domenica, marzo 30, 2008

Daigaku e Sakura

Questo che vedete qui a sinistra e' uno degli innumerevoli ciliegi in fiore che in questo momento dipingono il Giappone.

Ho scattato questa foto oggi pomeriggio.

Sembra quasi che i ciliegi sboccino in una notte! Se il giorno prima era tutto normale, il giorno dopo ci si ritrova immersi in infinite nuvole rosa!

Uno spettacolo che commuove e meraviglia ogni volta.

Oggi pomeriggio, uscendo di casa, non ho dovuto far altro che guardare dritto, proprio dalla parte opposta di casa mia, per vedere un assaggio di questo magnifico regalo floreale:

Li vedete quegli splendidi alberi la' in fondo?

Ebbene, quello non e' che un milionesimo di cio' che poi ho visto per le strade.

Dovunque ci si giri, lo sguardo viene accolto da un vero tripudio di alberi rosa su cui non c'e' traccia di verde.

Natsuki mi aveva chiesto di andare a fare 花見 hanami con lei domani, ma a malincuore ho dovuto dirle di no perche' proprio domani pomeriggio riprendo Giapponese all'universita' (大学 daigaku, in giapponese).

Le ho chiesto di spostare l'hanami a martedi', e speriamo non abbia altri impegni.

Ma, nonostante la bellezza indescrivibile dei ciliegi in fiore, oggi la giornata e' stata piovosa e dal cielo cupo. L'aria era, ed e', fredda..anzi, freddissima! Abbiamo dovuto accendere di nuovo il riscaldamento come se fossimo ancora in inverno!

Chissa', se domani dovesse continuare a piovere, non sara' comunque una giornata ideale per andare a fare l'hanami.

Speriamo che il sole riprenda a splendere.

Ammetto di essere tra l'emozionato e l'agitato per domani! Ogni volta che inizio un corso nuovo, mi sento sempre cosi'.





Domani, quando tornero' a casa, aggiornero' il blog e vi faro' sapere com'e' andata.

Dimenticavo! Se vi piace la foto dei sakura che ho messo in alto a sinistra, usatela pure come sfondo per il vostro computer!

またね!Mata ne!

sabato, marzo 29, 2008

Irodori, zaru-soba e tre bento-ricette

Ieri sera, come al solito, si e' presentato il quotidiano dilemma del cosa preparo per cena?

E' un dilemma bello e' buono poiche' ripiegare sempre sulle stesse cose, alla lunga, puo' annoiare.

Si apre il frigo, si passano in rassegna avanzi e non, e si cerca di aguzzare l'ingegno. Magari ci si fa dar una mano da qualche ricettario oppure da qualche foglietto volante su cui abbiamo appuntato qualche invitante spunto gastronomico, suggeritoci forse da un'amica o da qualche trasmissione televisiva.

Ma ieri sera, ne' i ricettari ne' i foglietti volanti, e nemmeno quegli improvvisi sprazzi d'inventiva che nascono dalla necessita' di essere creativi con pochi ingredienti mi sono venuti in aiuto.

Ho aperto il frigo e ho sbadigliato.
Ho aperto il freezer, e ho sbadigliato nuovamente.
Ho aperto la dispensa, e mi stavo per mettere il pigiama.

Beh, scherzo ovviamente. Pero', ieri sera era una di quelle serate in cui zero idee equivalgono ad una capatina al Famima, oppure da Honke-Kamadoya a prendere un paio di bento profumati e fumanti.

Ma dopo aver preso l'auto ed esserci infilati sul corso principale che collega la nostra cittadina con quelle limitrofe, ci siamo fatti trasportare dalla curiosita' (e dalla fame), alla ricerca di qualcosa che ci attirasse.
Sia la curiosita' che la fame ci hanno fatto da guida, e ci hanno condotti in un tradizionalissimo ristorante giapponese: 味の民芸 Aji no mingei.

Un ristorante illuminato dalle delicate luci di tante lanterne di carta di riso bianca che abbellivano questo particolarissimo locale.

Un'atsmofera piacevole ed informale ci ha accolti.

Le cameriere, gentili ed efficienti, indossavano un abito che era un incrocio tra uno yukata ed grembiule da casa. La fusione fra tradizione e semplicita'.

Al centro del locale, c'era una piccola area cosparsa di sassolini ed adornata da una lanterna di pietra.

La specialita' di Aji-Mingei sono gli udon e la soba fatti a mano, ancora secondo i canoni piu' tradizionali.

Sul coloratissimo menu', apparivano piatti elegantemente decorati e dagli splendidi nomi.
Tra le tante specialita' offerte, ve n'era una dal poetico nome di 彩り irodori, ovvero combinazione di colori. Un piccolo trionfo di piattini contenenti mini portate di squisitezze assortite.
Riporto qui sotto la foto dell'irodori:
Da sinistra verso destra, in senso orario:

- fagottino di riso e sottilissima omelette, abbellito da gamberettini (v. foto piu' dettagliata)
- tsukemono di spinaci e sesamo
- alga hijiki e carote
- chawan-mushi
- zuppa di miso con wakame e vongole
- momen-doofu in un bagno d'olio di sesamo, soia e guarnito con piccolissimi pesciolini secchi
- insalatina di polipo, pomodori, peperoni e wakame
- zenzero

Aprendo il cestello per la cottura a vapore, ecco il fagottino di riso:
Un delicatissimo fagottino composto da una sottilissima omelette, contenente un cuore di morbido riso. Il fagottino era abbellito da dei minuscoli gamberetti e da aromatiche foglie di みつば mitsuba (cerfoglio selvatico).

Il chawan-mushi e' una specialita' giapponese forse ancora poco conosciuta, ma che meriterebbe di godere di maggior successo. Si tratta di una specie di budino non dolce, essenzialmente a base di uova e dashi. In genere, al chawan-mushi vengono aggiunti saporiti ingredienti tipo funghi, gamberetti, e verdure varie.
Quello che ho assaggiato ieri sera era addirittura guarnito con striscioline di scorza di yuzu, un profumatissimo agrume giapponese.
Ecco un primo piano del chawan-mushi che ho gustato ieri:
Mio marito, invece, aveva inizialmente ordinato della zaru-soba con tempura di gamberi e verdure.
Dopo poco, ci siamo visti portare questa meraviglia:
Ma, come ho appena detto, noi avevamo ordinato la zaru-soba e non gli udon freddi!
Pero', colti dal dubbio che ci e' venuto pensando che probabilmente avessimo erroneamente ordinato gli udon e non la soba dato che erano entrambi nello stesso riquadro del menu', mio marito ha iniziato ad assaggiare quei favolosi udon freschi, insaporiti solo da striscioline di nori ed una gustosa salsina servita a parte.

Dopo poco, pero', e' arrivata la cameriera spiegandoci che si erano sbagliati, poiche' noi avevamo veramente ordinato la zaru-soba (ecco, mi sembrava...pero' non ne ero sicura), e cosi' ci hanno portato pure questo:
E pensate che per scusarsi del disguido (quale disguido, poi?), hanno insistito perche' pagassimo solo per due portate anziche' tre, regalandoci gli udon e il tempura che avevano servito assieme ad essi!

E come se non bastasse, il mio irodori comprendeva persino il dessert! Due delicatissime fette di mizu-yookan (gelatina a base di azuki dolci):
Inutile dire che siamo usciti da quel ristorante talmente satolli da giurare a noi stessi che non avremmo mai piu' mangiato nient'altro per il resto dei nostri giorni!

E pensate che il mio irodori e' costato all'incirca 1900 yen, ovvero 12 euro!

E visto il continuo successo dell'idea delle bento-ricette, stamattina ho tradotto altre tre ricettine per voi!

Come ho gia' detto precedentemente, le dosi delle ricette sono piccole perche' sono state create per il bento. Potrete, pero', aumentarle a seconda delle vostre esigenze.
All'occorrenza, infatti, le bento-ricette si trasformano in normali ricette per pranzo o cena!

Se userete queste ricettine, fotografate le vostre creazioni se ne avrete il tempo, e saro' ben lieta di pubblicare le vostre immagini qui sul blog!

Ecco a voi le tre bento-ricette di oggi: due okazu e una portata pricipale!


Insalatina di asparagi


Ingredienti:

50g di asparagi puliti
un pizzico di sale
Salsina: 1 cucchiaio di maionese, 1 cucchiaino di semi di sesamo, mezzo cucchiaino di salsa di soia


Tagliare gli asparagi in pezzetti da 3-4cm, e metterli a bollire in un po' d'acqua in cui avrete aggiunto un pizzico di sale.
Farli cuocere fino a che non saranno diventati teneri, dopodiche' scolarli.

A parte preparare la salsina, mischiando la maionese con i semi di sesamo e il mezzo cucchiaino di salsa di soia. Versare la salsina sugli asparagi e mescolare bene, ma delicatamente.



Carote ed erba cipollina saltate in padella


Ingredienti:

15g di carote
10g di erba cipollina
un goccio di olio vegetale (o d'oliva)
salsa di soia q.b.
zucchero q.b.

Tagliare la carota a striscioline sottili. Tagliare l'erba cipollina a pezzetti da 4-5cm l'uno.

In una padella, mettere a scaldare un po' d'olio vegetale (o d'oliva) e quando questo si sara' scaldato, aggiungere le carote. Farle cuocere a fuoco medio-alto fino a quando non si saranno un po' ristrette. Mescolare continuamente per evitare che si attacchino alla padella.

A questo punto, aggiungere l'erba cipollina, la salsa di soia e lo zucchero. Spegnere il fuoco e mescolare velocemente. Servire.


Saute' di gamberetti alla cinese


Ingredienti:


60g di gamberetti
2 funghi shiitake freschi
1 peperone verde (o di altro colore) piccolo
5cm di sedano
1 foglia di lattuga
Salsina: sake o mirin q.b., 1 cucchiaino di salsa di soia, mezzo cucchiaio di pasta di miso, un pizzico di pepe nero
1 cucchiaino di olio per friggere


Sgusciare per intero i gamberi, ed eliminare il budellino posteriore.
Lavare i funghi e tagliarli grossolanamente in quattro parti.
Pulire il peperone ed eliminare tutti i semini che ci sono all'interno. Tagliare il peperone in quattro parti se e' piccolo, oppure in tocchetti se e' grande.
Affettare il sedano a rondelle.


In una padella, mettere a scaldare l'olio a fuoco medio. Aggiungere i gamberetti e continuare a farli cuocere a fuoco medio finche' questi non saranno diventati rosa. A questo punto, aggiungere le verdure (funghi, peperone e sedano) e mescolare bene. Versare la salsina, abbassare la fiamma al minimo e mischiare bene per una ventina di secondi.

Spegnere il fuoco.
A parte, tagliare a striscioline la lattuga e con esse guarnire i gamberi.
いただきます!!
Itadakimasu!!

PS. Stasera, per cena, ho sperimentato la ricetta dell'insalatina di asparagi e quella dei gamberetti alla cinese. Verdetto? OTTIME! La salsina degli asparagi e' cosi' gustosa che, lo ammetto, non ho fatto altro che piluccare e spiluccare mentre la preparavo! E i gamberi erano molto saporiti!

venerdì, marzo 28, 2008

Onigiri, merenda e tre bento-ricette

Era da tanto che non facevo gli onigiri!
Cosi', oggi, ho deciso di rimediare a cio' mettendomi all'opera.

Quelli che vedete qui a sinistra, sono due dei miei onigiri di oggi!
Ho preparato degli 塩むすび shio-musubi (riso bianco e sale), ed dei 鮭おにぎり sake-onigiri (con salmone, wakame e semi di sesamo).

Erano entrambi ottimi!
Ma se devo dire la verita', ho un debole per gli shio-musubi e li preferisco a molti altri tipi di onigiri. Eppure, sono fatti solo di riso bianco e sale, ma la loro estrema semplicita' non deve trarre in inganno poiche' e' proprio grazie all'assenza di troppi ingredienti che l'armonioso sapore del nobile riso viene messo in risalto.

Mi sono poi finalmente decisa ad aprire quella bellissima scatola di dolcini che mi aveva regalato Fusae-san; vi ricordate?
Ho visto che la data di scadenza era ancora ben lontana, e nonostante mi piangesse un po' il cuoricino a scartare quella delicata scatolina, da una parte ero veramente tanto curiosa di assaggiare qualcuno di quei dolcini cosi' eleganti.

Ovviamente, del buon 煎茶 sencha ha accompagnato i miei dolcetti.
Mi era stato chiesto nei commenti che gusto e che consistenza avessero questi dolcini.
Dunque, ci sono due varieta' di dolci nella scatola: delle piccole gelatine zuccherate e dei dolcetti zuccherosi.
Le gelatine sono alla frutta, e molto simili alle nostre, con la differenza che queste pero' hanno una superficie esterna un po' piu' dura.
Gli altri dolcini, invece, non hanno un sapore particolare: sanno di dolce, di zucchero. La consistenza ricorda molto quella di quelle caramelline usate a mo' di perline e che adornavano quei braccialetti e quelle collanine zuccherine che cosi' tanto amavamo da bambine.

Il dolce intenso andava amorevolmente d'accordo col sapore amarognolo del sencha, fino a creare un gusto nuovo, un gusto inaspettatamente soave.

A proposito della mia idea riguardante le bento-ricette, sono contenta che sia stata accolta con cosi' tanto entusiasmo da tutte voi. Grazie!
Cerchero' di offrirvi quante piu' ricette possibili, anche se la mancanza di tempo delle volte m'impedisce di occuparmi del blog. Tra l'altro, lunedi' inizio Giapponese 4, e quindi ritornero' ai ritmi frenetici di prima.
Cio' nonostante, riusciro' a continuare a tenere aggiornato il blog, e a rimpolpare, di tanto in tanto, la neonata sezione Bento-Ricette.
A tal proposito, ho creato una nuova etichetta che raggruppera' tutte queste ricette che tradurro' di volta in volta. Cliccando sull'etichetta Bento-Ricette, potrete facilmente recuperare tutte le ricettine e scegliere quella che piu' vi piace.

Oggi vi propongo le tre ricette che ho tradotto l'altro ieri.
Queste tre ricette costituiscono l'intero bento-menu' consigliato dal libro.
In questo libro, vengono proposti dei menu' composti da due o tre portate diverse, e per ognuna di queste viene fornita una ricetta. Ovviamente, potrete cambiare le portate a seconda dei vostri gusti o di quello che avete a disposizione in dispensa o in frigo.

Un'altra cosa importante: le dosi sono piccole perche' innanzitutto bisogna tener presente che sono ricette per bento, e poi perche' rispecchiano le dosi giapponesi, decisamente piu' minute rispetto alle nostre occidentali.
Stara' a voi decidere se seguire le dosi giapponesi per il vostro bento, oppure se modificarle.

Volendo, potrete raddoppiare (o anche quadruplicare!) le dosi e trasformare le bento-ricette in ricette normali con cui creare piatti da servire normalmente a tavola!


Bene, iniziamo!


Curry di wurstel e verdure

Ingredienti:

2 wurstel non tanto grandi
mezza patata media
2cm di carota
2 fagiolini
2/3 di cucchiaino di curry in polvere
1/4 di dado
1/2 cucchiaino di ketchup*
1 goccino di salsa di soia
125ml d'acqua

Tagliare a meta' i wurstel e fare su di essi dei taglietti laterali.
Affettare la patata a tocchetti e metterli in acqua in modo che non si anneriscano.
Tagliare la patata, anch'essa a tocchetti piccoli.
Pulire i fagiolini e tagliarli in quattro parti.
In una pentola, versare i wurstel, le patate, le carote e 125ml d'acqua.
Al tutto, aggiungere la salsa di curry (polvere di curry + dado + ketchup). Far cuocere a fuoco medio e portare ad ebollizione.

Quando il brodo si sara' un po' ristretto, aggiungere i fagiolini. Quando i fagiolini saranno diventati teneri, spegnere il fuoco e condire il tutto con un goccino di salsa di soia.

Quando sara' ora di riempire il bento, utilizzate una piccola schiumarola per eliminare il brodo in eccesso, e per evitare che ci siano troppi liquidi dentro il bento stesso.

*Se non volete usare il ketchup, potete tranquillamente sostituirlo con la stessa quantita' di salsa di pomodoro.
Il ketchup giapponese e' diverso da quello americano o italiano, in quanto e' piu' verduroso e quindi si presta abbastanza bene come ingredienti per insaporire salse ed intingoli.

Riso con uovo strapazzato e prezzemolo

Ingredienti:

1 tazza di riso cotto al vapore
1 uovo
1 cucchiaio e mezzo di burro (o margarina)
1/6 di dado
salsa di soia q.b.
un pizzico di sale
un pizzico di pepe nero
2 cucchiaini di prezzemolo finemente tritato

In una padella anti-aderente far sciogliere il burro e versarvi poi l'uovo. Strapazzarlo velocemente aiutandosi con le bacchette o con un cucchiaio di legno.
Farlo rapprendere, ma non del tutto. Aggiungere il riso cotto, il dado, il sale, il pepe e la salsa di soia.
Cuocere il tutto a fuoco vivo, mescolando continuamente per uno o due minuti. Aggiungere il prezzemolo e mischiare di nuovo.

Quando sara' ora di riempire il bento, guarnite la superficie del riso con un briciolo di altro prezzemolo tritato.

Tsukemono di cavolo e mela
(Gli tsukemono sono i sottaceti giapponesi)

1/3 di foglia di cavolo nero (se preferite, potete usare anche del cavolo verza)
1/5 di mela (lavata e sbucciata)
salsina (1 cucchiaino di aceto di riso + 1 cucchiaino d'acqua + 2 cucchiaini di zucchero + sale q.b.)

Tagliare il cavolo a striscioline piccole. Tagliare la mela a foglia di gingko (vi ho parlato di questo taglio nell'articoletto sul tonjiru), oppure a tocchetti piccoli.
Portare ad ebollizione la salsina e mettere a scaldare il cavolo per un minuto. Spegnere il fuoco e lasciare raffreddare il tutto, dopodiche' aggiungere le mele. Mischiare bene.

Quando sara' ora di riempire il bento, utilizzate una piccola schiumarola per eliminare il liquido in eccesso.

いただきます!

Itadakimasu!

giovedì, marzo 27, 2008

Il bento di Kyoko-san, un po' di spesa ed un'idea

Oggi e' venuta Kyoko a trovarmi, e mi ha portato una splendida sorpresa: un pranzetto fatto da lei!

Ma non un pranzetto qualunque! Un delicatissimo pasto servito in un preziosissimo bento laccato, e che appartiene alla sua famiglia da generazioni.

Come forse gia' sapete, il preparare un bento per qualcuno e' visto, qui in Giappone, come un gesto d'affetto. Quindi, come potrete facilmente immaginare, sono rimasta molto colpita da tutto cio'.
Insomma, e' inutile dire che quello di oggi e' stato un pranzo davvero speciale!

Partendo dall'alto, in senso orario:

stufato di melanzane giapponesi e foglie di wasabi
kinpira* di carote e gobo (radice di bardana)
fettine di maiale delicatamente cotte in salsa di soia e aceto di riso
un uovo sodo cotto anch'esso nella soia, e taccole
onigiri di edamame
tamagoyaki con alga nori

*La prossima settimana, Kyoko ha detto che m'insegnera' a preparare il kinpira! Ovviamente, non manchero' di scattar foto e di annotarmi per benino la ricetta da mettere poi qui sul blog.
D'altra parte, il kinpira e' pressoche' onnipresente in quasi tutti i bento in vendita qui in Giappone, quindi se amate preparare i bento, indubbiamente v'interessera' questa ricetta.

Era tutto incredibilmente squisito, veramente.

Un cibo amorevolmente preparato ha un sapore particolare, e che difficilmente troveremo in un ristorante o, peggio ancora, in un fast-food.

Ognuna di quelle pietanze aveva un suo gusto caratteristico, eppure nessuno di questi sapori prevaricava gli altri. Una vera armonia di profumi, di sapori, di colori e di forme.

La bonta' di quel kinpira mi ha lasciata davvero senza parole. Eppure, quel piatto e' frutto dell'unione di pochi e semplici ingredienti non pasticciati. Ma, si sa, anche in campo gastronomico spesso la semplicita' e' sinonimo di squisitezza.

E quello splendido bento!! Pensate che e' stato fatto ancora secondo i vecchi canoni della laccatura giapponese di cinquanta o sessant'anni fa.
Prendendolo in mano, con molta delicatezza, notavo la purezza del colore della lacca, ma soprattutto l'inaspettata leggerezza del bento stesso! Era come tenere in mano un piattino di balsa!

Kyoko mi diceva che, chiaramente, essendo molto delicato, va lavato ad una temperatura particolare. Immagino che assolutamente non si utilizzino spugne abrasive o detersivi troppo sgrassanti.

Ho davvero gradito questa magnifica sorpresa. E siccome so che Kyoko legge il mio blog :
恭子さん、お弁当をまことにありがとうございました!ごちそさまでした!

Ieri sera, invece, dopo essere tornata a casa dal supermercato ho avuto un'idea (anzi due, ma dell'altra vi parlero' a momenti). Ho pensato potesse essere interessante fotografare, ogni tanto, alcuni dei generi alimentari che acquisto al supermercato, con i relativi prezzi in euro.
Penso sia un modo utile per far si' che vi possiate fare un'idea dei prezzi qui in Giappone. Nel caso decideste di venire a farvi un viaggio, o se decideste di venire a vivere qui per un periodo di tempo piu' o meno lungo, avrete gia' un'idea, seppur approssimativa, del costo della vita.

Ecco la mia spesa di ieri sera. Su ognuno degli articoli, ho disegnato un numerino. Sotto la foto, troverete la lista numerata degli articoli con i rispettivi prezzi in yen e in euro.
1. Confezione di wurstel da 250g -- 350円 --> circa 2,23 euro
2. Bottiglia di salsa di soia biologica Yamasa da 500ml -- 298円 --> circa 1,90 euro
3. Confezione di farina bianca Nisshin da 1Kg -- 218円 --> circa 1,40 euro
4. Vasetto di curry in polvere da 58g -- 345円 --> circa 2,20 euro
5. Confezione da 10 uova -- 318円 --> circa 2 euro
6. Prezzemolo fresco -- 198円 --> circa 1,26 euro
7. Bustina di fagiolini freschi (circa 12-13 fagiolini) -- 178円 --> circa 1,13 euro
8. Una carota -- 58円 --> circa 37 centesimi di euro
9. Sacchetto da 6 patate medie -- 160円 --> circa 1 euro e rotti

In genere, se devo fare poca spesa, allora vado direttamente nei supermercati di quartiere, proprio come ho fatto ieri.
Nei supermercati di quartiere l'assortimento di articoli e' ottimo, soprattutto per quel che riguarda la frutta, la verdura, la carne ed il pesce.
In supermercati di questo tipo, pero', sono poco convenienti cose tipo i detersivi e prodotti per l'igiene personale.

Chi conosce bene il Giappone e chi ha avuto occasione di fare la spesa qui, non si stupira' nel vedere carote confezionate e prezzate individualmente, oppure micro porzioni di fagiolini o altro.
Purtroppo, i prezzi sui prodotti ortofrutticoli sono decisamente esosi.

Gli unici tipi di frutti che conviene di solito comprare sono i mikan (mandarini giapponesi), le banane e certi tipi di mele. Per il resto, la frutta ha prezzi veramente da capogiro. Non a caso, la frutta qui viene, spesso e volentieri, portata in dono ad amici e parenti.

Lo stesso vale per le verdure. In genere, conviene comprare cose tipo il daikon, il cavolo cinese, il bok-choy, e altre verdure economiche. Inavvicinabili, ad esempio, sono i peperoni, gli zucchini, e i pomodori.

Comunque sia, si puo' risparmiare notevolmente sulla spesa, facendo acquisti nei discount oppure nei mercati.
Hanamasa e' un ottimo discount non solo per la carne, ma anche per la frutta e la verdura, spesso di produzione nazionale e non di provenienza cinese; purtroppo si sono verificati troppi episodi di contaminazione legati alla frutta e verdura di origine cinese, e i giapponesi sono diventati, giustamente, diffidenti.

Qui in Giappone esistono molti discount che vendono prodotti quasi sempre di buona qualita', a prezzi veramente piu' bassi rispetto a quelli dei supermercati tradizionali.
In posti del genere, pero', non consiglio l'acquisto di detersivi e di buona parte dei surgelati.

Dove assolutamente non conviene comprare *mai* e' nei supermercati dei centri commerciali o delle stazioni! Sebbene in questi posti l'assortimento offerto sia estremamente vario (in posti come questi spesso e volentieri compaiono molti prodotti d'importazione, tra cui tantissimi alimentari italiani), i prezzi sono decisamente alti.

I prezzi migliori sui cosmetici, detersivi, prodotti per l'igiene personale che io abbia trovato sono quelli dei ドラッグストア(doraggu-sutoa o drugstore) o 薬屋 (kusuri-ya o farmacie).
I drugstore giapponesi, oltre ad essere generalmente molto grandi, offrono una varieta' di prodotti notevole.

Gli alimentari che ho acquistato ieri mi sono serviti per realizzare due piatti giapponesi. Ed ecco che ora posso parlarvi della mia seconda idea: come potrete facilmente immaginare, per casa ho diversi ricettari in giapponese.
Ebbene, ho pensato di unire l'utile al dilettevole, dedicandomi alla traduzione di qualche ricetta nuova, da pubblicare qui sul mio blog.
Pensavo di attingere da un mio bellissimo bento-ricettario per i miei esercizi di traduzione. Che ne dite?
Questo mi darebbe la possibilita' di esercitarmi a tradurre, e inoltre darebbe a voi l'opportunita' di avere accesso a ricette che altrimenti rimarrebbero avvolte nella spessa coltre dei kanji.

Le ricette che tradurro' via via, verranno pubblicate qui sul blog.

Ieri ne ho gia' tradotte tre, due delle quali mi sono servite per preparare la cena di ieri sera.

Se l'idea v'ispira, allora tradurro', per voi, qualche ricetta originale per bento.

Mata ne!
またね!

martedì, marzo 25, 2008

Zama Jinja e il giardinetto nascosto

Il Giappone e' tempestato di templi e santuari.

Basta guardarsi un po' intorno per scovare tanti, tantissimi angoli, piu' o meno nascosti, consacrati al culto shintoista.

C'e' chi dice che i templi e i santuari giapponesi in fondo siano tutti uguali, e che basti vederne uno per poi averli visti tutti.

Eppure questi luoghi non riescono mai ad annoiarmi. Al di la' di quella che e' la componente mistica che puo' attirare o meno i curiosi, c'e' tutto un discorso di estetica e di sublimi stili architettonici a richiamare poderosamente la mia attenzione.

Come gia' vi dicevo nell'articoletto precedente a questo, se vedete un toori allora saprete di essere in prossimita' di terra sacra shintoista.
Si dice che quando si varca la soglia di un toori, si debba mantenere un atteggiamento riverente, evitando schiamazzi e linguaggi troppo coloriti. D'altra parte, non potrebbe essere altrimenti: al di la' del toori, siamo in un territorio che e' quasi a meta' tra il mondo terrestre e quello divino.

Quello che vedete nella foto in alto a sinistra e' il toori dello 座間神社 Zama Jinja, un santuario shintoista a poca distanza dalla mia universita'.

Mio marito ed io siamo arrivati fino ai piedi della scalinata, sabato pomeriggio sul tardi.

La temperatura era ideale e permetteva di camminare senza curarsi del clima.
Il sole del tardo pomeriggio, inoltre, e' di una bellezza tale che mi fa capire di essere a corto di parole adatte per descriverla.

Diversi mesi fa, ho parlato dello Zama Jinja, e chi di voi legge regolarmente il mio blog, ricordera'.

Cio' nonostante, voglio dedicare nuovamente un articoletto a questo santuario perche' e' parte del mio quartiere, e poi perche' e' un posto decisamente nascosto e raramente frequentato persino dai curiosi..semplicemente perche' non si vede! E sul corso principale non c'e' alcun riferimento all'edificio in questione!

E sabato pomeriggio, dopo essere saliti su per la scalinata del santuario, ci siamo accorti di essere gli unici li'.
Sembrava che l'assenza totale di altri esseri umani fosse stata appositamente voluta dal destino affinche' potessimo catturare un po' di quell'atmosfera cosi' solennemente magica che si respira in questi luoghi.

E poi, e' bello poter immortalare qualcosa senza che ci sia sempre la presenza di estranei nelle foto, non credete?

Appena si arriva su in cima alla scalinata, sulla sinistra appare una 手水舎 temizuya, ovvero una sorta di vasca di pietra piena d'acqua potabile e freschissima. Ecco la choozuya dello Zama Jinja:
Ma avviciniamoci un po' di piu':
Da quella canna di bambu' abilmente tagliata sgorga dell'acqua freddissima. Alle temizuya ci si avvicina con riverenza, e aiutandosi con uno di quei mestolini di bambu', ci si lava le mani, una alla volta. Volendo, sempre con l'aiuto del mestolino di bambu', ci si puo' versare un po' d'acqua nel palmo della mano e berla. Ma la cosa piu' importante e' lavarsi le mani.

Lavarsi le mani ad una temizuya e' un simbolo di purificazione necessaria per potersi presentare al cospetto del 神様 kami-sama o divinita' del tempio.

In ogni tempio e santuario buddista / shintoista troverete sempre una temizuya piu' o meno grande, a seconda del luogo.

Voltandosi verso destra, invece, appare in tutta la sua possente bellezza una splendida 銅鐸 dootaku, ovvero una campana sacra di bronzo:
La campana sacra viene usata in diverse situazioni. Uno degli utilizzi piu' noti della dootaku e' a Capodanno, quando, subito dopo la mezzanotte, i fedeli vanno a fare un solo rintocco aiutandosi con quel tronco legato ad una catena.
Si dice che quel rintocco abbia un potere purificatorio, e che dopo averlo fatto, e' come se si potesse voltar pagina e cominciare daccapo un nuovo capitolo della propria vita.
Quel rintocco cancella gli errori commessi nell'anno passato, e dona al fedele la possibilita' di andare avanti, migliorandosi giorno dopo giorno.

Andando dritto, invece, ci si trova davanti al piccolo santuario. Davanti ai santuari e ai templi c'e' sempre una grossa scatola di legno dove poter gettare qualche offerta. I fedeli, inoltre, possono richiamare l'attenzione del kami-sama muovendo questa corda attaccata ad una campana:
La parte laterale del santuarietto, baciata dagli intensi ma delicati raggi del sole del tardo pomeriggio:
Notate come, sulla destra, appaiano alcune botti di sake benedetto.
Andando a sinistra, invece, dove si vedono quegli striscioni rossi che svolazzano, si accede ad un piccolo cimitero shintoista.

Un particolare del tetto del santuario (ecco un koma-inu dall'aria poco incoraggiante!):
E' curioso notare come queste strutture tradizionali venissero costruite senza nemmeno l'uso di un solo chiodo!! E' tutto un abile e geniale gioco d'incastri!

E questa e' la parte laterale opposta del santuarietto...come vedete, e' quasi circondata da un bel po' di vegetazione...
... ed e' proprio quell'inizio di vegetazione a farci scoprire una specie di giardinetto segreto! Proprio cosi'! Un giardinetto che gioca a nascondino dietro le mura del santuario!
E proprio in questo giardinetto, tutta sola soletta, e' seduta una graziosa statuina di pietra, raffigurante una giovane fanciulla con, sulle ginocchia, un libro aperto.

Qualcuno si deve essere impietosito nel vederla tutta sola al freddo, e le deve aver lasciato in dono un morbido berretto di lana. Glielo abbiamo pero' tolto dal capo per poter fotografare la solitaria fanciulla, nonche' guardiana del giardino nascosto:
Ma siccome si stavano gia' facendo le cinque passate, e l'aria stava diventando gia' un po' frescolina, le abbiamo rimesso quel berretto donatole da chissa' chi:
Proseguendo oltre, abbiamo scoperto un'area molto spaziosa e recintata, e che al suo interno ospitava degli stupendi conigli! Due morbidissimi usagi-chan che giocherellavano spensierati!
Ho cercato di non far rumore per non spaventarli, riuscendo a fotografarli! Guardate che belli:
Ma le sorprese del giardino segreto non erano di certo finite!

Un piccolo sentiero in discesa ci ha condotti verso un sentiero ancora piu' stretto e piu' ripido del precedente. Stando attenta a dove mettevo i piedi, mi sono accorta di essere a pochi cm di distanza da degli splendidi fiori di pesco che ho prontamente fotografato!
La delicata bellezza dei fiori mi ha incoraggiata ad avvicinarmi alla pianta per cercare di catturare, con la mia piccola Canon, qualche dettaglio in piu'. Sono riuscita cosi' a scattare una delle mie foto preferite! E tra l'altro, vorrei invitarvi ad usarla come sfondo per il vostro computer, nel caso vi piacesse quest'immagine. Potrete considerarlo un regalino da parte del mio blog!
Dopo aver imboccato il secondo e stretto sentiero, come per magia, ci siamo trovati di fronte ad un'imponente statua di Buddha! E' incredibile come tutto cio', specialmente la statua, non sia visibile dal corso principale!
Avete notato che sulla destra c'e' il piccolo pesco in fiore che avevo fotografato poco prima?

Se c'e' una cosa che amo molto e' stare ad osservare, nel silenzio piu' assoluto, i volti delle statue dei Buddha perche' sanno trasmettere una pace infinita, e che va ben oltre le proprie convinzioni religiose o filosofiche.

Mi piace pensare al Buddha che medita profondamente, senza mutamento alcuno nel suo animo, mentre attorno ad lui c'e' un intero mondo che va avanti a ritmi sempre piu' frenetici.

Mi piace pensare a quell'essenza di pace che riesce a coesistere in un mondo fatto di corsa e di corse.

Avviandoci verso casa, abbiamo percorso nuovamente quello stretto sentiero, ma questa volta in salita. Tornando su, siamo passati vicino alla statuina con il libro e ci siamo accorti che non eravamo piu' gli unici a godere della calma di quel giardino nascosto. Oltre a noi, c'erano una signora con il marito, la loro bambina ed un grosso cane nero dall'aria bonacciona e giocherellona!

La bambina rincorreva il cane, e il cane stava pazientemente al gioco della piccola.

Un anziano signore, correndo in tuta da ginnastica, e' sbucato dal nulla e con un grande sorriso e' andato incontro al cane e i due si sono messi a giocare. La bambina, col volto luminoso e pieno di quella gioia purissima che solo i bambini sono capaci ad esternare, si e' unita al suo cagnolone e all'atletico nonno in un gioco di rincorse, sorrisi e dolci filastrocche cantilenanti.

Intanto, i due esausti genitori si sono riposati un po' su una panchina, e con l'aria stanca ma felice, osservavano la loro bambina con uno sguardo pieno d'affetto e d'orgoglio.

E quando eravamo a pochi metri da casa nostra, ho notato che il cancello del nostro tempio di quartiere era aperto. Con aria furbetta, mi sono velocemente intrufolata dentro il cortile del tempio per fotografare lo splendido edificio in tutto il suo vero splendore...uno splendore architettonico che ho la fortuna immensa di poter ammirare persino dal mio balcone di casa!

Ecco il maestoso, mistico ed elegante tempio Soo-chu-ji:
E se penso che a giorni quell'albero sulla destra si ricoprira' di petali rosa, mi scoppia il cuore di gioia!

E concludo dicendo che...no, ne' i templi ne' i santuari shintoisti sapranno mai annoiarmi.

Come si fa a sbadigliare davanti a cotanto incanto?

lunedì, marzo 24, 2008

Hanazono Jinja e altre chiacchiere

Come avete trascorso la Pasqua?

Io l'ho passata in modo meraviglioso, ovvero a spasso per Tokyo con mio marito!

Il tempo, inoltre, e' stato clemente e questo ci ha permesso di girare e passeggiare spensieratamente, godendoci appieno tutto cio' che vedevamo.

La meta di ieri era Shinjuku.

Pur non avendo grande predilezione per queste zone troppo note, volevo andare a curiosare in un certo quartiere dove sorge un vecchissimo santuarietto che, pur non comparendo tra le liste dei piu' noti santuari e templi del Giappone, mantiene un certo fascino misterioso e splendidamente irresistibile.

Hanazono Jinja 花園神社 (jinja in giapponese significa santuario shintoista) e' un luogo antico.

Non staro' di certo ad annoiarvi raccontandovi, per filo e per segno a mo' d'enciclopedia, tutta la storia dell'edificio in questione, ma mi sembra opportuno farvi notare che Hanazono Jinja e' stato costruito nei primi anni del Periodo Tokugawa (noto anche come Periodo Edo), iniziato nel 1603 e terminato nel 1867.

Io sono particolarmente interessata al Giappone del Periodo Tokugawa, motivo per cui leggo numerosi libri sull'argomento e motivo per cui ho voluto visitare questo santuario.

Il santuario sorge a pochi minuti a piedi dalla stazione della metropolitana di Shinjuku Sanchoome 新宿三丁目, ed e' raggiungibile direttamente dal lungo corso Meiji-doori 明治通り.

Fa un certo effetto trovarsi nel caos di Shinjuku: una folla soffocante che dai treni scende giu' o sale su per le scale, per poi riversarsi nelle strade e viuzze che si snodano attorno alla stazione stessa. Certo, l'effetto e' il medesimo anche con la folla di Shibuya piuttosto che di Harajuku.

Dopo essersi svincolati dalla folla, ed essere riusciti ad imboccare qualche strada secondaria che regali un po' di quiete, ecco che i rumori del trambusto di prima iniziano a sembrare sempre piu' lontani e remoti.
Ma siamo pur sempre a Shinjuku! E' impossibile pensare di riuscire a scovare un luogo di pace assoluta in questa zona cosi' caotica. Ma, come dico sempre io, il Giappone e' pieno di sorprese.

E il santuario Hanazono e' proprio una di queste.

In Giappone, si capisce di essere in prossimita' di terra sacra shintoista quando s'intravede un toori. Ecco quello dell'Hanazono Jinja e che si e' profilato davanti ai nostri occhi:
E come e' di consueto, vicino ai toori c'e' sempre almeno un 狛犬 koma-inu, ovvero un cane/leone imperiale che fa la guardia all'ingresso dei santuari shintoisti.
Non a caso, c'e' un koma-inu proprio li' a sinistra. Lo vedete? Il suo sguardo minaccioso serve da monito ai malintenzionati. Il koma-inu protegge le sacre leggi del buddismo e i luoghi dove esse vengono praticate.

Arrivando, abbiamo scoperto che nel giardino stesso del santuario era in corso un piccolo mercatino delle pulci!
Da quel che so, capita spesso di trovare mercatini simili su terreni sacri. Se gia' i mercatini delle pulci sono affascinanti di per se', come potrebbero non esserlo ancora di piu' se hanno come sfondo antichita' e misticismo?

Il mercatino era composto da cinque venditori, due dei quali esponevano la propria mercanzia direttamente per terra.
Subito a destra dell'entrata principale, c'era un banco di vecchissimi kimono e altrettanto vecchie stoffe giapponesi...tutto a prezzi letteralmente stracciati. Metri e metri di coloratissime stoffe accatastate le une sulle altre aspettavano solo di essere sfiorate, ammirate ed acquistate.

Vicino a quel banco aleggiava il caratteristico odore dei vecchi kimono; un odore piacevole quanto difficile da descrivere. Un odore di eleganza di una volta, di usanze vetuste e di antichi armadi.

Ognuno di quei kimono rappresentava una storia affascinante ed intricata tanto quanto i decori, i ricami e i colori che lo abbellivano.

Procedendo oltre, mi sono soffermata ad ammirare degli annosi vasi, antiche pergamene e statue di giada in bella vista sopra un banchetto gestito da un signore anziano.
Poco piu' in la', invece, una signora era seduta per terra intenta a piegare, con grandissima cura, tanti vecchi obi pronti per essere venduti.

Subito dopo, un assortimento di vecchissime stampe e cartoline ricopriva una superficie abbastanza ampia di quel terreno sacro. Li' vicino, vi era seduto un signore molto anziano e che, con grande fatica e lentezza, consumava un pasto contenuto all'interno di un bento di metallo.

Con grande interesse, ho trascorso diverso tempo a curiosare fra tutte le stampe, ritagli di pubblicita' di una volta, immagini buddiste e induiste, cartoline e fotografie ingiallite.
E' stato difficile scegliere.

Dopo un po', pero', e' emersa una vecchia fotografia in bianco e nero, risalente, all'incirca, agli inizi del '900, e raffigurante una donna giapponese col kimono.

La sua acconciatura fa pensare ad una giovane geisha.

Non ho resistito, e per pochi yen ho acquistato questa fotografia:
Di lei non so nulla. Sulla foto non appare altro che lei ed un microscopico e quasi illeggibile logo dello studio fotografico dove e' stata immortalata quest'immagine.

Cerchero', appena possibile, di decifrare il logo con l'aiuto del mio nuovo e splendido dizionario dei kanji, il mirabile Kodansha Kanji Learner's Dictionary dell'autorevole professor Jack Halpern, e con l'ausilio di una potente lente d'ingrandimento.

Nonostante cio', il suo volto senza nome mi ha subito ispirato simpatia, e la curiosita' di sapere chi sia, da dove venga e quale sia la sua storia, e' tanta.

Davanti al banchetto delle foto e delle vecchie stampe, ecco una parte dell'edificio che costituisce il santuario di Hanazono:
Quel brillante color vermiglio che contrasta con l'oro delle rifiniture e il nero delle vetrate e dei bordi del tetto mi ha lasciata senza parole.
La prima foto in alto a sinistra di questo articoletto e' stata, infatti, dedicata ad un particolare del tetto e delle decorazioni di esso.

A pochissimi metri da questa struttura, a sorprendere i miei occhi e' ancora una volta la stessa tonalita' di vermiglio acceso che pero' adorna un piccolissimo santuarietto dedicato al kami (divinita' giapponese) Inari.

Inari e' il dio della fertilita', dell'industria, dell'agricoltura e degli affari. I templi dedicati a questa divinita' in genere si costraddistinguono dagli altri grazie a due caratteristiche: l'acceso color vermiglio e la presenza di statue di pietra raffiguranti delle volpi o きつね kitsune.
Si dice che le volpi siano i sacri messaggeri del dio Inari, e cio' spiegherebbe la loro presenza.

E poi l'entrata al santuarietto delle volpi; un susseguirsi di toori rossi laccati:
Ed eccoci giunti al fondo:
Ecco le due piccole volpi, una per lato.
Qui si puo' pregare, chiedere un favore al dio Inari e lasciare qualche offerta sotto forma di riso, sake' oppure di inari-zushi (fagottini di sottili fogli di tofu fritto, ripieni di riso).

Uscendo dal santuarietto, sulla destra trovo una delle due volpi di pietra principali e che proteggono questo luogo:
Un po' a malincuore, abbiamo deciso di lasciare la meravigliosa pace di Hanazono Jinja, per riavvicinarci verso il cuore ingarbugliato della chiassosa Shinjuku.

Frattanto, la fame ha iniziato a farsi sentire e gli invitanti effluvi provenienti dai molti locali e taverne della zona ci hanno fatto accelerare il passo, alla ricerca di un sublime pasto ristoratore.

Non abbiamo dovuto camminare poi molto per trovare Komatsu, un ristorante la cui specialita' e' il donburi .
Il donburi non e' altro che un'abbondante ciotola di riso al vapore su cui vengono messi carne, pesce o verdure.

Sia mio marito che io abbiamo preso un 海老丼ebi-donburi, ovvero un donburi di gamberi fritti.
Il tutto ci e' stato servito assieme a dell'ottima zuppa di miso con cubetti di tofu fresco e striscioline di aburaage (tofu fritto), ed una scodellina di un corroborante ひややっこ 豆腐 hiyayakko-doofu, ovvero tofu freddo guarnito di cipollotti verdi tagliati fini e zenzero fresco grattugiato. Non poteva mancare, ovviamente, anche un piattino di saporitissimi tsukemono, o sottaceti giapponesi (che pero' nella foto non si vedono perche' erano dietro il donburi).
Come vedete, i gamberi sono impanati e fritti (la frittura utilizzata e' diversa da quella del tenpura), e vengono adagiati sopra un'abbondante porzione di riso al vapore.
Sopra i gamberi viene versata una frittatina di uova, cipolle stufate e striscioline di alga nori.

Il pasto e' stato eccellente quanto sostanzioso. L'atmosfera di Komatsu era informale e rilassata, e resa anche un po' colorita dalla presenza, proprio davanti a noi, di tre signori anziani particolarmente ridanciani. Questi tre signori erano intenti in una generosa degustazione di vari tipi di sake, accompagnati nientepopodimenoche' da scodelline stracolme di fettine di cipolle crude!

Il nonnetto seduto in mezzo, quello decisamente piu' paffutello, non la smetteva di ridere e di raccontare spassosi aneddoti vari, mentre quello seduto alla sua destra, seppur tracannando gioiosamente numerosi sorsi decisi di sake, ridacchiava e ogni tanto ricordava al suo vicino, il nonnetto paffutello, di andarci piano con l'alcol perche' poi avrebbe dovuto guidare!!

Il terzo nonnetto, invece, oltre a tenersi occupato a svuotare un'anforetta di sake dietro l'altra, continuava ad ordinarne delle altre per se' e per i suoi compagni di bevute. Anche lui ogni tanto contribuiva all'allegra atmosfera con qualche risata e battuta, ma a tener banco era senz'altro il nonnetto in mezzo che, tra una barzelletta e l'altra, sollecitava le due giovanissime ed imbarazzate cameriere del locale a sbrigarsi a portare queste benedette bottiglie di sake! E perbacco! Si puo' far attendere cosi' tanto tre nonnetti assetati?

Insomma, una scena davvero comica e che non mi poteva di certo sfuggire!

Spero soltanto che sia il nonnetto paffutello che i suoi compari siano pero' tornati a casa a piedi, o se non altro in bici!

かんぱい!
Kanpai!