` stato qualche piccolo intoppo che ha rallentato un po` il tutto, ma sono tutte cose previste, gradini su cui capita d`inciampare.
Tutto continua e tutto procede.

Se ancora non siete iscritti alla pagina Facebook del blog, v`invito a farlo:
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Riuscirete, cosi` facendo, a ricevere tutti gli aggiornamenti piu` velocemente.




Nel frattempo, vi chiedo cortesemente un favore: mi fareste sapere da quale citta` italiana o da quale Paese mi seguite?

人形様 Ningyoo-sama vi ringrazia per la collaborazione!

Aspetto i vostri commenti, le vostre mail, i vostri messaggi! Scrivetemi!

Commentate qui sotto, sulla pagina di Facebook, oppure alla mia mail : biancorossobazar @ gmail. com