mercoledì, aprile 30, 2008

Sole & Sagiri

Il sole di oggi e l'aria calda che gia' si respira fanno da anteprima al torrido tormento che ci aspetta.

Uscendo di casa stamattina verso le nove, ho sentito un'ondata di calore che presagiva fronti imperlate di sudore e spossatezza.

Cio' nonostante, sono dovuta andare a Tokyo, fino alla banca della Mitsubishi a sbrigare una commissione per conto di Kelly che, come sapete, al momento e' ancora in Corea.
Fortunatamente sono riuscita a finire tutto prima delle dieci e mezza, e cosi' mi sono fatta una passeggiata prima di prendere il 急行 kyuukoo, ovvero il treno espresso per tornare a casa.

Con questo sole spaccapietre, e con questo cielo piu' limpido di un'acquamarina e' stato abbastanza sorprendente scoprire che alcuni treni, stamattina, hanno subito dei lievi ritardi per colpa della さぎり sagiri, ovvero della nebbia!

Alcuni giorni fa, mi sono cimentata in un piccolo esperimento culinario di cui, lo ammetto, vado molto fiera! Ho preparato il dado casalingo alle verdure, seguendo la ricetta trovata su questo blog!

In casa avevo un po' di verdure miste da utilizzare il prima possibile, avevo un bel barattolo capiente, del buon olio di oliva e una bella dose di buona volonta'. Quindi, come potevo non approfittarne?

Dopo aver letto per bene la lista degli ingredienti ed il procedimento della ricetta, sono rimasta un po' perplessa dalla presenza del miso.
Pare, pero', che il miso serva soltanto ad arricchire maggiormente il dado di sali minerali, senza pero' alterarne il sapore.

Nonostante cio', ho continuato ad osservare la ricetta con un briciolo di diffidenza poiche' essa prevede la cottura del miso, assieme agli altri ingredienti, per un'ora e mezza! La cottura del miso!
Abitando qui in Giappone, sono diventata un po' una purista del miso, un ingrediente che tratto con molta riverenza, senza mai strattonarlo od obbligarlo a ricoprire ruoli che non gli appartengono, primo fra tutti quello del subire addirittura una cottura cosi' prolungata.

Questa faccenda della cottura del miso e' stato lo scoglio che mi ha tenuta li' seduta al tavolo della cucina, col mento appoggiato ad una mano, un volto incerto che leggeva e rileggeva la ricetta, e con nell'altra mano il mouse.

Alla fine, ho ceduto alla curiosita' di assaggiare questo dado artigianale poiche', diciamocelo, i dadi industriali, il piu' delle volte, emanano degli odorini poco invitanti e che ci ricordano che gli ingredienti di cui sono fatti non sono sicuramente di prima qualita', e nemmeno di seconda.

Temendo che il miso potesse, comunque, cambiare troppo il sapore del dado, ho preferito utilizzare dello 白味噌 shiro-miso, ossia miso bianco. Questa e' la varieta' piu' delicata di miso che esista poiche' non solo ha un colore molto chiaro, ma ha anche un sapore leggerissimo che e' in perfetta armonia col suo aspetto.

Al di la' di cio', ho seguito la ricetta alla lettera. E comunque, non viene specificata la varieta' di miso piu' indicata, e a maggior ragione mi sono sentita autorizzata a virare in direzione del shiro-miso e non di altre varieta' dai sapori troppo decisi ed intensi.

La preparazione e' stata molto semplice. La parte forse piu' noiosa e' stata lavare e tagliare tutte le verdure, ma l'emozione e la curiosita' erano tali da non lasciarmi neanche il tempo di sbuffare o trovare scuse per distrarmi.

Quando il dado era ancora caldo, l'ho travasato nel barattolo che gia' avevo messo da parte, dopodiche' ho preparato una semplice etichetta bianca su cui ho scritto "Dado casalingo alle verdure -- La cucina di Mari".
Ho gia' messo alla prova il mio dado artigianale, preparando una minestrina che si e' trasformata in un piatto prelibato!

Nel caso v'interessasse seguire la ricetta del blog che vi ho segnalato, potra' esservi utile sapere che vi servira' un cucchiaio da minestra di dado artigianale per ogni litro d'acqua.

Il brodo preparato con questo dado era veramente delizioso, ben oltre le mie aspettative!
E chi li compra piu' i dadi al supermercato? Io no di certo!

E inutile dire che questo dado puo' essere usato in tutti i modi in cui usereste i dadi industriali, ossia come base per preparare brodi e zuppe, ma anche per insaporire piatti di carne, pesce, verdure.

E ieri, in un negozio ho trovato finalmente l'agar-agar! Pensereste che in Giappone sia facilissimo trovarlo, ma non e' cosi' a quanto pare. Comunque, ora so dove andarlo a cercare.
Assieme alle bustine di agar-agar che in giapponese viene chiamato かんてん kanten, ho comprato quelle tre graziose formine di metallo, per creare budini, gelatine alla frutta e quant'altro.

Adesso, finalmente, potro' cimentarmi anche nella preparazione della panna cotta senza la colla di pesce, e senza la gelatina di origine animale che e' un qualcosa di semplicemente ributtante.
L'unica pecca del kanten e' che non e' molto economico, ma suppongo che con questa confezione ne avro' per un bel po'.
Tra l'altro, ultima cosa interessante: la parola kanten in kanji si scrive 寒天. Il significato di questi due kanji e' temperatura fredda, o stagione fredda. Questo perche' l'alga da cui si ottiene l'agar-agar viene raccolta proprio in inverno!

giovedì, aprile 24, 2008

Il profumo della primavera

Sono passate quasi due settimane dall'ultima volta in cui sono riuscita ad aggiornare il blog.
Purtroppo, non ho avuto abbastanza tempo da dedicare ne' al negozietto ne' al blog da quando ho ripreso l'universita' a pieno ritmo.

Ieri, per esempio, ho dato un esame per cui mi stavo preparando gia' da un po'. Questo e' il motivo per cui non sono riuscita a nemmeno ad aggiornare la vetrina del bazar, ma soprattutto e' il motivo per cui non ce l'ho fatta a rispondere subito a tutti coloro che mi hanno inviato ordini e richieste d'informazioni.

Mi scuso con tutti voi che avete scritto e che ancora non avete ricevuto risposta.

Rimediero' quanto prima.

Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un commento sotto l'articoletto precedente a questo! Grazie ancora! Se andate a vedere, ho risposto ad ognuno di voi.

Oramai, maggio e' alle porte.
Maggio, quel profumatissimo mese che fa da ponte tra la poetica primavera e la torrida estate, sta per arrivare.

Attendo ogni stagione con ansia e con entusiasmo perche' so che portera' con se' doni splendidi.

Attendo ogni stagione con la stessa ansia con cui i bambini aspettano regali dai grandi.

L'altra sera, tornando a casa dall'universita', notavo che l'aria era diventata leggermente piu' tiepida e che profumava di prato, di tatami e di yakitori.

Avviandomi verso casa, ho iniziato a sentire il lieve canto dei grilli nascosti fra i cespugli.
Le loro ripetute melodie regalano, a chi desidera ascoltare, un primo assaggio estivo.
Quei canti aiutano le nostre orecchie ad abituarsi dolcemente a quella graduale transizione che avviene passando dalla primavera all'estate.

Se nelle settimane passate si captavano ancora i rimasugli dell'inverno con i suoi ultimi soffi gelidi, adesso il ricordo del freddo e' diventato lontano a sbiadito.

Adesso l'aria si sta facendo lentamente sempre piu' calda. Gli odori di quella primavera inoltrata quasi estate stanno emergendo sempre di piu'.

Stamattina, sono andata a fare alcune commissioni con la mia amica Kelly.

Di lei vorrei parlarvi un po' perche' e' una cara amica.

Kelly e' coreana, ma da molti anni abita qui in Giappone. Lavora per conto di una compagnia tessile giapponese, facendo da tramite tra Corea e Giappone.
Parlando con lei, imparo sempre tantissime cose perche', proprio per via del suo lavoro, dopo anni ha acquisito una profonda conoscenza di entrambe queste culture cosi' vicine geograficamente, ma cosi' lontane su altri piani.

Il suo lavoro l'ha portata ad imparare la preziosa arte della mediazione culturale, cosi' cruciale in ambito affaristico.

Ci vuole pazienza, intelligenza, creativita' e molta umilta' per sapersi muovere agilmente tra gli ostacoli posti da lingue diverse e da modi di pensare differenti, ma Kelly possiede tutte queste virtu' in abbondanza, motivo per cui merita la mia ammirazione.

Sapendo dei suoi innumerevoli contatti con aziende sparse su tutto il territorio asiatico, le ho parlato della crescente passione per i bento, in Italia. Le ho parlato anche del forte interesse che si sta registrando in Italia nei confronti della cultura giapponese in generale.
Lei e' rimasta molto stupita nell'apprendere tutto cio', specialmente per quanto riguarda i bento!

Le ho parlato del mio bazar e dei progetti che avrei per poterlo espandere e renderlo migliore, e dei progetti che ho per rendere l'acquisto dal mio negozietto piu' agevole ed efficiente.

Kelly ha accolto il mio bazar con un entusiasmo che non potete immaginare, offrendomi la sua disponibilita' nell'aiutarmi a concretizzare le tante idee che ho, e le tantissime idee che insieme abbiamo gia' abbozzato.

Verso la fine di maggio, dunque, concludero' Giapponese 4, dopodiche' avro' circa due settimane di pausa. In quelle due settimane, Kelly ed io ci troveremo per parlare del bazar e di cio' che possiamo attuare per migliorarlo, ma soprattutto per far si' che vi sia una gamma piu' ampia di prodotti.

Tutto questo si tradurra' in una svolta molto importante per il bazar, perche' grazie ai suoi innumerevoli contatti, ci sara' la possibilita' eventualmente di ottenere bento (e non solo) da altre parti del Giappone, ed altre versioni asiatiche di bento, tipo i dosirak coreani o i tiffin indiani.

Mi auguro che grazie alla collaborazione con Kelly, il bazar possa rinnovarsi positivamente, dandomi al contempo la possibilita' di seguire tutti gli ordini piu' efficientemente perche', al momento, non riesco a star dietro al negozietto quanto vorrei.
Mio marito mi aiuta quando ha tempo, ma siamo entrambi molto occupati con lo studio e mi rendo conto di aver bisogno di rinforzi, e Kelly e' la persona giusta.

Penso che a questo punto un maneki-neko sia d'obbligo.

Colgo l'occasione per dedicare il maneki-neko anche ad Erika-san perche' in questo momento ne ha bisogno!

Scrivero' nuovi articoletti nei giorni prossimi, e non manchero' di aggiornare la sezione Bento-ricette!

またね!

mercoledì, aprile 09, 2008

Riflettendo strada facendo

Oramai e' un anno e mezzo che siamo qui in Giappone.

Quella curiosita' che mi spinse, allora, a comprarmi addirittura un libro per studiare da autodidatta il giapponese, nacque gradualmente, ma non so nemmeno io come.

Alcuni giorni fa, mi sono ritrovata a sfogliare quello stesso libro e a ritrovarvi, su una delle tavole dei kana, alcuni miei appunti e tentativi di scrittura dell'hiragana.

Mi sono venuti gli occhi lucidi.

Chi l'avrebbe mai immaginato che un giorno sarei venuta a vivere qui in Giappone, e avrei intrapreso lo studio del giapponese a livello universitario? Io no di certo.

Sembra quasi che certe cose che ci capitano nella vita abbiano una valenza premonitrice.

Mi commuovo quando penso a quanta strada ho fatto dal periodo in cui, piena di entusiasmo ed inattaccabile forza di volonta', scrissi quegli appunti e quei primi hiragana, fino adesso.

Ora sto disperatamente cercando quel documento di Word dove scrissi le mie impressioni su di un Paese che ancora non conoscevo. Impressioni che mi ero fatta grazie ai libri, alla televisione, alla radio, ed al sentito dire. Impressioni senz'altro idealizzate, ma che per certi versi corrispondono un po' alla realta' che qui ho trovato.

Ricordo l'entusiasmo fortissimo dei primi giorni qui in terra nipponica.

Ogni singolo oggetto mi sembrava alieno, ed al tempo stesso affascinante.

Siamo arrivati in Giappone in piena estate, e siamo quindi stati accolti dal caldo piu' torrido ed umido che esista.
Gia' dal secondo giorno, abbiamo iniziato a fare amicizia con l'intricato sistema ferroviario giapponese, impegnandoci il piu' possibile ad abituarci ad esso affinche' potessimo fare affidamento completo sulla rete dei trasporti. D'altra parte, a meno che non si voglia rimanere imbottigliati per ore nel traffico, e' bene che chi arriva in Giappone impari, quasi subito, a spostarsi in treno.

Il caldo era soffocante, soprattutto per noi che non eravamo abituati. E' incredibile come la scorsa estate, invece, pur patendo tanto il calore, non siamo stati male come i primi tempi in cui eravamo qui. Evidentemente, ci siamo abituati anche alla pesante afa dell'estate nipponica.

Ricordo che, a forza di camminare per ore ogni giorno col caldo atroce e sotto un sole rovente, avevo tutti i talloni secchi e screpolati. La situazione divenne cosi' preoccupante che nessun pediluvio sembrava risolverla.

Ricordo che ho persino consumato un paio di bellissimi sandali scuri, miei costanti compagni di lunghe scarpinate.

Ricordo la sensazione di curiosita' mista a soffocamento che provavo in mezzo alla folla, quella stessa folla a cui ho imparato ad abituarmi e della quale ho imparato a diventar parte.

Ricordo l'aromatico odore pungente dei tatami, accentuato dall'instancabile calura estiva.

Ricordo la piacevole sensazione che provavo nel camminare sul tatami con le calze di cotone.

Ricordo quanto mi sentivo ben accolta quando, entrando nei negozi, mi sentivo garbatamente salutare con un allegro いらっしゃいませ!Irasshaimase! E ricordo che volevo poter dire qualcosa per salutare e ringraziare, a mia volta.
Ricordo la prima volta in cui andammo, mio marito ed io, a mangiar fuori da soli in un ristorante vicino al nostro albergo. E ricordo la faticaccia che feci per ordinare due bicchieri d'acqua. Sapevo, a malapena, la parola mizu, cioe' acqua, ma non sapendola dire correttamente, mi ostinavo a pronunciarla con un accento cinese! Gli anni di studio del mandarino mi avevano inculcato nella testa una pronuncia che, come ho poi scoperto in seguito, e' distante anni luce da quella nipponica.

Ricordo lo sguardo interrogativo della cameriera. Ricordo come ricorsi poi alla mimica, e poi alla parola water in versione mozzicata (per farmi capire) per poterci, finalmente, dissetare.

Tanti, tanti, tantissimi ricordi. Questo e' uno dei motivi per cui e' nato questo blog, cioe' per conservare i ricordi che quest'esperienza ci sta regalando.

Quanto siamo cambiati in questo anno e mezzo!

Senza accorgercene, ci siamo abituati alla vita giapponese nella sua interezza.

Ci siamo abituati agli inchini, al silenzio in metro', al non essere troppo diretti con i propri interlocutori, ad allinearci ordinatamente sulla sinistra sulle scale mobili, a stare in coda senza questionare ed agitarsi.
Ci siamo abituati alla folla, costante compagna in Giappone.

Fin dall'inizio, ho lasciato che fossero l'entusiasmo e la curiosita' a guidarmi in ogni cosa ed in ogni scoperta che avrei fatto perche' sono questi i due ingredienti chiave che tengono lontani i pregiudizi. Nella mia esperienza di persona residente all'estero ormai da anni, ho imparato che non c'e' cosa piu' sbagliata che analizzare cio' che si ha davanti con un senso di superiorita' e di disprezzo.
Non serve comportarsi cosi'.
Non serve venire qui e fare costanti paragoni tra l'Italia ed il Giappone con il solo scopo di disprezzare quest'ultimo.
Non serve venire a fare gli schizzinosi, e i signorini Questo-No-Quell'altro-Neppure.

Poi vabbe', c'e' chi riesce addirittura a scrivere un intero libro con tale atteggiamento (mi riferisco ad Angela Terzani Staude e al suo velenosissimo Giorni Giapponesi), pero' sono proprio esempi come questi che dovrebbero farci capire la differenza fra il vivere bene e godere appieno di un'esperienza che magari mai piu' ci capitera' nella vita, e il vivere male passando tutto il tempo (prezioso) ad additare questa o quell'altra cosa, nel tentativo di collezionare quante piu' colpe possibili da imputare al Paese ospitante.

Certo, abitare in un Paese straniero non e' sempre semplice, anzi. E' facile farsi prendere dallo sconforto per tutta una serie di motivi. E' facile sentirsi isolati e incompresi semplicemente perche' si diventa automaticamente parte di una minoranza, e questo scombussola e disorienta.
Ma assieme ai dolori e allo sconforto, queste esperienze regalano una profonda comprensione non solo del mondo che ci circonda, ma soprattutto di noi stessi.

Delle volte bisogna allontanarsi da cio' che siamo per conoscersi.
Io andando via dall'Italia credo di aver acquisito maggior rispetto per il mio Paese, per le mie radici, per la storia della mia gente.

E' incredibile, se ci penso. Ho dovuto viaggiare per migliaia di Km per poter apprezzare cio' che un tempo avevo sotto il naso.

Eppure e' cosi'.

Prima gli Stati Uniti ed ora il Giappone.

Ho imparato a conoscere questi Paesi, accettandoli per quel che sono, senza idealizzarli, mitizzarli o denigrarli a priori perche' ogni Paese, in fondo, e' depositario di una sua bellezza unica ed inimitabile.

E' meraviglioso sapere che possiamo considerare il Giappone casa nostra.
E' meraviglioso sapere che le nostre scoperte non sono ancora finite e che questo bellissimo Paese ha ancora cosi' tanto da darci e da insegnarci.

martedì, aprile 08, 2008

Sakura in declino ed altre chiacchiere

Sabato siamo andati al 桜祭りsakura matsuri (festival dei ciliegi) che c'e' stato qua vicino.

Al sakura matsuri, si celebra la sfuggente bellezza di questi splendidi fiori passeggiando ed ammirando questi alberi carichi di eleganza.

Al sakura matsuri, si puo' fare l'hanami sedendosi sotto un albero per fare un picnic mentre ci si gode questo strabiliante spettacolo della natura.

Quando siamo arrivati, c'era gia' tantissima gente ed e' stato quasi impossibile trovare un albero libero! Nonostante cio', abbiamo scattato foto a volonta', soprattutto visto che abbiamo appena comprato una meravigliosa macchina fotografica, una Casio Exilim da 8.1 megapixel, e quindi volevamo mettere il nostro gioiellino subito alla prova!

Al festival, si puo' dire che abbiamo celebrato quello che forse e' stato l'ultimo giorno di vera bellezza dei sakura. Anzi, gia' il giorno stesso hanno iniziato a manifestarsi i primi segni di declino.

Primo fra tutti: la pioggia di petali.

La pioggia di petali di sakura e' un avvenimento tanto poetico quanto malinconico poiche' coincide quasi sempre con l'inesorabile fine della fioritura di questi magnifici fiori.

A sinistra, nella mano di mio marito, ecco una manciata di vellutati petali che siamo riusciti ad afferrare. E come vedete, alcuni di questi sono gia' un po' appassiti, e con quelle venature marroncine con cui la natura ci avverte della fine di questo tanto atteso e tanto amato ciclo floreale.

Ma molti degli alberi erano ancora avvolti nel loro roseo manto, anche se i loro rami si stavano lentamente separando dai fugaci fiori:


C'era tanta gente. Grandi e piccini. Nell'aria svolazzavano vivaci i petali rosa assieme al profumo di tante cose buone da mangiare.

Questo vortice di petali danzanti e di effluvi mangerecci creava un'aria di festa.

Famiglie allegre che, con appetito, pranzavano con le tante squisitezza dei loro coloratissimi bento, oppure con le delizie acquistate ai banchetti della festa.

Tante erano anche le romantiche coppie d'innamorati che, con sguardi sognanti e persi nella pioggia di petali , assistevano a quest'ultimo gran finale dei sakura.

Il profumo delle patate dolci fritte si mischiava con quello irresistibilmente zuccheroso dei フルーツあめ furuutsu-ame, ovvero di frutta caramellata. Una sorta di lecca-lecca con all'interno un'intera mela oppure una succosissima fragola!

Ecco due immagini del banchetto dei furuutsu-ame vicino a quello dell'okonomiyaki:

E la parte bambinesca che c'e' in noi, non ha saputo resistere a quel dolce profumo di frutta zuccherata, ed ecco qui la nostra fragola:
Ero in coda in attesa di una coppetta piena di patate dolci fritte, ma il ragazzo del banco era cosi' lento che dopo un po' ho lasciato perdere.
Sul tendone giallo c'e' scritto: Satsuma sutikku -- bastoncini di patate dolci.

Ed ecco una signora intenta a preparare l'okonomiyaki:
E per la gioia dei bambini, subito li' vicino c'era un banchetto che vendeva figurine dei cartoni animati, giocattolini vari e, proprio a fianco ad esso, un banchetto di あんず飴 anzu-ame albicocche (ed altri frutti) candite:
Dopo aver lasciato il festival, ci siamo incamminati verso la stazione, ma prima ci siamo fermati ad immortalare un angolo, del mio quartiere, che e' sempre splendido: il sentiero che conduce allo Zama Jinja. Ricorderete senz'altro il mio articoletto dedicato a questo santuario.
Come si fa a non rimanere senza parole davanti alla bellezza di un toori di pietra e a dei ciliegi in fiore che gli fanno da cornice?

Proseguendo leggermente oltre il toori:
Vedete i mucchietti di petali agli angoli della stradina?

Le strade sono tutte tempestate di puntini rosa che svolazzano con la stessa leggerezza di una leggiadra farfalla.

E il severo koma-inu che fa da guardia al sentiero che conduce allo Zama Jinja:
Abbiamo continuato la splendida giornata, andando a curiosare per Tokyo, passeggiando fra Kanda e Nihonbashi.

Un viale alberato e ancora dipinto di rosa, di Nihonbashi, abbellito da quella tonalita' bluetta tipica del cielo che accoglie le prime luci della sera:
Passeggiando per il corso principale che collega Kanda a Nihonbashi, abbiamo trovato Mitsukoshi, un grande magazzino di lusso.
Da Mitsukoshi sono in vendita oggetti delle marche piu' prestigiose: dalle lussuose penne Mont-Blanc ai preziosissimi cristalli di Baccarat.

Qualunque angolo di questo enorme centro dello shopping d'elite sembra essere sfavillante e sembra voler riaffermare l'estrema eleganza di questo sofisticato ambiente.

Qui non si e' badato a spese. Neppure davanti al desiderio di poter sfoggiare, con orgoglio e forse una punta di superbia, quest'enorme ed intricatissima scultura di cloisonnè, raffigurante la dea Kwan Yin:
Questa mastodontica scultura regna proprio nel cuore di Mitsukoshi, circondata dal lusso piu' sfrenato.

La scultura in se' e' magnifica. Un intreccio di colori sinuosi e quasi cremosi che sembra mutare piu' lo si osserva. Sfumature dorate, lucide ed opache sembrano mischiarsi con la stessa grazia con cui si amalgama del burro fuso a del cioccolato.
Con ogni sguardo pare di riuscire ad afferrare un dettaglio in piu', per poi rendersi conto, poco dopo, di essersi sbagliati poiche' quell'intreccio di sfumature inganna.

Essere al cospetto di questa gigantesca scultura ha provocato in me una sensazione che e' a meta' fra il timore reverenziale e la meraviglia.

Ma, eppure, c'e' qualcosa che stona in tutto cio'. E' come se ci fosse un conflitto fra due parti: la magnifica scultura e lo sfarzoso ambiente che la circonda. E' come se una parte tentasse di prevaricare l'altra.

Un troppo strafatto.

Un dolce nauseabondo.

Una musica ripetitiva ed assordante.

Ecco. Quella scultura mi e' parsa fuori luogo perche' non credo appartenga in quell'ambiente fatto di effimero e di gioie evanescenti.

Una bellezza senza tempo che si scontra violentemente contro la bellezza di cio' che e' transitorio e momentaneo, di cio' che splende, ma non per sempre.

La bellezza di quella scultura sarebbe stata infinitamente accentuata se amplificata da uno spazio aperto, oppure da una semplice e disadorna teca di vetro posta all'interno di un museo o di un tempio.

C'e' qualcosa di stridente nel vedere borse di Louis Vuitton o Gucci, stravaganti camicette di Versace, delicatissimi calici di Lalique vicino alla grandiosita' ed imponenza di un'opera d'arte che non perdera' di lucentezza col passare di un'ennesima e caduca moda.

Lasciandoci alle spalle Mitsukoshi, la scultura di Kwan Yin, e le confezioni da trenta ciliegie di Sembikiya vendute alla modica cifra di quasi 30.000 yen (circa 186 euro), ritorniamo lentamente in una realta' meno pretenziosa.

E dire che il Mitsukoshi di Ginza e' un posto splendido ed e' un ambiente decisamente meno spocchioso di questo!

Ci siamo avviati lentamente in direzione di casa, passando prima per Yokohama dove, per concludere la serata veramente in modo gustoso, abbiamo deciso di lasciarci attirare da un minuscolo locale in una stretta viuzza scura di questa grossa citta' portuale.

Cio' che ci ha attirati e' stata la fila di persone che, pazientemente, aspettavano il proprio turno per poter entrare ad assaggiare le squisitezze di 大勝 Taishoo, un locale senza dubbio dal nome azzeccato e propiziatorio: taishoo in giapponese, infatti, significa grande vittoria!

Dopo aver atteso per circa una decina di minuti, siamo finalmente riusciti ad ottenere due posticini piccini piccio'.

Ebbene, li' abbiamo mangiato generosissime porzioni di gustosi ramen fatti a mano!

Ecco i miei ramen, con tanto di naruto, alga nori, una fettina di maiale arrosto ed un uovo sodo e mezzo!!
Di solito, sui ramen viene messo mezzo uovo sodo, ma questa e' prima volta in cui mi sia stata servita una dose cosi' abbondante non solo di uova, ma di ramen!

E i ramen alla cipolla di mio marito:
E per concludere, vi regalo ancora un'immagine che ha catturato un briciolo di quel delicato incanto dei sakura di sabato...adesso ormai in malinconico declino.
またね!

giovedì, aprile 03, 2008

Kinpira con Kyoko-san

Come gia' accennato nei giorni scorsi, questa settimana avrei imparato a preparare un classico della cucina casalinga giapponese, nonche' un grande classico dei bento: 金平 il kinpira.

E infatti, dopo la lezione settimanale d'italiano con Kyoko, lei ed io ci siamo messe a preparare questa delizia-che-piu'-delizia-non-si-puo'!

L'ingrediente protagonista del kinpira e' quasi sempre ごぼう goboo, ovvero la radice di bardana.

Qui in Giappone, la radice di bardana e' diffusissima, e la si trova nel reparto ortofrutticolo di tutti i supermercati poiche' e' un ingrediente grandemente utilizzato non solo per il kinpira, ma per tanti altri piatti della cucina tradizionale.

Se non ricordo male, la radice di bardana in Italia non e' un ingrediente cosi' comune come lo e' qui. Ricordo la bardana, invece, come ingrediente largamente impiegato nella preparazione di tinture, decotti, tisane, e cosmetici naturali, soprattutto indicati nei casi di pelle acneica.
Quindi, non saprei consigliarvi dove poter acquistare qualcuna di queste radici. Forse in qualche market biologico? Oppure nei negozietti di alimentari asiatici? Proprio non saprei.

Avete mai visto la radice di bardana in vendita da qualche parte, in Italia?

Ho chiesto, pero', a Kyoko quale fosse un buon sostituto del goboo per questa ricetta, e lei mi ha consigliato il sedano, oppure la buccia del daikon (o rapa cinese). Le ho spiegato che la ricetta sarebbe stata pubblicata qui sul blog, e siccome questo si rivolge principalmente ad un pubblico italiano, avrei avuto bisogno di un sostituto del goboo da offrire come alternativa, senza costringere voi che leggete ad andare a caccia di questa insolita radice.

Quindi, se trovate il goboo, benissimo. Diversamente, utilizzate del normalissimo sedano, o la buccia del daikon.

ごぼうとにんじんの金平
Goboo to ninjin no kinpira
Kinpira di radice di bardana e carote

Ingredienti:

1 radice intera di bardana, tagliata in tre pezzi (oppure la stessa quantita' di uno dei sostituti)
mezza carota
2 cucchiai di sake*
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di salsa di soia
3 cucchiai di dashi (brodo)
1 cucchiaio di mirin
semi di sesamo q.b.
2 cucchiaini di olio di sesamo
del peperoncino secco, tagliato ad anelli q.b.

*Kyoko-san consiglia di usare del normale sake da bere, e non il sake da cucina poiche' quest'ultimo, generalmente, e' di infima qualita'.
Una situazione paragonabile a quella dei vini, in cui i classici vini da cucina spesso e volentieri sono delle porcherie immonde. E' molto meglio una spruzzata di un buon vino da tavola di qualita', piuttosto che litri di qualche vinaccio che ha visto l'uva solo in cartolina.
E con il sake, il discorso e' il medesimo.

Sotto un getto d'acqua corrente fredda, sciacquare la radice. Aiutandosi con la parte non tagliente della lama di un coltello, grattar via i pezzi di terra che ancora sono rimasti sulla superficie della radice.
Non sbucciare completamente le radici!

Con il sedano e la buccia del daikon, suppongo sia sufficiente solo lavarli bene.

Ora arriva la parte un po' piu' complicata: il taglio giusto della radice.
La tecnica che si utilizza per tagliare il goboo si chiama ささがき切り sasagakigiri. Questo e' un taglio particolare atto ad affettare le verdure a scaglie, un po' come se si stesse temperando una matita con un coltellino.

In realta', a dirsi cosi' sembra piu' difficile di cio' che e' in realta'. Credetemi, e' veramente molto semplice.

Cerchero' di spiegarmi nel modo piu' chiaro possibile.
Ovviamente, questa tecnica puo' essere tranquillamente applicata al taglio del sedano, ma non a quello della buccia di daikon; quest'ultima potra' essere semplicemente affettata a striscioline sottili.

Si prende la radice e la si taglia per lungo, ma non interamente. Fate partire il taglio circa a 6-7cm dall'alto, lasciando quindi una parte di radice intatta.
Dopodiche', girate la radice e praticate un taglio simile al primo, ma dalla parte opposta.
Vi troverete con una radice che sembrera' abbia dei tentacoli.

A questo punto, impugnate la radice con la mano con cui scrivete (la sinistra, nel mio caso), e un coltello con l'altra mano.
Tenete la radice come se steste tenendo in mano una penna. Appoggiatevi al tagliere, e accertatevi che anche la radice stessa poggi sul tagliere. Non tenetela sospesa in aria, o rischierete di tagliarvi.
Ora, con il coltello, raschiate la radice, ottenendo cosi' delle scaglie.

Ecco Kyoko alle prese con il sasagakigiri:
Affettate anche i due pezzi restanti di radice, usando la stessa tecnica.
Man mano che affettate, ricordatevi di mettere a bagno, in acqua fredda, le scaglie di radice.
Dopo aver tagliato tutta la radice, passiamo alla carota.

Il taglio della carota che si utilizza in questa ricetta si chiama たんざく切り tanzakugiri.
I tanzaku sono strisce di carta rettangolari utilizzate durante Tanabata, una festivita' che si svolge ai primi di luglio. Sui tanzaku, i giapponesi scrivono un loro desiderio od augurio, e poi appendono questi fogli di carta alle piante di bambu'.

Purtroppo, pero', ero talmente presa dalla ricetta e dal prendere appunti che mi sono dimenticata di fotografare la carota tagliata in questo modo!
Pero', ecco qui un'immagine trovata su Internet del tanzakugiri applicato proprio alle carote, cosicche' vi possiate fare un'idea:
Come vedete, le strisce di carote sono piu' o meno rettangolari, ed assomigliano ai propiziatori tanzaku.
Tanzakugiri: la carota viene tagliata per lungo, dopodiche' ogni sezione viene tagliata nuovamente per lungo. A questo punto, si affettano i pezzi ottenuti a striscioline rettangolari.

Versare le fettine di carota nell'acqua, assieme alla bardana.

Dopodiche', versare il tutto in uno scolapasta e risciacquare le verdure sotto un getto d'acqua fredda. Risciacquare bene, mi raccomando!

A questo punto, si prepara la salsa.

In un piatto, versare i due cucchiai di sake, i due cucchiai di zucchero, i due cucchiai di salsa di soia, i tre cucchiai di dashi (brodo), ed un cucchiaio di mirin. Mischiare bene il tutto.

In un pentolino, mettere a scaldare due cucchiaini di olio di sesamo. Mi raccomando, non esagerate con l'olio di sesamo perche' questo ha un sapore veramente forte, e se ne mettete troppo, rischiate di prevaricare tutti gli altri sapori che compongono il vostro piatto!

Quando l'olio di sesamo si sara' scaldato, aggiungere il peperoncino e poi versare nella pentola la carote e la bardana. Far cuocere il tutto a fuoco medio, girando continuamente con una forchetta oppure con i saibashi.
Continuate a cuocere fino a quando la salsina non si sara' assorbita quasi completamente.
Assaggiate il kinpira, di tanto in tanto, per capire se e' troppo dolce. Se dovesse risultare troppo dolce, aggiungete un goccino in piu' di salsa di soia.

A cottura ultimata, spegnete il fuoco e aggiungete un pizzico di semi di sesamo.

Noi abbiamo usato il kuro-goma, ovvero semi di sesamo nero, ma anche quelli bianchi vanno bene.
Kyoko ha detto che l'importante e' usare o uno o l'altro, e non mischiarli.
はい!できました!
Hai! Dekimashita!
Finito!

Il sapore del kinpira e' veramente un qualcosa di speciale. Io sono cosi' golosa di kinpira che potrei mangiarne e mangiarne, senza mai stufarmi!

Il kinpira, come gia' dicevo, e' un classico della cucina casalinga giapponese. E' uno di quei piatti che trovate sulle tavole dei giapponesi. Il kinpira non e' proprio cibo da ristorante, ed e' proprio per questo che ha un sapore speciale; un sapore di casa.

Di recente ho visto un film giapponese di cui, purtroppo pero', non ricordo il titolo, dove una nonna per confortare il nipotino triste, gli promette un bel piatto di kinpira perche' e' un piatto che generalmente piace a tutti, soprattutto ai piu' piccini!
Servire il kinpira in scodelline come quella della foto, facendo attenzione a non riempirla troppo.
Kyoko consiglia di creare una piccola montagnola su cui mettere un po' del peperoncino utilizzato, come guarnizione del piatto.

La cucina giapponese si avvale molto del potere dell'estetica, ed e' per questo che sono sconsigliati i piatti stracolmi, le dosi eccessive, e i cibi disposti con noncuranza.

Ho archiviato questa ricetta anche sotto l'etichetta Bento-Ricette poiche', come gia' dicevo, il kinpira e' un vero classico dei bento!

Spero vogliate sperimentare questa classicissima ricetta giapponese, e se ci sono domande, non esitate a lasciare i vostri commenti qui sul blog!

E siccome so che Kyoko legge il mio blog:
恭子さん、ごうぼとにんじんの金平のレシピをありがとうございました!とても楽しかったです!次のレシピが楽しみです。

いただきます!
Itadakimasu!

martedì, aprile 01, 2008

Ichi-gatsu wa iku...

ni-gatsu wa nigeru, san-gatsu wa saru.
一月は行く、二月は逃げる、三月は去る

Questo e' un vecchio proverbio giapponese che, tradotto in italiano, significa: gennaio se ne va, febbraio fugge, marzo va via.

Ma questo proverbio e' anche un po' un gioco di parole! Infatti, se ci fate caso, le iniziali dei nomi dei mesi e quelle dei verbi sono le stesse!

Ichi-gatsu wa iku, ni-gatsu wa nigeru, san-gatsu wa saru.

I giapponesi dicono che i primi tre mesi dell'anno siano quelli che passano piu' velocemente, e infatti e' vero! Tra una cosa e l'altra, siamo gia' al primo aprile! Sembra ieri che abbiamo festeggiato Capodanno. E sembra ieri che mia sorella e' andata via, ma intanto e' gia' passato un mese e mezzo dalla sua partenza. Sob.

Ieri, andando verso l'universita', ho camminato senza troppa fretta perche' volevo godermi appieno lo strabiliante spettacolo che la natura sta regalando al Giappone in questo periodo.

Pensate che per andare all'uni, devo attraversare una galleria dove passano sia le auto che i pedoni. Ebbene, la parte superiore della galleria e' completamente ricoperta di fiori di ciliegio! E ieri, mentre ci passavo, ho sentito il forte ed inconfondibile effluvio di quei fragili fiorellini rosa!
Una nuvola profumata che mi ha accompagnata per un bel po'!

Mi devo ricordare di fotografare la parte superiore della galleria, cosi' potro' poi mettere la foto qui sul blog.

La lezione di giapponese e' andata bene! やった!Yatta!!
Il numero degli iscritti a questo corso, pero', diminuisce col passare del tempo.
Ieri i miei compagni di corso, scherzando, dicevano che noi siamo i survivors del corso di laurea di giapponese, ossia i sopravvissuti! Beh, in un certo senso forse e' cosi'.

Il sensei ci ha ricordato che per il prossimo livello di giapponese ci sara' bisogno di almeno dieci iscritti, altrimenti il corso verra' rimandato. Speriamo, quindi, che il numero di studenti non diminuisca ancora altrimenti ci tocchera' aspettare. E quando si studia una lingua, il mettere via i libri per troppo tempo non e' mai cosa buona e giusta.

Altre bento ricette in arrivo!!!Anche oggi vi propongo tre bento-ricette! Quelle di oggi sono delle ricette che compongono un intero bento-menu' proposto dal libro.
Tra l'altro, mi sono dimenticata di precisare una cosa: per ogni ricetta, sul libro vengono anche indicate le calorie e il tempo necessario di preparazione. Se sono informazioni che vi possono interessare, saro' ben lieta di aggiungerle d'ora in avanti.

Bene, bando alle ciance!

チキンライス
Chikin-raisu
Riso al pollo

Ingredienti:

30g di pollo a pezzettini
1 cucchiaio di cipollotto verde tritato
1 cucchiaio di carota tritata
mezzo peperone verde piccolo
1 o 2 funghi piccoli (gli champignon vanno bene)
riso bollito q.b. (io direi una tazza e mezza)
1 cucchiaio di ketchup (se preferite, sostituitelo con della salsa di pomodoro)
1 cucchiaio di olio per friggere
un pizzico di sale
un pizzico di pepe nero

Tagliare il pollo a pezzetti. Tritare il cipollotto e la carota. Affettare i funghi e il mezzo peperone a tocchetti piccoli.
In una padella, mettere a scaldare l'olio, dopodiche' aggiungere le verdure e farle saltare a fuoco vivo per un minuto circa. Aggiungere il pollo, e farlo cuocere a fuoco vivo fino a che non avra' cambiato colore, e fino a che non sara' completamente cotto al suo interno.

A questo punto, aggiungere il riso e mescolare il tutto molto bene, continuando a far cuocere a fuoco vivo. Abbassare un po' la fiamma, e aggiungere il ketchup (o la salsa di pomodoro), il sale e il pepe. Mischiare di nuovo bene e spegnere il fuoco.

りんごとレーズンの甘煮。
Ringo to reezun no amani
Mela e uvette sultanine bollite

Ingredienti:

1/8 di mela
1 cucchiaio di uvetta sultatina
1 cucchiaino di zucchero
un po' di succo di limone
2 cucchiai d'acqua

Sbucciare la mela e tagliarla a cubetti piccoli.
In un pentolino, mettere i due cucchiai d'acqua, lo zucchero, un po' di succo di limone e la mela. Cuocere a fuoco basso.
Quando il succo di cottura si sara' ristretto, aggiungere l'uvetta e bollire ancora per un minuto.

Cetriolo e ravanello al sale

20g di cetriolo
1 ravanello
un pizzico di sale

Tagliare sia il cetriolo che il ravanello a fettine sottili.
Cospargere le verdure con del sale, senza esagerare. Lasciarle riposare per una decina di minuti.
Assaggiare una delle verdure, e se dovesse risultare particolarmente sapida, allora risciacquare le verdurine sotto un getto d'acqua fredda e strizzarle con le mani.

TEMPO DI PREPARAZIONE (di tutto il bento): 20 minuti
Kcal: 450

またね!