mercoledì, gennaio 31, 2007

Una materia pachidermica

Faccio riferimento a storia americana, che e' la materia che ho appena iniziato al corso di lunedi'.

Lunedi' sera sono andata in Facolta' per l'inizio, appunto, del corso di Storia.

Sono arrivata con largo anticipo, come e' mio solito fare quando ho impegni accademici. Sono arrivata e, con mia grande sorpresa (e un bel po' di spavento!) ho visto che nell'aula dove sarei dovuta andare io, c'era gia' un'altra lezione in corso.

Non sapevo bene come fare, anche perche' speravo non si trattasse del mio corso, iniziato prima dell'ora stabilita. Ma, dopo aver dato una rapidissima occhiata al numero degli studenti, ho capito che non poteva essere il mio corso: erano in troppi li' dentro, in piu' sentivo la voce del professore che rimbombava nel corridoio, e da come parlava, sono sicura stesse insegnando una qualunque materia ma non storia.

Per ammazzare un po' il tempo sono andata prima in bagno, e poi mi sono fatta una passeggiatina avanti e indre' per il corridoio. Sono andata a leggermi tutti i volantini con i programmi ed iniziative universitarie.
Dopo poco, pero', mi sono accorta che quelli dell'aula avevano finito la lezione e stavano per uscire, il che significava che non avevo sbagliato orario. Pffuiii..che sospiro di sollievo!

E' arrivata poi una ragazza, anche lei mia compagna di corso, con la quale ho fatto subito un po' di amicizia. Si chiama Valerie e abbiamo piu' o meno la stessa eta'.
Valerie e' da tre settimane soltanto che si trova qui in Giappone, ma gia' ha voluto darsi da fare con gli studi.
Si preoccupava per questo corso, soprattutto perche' dice di non aver piu' preso un libro in mano dai tempi delle superiori, e quindi si sente decisamente fuori allenamento.
Ho cercato di incoraggiarla, anche se, come lei, temevo leggermente questo corso di storia.

Il nostro insegnante, il professor Jack Conway, ha iniziato a parlare con una velocita' impressionante, dandoci tutta una serie di dettagli ed informazioni che, secondo lui, dovremmo ritenere utili.

Abbiamo due testi: il primo e' quello principale, il Tindall-Shi intitolato "America - A narrative history", mentre l'altro e' una sorta di antologia che funge da approfondimento ed arricchimento per le unita' svolte nel primo, l'Oates, intitolato "Portraits of America".
Del Tindall-Shi abbiamo dovuto leggere tre capitoli, per un totale di circa 140 pagine, mentre dell'Oates una settantina di pagine, piu' un centinaio di altre pagine dell'appendice del Tindall.

Sono arrivata a casa lunedi' sera che mi sentivo morire. Ho pensato che non ce l'avrei mai fatta a leggermi tutto quel malloppone di roba, anche perche' si tratta di una lettura non tanto leggera, anzi per niente.
Mi sono portata il Tindall-Shi in camera e ho iniziato a leggere il primo capitolo, prima di andare a dormire ma non riuscivo a capirci niente. Esausta, ho spento la luce e mi sono addormentata, rimandando tutto il quintale di materiale da leggere all'indomani.

E martedi', cioe' ieri, ho iniziato a leggere verso le 10:30 -11 del mattino e sono andata avanti fino alla sera tardi. Avevo gli occhi che mi uscivano dalle orbita!
E ieri sera, prima di dormire, sono riuscita a leggermi l'ultimo capitolo del Tindall, mentre oggi ho terminato i capitoli dell'Oates piu' le appendici.
E se penso che tanto, stasera, ci carichera' di un altro migliaio di capitoli da leggere, mi piglia male.

In piu' domani ho una verifica di giapponese, per cui spero di riuscire a star dietro ad entrambe le materie.

Prima, pero', ho fatto una pausa per mangiare e nel mentre mi sono guardata un pezzo della celebre operetta (in versione cinematografica) de La vedova allegra con Lana Turner.

Adesso vado a farmi una tazza di te' e poi ripassero' giapponese. E stasera sara' di nuovo ora di andare a storia! Ho appena iniziato sto corso, e gia' non vedo l'ora di finirlo!!!

lunedì, gennaio 29, 2007

Caffe' o camomilla?

Quale dei due dovrei bermi, visto che sono agitatissima? Fra una mezz'oretta dovro' uscire e andare all'uni per iniziare il corso di storia americana.

Stamattina sono andata in Facolta' a ritirare i libri di testo. Oltre ai miei ho preso anche quelli del corso di storia di mio marito. Dopodiche' sono andata a comprarmi una cartellina ed un blocco per gli appunti.

In un negozio ho trovato una candela al profumo dell'ammorbidente! E' buonissima, e infatti l'ho presa subito. E io sono una che le candele le snobba abbastanza, forse perche' non le uso mai, e finiscono col rimanere dimenticate da qualche parte, a riempirsi di polvere.
Pero' questa mi e' piaciuta subito. E' dentro un bicchiere di vetro opaco, per cui non mi devo preoccupare di cercare un contenitore apposta.

Dopo che sono tornata a casa l'ho accesa e, nel giro di pochi minuti c'era un piacevolissimo profumo di biancheria pulita!

Beh, adesso dovrei proprio cominciare a prepararmi e andare. Sono agitatissima, soprattutto perche' non conosco nessuno, non so nemmeno che faccia abbia il professore. Ma mi devo fare coraggio e andare...chi lo sa, magari poi una volta li' mi tranquillizzo.

Non sono nemmeno le 6 di sera, e fuori e' gia' buio pesto. Mi devo fare la strada da qui all'uni, ma non ho paura. Ecco, se c'e' una cosa che mi piace del Giappone, e' proprio quella sensazione di tranquillita' anche a camminare quando e' buio, per giunta da sole.
Questo e' il Paese piu' sicuro che io conosca.

In Italia, e nemmeno negli Stati Uniti, mi azzarderei ad uscire da sola di sera, ma neanche per idea!

Beh, ora vado davvero! Speriamo vada tutto bene! Quando torno riaggiorno il blogghino e racconto com'e' andata.

Salutando gennaio

Gennaio sta per finire, sob.
Qui continua a fare un freddo inenarrabile. Dobbiamo tenere il riscaldamento acceso per diverse ore consecutive.

Abitando qui in Giappone, specialmente durante la stagione invernale, ci si accorge di una pecca: la scarsa coibentazione dei muri delle case. Finche' il riscaldamento e' acceso, tutto bene. Appena lo si spegne, e' come ritrovarsi in un frigorifero nel giro di un minuto e mezzo.

Diciamo che ci si abitua a girare per casa mezzi intabarrati, tra golf, calzettoni e biancheria termica. Ricordo che una sera, mentre stavo studiando, faceva un freddo tale che mi sono dovuta mettere dei guanti di lana!
Per non parlare delle stanze qui al piano di sopra, in particolar modo lo studio e la stanza per gli ospiti: se capita di entrarvi di sera, si vede il calore che esce dalla propria bocca, come quando si e' fuori!

Due venerdi' fa e' venuta giu' un po' di neve, ma e' durata solo pochi minuti, grazie al cielo! La neve in citta' e' utile quanto un gommone in un deserto.

Il 23 ho iniziato Giapponese 2. Il corso e' tenuto in una sede diversa (e piu' lontana) da Giapponese 1.
In classe siamo tanti, troppi: una ventina. E inevitabilmente, piu' si e' e piu' crescono le probabilita' che ci siano i soliti elementi ciaciaroni e caciaroni.
E oltre ai saltimbanchi, ci devono essere, ovviamente, pure i saccenti. Nella mia classe di saccentoni ce ne sono gia' troppi.
Sono quelli che sanno tutto, pure meglio della professoressa. Si puo' dire che l'umilta' sia una virtu' che li contraddistingue.

Per quanto mi riguarda, potrebbero pure entrare in classe a testa in giu', che nemmeno me ne accorgerei, talmente presto loro attenzione. Purtroppo, per forza di cose (anche perche' mi serve l'udito), sono costretta a sentirli ostentare la loro immensa (e presunta) quantita' di cultura.

E ogni volta mi domando: ma cosa caspiterina blu ci fanno questi luminari dell'idioma nipponico, a Giapponese 2? Dovrebbero, come minimo, trovarsi a..che so..Giapponese 84!

Mah si, chi se ne frega dei saccentoni. Tanto di quelli ne e' pieno il mondo, purtroppo. Non capiscono e mai capiranno, che il vero sapere si ottiene attraverso TANTA umilta' che si dimostra nei confronti della materia in questione.

La mia professoressa di giapponese si chiama Mogami-san. E' un'elegante signora dal visino molto distinto, ma anche molto simpatico.
Mi ricorda molto un'insegnante d'inglese che ho avuto alle superiori, la professoressa Maria Regina Foglia, una delle insegnanti piu' tediose che io abbia mai avuto.
Professoressa Foglia, se dovesse leggere questo articoletto, sappia che mi stava simpatica. Era il suo metodo d'insegnamento che avrebbe fatto addormentare pure un pezzo di pietra.

Ma con questo non sto dicendo che Mogami-san sia noiosa eh! Tutt'altro! La paragonavo alla professoressa Foglia perche' entrambe sono disordinate e distratte, di quelle insegnanti che corrono per i corridoi delle universita' trasportando pile di libri, fotocopie, riviste. E se hanno un braccio libero, allora con quello si portano dietro il cappotto, la borsa, altri libri e un due-tre cento risme di fogli.
E non appena entrano in classe e posano tutto sto arsenale di roba, inevitalmente cade loro qualcosa oppure non trovano piu' gli occhiali, la penna, il registro ecc.

Ma, fin dal primo giorno, Mogami-san mi ha ispirato fiducia! E' un'insegnante che trasmette allegria ai propri studenti. Ha un modo di fare molto alla buona e che mette gli altri a proprio agio.
Sono contenta.

Giovedi' ci sara' la prima prova di verifica. Speriamo in bene!

E domani sera, invece, inizio il corso di storia americana, sempre alla sede della mia universita' dove ho frequentato Giapponese 1. Sono un po' agitata, anche perche' non e' che abbia tutta sta gran voglia di studiare storia, ma essendo una delle materie richieste dall'Universita' del Maryland, per qualunque corso di laurea, amen.

Domani mattina, invece, mi tocchera' andare all'ufficio della Facolta' a ritirare i miei libri di testo. Sarei dovuta gia' andarli a prendere questa settimana, se non fosse che ho avuto la mega fortuna di beccarmi un'influenza di quelle toste, per cui non mi sono mossa di casa, se non per andare a lezione.

Beh, anche per stavolta e' tutto. Grazie per esservi sintonizzati su Biancorosso!

lunedì, gennaio 22, 2007

Essiricomincia!


Il nuovo term e' oramai alle porte: venerdi' sono andata a fare l'iscrizione a Giapponese II e a Storia.

Iniziero' Giapponese II questo martedi'. Il corso sara' tenuto in una sede diversa da quello precedente. Avro' compagni di corso nuovi e anche la professoressa sara' nuova!

Non nascondo una certa ansia, ma spero di superarla non appena comincero' ad ambientarmi in questa nuova classe.

Il 29 iniziero' Storia americana. Come materia non mi emoziona granche', ma e' uno di quei corsi obbligatori che non posso assolutamente evitare.
Poi, chi lo sa, magari mi piacera' e non sara' cosi' noiosa come temo.

In questi giorni sta facendo veramente freddo! Ieri, addirittura, e' venuta persino giu' un po' di neve!!! Ma non e' durata molto, infatti e' stata poi rimpiazzata dalla pioggia.

Sono tante le cose di cui devo parlare sul mio blogghino, ma non riesco piu' a trovare il tempo di mettermi qui a creare i miei articoletti.
Devo ancora parlare del nostro primo giro a Ginza, del 2 gennaio trascorso a Tokyo al Palazzo Imperiale, a vedere l'Imperatore e l'Imperatrice, il Principe Akishino e la sua consorte, devo parlare dei nuovi KitKat!!

L'altra sera ho assaggiato il Sakura KitKat, ovvero al gusto di fiori di ciliegio. Ha un packaging carinissimo. La barretta in se' e' di un color rosa, non tanto invitante. L'odore e' dolciastro e abbastanza nauseabondo, e purtroppo il sapore si e' rivelato poco gradevole.
In compenso, pero', ho assaggiato il KitKat all'arancia sanguinella, e questo, a differenza del Sakura, e' incredibilmente delizioso! Ha quell'irresistibile sapore di cioccolato fondente che si mischia con l'aroma dell'arancia! SLURPIS!

Non appena riusciro' a capire come diavolo si fa ad usare il cavetto della macchina fotografica, aggiungero' alcune foto dei KitKat, e le foto delle nostre gite!

mercoledì, gennaio 03, 2007

Benvenuto 2007!


Questa foto che vedete qui accanto e' stata scattata da mio marito la sera di S. Silvestro.

Sono lanterne giapponesi che adornano le mura di un antico tempio shintoista che si trova a pochi metri da casa nostra.

Quel pomeriggio alcuni monaci hanno appeso tutte queste lanterne, piu' tante altre decorazioni all'interno del giardino e del tempio stesso, in vista delle cerimonie che si sarebbero tenute quella sera.

Questa foto ci e' piaciuta talmente tanto che abbiamo deciso di metterla come sfondo sul nostro desktop!

Sono oramai diverse settimane che non aggiorno piu' Biancorosso, e di questo me ne dispiaccio grandemente, soprattutto perche' sono tante le novita' che avrei voluto raccontare! Ma e' meglio tardi che mai, quindi riprendo oggi a scrivere.

Abbiamo passato delle buone Feste, fantastiche direi!

Il 24, giorno della Vigilia, siamo stati a cena dalla nostra amica Ikuko. Lei ed il marito abitano in una cittadina a circa quaranta minuti di treno da casa nostra.
Avevamo appuntamento con lei alla loro stazione del treno piu' vicina, in modo che potessero venirci a prendere in macchina e portarci a casa loro.
Questo perche', sapersi orientare in Giappone e' un vero affare!

Innanzitutto quasi tutte le strade (tranne quelle centrali) non hanno un nome. Quindi non sara' possibile dire cose del tipo: abito in Via Suzuki piuttosto che in Corso Takashima.
E che si fa, allora? Beh, esistono dei punti di riferimento particolari che vengono usati per orientarsi e per dare indicazioni, piu' o meno precise, a coloro che vogliono venire a trovarci.

Questi punti di riferimento possono essere delle stazioni ferroviarie, un grosso centro commerciale, un concessionario di auto, ecc.
Rimane il fatto che trovare casa di amici, un ufficio o un altro luogo in cui non si e' mai stati e' una vera impresa.

Noi, ad esempio, quando dobbiamo dare indicazioni sul nostro domicilio, anziche' dire semplicemente il nome della via e il numero civico, dobbiamo menzionare alcuni di questi famosi punti di riferimento. Nel nostro caso c'e' il grande tempio shintoista a pochi metri dalla nostra abitazione.
Poco distante da li' c'e' la UNY, un grosso centro commerciale e, sempre in zona, una base militare.

Una volta forniti i nomi di questi posti, ecco che ci vuole poco prima che la gente si raccappezzi e sappia, all'incirca, dov'e' situata la nostra bella dimora.

Ma se siete stranieri come noi, a meno che non conosciate i quartieri come le vostre tasche, i nomi di questi posti vi potranno dire ben poco, e quindi e' meglio evitare problemi. La cosa migliore da fare, quindi, e' darsi appuntamento alla stazione piu' vicina al punto di destinazione e farsi venire a prendere.

Ecco perche' abbiamo preferito fare cosi' con Ikuko. Infatti sono certa che non avremmo mai trovato casa sua da soli, soprattutto perche' si trova in un quartiere molto residenziale, costellato da un numero infinito di casette e viuzze labirintiche.

Ikuko e Kuni, suo marito, sono venuti a prenderci all'entrata della stazione di Fujisawa. Dopo pochi minuti di auto, siamo arrivati a casa loro. E che meraviglia di posto!!!
Abitano in una casetta stupenda, di loro proprieta'.
Davanti hanno un adorabile laghetto che ospita tante varieta' di pesciolini colorati.

La facciata della loro casa e' di un arancione allegro, ma non accecante. Uno degli elementi che piu' mi ha colpita, pero', e' stata la porta principale: un'imponente porta blu, ma un blu vivo!
Che meraviglia quel contrasto tra l'arancione della facciata e il blu della porta!

Siamo entrati e ci siamo subito trovati nel genkan, cosa che capita in ogni casa giapponese che si rispetti, come la nostra ad esempio.
Il genkan e' una sorta d'ingresso, che pero' si trova ad un livello inferiore rispetto al resto della casa. Infatti per accedere al resto dell'abitazione, bisogna solitamente salire di uno o piu' gradini.

Questo perche' nel genkan si lasciano le scarpe ed ombrelli prima di entrare, poiche' solitamente vi e' almeno una scarpiera o armadio, piu' un portaombrelli.

Secondo la concezione giapponese, la casa deve essere pulita, sempre. E le scarpe rappresentano sporcizia, per cui non possono entrare.

Il genkan, quindi, svolge una funzione importantissima in questo senso, perche' e' il luogo in cui vengono lasciate le proprie scarpe, stivali, ombrelli gocciolanti, impermeabili ecc.
Il pavimento del genkan, addirittura, e' diverso da quello del resto della casa. Nel nostro caso, per esempio, abbiamo uno stupendo parquet giapponese quasi dovunque (tranne nei bagni, dove c'e' il PVC) e, ovviamente, tranne nel genkan, dove ci sono delle piastrelle grigio scuro, di un materiale tipo pietra, quindi piu' in armonia con l'esterno.

Nelle case giapponesi NON si entra MAI con le scarpe che sono state usate per camminare fuori.
Fuori si trova ogni sorta di sporcizia che entra inevitabilmente nelle nostre case, a meno che non si decida di lasciare le scarpe in un luogo separato.

Da quando siamo venuti ad abitare qui in Giappone, abbiamo immediatamente accolto a braccia aperte questa filosofia. Sara' perche', dopo aver sopportato per anni un'orribile moquette a casa nostra negli Stati Uniti, non ne potevo piu' di dover pulire il sudiciume che le scarpe si portano appresso dall'esterno.

Ha molto piu' senso entrare in casa senza scarpe o con pantofole pulite: la casa stessa si mantiene piu' pulita a lungo, e i pavimenti, i tappeti e l'eventuale moquette rimarranno piu' belli e curati.
Tanto per farvi capire quanto sia importante questo divieto delle scarpe in casa, vi bastera' sapere che nel nostro contratto d'affitto c'e' una regola ben specifica che PROIBISCE a tutti gli inquilini, l'uso di scarpe all'interno dell'abitazione.

Possiamo, ovviamente, girare scalzi, con calze oppure con delle pantofole pulite che usiamo SOLO ed esclusivamente in casa. Questo significa che anche per andare sul balcone, usiamo un altro paio di ciabatte. Il balcone si trova all'esterno, quindi si sporca come le strade.
Puo' sembrare esagerato, ma secondo me tutto questo ha perfettamente senso.

Tornando al mio racconto.
Ikuko ci ha dato delle comodissime ciabatte da metterci per entrare.
Una casa accogliente, calda ed invitante. Una casa squisitamente giapponese, ma con un nonsoche' di southwestern e d'italiano assieme!
Infatti, Kuni, il marito, e' un illustre fisico, professore all'Univesita' di Tokyo, che ha vissuto per alcuni anni in Arizona, a Santa Fe, mentre Ikuko e' una pianista e per il suo lavoro va spessissimo in Italia. E' innamorata della nostra cultura e lingua, e la sua casa rispecchia questa sua passione.

Il loro amore per Santa Fe, quella citta' immersa in un intreccio di culture ispaniche e degli indiani d'America, ha fatto si' che un po' di quell'atmosfera arrivasse fino qui nel Sol Levante, tramite i colori sapientemente scelti delle pareti, decorazioni e oggetti autentici.

Intanto sia mio marito che io avevamo una fame pazzesca! Non vedevamo l'ora di metterci a tavola!
Io, poi, ero curiosissima, perche' sapevo che Ikuko avrebbe preparato solo piatti giapponesi. Eravamo davvero emozionati al pensiero di poter, finalmente, assaggiare la cucina indigena di tutti i giorni, e non solo i piatti eleganti che vengono serviti nei ristoranti: la cucina giapponese dei ristoranti non rispecchia di certo cio' che i giapponesi mangiano normalmente, a casa loro e con le loro famiglie.

Lo stesso discorso vale per i cinesi. Credete proprio che in cinesi si cibino, tutti i santi giorni, di riso alla cantonese, involtini primavera, ravioli al vapore, anatra laccata alla pechinese ecc.? Certo che no.
Quella e' la cucina delle occasioni speciali. Quelli sono i piatti che venivano e vengono serviti ai banchetti, ai pranzi di matrimonio, feste varie, pranzi imperiali ecc.
Per i giapponesi e' lo stesso.

Purtroppo non ricordo con esattezza i nomi delle pietanze, pero' provero' a descriverli uno per uno.

- Una sorta d'insalata di alghe scure. A vederle cosi' mi facevano una certa impressione, poi dopo averle assaggiate sono rimasta stupita dal sapore gustoso e delizioso che avevano! Il sig. Kuni mi ha detto il nome di queste alghe, ma non me lo ricordo piu'. Sgrunt.

- Delle fette di daikon (un tipo di rapa asiatica), cotte al vapore e servite con anelli di totano, anch'essi al vapore. Deliziosi entrambi! Il daikon aveva una consistenza leggermente acquosa e un sapore che mi ricorda il cavolo lesso. Detto cosi' sembrera' strano, ma era squisito!

- Degli scodellini con dentro una stranissima salsina bianca dalla consistenza leggermente viscida. Dentro questa salsina c'erano dei pezzetti di maguro, ovvero tonno crudo.
Adoro il tonno crudo, per cui mi ci e' voluto davvero poco a divorarmelo. La salsina bianca, pero', e' stata un po' piu' difficile da gustare ed apprezzare forse. Non era il gusto che mi infastidiva, anche perche' non ne aveva molto, ma era quella consistenza viscida che mi impressionava abbastanza.
Era a base di un altro tubero molto usato dai giapponesi, dalla consistenza simile a quella della patata, ma dal sapore piu' delicato. Questo tubero viene tritato e ridotto in poltiglia, in crema e servito col tonno.
In alcuni ristoranti viene servita questa crema di tubero, mescolata ad un uovo crudo (mi pare sia crudo), come contorno.

- Una pietanza cinese, a base di taccole saltate in padella con funghi e gamberi. Slurp!

- Del delizioso pollo marinato in una salsa di aglio e zenzero, e poi cotto al forno.

- Spinaci al vapore e conditi con semini di sesamo.

- Un vassoio di inari-zushi, piccoli fagottini ricoperti di sottili fette di tofu fritto, ripieni di riso per sushi. Questi vennero chiamati cosi' in onore del dio shintoista Inari, il cui messaggero, una volpe, pare fosse estremamente golosa di tofu fritto.

- Un leggero brodino a base di pesce.

Purtroppo avremmo dovuto fare delle foto alla bella tavolata che e' stata imbandita quella sera, ma accecati com'eravamo dalla fame, non ci abbiamo neppure pensato.
Prima di andare via, Ikuko mi ha dato un vassoietto di alcuni avanzi della cena da portare a casa. Ho una fotografia di quel vassoio, le cui delizie non sono durate a lungo!
Ecco, quella e' un'altra delle foto che mi devo ricordare di aggiungere qui sul blog. Purtroppo i problemi col computer e la macchina fotografica non sono ancora finiti, per cui ogni volta serve il cavetto. Sgrunt!

Dopo cena ci siamo scambiati i regali. Noi abbiamo portato ad Ikuko e al marito una grossa busta di prodotti italiani e americani, dolci e non.
Ikuko a noi ha regalato un servizio da te' in porcellata Aritayaki, un tipo di porcellana estremamente pregiata, proveniente dalla cittadina di Arita, che si trova nella Prefettura di Saga.
Mi ha poi regalato uno splendido libro tutto scritto in hiragana, cosi' posso leggerlo!! Il libro s'intitola:  ねずみの でんしゃ。

Piu' un paio di altre cosine cariniiiissime! Davvero かわいい!!

Ikuko ci ha poi portati a fare un giro della loro bellissima casa. Vorrei descriverla tutta, ma ci metterei un eterno. Diro' pero' che lei ha dei gusti davvero raffinati.
Pensate che, tutte le porte di casa sono di legno massiccio e, su ognuna di esse ha fatto mettere dei piccoli motivi di vetro dipinto fatti da lei! Ogni porta ne ha uno diverso, e tutti quanti raffigurano o fiori oppure uccellini.

Da uno dei bagni si accede all'esterno, dove c'e' una vasca di pietra! Ne hanno pero' una anche all'interno.
Questa vasca esterna viene utilizzata d'estate, ma con mio grande stupore, anche d'inverno!
I giapponesi coltivano da sempre la passione per le terme e per i bagni all'aria aperta, anche nei periodi piu' freddi dell'anno. L'importante e' che l'acqua arrivi ad una temperatura tale da essere ideale per il nostro corpo, in modo da permetterci un relax totale, senza il rischio di prendersi una polmonite.

E comunque sia, la loro vasca esterna e' talmente vicina alla porta del bagno, che una volta usciti da li' ci sono solo pochi centimetri di strada da percorrere per entrare in casa.
La vasca di pietra e' circondata da un bellissimo recinto di bambu' che offre molta privacy.

Non abbiamo resistito, e abbiamo quindi fotografato questa vasca. Ecco qui:




Come potete vedere e' vicinissima alla porta che conduce al bagno.
Dimenticavo un'altra cosa importante! Prima di cena, ci e' stata offerta una bevanda particolare, nonche' preziosa: un distillato di prugne, o vino di prugne.
I nostri amici hanno un albero di susine nel giardino. Un albero, pare, estremamente generoso che ogni anno regala kili di frutta.
E ogni anno loro preparano in casa questo distillato.

Ma quello che abbiamo bevuto noi e' di ben dieci anni fa! Quando ce l'hanno detto siamo rimasti a bocca aperta e li abbiamo ringraziati per aver voluto condividere con noi una bevanda cosi' preziosa.

Ci hanno detto che, dieci anni fa appunto, raccolsero tanti dei quei frutti che hanno ancora adesso del vino di quel periodo!
E prima di andare via, Ikuko ha riempito alcuni barattoli con questo incantevole distillato, da portare a casa.

Vi diro', a me piace il vino di prugne. Abbiamo assaggiato uno dei tanti che ci sono in commercio al giorno d'oggi, piu' precisamente l'Akadama. Pero' nessuno di questi puo' essere, neppur lontanamente, paragonato a quel magnifico distillato naturale e puro che abbiamo avuto la fortuna di assaggiare a casa di Ikuko!

La serata si e' poi conclusa con una squisita torta al cioccolato che aveva preparato la mia amica, piu' alcuni baci di dama che avevo preparato io.
Ce ne siamo poi ritornati a casa, felici e contenti!

E siccome a noi piace scartare i regali la sera del 24, appena arrivati a casa abbiamo immediatamente curiosato tra le cosine che ci aveva portato Babbo Natale.
Mio marito mi ha regalato il Nintendo DS Lite, una piccole consolle giapponese che serve per videogiochi ma non solo. Si puo' usare anche a mo' di agenda. Insomma ha tanti usi.
Era da un po' che ne volevo una, soprattutto perche' qui giapponesi di tutte le eta' sembrano averne uno! Assiema al DS, mi ha anche regalato il Nintendogs Chihuahua & Friends, un simpaticissimo giochino in cui ci si prende cura di un cucciolo virtuale, proprio come nella realta'.

A mio marito, invece, ho regalato una giacca mooorbida morbida, un maglione grigio altrettanto morbidoso ed una sciarpa troppo elegante e che gli dona incredibilmente!

Da parte della mia amica Natsuki, invece, ho ricevuto la crema mani e il profumo alla rosa dell'Occitane en Provence. A lei ho regalato un set di crema e spray corpo al Key Lime di Victoria Secret.

Per ora mi fermo qui. Ho gia' scritto un poema. Domani riprendero' a raccontare cos'abbiamo fatto a Capodanno e i primissimi dell'anno.