martedì, ottobre 16, 2012

E' tempo di tornare.

Yume - Sogno
Dopo innumerevoli, talvolta pigri e talvolta entusiasti, tentativi di non lasciar morire la fiamma di questo blog, sono di nuovo qui a scrivervi.

In realtà gli articoletti cristallizzati in quella trappola chiamata "bozza" sono numerosi, ma non è detto che prima o poi non decida di liberarli e di dar loro le ali per spiccare il loro volo di parole.

Ma sono qui perché sono ad un punto di svolta.

La mia ricerca lavorativa qui in Italia sta prendendo una piega sempre più deprimente che a sua volta contagia il mio stato d'animo, trascinandomi con forza in un turbine di tristezza, grigiume, sospiri di pesante rassegnazione e amarezza.

E allora ho deciso di averne abbastanza. Ne ho abbastanza di lottare contro onde impetuose e il cui scopo sembra essere sempre e solo quello di rimandarmi alla deriva, al punto di partenza.

Mille pensieri infusi d'emozione, timore ed entusiasmo affiorano alla mente e m'incoraggiano a darmi la spinta di cui ho bisogno per ritornare a galla per respirare e ritrovare quel mondo che amavo e che mi ha dato così tanto.

Voglio rimettere in piedi il negozietto, il vecchio bazar che portato in centinaia e centinaia di case d'italiani tanti pezzi di Giappone, dagli o-bentoo alle porcellane, dagli incensi ai furoshiki.

E per far questo, sto pensando di ritornare in Giappone a breve per procurarmi ciò che mi serve per rifornire le mensole ormai impolverate del mio bazar.

Andrei in cerca di articoli che vi spedirei direttamente da lì per poi ritornare a casa con altri piccoli tesori da offrirvi.

Vi chiedo, dunque, questa cortesia: potreste, per favore, nei commenti oppure mandandomi una mail a biancorossobazar @ gmail . com dirmi se nel caso foste interessati a prender parte alla lista dei clienti del Nuovo Bazar di Biancorosso Giappone...back to Japan? Dovreste darmi la vostra disponibilità e dirmi, eventualmente, cosa vorreste.

Io userò questa lista per iniziare a rifornirmi e cominciare da subito a mandarvi ciò che avrete ordinato.

Naturalmente, proprio come succedeva ai vecchi tempi, prima vi dirò il totale comprensivo di spese di spedizione.

Aspetto dunque i vostri messaggi.

Mata ne.

mercoledì, luglio 18, 2012

Sono ancora qui...

Cari amici di Biancorosso Giappone,

Non sono sparita per sempre. Oh no!

Diciamo che la vita mi ha rapita per un po', ma piano piano sto accumulando il mio riscatto. Il che significa che ritornerò a scrivere un po' più regolarmente.

Ovunque io vada, qualunque cosa io faccia, il Giappone mi segue nei miei pensieri. Mi segue attraverso effluvi che, in un batter d'occhio, mi riportano laggiù dove i minminzemi in questo periodo intonano a gran forza il loro canto alla vita.

Mi segue attraverso un filo di fumo d'incenso.

Mi segue nel ricordo delle colorate e fiabesche libellule che volteggiavano tra i cespugli immersi nella calura estiva. 

Mi segue tra le parole dello Yomiuri Shinbun.

Mi segue sul mio uchiwa e sui miei furoshiki che ho rispolverato dolorosamente dopo tanto tempo.

Ma il dolore è sempre impregnato di una forza che rinnova, rigenera, rimodella e irrobustisce.

Aspettatemi, eh! Perché torno.

Itte-kimasu ne.

domenica, marzo 04, 2012

Parole albeggianti

Scrivere non sempre e` per me un`attivita` rilassante; tante volte e` un qualcosa di doloroso, stancante, e che ha il potere di risucchiare ogni goccia d`energia presente nelle mie vene.

Eppure scrivere diventa una necessita` a cui non riesco e non voglio rinunciare.

Diventa una necessita`, come lavarsi.

Navigare nel mare di parole, pensieri a volte ingarbugliati e altre volte lineari, mi costringe a fissare il foglio bianco o lo schermo vuoto nell`attesa che arrivi la prima parola, poi la seconda, la terza, e cosi` via fino a tradurre in lettere tutta quella matassa d`idee senza una forma e senza un colore, ma con la sostanza che sento nel sangue.

Oramai sono quasi le quattro e mezza del mattino e l`ispirazione mi ha svegliata dal confortante sonno in cui ero scivolata senza accorgermene, costringendomi a spalancare i miei occhi ed alleggerendo le mie palpebre che fino a poco fa erano cosi` pesanti da sembrare di piombo.

Stamattina ero al lavoro e osservavo un fiore, una qualche varieta` di orchidea di cui ignoro il nome.

I suoi petali erano di un porpora chiaro e che pero` variava in intensita` con il movimento dei raggi del sole.
Il sole giocava forse a fare l`artista, sperimentando alcune sfumature sui petali vellutati di questo fiore silenzioso e che, con una compostezza quasi regale, abbelliva il davanzale di marmo della stanza.

Attorno a me regnava l`odore del pomeriggio e dei primi sprazzi di primavera. Nell`aria c`era anche la pesantezza preannunciata dell`acquazzone che mi avrebbe colta da li` a qualche ora, proprio a pochi passi dal grande mercato di Porta Palazzo.

Il pomeriggio ha un odore che e` diverso da quello della mattina o della sera, e persino dell`alba. E` un odore tiepido, anche se non c`e` il sole. E` un odore che in Giappone percepivo intensamente, cosi` tanto da farmi venir voglia di star sola in una stanza - magari per qualche istante - a guardare fuori dalla finestra, a leggere un libro oppure semplicemente a pensare.

La mattina invece odora di nuovo perche` e` a tutti gli effetti la prima pagina, candida ed intonsa, di un nuovo giorno che sta per avere inizio.
La mattina porta con se` l`ottimismo che forse da ragazzini si aveva in quantita` quasi illimitate.

Dai finestrini del tram poco affollato di stamattina, i raggi del sole mattutino mi facevano strizzare gli occhi fino a stancarmi. Anelavo ai momenti d`ombra in cui poter dare riposo ai miei occhi appena svegli eppure gia` affaticati.

In quel tragitto, col sole imperterrito che esigeva l`attenzione delle mie pupille, ho pensato ai capitoli della mia vita, sia quelli belli che quelli dolorosi, e sono riuscita finalmente ad immaginarli come delle grandi scuole i cui insegnamenti non hanno prezzo.

Scuola. E` stata tutta una scuola.

Lo sono stati i miei anni statunitensi.

La desolazione della periferia di Dallas e la solitudine che li`, piu` di ogni altro posto al mondo, ho conosciuto.

Le poche amicizie americane che sono riuscita a stringere.

Infernali ed interminabili iter burocratici che ti costringono a vivere da clandestina (nemmeno questo mi sono fatta mancare!) nella speranza di ricevere il tanto agognato documento che finalmente ufficializzera` il tuo diritto ad una vita decente.

Il lussureggiante e semi-paradisiaco Balboa Park, di San Diego, dove respiravo a pieni polmoni l`aria che sapeva di verde e di oceano.

Il tour de force con la lingua spagnola, idioma con cui ho fatto a pugni per mesi perche` letteralmente impostomi. Questo forse spiega si` la mia conoscenza della lingua in questione, ma la mancanza di passione che ad essa avrei potuto dedicare.

Il quartiere di Hill Crest a San Diego e che amavo perche` profumava di buono e nell`aria sentivo l`effervescenza di una vita che ogni giorno ricomincia daccapo.

168: questo era il nome del mio ristorante cinese preferito, sulla Convoy Street. Ed era da quelle parti che iniziai a sognare l`Asia.

Il Giappone. Il mio amato Giappone. Quel Giappone che sa farmi piangere al solo ricordo delle sue foglie secche; dei suoi tatami profumati in estate; del suo rigore e della sua confusione.

Le amicizie preziose e sincere che ho stretto in quel Paese.

Le passeggiate in solitaria su allo Zama-jinja.

Kanai-sensei.

Le lacrime ricacciate dentro all`esame di Storia Americana, col prof. Conway.

L`antica casa di Ishii-san e i suoi tesori laccati ed impolverati dal tempo.

Le sue katana avvolte in sobri panni regali.

I miei pomeriggi con Fusae-san e che ogni volta, nel mio cuore, paragonavo alla mia nonna di cui sentivo dolorosamente la mancanza.

Saku-chan, mia amata amica.

Akiko-chan e il nostro caffe` del pomeriggio, in quelle tazzine turchesi e bianche che forse non rivedro` mai piu`.

Il dolore non ancora superato della mia separazione dal Giappone.

Il rientro non voluto negli States.

Il caldo torrido e soffocante di Las Vegas in cui tutto sembrava posticcio e artificioso.

Un ritorno a Torino emozionante, ma strano.

Tentativi strampalati e non riusciti di cucitura di rapporti di parentela che esistono nel sangue, ma non nel cuore.

La vigliaccheria piu` bieca.

L`abbandono.

La disperazione.

La voglia di lasciarsi andare senza nemmeno combattere per rimanere su a galla.

Limbo.

Ancora limbo.

Il ritorno sofferto alla scrittura e al blog.

Nuove amiche ed una persona a me ora piu` preziosa del mio stesso sangue.

I profumi dell`Emilia, terra da cui inaspettatamente ha avuto in parte origine la mia rinascita.

L`addio al nonno.

Quelle borse di plastica con i suoi pochi averi rimasti...

Il lavoro

La ri-rinascita.

Buonanotte. Anzi no: buona alba.

lunedì, febbraio 27, 2012

Fogli di carta e pensieri

Ho notato che, quando cammino, riesco a riflettere meglio che non quando sono sdraiata o magari seduta in un luogo tranquillo.

Idealmente dovrei portarmi dietro sempre un taccuino dove annotarvi cio` che man mano mi viene in mente, ma rischierei d`inciamparmi ogni tre per due...come infatti mi e` gia` successo di recente. La prima volta sono riuscita a sbucciarmi un ginocchio con tanto di ridicolo dissanguamento su un marciapiede, mentre le volte successive me la sono cavata con dei buffi volteggiamenti da film comico.

E combinazione tutto questo accadeva sempre nel bel mezzo di una bella riflessione, interrotta bruscamente dall`ostacolo di turno o semplicemente dai miei piedi non in sintonia con il mio cervello, un cervello preso a fantasticare e a creare mille e piu` scenari di una vita nuova.

E` passato di nuovo del tempo dal mio ultimo articoletto, eppure non passa giorno in cui io non pensi a questo blog.

Talvolta scivolano le settimane e i mesi senza che nulla accada, e poi improvvisamente si viene travolti da un turbine di novita` e cambiamenti.

A inizi gennaio, infatti, ho trovato lavoro proprio quando oramai stavo per arrendermi e lasciarmi trascinare da una vita fatta ormai di forzata pazienza, lunghe dormite, progetti abbozzati ma inarrivabili, pigre passeggiate, continui rifiuti da parte di aziende contattate e che sembrava fossero interessate a me, maree di promesse per un posto di lavoro che non sarebbe mai arrivato.

Del lavoro vi parlero`, ma non ora.

Vi diro` pero` che sto rinascendo, questo si`. La paura di non farcela e di non essere all`altezza e` sempre tanta, ma ogni giorno cerco d`imparare qualcosa di nuovo e di applicarmi con pazienza ed impegno proprio perche` il senso di serenita` e` ora direttamente proporzionale alla dedizione che riservo a questo mio nuovo incarico.

La mia cara amica Fabiana, poco tempo fa, mi ha fatto recapitare a casa una grossa busta bianca contenente dei regali splendidi. Quei regali scelti col cuore, portati a casa col cuore e spediti col cuore e la speranza di far felice una persona.
Dell`incantevole carta da origami originale giapponese e che lei ha acquistato per me durante una sua visita in Germania.
Tanti fogli di una carta cosi` delicata al tatto e dai colori cosi` inconfondibilmente giapponesi da riuscire a riportarmi - anche se solo col pensiero - a casa mia, nel Kanagawa, durante le ore del pomeriggio quando splendeva il sole piu` bello di tutta la giornata e nell`aria si sentiva il profumo d`incenso del tempo Soochu-ji.
Rievocazioni le mie, e che scivolano sulla superficie ora liscia e ora semi-ruvida di un foglio colorato.
Carta da origami perlescente e dai riflessi quasi fiabeschi.

Insieme a questi splendidi fogli, delle gommine che mi hanno fatta ritornare un po` bambina...
L`origami e` un aggraziato, dolce passatempo che mi rasserena e distoglie i miei pensieri da pesanti preoccupazioni.

Tra le pieghe di questi fogli spariscono piccoli rancori, dubbi ed incomprensioni. Le mani sono impegnate nel modellare quello che prima era un semplice foglio di carta e che poi diventera` un giglio oppure una rana.

Ricordo ancora e nitidamente gli origami che due studentesse della Yaei Kookoo 弥栄高校 di Sagamihara-shi, nel Kanagawa, dove Annalisa ed io andammo a far lezioni d`italiano.
Eravamo all`ultima lezione del nostro programma quando queste due studentesse, due ragazze particolarmente intelligenti e portate all`apprendimento delle lingue straniere, ci si avvicinarono e con timidezza ci porsero due origami a forma di fiori di loto: uno era rosa e l`altro era giallo.

Erano bellissimi.

Li conservai gelosamente sul davanzale della mia finestra dell`ingresso e, giorno dopo giorno, il i raggi del sole che proprio li` si andavano a posare iniziarono a far leggermente sbiadire quei due fiori che stavano a testimonianza di un`esperienza incredibilmente indimenticabile.

L`origami e` per i giapponesi spesso un simbolo d`amicizia, d`affetto, di stima. Quando te ne fanno e regalano uno e` perche` provano simpatia nei tuoi confronti ed e` uno dei loro modi con cui esprimono il loro affetto.

C`e` sempre molto sentimento e tanta dolcezza in queste creazioni di carta, cosi` fragili eppure cosi` tangibili.

Adesso non c`e` solo 無印 Muji qui a Torino che vende la carta da origami (sebbene a prezzi veramente vergognosi), ma anche i negozi della catena danese Tiger il cui primo punto vendita italiano e` stato aperto proprio qui nel capoluogo piemontese.

Sono andata a ficcanasarvi all`interno sabato pomeriggio sul tardi e ho trovato questa carta da origami.

Molto graziosa e certamente piu` economica di quella di Muji, ma la qualita` e` inferiore. E` carta opaca e un po` spenta e la cui consistenza ricorda i fogli di giornale.
Pero` sono lo stesso carini e mi fanno venire voglia di creare.

Cambiando discorso, ho iniziato da poco una collaborazione come articolista per un neonato giornale. Non appena il mio primo articolo sara` stato pubblicato, vi segnalero` il link cosi` - se vorrete - potrete leggermi anche li`.
Vedrete che il Giappone e` una costante in tutto cio` che scrivo, ma questo perche` e` un elemento che fa parte di me sempre e comunque.

Una costante che ritorna sempre, anche durante qualche mia passeggiata solitaria per il centro di Torino dove, in una piccola ma accogliente caffetteria, ho scovato la nuova collezione di scatoline metalliche della Leone (storica ed antica casa torinese di caramelle e cioccolata) dedicata a Lupin.

E` stato colpo di fulmine caramelloso a prima vista con la lattina dedicata a Fujiko, contenente squisite caramelline dissetanti alla viola:
...e prima di salutarvi, vorrei mostrarvi una bambolina giapponese che ha creato mia sorella Annalisa con il fimo.

Ve la dedico.

Mata ne!

またね!

martedì, gennaio 03, 2012

Obentoo-bako del nonno e pensieri vari

(A sinistra: un obentoo-bako molto speciale)

Nel giro di poco e` iniziato e si e` esaurito il periodo di feste, lasciando come al solito dietro se` una scia d`insoddisfazioni; di ricordi belli e brutti che verranno rievocati negli anni a venire; di pantagrueliche mangiate; di soldi spesi in regali e cibo; di regali fatti col cuore ed altri fatti perche` bisognava.

Ho vissuto queste feste in maniera abbastanza diversa dal solito, distaccandomi da molte delle storiche abitudini che da sempre caratterizzavano il mio modo di vivere questo periodo dell`anno.
Il cambiamento che sta avvenendo in me oramai e` inarrestabile e sta inevitabilmente riforgiando una parte consistente della mia vita, pur lasciando intonse ed inalterate certe mie costanti come - ad esempio - il robusto nastro metaforico che mi lega al mio Giappone, quel mio personalissimo Giappone che ho scoperto nella quotidianita`, nelle vecchie fotografie, nella fragranza dell`incenso, nelle ricette e nei racconti.

Questo e` uno dei motivi che mi ha spinta a spezzare la routine di un prevedibile post natalizio o capodannesco. Non ne avevo voglia perche` sapevo che non avrebbe rispecchiato cio` che sentivo e sento.
Non scendo a compromessi nello scrivere, preferendo la sincerita` ad un eventuale vantaggio.

Nonostante tutto, il profondo senso di gratitudine per chi di caro abbiamo nella nostra vita mi spinge a sperare che abbiate vissuto con serenita` questo periodo godendovi al massimo - e senza spigoli - la compagnia di chi avete di piu` prezioso al mondo.

Questo, dunque, e` ufficialmente il primo post di Biancorosso Giappone per l`anno 2012, un anno che apre le sue porte ad una strada tutta da percorrere; una strada che, si spera, sara` costellata di soddisfazioni, successi e - perche` no - pure qualche rivincita.

Il 2011, assieme a tutta quella nauseante paccottiglia fatta di pianti, delusioni, porte sbattute in faccia, personaggi voltagabbana, scoramento, e tanto altro, si porta con se` anche il ricordo della scomparsa di mio nonno, un fatto che ancora adesso mi sembra incredibile.

Tra i tanti oggetti che c`erano in casa sua, ne e` riapparso uno che mi ha quasi soffocata dall`emozione: un obentoo-bako che gli inviai io dal Giappone.

Per la precisione, un Urara blu.
Mio nonno visitava e leggeva spesso questo blog, e ricordo infatti che una volta mostro` interesse per i bento pur essendo questi oggetti a lui del tutto nuovi. Lo voleva acquistare, ma decisi di regalarglielo.

Gli spiegai come utilizzarlo, anche se naturalmente gli dissi che avrebbe potuto anche trasformarlo semplicemente in un contenitore porta-qualcosa.

E fu proprio cosi` che venne ritrovato questo obentoo-bako: il nonno lo utilizzava come portapenne.

Non vi dico l`emozione nel rivedere questo lucido e blu Urara e che dal Giappone arrivo` fino nelle campagne fuori Torino, a casa del nonno.

Era in condizioni perfette, senza nemmeno un graffio. Si vedeva che l`aveva tenuto con molta cura.

Gli oggetti hanno quasi sempre una storia da raccontare, e pur non potendo parlare, narrano attraverso di noi, attraverso le nostri voci e i nostri ricordi.

Alcuni giorni fa, mia sorella Annalisa, mi ha preparato i suoi 巻き寿司 makizushi, essendo questa una delle sue specialita`. Una ragazza, Annalisa, dotata di grande estro e manualita`, in grado di creare delle vere e strabilianti meraviglie con le sue manine che ancora ricordano quelle di una bimba.

Il tutto accompagnato da una zuppa di miso alle vongole, あさりのみそ汁 asari no misoshiru.

Quell`abbraccio di delicati sapori nipponici che porto sempre nel cuore e che, grazie ad Annalisa, ho ritrovato anche qui, nella nostra piccola ma accogliente cucina di casa nostra a Torino.

E proprio qui, in questa bella ed antica citta` sabauda, esiste un piccolo ed autentico angolo di quel Giappone di cui sento quotidianamente la mancanza: 此路屋 Kokoro-ya , una graziosa gastronomia e お弁当屋さん obentooya-san giapponese gestita da un signore italiano e da 小川さん Ogawa-san, sua moglie.

Purtroppo, pero`, sono arrivata che era l`ultimo giorno di apertura prima della pausa invernale e - come se non bastasse - sono arrivata durante la pausa. Essendo di corsa, non ho potuto aspettare.

Vedendo quella tipicissima e giapponesissima insegna di legno con su scritto 商い中 akinai-chuu, ossia aperto o in attivita`, il mio cuore ha iniziato a saltare di gioia ma poi - osservando da vicino gli orari di apertura sul cartello rosso - mi sono intristita perche` ho capito di essere arrivata all`ora sbagliata.
Ritornero` naturalmente al termine della pausa invernale, con l`intenzione di fare una sorta di reportage da pubblicare poi qui sul blog.

Questi primi dell`anno sono sempre depositari di una sorta di magia carica di speranza per cio` che sara`. Sono giorni che in qualche modo bianchettano la pesantezza dell`anno appena passato, sostituendola con una forza ritrovata e rinnovata.

Ma tutto va sempre come deve andare e menomale che sia cosi`. E` attraverso questo ciclo di gioie e dolori che avviene la nostra crescita e talvolta rinascita.