giovedì, giugno 26, 2008

Vecchia capitale...aspettaci!


E' passato un po' dall'ultima volta in cui ho aggiornato il blog, e la cosa non puo' che dispiacermi.

Purtroppo, e non esagero, ma questi ultimi giorni sono stati terribilmente intensi e pieni di impegni, soprattutto universitari.

Mi sono trovata, nel giro di due giorni, con un malloppo da studiare di giapponese piu' dieci miliardi di altri appunti da ripassare. Ma il colpo di grazia e' arrivato con il corso di research and expository writing: un saggio di ricerca per il quale ho avuto solo un giorno e mezzo di tempo! Se si considera che in genere mi ci vogliono dai sette ai dieci giorni per completare un lavoro di quel genere, quando mi sono accorta che il tempo a disposizione sarebbe stato di gran lunga inferiore, mi e' preso il panico.

Innanzitutto, dovevo trovare un argomento, e questa non e' mai una cosa facile. Il mondo e' pieno di argomenti e quindi non e' sempre semplice circoscriverne di particolarmente interessanti poiche' tutti sembrano esserlo.
Grazie al cielo, pero', potevamo scegliere un argomento in base ad alcuni brani che avevamo dovuto leggere nei giorni precedenti.
Ovviamente, sono andata ad impelagarmi con un saggio basato sul pensiero della scrittrice americana Jamaica Kincaid e la sua interpretazione di turismo e del modo in cui, secondo lei, i turisti vengono visti, in generale, dalla gente del posto.

Li' per li', sembrava un argomento abbastanza digeribile, fino a quando, in preda ad un irrefrenabile convulso, ho iniziato nervosamente a consultare decine e decine di libri ed articoli di sociologia turistica per poi rendermi conto che mi ero andata a ficcare nei guai con le mie stesse manine.

Ma oramai ero in ballo, e mi conveniva continuare a ballare seppur mi facesse male la testa e, dall'agitazione, mi fosse venuto addirittura una sfogo sull'avambraccio destro.

Se si tratta di condurre una ricerca, automaticamente personifico la calma e l'armonia. Come no!

Ma posso felicemente dirvi che sono riuscita a portare a termine il saggio, e persino l'indiavolatissima lista delle fonti citate. Sono riuscita a consegnare tutto quel malloppone di nausea turistico-sociologica al professore e ora voglio dimenticarmi - a mo' di amnesia da telenovela - di questi ultimi giorni di studio ininterrotto, pietosamente inframezzati da ingollamenti di litri di caffe', panini inghiottiti di corsa (e persino un bento divorato frettolosamente!), docce lampo, notti insonne e chi piu' ne ha, piu' ne metta.

Certo, la prossima settimana l'esame di giapponese mi aspettera' pazientemente al varco, magari tamburellando le dita sul tavolo in attesa che me ne arrivi con la testolina imbottita, come un paninazzo alla finocchiona, di montagne di kanji e regole grammaticali, ma per il momento voglio e devo entrare in modalita' amnesia vacanziera.

Credo di averne disperatamente bisogno.

E a tal proposito, mio marito ed io domani mattina prenderemo lo Shinkansen e ce ne andremo, dritti dritti, fino alla vecchia capitale del Giappone: Kyoto!!

Abbiamo gia' tutto prenotato, viaggio e pernottamento, e quindi dobbiamo solo prepararci le ultime cose e domani...VIAAAAA!

Sono cosi' emozionata da non stare piu' assolutamente nella pelle!

Chiaramente, al mio ritorno saro' lieta di regalarvi qualche foto e descrizione di alcuni posti visitati.

Inoltre, non so perche', ma sogno da sempre di visitare, anche se per poco, Osaka! E domani cercheremo proprio di andare anche li' visto che la distanza fra Osaka e Kyoto, in metro', e' molto breve.

I kanji che appaiono sul disegno qui a sinistra sono quelli che compongono il nome Osaka.

Ho trovato questo grazioso disegnino su Internet, e piu' precisamente in questa pagina qui.




Ringrazio TUTTI coloro che hanno ordinato dal mio bazar ultimamente, e tutti coloro che hanno ancora un ordine in sospeso. Se non avete ricevuto risposta, ora sapete il perche'. Mi dispiace avervi fatto aspettare, ma rispondero' quanto prima. Promesso.
Nel frattempo, pero', ho gia' mandato dei preventivi di spesa ad alcuni di voi che ne hanno fatto richiesta, per cui se ancora state aspettando, sappiate che non mi sono dimenticata ma che probabilmente non riusciro' a rispondervi prima dell'inizio della prossima settimana.

Beh, buon fine settimana e a rileggerci a presto!

行って来ます!
Ittekimasu!

mercoledì, giugno 18, 2008

Tracce di una nagaya

Lunedi' ho dato il temuto esame di giapponese, e ora mi sento come se mi avessero tolto, dalla schiena, un masso da due tonnellate.

Sabato ero in preda al delirio pre-esame, con libri da tutte le parti e valanghe di foglietti volanti che stazionavano un po' in tutta la casa. Mi stavo disperando all'idea dell'esame ormai imminente, e al pensiero che avrei dovuto sapere ogni cosa a menadito. Pretendo sempre tanto da me stessa, e quando non riesco ad ottenere il massimo dei massimi, mi abbatto come non mai.

E mio marito, che mi conosce molto bene, ha capito che era arrivato il momento di costringermi a staccarmi dai libri di giapponese e andare a fare un giro da qualche parte.

Oramai era inutile continuare a strapparsi i capelli e ad arrovellarsi sulle sottilissime - quasi inesistenti - differenze fra tara e nara e i mille altri modi per esprimere frasi ipotetiche in giapponese. Avevo indubbiamente bisogno di una sana boccata d'aria e che magari favorisse un po' di quell'Eureka Phenomenon raccontato cosi' sapientemente da Isaac Asimov.

Qualche giorno prima, avevo letto un articolo su di un piccolo museo che si trova nel cuore del celebre parco di Ueno, e che si affaccia proprio sul laghetto Shinobazu.
Il museo in questione si chiama 下町風俗資料館 Shitamachi Fuuzoku Shiryokan.
Questo piccolo ma ben curato museo ripropone, al suo interno, una ricostruzione molto fedele, di un minuta porzione di un vecchio quartiere di Tokyo*, piu' precisamente della Shitamachi cioe' della zona centrale di una cittadina, una zona dove risiedevano perlopiu' operaie famiglie modeste dalle condizioni di vita ben lontane da quelle dei borghesi ed aristocratici.

*Ricordatevi che Tokyo non puo' essere considerata una citta' secondo i nostri parametri, ma va vista come un'insieme di tante cittadine collegate fra loro da linee ferroviarie.

Questo museo e' una delizia dall'inizio alla fine; non solo si trova in uno dei punti piu' visitati di Tokyo, ma e' al tempo stesso abbastanza nascosto e distrattamente ignorato, e quindi una gioia da scoprire.
A differenza di molti altri musei dall'aria sicuramente piu' snob ed aristocratica, qui l'ingresso ha un costo veramente popolare: 300 yen per persona (1,80 euro) e la meta', se non sbaglio, per i bambini.

All'entrata, siamo stati immediatamente accolti da una signora giapponese molto gentile e che si e' immediatamente offerta per farci da guida. La signora parlava un inglese eccellente che inframezzava con un giapponese, arricchito da un delizioso accento tokyota, dopo aver scoperto che studio la sua lingua da un po' di tempo.

Il piano inferiore del museo ospita questa riproduzione della vecchia Shitamachi, mentre al piano di sopra sono in esposizione vecchi giocattoli, vecchie fotografie ed una riproduzione di un bar di una volta.
Nel museo, pero', gli oggetti esposti non sono tutte semplici repliche di quelli originali, ma quasi tutto e' autentico dell'epoca, salvo qualche pezzo qua e la'.
Purtroppo, si possono fare foto solo al piano di sotto, e non nell'altro, ma comunque siamo riusciti gia' ad immortalare parecchie immagini interessanti.

L'esterno di una vecchia bottega di
はなお hanao degli anni Venti:
Gli hanao sono quei lacci che compongono la parte superiore sia dei geta che degli zori, i sandali tradizionali giapponesi:
E questa e' la stanza del contabile della vecchia bottega:
Dietro quella ringhiera di legno, c'e' un cuscino su cui potevano sedersi solo il padrone della bottega oppure il suo fidato contabile. D'altronde, li' dietro si conservavano gli incassi della giornata, i brogliacci e gli hanko (timbri) ufficiali con cui firmare carte importanti, e quindi era d'obbligo limitare l'accesso solo ai piu' affidabili.

Il maneki-neko, ovviamente, e' presente e con la sua deliziosa zampina attirava nuovi clienti.
In alto a sinistra, nell'angolo, e' appeso un'intricata decorazione porta-fortuna chiamata
くまでkumade; queste decorazioni appaiono spesso all'interno di vecchie botteghe e ristoranti, e si possono comprare verso novembre presso molti santuari shintoisti di Tokyo.
Davanti, invece, c'e' un たばぼぼん tabako-bon, ovvero una sorta di vassoio contenente tutti gli accessori necessari per tagliare il tabacco: un modo per intrattenere i clienti in attesa.
E tra una fumata e l'altra, i clienti potevano ammirare un campionario che vantava solo alcuni tipi di hanao in vendita.

Guardando a sinistra, invece, troviamo tutto l'assortimento dei coloratissimi hanao proposti da questa bottega:
Nella Tokyo degli anni Venti erano tantissime le botteghe di hanao, e tutte impiegavano, al proprio servizio, numerosi apprendisti e fattorini.

Lasciandoci alle spalle la bottega di hanao, intravediamo una 長屋 nagayaovvero uno stretto e tipico vicolo della Shitamachi su cui si affacciavano case operaie e altre piccole botteghe.
Le nagaya hanno conservato, per davvero molto molto tempo, lo stile architettonico del periodo Edo. Le case erano generalmente ad un piano, e i tetti avevano le classiche tegole spesse giapponesi.
Di solito, per ogni tot abitanti veniva messo a disposizione di tutti un pozzo, un piccolo lavatoio ed un pentolone per cuocere in riso. Ecco il pozzo:
Ed ecco la cuociriso di una volta. Pensate che un giorno ho visto un documentario sulla tv giapponese in cui si parlava di un ristorante di Osaka dove, ancora adesso, il riso viene preparato seguendo questo metodo tradizionale di cottura, senza l'utilizzo, quindi, delle 炊飯器 suihanki (cuociriso) elettriche!
Fuori da questo modesto ristorante, c'erano lunghissime file di persone che aspettavano, pazientemente, che arrivasse il loro turno per poter assaggiare un po' di quell'ottimo riso preparato ancora alla vecchia maniera!
Ed ecco un piccolo lavatoio:
Inizialmente, nelle nagaya c'erano i bagni in comune, ma successivamente questi vennero costruiti nelle case.
Dietro quella porticina di legno chiusa, ecco uno di questi bagni in comune delle nagaya:
Ed ecco il bagno aperto:
Un bagno alla turca, insomma.

Fuori dalla porta, come avrete sicuramente visto, e' appeso un contenitore di metallo dentro cui veniva versata dell'acqua da usare per potersi lavare le mani.
L'acqua usata per lavarsi le mani veniva, a sua volta, riutilizzata per innaffiare delle piantine che erano strategicamente posizionate proprio sotto il contenitore di metallo (v. la foto prima di questa qui sopra).
Mi viene in mente, a questo proposito, un detto americano che si addirebbe a questa situazione: want not, waste not.
Imboccando il vicolo, notiamo altri particolari curiosi:
A sinistra, su quei pannelli di legno appoggiati alla casa, sono distesi due pezzi di stoffa che compongono un kimono o uno yukata.
Quando era ora di fare il bucato, all'epoca sia gli yukata che i kimono venivano interamente scuciti (!) e ogni pezzo veniva delicatamente lavato ed inamidato utilizzando un metodo molto particolare a cui accennero' a breve.
Ogni pezzo veniva, successivamente, disteso su dei pannelli di legno di cedro perche' asciugasse. Dopo che ogni pezzo di stoffa era completamente asciutto, il kimono, o lo yukata, veniva ricucito.

Insomma, un lavoretto da niente e che si poteva sbrigare nel giro di due o tremila ore.

Ogni parte del kimono (o dello yukata) veniva inamidato a dovere usando una tecnica antichissima e che prevedeva l'uso di alghe marine: dal mare, si raccoglievano delle alghe che venivano lavate e fatte lessare a lungo; dopodiche', le alghe venivano scolate, pressate e fatte essiccare fino ad ottenere questi sottili fogli quadrati:
All'occorrenza, si faceva sciogliere uno di questi fogli di alghe essiccate in una bacinella d'acqua e si otteneva, cosi', dell'amido pronto da essere usato sulla stoffa dei kimono o degli yukata.

Voltandosi verso destra, troviamo un'abitazione ed un piccola e dolce bottega:
Quella deliziosa bottega che s'intravede e' una 駄菓子やdagashi-ya, ovvero un negozietto di caramelle, dolcetti e piccoli giochini per bambini.
Nelle nagaya, le dagashi-ya erano il vero divertimento dei bambini poiche' era li' che passavano il tempo a mirare e rimirare le zuccherose meraviglie colorate contenute nei barattoloni di vetro, croccanti せんべい senbei, oppure adesivi e pupazzetti che ritraevano amati personaggi dei cartoni animati o del folklore giapponese.

Diamo una curiosata alle allegre leccornie di questa dagashi-ya:

Ancora dolci e piccoli giochini per la gioia di quei tanti bimbi che nascevano e crescevano nelle nagaya:

Nella stessa abitazione che ospita la dagashi-ya, c'e' un cucinino tradizionale dove la proprietaria del negozio di dolci preparava i suoi pasti.
Tra gli utensili, ecco un insolito mestolo composto da una stecca di legno di bambu' ed una conchiglia! L'arte dell'arrangiarsi, spesso, produce risultati ben piu' originali di tanti articoli di spocchioso design moderno, non credete?
Piu' da vicino, due vecchi ed affascinanti juubako risalenti agli inizi del Novecento:
Ed ecco un'immagine di una parte della minuscola abitazione della proprietaria della dagashi-ya:

L'aspetto affascinante di questo piccolo museo e' la possibilita', da parte di chi visita, di poter esplorare ogni singolo centimetro di questo curioso luogo senza temere di venir rimproverati da qualcuno!

Uscendo dalla casetta della signora dei dolci, ci troviamo davanti all'abitazione di un insegnante di 小唄 ko-uta, ovvero di canto e musica tradizionali; da dietro i pannelli in carta, infatti, provengono aggraziate melodie suonate con uno shamisen , uno strumento dall'incantevole suono.Proseguendo il nostro percorso, ecco che su di una parete e' appeso un grande disegno che ritrae momenti di vita quotidiana nelle nagaya. Abbiamo fotografato una parte di questa splendida illustrazione dove alcuni uomini aspettano il proprio turno dal barbiere mentre chiacchierano del piu' e del meno; nel frattempo, altri personaggi regalano un rasserenante senso di quotidianita' a questa scena che cattura un briciolo di una realta' ormai passata, ma fortunatamente non del tutto dimenticata:
In un angolo di questa immaginaria nagaya, c'e' un piccolo santuario dedicato al dio shintoista Inari.
In quasi tutte le nagaya venivano costruiti santuari come questi affinche' proteggessero gli abitanti del quartiere.

Girandosi verso destra, invece, troviamo l'ultima parte di questo affascinante quartiere che gelosamente custodisce ancora un po' di quella vecchia anima tokyota. Ecco la どうこ屋 dooko-ya, ovvero la bottega del fabbro specializzato nella lavorazione del rame:
Le botteghe dei fabbri erano sempre numerose nelle nagaya perche' erano loro che producevano quasi tutti gli utensili di uso quotidiano, tipo teiere, pentole, secchi, ecc. E siccome all'epoca il rame era il metallo primario utilizzato dai fabbri, con esso si costruivano addirittura tubi e grondaie.

Ma la parte piu' interessante, secondo me, e' la stanza adiacente alla bottega, cioe' la stanza dove viveva il fabbro con sua moglie:
Al centro dell'accogliente abitazione, c'e' un ながひばち nagahibachi, cioe' un bracierino che serve a tenere calda la stanza.
Il nagahibachi, oltre a svolgere la sua funzione principale, veniva usato in modo molto intelligente anche per conservare cose tipo il tabacco, le foglie di te' e l'alga nori che necessitano di un ambiente secco e privo di umidita'.
Sopra il braciere, c'era una teiera di rame chiamata dooko, utilizzata per tenere a portata di mano altra acqua con cui riempire i barattoli scalda-sake; vicino ad essa, i due barattoli di metallo pieni d'acqua.
Quando l'acqua raggiungeva una temperatura ottimale, si toglievano i coperchietti dei barattoli e in essi s'immergeva un'anforetta di sake per poterlo bere caldo in inverno.

Nella foto prima di questa in alto, vedete quel ripiano dove e' appoggiata l'anforetta di sake? Quel ripiano era il preferito dei gatti perche amavano rannicchiarsi li' sopra e lasciarsi conciliare il sonno grazie al piacevole calore proveniente dal braciere.

Il nostro giro a Ueno e' continuato e sono stati tanti gli angoli esplorati quel giorno, ma del resto vi parlero' nel prossimo articoletto.

Per il momento, spero di esservi riuscita a regalare un tocco di quella magia di un vecchio passato tokyota che profuma di riso che cuoce, di tatami, di incenso e te' verde; una magia che ha l'incantevole suono dello shamisen e delle allegre risate dei bambini che, emozionati, si dirigono verso la dagashi-ya alla ricerca di qualche prezioso giocattolo o semplicemente di una buona caramella.

Insomma, un po' di quel fascino di vita quotidiana in un'assolata nagaya qualunque, in un angolo qualunque di una Tokyo che non esiste piu'.

Mata ne!

ps. Sto rispondendo a tutti coloro che hanno un ordine in sospeso. Se non avete ancora ricevuto risposta, vi prego solo di pazientare ancora un po'. Grazie per la pazienza e comprensione!

mercoledì, giugno 11, 2008

Quando ci si ferma a pensare

Sento il bisogno di scrivere perche' ho tanti pensieri che mi frullano per la testa.
Sono pensieri derivati da riflessioni fatte in seguito alla tragedia che si e' verificata domenica, nel quartiere di Ahikabara, a Tokyo.

Questo ritratto, cromaticamente rivisto, del servo Edobei, magistralmente dipinto dal misterioso pittore giapponese Sharaku vissuto verso la fine del Settecento, mi e' sembrata un'immagine cosi' adatta al mio articoletto di oggi.

Sharaku aveva tanti strabilianti talenti, ed uno di questi era l'abilita' nel riuscire a rendere i suoi dipinti cosi' realistici e cosi' credibili. Le espressioni su quei volti non lasciano spazi a fraintendimenti, dubbi od incertezze.
I volti esprimono chiaramente cio' che l'animo racchiude.

Sul volto del servo Edobei c'e' un'espressione di sincerita' allo stato puro; una sincerita' nutrita ed abbondantemente alimentata da odio ed astio, ma e' pur sempre sincerita' perche' rispecchia quello che veramente si e' annidato nel buio animo del servo.

Spesso, i ritratti di uomini dipinti da Sharaku avevano un alone rosso attorno agli occhi. Avevo letto su di un libro d'arte, molto tempo fa, che quell'alone rosso era usato dall'artista per simboleggiare la sete di sangue, il desiderio di fare del male, l'odio folle che offusca ed acceca anche le menti piu' brillanti.

Ancora non si sa granche' sulla figura dello squilibrato che domenica, nel quartiere di Akihabara proprio poco dopo l'ora di pranzo, alla guida di un furgone, si e' diretto a tutta velocita' verso una folla di innocenti, investendone diversi. E come se questo fosse solo l'inizio della sua crudele performance, e' sceso dal furgone e, armato di coltello, ha iniziato ad accoltellare gente a caso, ferendo ed ammazzando senza pieta'.

Se Sharaku fosse ancora vivo, credo dipingerebbe il volto di quest'assassino usando un accecante rosso carminio attorno agli occhi.

Domenica, per noi, e' stata una giornata splendida. Il sole era alto nel cielo, l'aria era calda e faceva pensare all'estate che gia' e' dietro l'angolo.
Mio marito ed io abbiamo trascorso uno splendido pomeriggio in compagnia della mia amica Akiko e di suo figlio Mihiro, a giocare a bowling e a chiacchierare del piu' e del meno.
L'atmosfera era cosi' piacevole che le ore scivolavano via con la stessa rapidita' con cui sfugge di mano un cubetto di ghiaccio in un torrido pomeriggio d'estate.

Dopo esserci salutati, ho appreso da mio marito la notizia della tragedia.

Quasi sicuramente ne avete sentito parlare alla televisione oppure avete letto qualche articolo sui quotidiani che leggete regolarmente.
Vi segnalo, comunque, qualche link:

Notizia dell'Asahi Shinbun (in giapponese)
Notizia del Japan Times (in inglese)
La Stampa
Il Giornale

Sono rimasta sconvolta fin da subito, pero' ho immediatamente reagito nello stesso modo in cui reagisco davanti a notizie di quotidiane atrocita' che, purtroppo, i giornali e la televisione ci propinano, e cioe' tentando di scacciare dalla mia mente la tristezza di quello sconcertante avvenimento.
Questa mia reazione e' frutto non di cattiveria o di menefreghismo, ma nasce dal fatto che sono una persona esageratamente sensibile, e per me e' quindi necessario evitare di rimuginare su fatti di cronaca che mi porterebbero soltanto ad un avvilimento cronico.

Se fossi un robot od un altro oggetto privo di anima e di sentimenti riuscirei, sicuramente, a riprogrammare il mio spettro emotivo, dimenticando completamente ogni cosa e ricominciando da meno di zero. Ma siccome sono un essere umano, questo non e' possibile, come non e' mai veramente possibile allontanare la cupezza delle notizie nere che costellano costantemente le pagine dei giornali.

Per tutto il pomeriggio e la sera ho continuato a pensare alle ore di spavento, angoscia, paura, terrore, delirio, sangue e morte che hanno macchiato di rosso le strade di catrame cocente di Akihabara.

Ho pensato alla fragilita' della vita umana, e quanto veramente questa sia appesa al famoso filo delle Parche.
Ho pensato ai sacrifici che si compiono nella vita per tentare di raggiungere lo scopo ambito da tutto il genere umano: la felicita'.
E mentre ci si aggrappa per gli scoscesi ed ostili pendii dell'esistenza, con l'intenzione di superare ogni ostacolo piccolo o grande che sia , continuiamo a tenere a mente il nostro obiettivo.

Passiamo la vita a piangere, a ridere, a sperare, a nutrire rancore, ad avere il cuore che batte forte per la propria meta'.

Passiamo la vita a correre, ad andare di fretta, a fare mille cose in una volta perche' cosi' si risparmia tempo, e poi il tempo che abbiamo risparmiato lo trascorriamo dormendo o criticando il nostro aspetto.

O magari cerchiamo di essere ottimisti, di farci forza nonostante tutto. Delle volte e' cosi' difficile andare avanti che e' come camminare nel mare, andando controcorrente. Eppure, si trova il modo per avanzare e per avvicinarci all'agognato traguardo.

Delle volte, invece, viviamo dimenticandoci di essere mortali e sprecando tempo ed opportunita', come se di tempo ne avessimo all'infinito.

C'e' gente che studia tutta una vita. C'e' gente che lavora tutta una vita. C'e' gente che studia e lavora tutta una vita. C'e' gente che non fa niente tutta una vita.

Certi vivono superficialmente, altri profondamente. Certi vivono di piccole gioie crepuscolari, altri sono alla perenne ricerca del nuovo e dell'emozionante.

Ci sono persone che vivono nell'abbondanza, ed altri che vivono nella miseria. C'e' chi butta via il cibo, e chi invece lo va a raccogliere in un cassonetto.

C'e' chi parla e c'e' chi ascolta. Ma c'e' anche chi fa entrambe le cose.

Indipendentemente da chi siamo, da cosa facciamo, da dove veniamo, ci portiamo dietro una vita che e' un ricco retaggio che ci rappresenta.
Mi piace pensare alla vita come ad un intricato arazzo formato da migliaia e migliaia di delicatissimi fili colorati che, intrecciandosi, formano immagini grandiose.

La vita di ognuno di noi e' come se fosse un prezioso arazzo, ognuno caratterizzato da colori e da immagini proprie.

Ma qual e' lo scopo di tutto questo, se poi un pazzo paranoico riesce, con il vile potere di una lama, a distruggere una vita che non sara' piu' possibile recuperare, tagliando e squarciando irrimediabilmente quello splendido arazzo, lordandosi per sempre le mani di un sangue che non verra' mai piu' via?

Non e' stata solo l'efferatezza del crimine ad avermi profondamente scossa, ma soprattutto il modo cosi' fortuito ed improvviso con cui tutto questo e' avvenuto.
Potevo esserci io li' a passeggiare per quella strada, in quella nefasta ora.
Potevo essere li' a passeggiare mano nella mano con mio marito.
Poteva esserci qualcuno che conosciamo.

Ad Akihabara siamo stati tante volte mio marito ed io.
Li' ci abbiamo persino portato il mio patrigno, a gennaio.

Il mio sensei, lunedi', ha detto che domenica stava per andare proprio ad Akihabara per comprare un lettore dvd, ma che poi ha preferito acquistare altrove.

Ecco che l'immagine delle Parche si insinua prepotentemente fra i miei pensieri: allora e' vero che il nostro destino e' gia' stato predeterminato da qualcuno.

Forse esagero, o forse no, ma domenica ho provato, per la prima volta qui in Giappone, paura.

Paura.

Paura.

Lunedi', dopo essere andata a fare una breve commissione assieme a mio marito in un grosso negozio, mi sono sorpresa a guardarmi intorno con fare ansioso, come se paventassi qualche imminente tragedia.

Sicuramente ero ancora in preda dello shock della notizia del giorno prima.
Non voglio assolutamente iniziare ad avere paura, specialmente qui che di paura non ne ho mai avuta prima d'ora.

Ho notato un altro effetto del dopo-shock domenica notte: una notte passata pressoche' in bianco a girarmi e a rigirarmi nel letto, in balia di un inclemente susseguirsi di agghiaccianti incubi.
Sudori freddi che m'imperlavano la fronte e sogni terrificanti che, nella mia mente, rielaboravano quella tristissima notizia appresa prima da mio marito e poi dai giornali.

Non ho voglia di fare congetture sui perche' e sui percome dell'accaduto.

Non mi va di stare a fare della psicologia da quattro soldi che tutto spiega e nulla chiarisce.

Non ho intenzione di mettere su un dibattito per osservare, con la lente d'ingrandimento, i tanti piccoli perche' della societa' giapponese che magari hanno portato al delirio uno psicopatico.

Non mi va perche' innanzitutto chi e' stato annientato da quelle manacce assassine e zozze di sangue, non tornera' mai piu'; e poi perche' allora bisognerebbe mettere in discussione le tante onte delle societa' di tutto il mondo, e non si finirebbe piu'.

Forse vi apparira' tutto molto banale, ma io da questo fatto ho reimparato un insegnamento che gia' conoscevo, ma che troppo facilmente ho dimenticato: la vita e' preziosa e breve, ed ogni minuto della nostra esistenza va veramente vissuto come se fosse l'ultimo.

Parole, queste, che forse avete sentito e strasentito in giro, ma che per me, da domenica, hanno assunto un significato importante.

Avviso negozio

Solo un breve aggiornamento per dirvi che in questi giorni sono particolarmente occupata con l'universita'; ho dato un esame nei giorni scorsi e ora mi sto preparando a darne un altro la prossima settimana.
Come potete immaginare, e' un periodo molto stressante.

Comunque sia, molti di voi hanno un ordine in sospeso e stanno attendendo aggiornamenti. Vi rispondero' il prima possibile. Perfavore, portate solo un po' di pazienza.
Non ricordo tutti i vostri nomi, ma so che siete in tanti ad aspettare che vi risponda: Ivonne, Sara B., Stefania C., Annalisa, Ilaria B., Lorenza F., Silvia G. ecc.
Non volendovi far stare in pensiero, ho pensato di mettere questo piccolo aggiornamento qui sul blog.

Per ognuno di voi, ho la lista degli articoli richiesti. e quindi ogni volta che ho un po' di tempo, preparo i pacchi man mano.
Se possibile, potreste perfavore inviarmi - giusto per essere sicuri che non manchi nulla - la lista riassuntiva del vostro ordine?

Ho da chiedervi due ultimi favori: siccome il numero di persone che acquistano dal mio bazar sta crescendo a vista d'occhio, e siccome sono solo io ad occuparmi degli ordini (mio marito mi aiuta, ma solo quando puo'), mi capita ogni tanto di confondermi e di andare in tilt.

Ho bisogno, dunque, che gli ordini inviati siano definitivi. Cosa intendo? Mi trovo molto in difficolta' quando chi ordina continua a cambiare idea, del tipo "voglio quel bento, non lo voglio piu', ah ora lo voglio di nuovo, no aspetta..forse lascio perdere", ecc.
Per carita', non voglio imporvi l'acquisto di oggetti indesiderati (ci mancherebbe!), ma capite che con questi tiremmolla, non mi raccapezzo piu'.

E forse sembrero' un po' antipatica, e credetemi...la cosa mi dispiace, ma devo essere sincera : ci sono periodi in cui vengo inondata di richieste per articoli che non ho, e di foto di bento ed accessori prese da Ebay.
Nella vetrina del mio bazar vendo oggetti che secondo me potrebbero piacere, e non mi baso assolutamente su quello che c'e' su Ebay.
Il piu' delle volte, mi arrivano foto prese da Ebay di bento che io non nemmeno mai visto qui.
Sono oggetti che non saprei dove andare a cercare.

Nonostante questo, rimango sempre disponibile per richieste di articoli di facile reperibilita', ovvero:

oggetti della linea Urara
bacchette
contenitorini per okazu
picks
sushi grass
bottigline porta-condimenti
formine per uova ed onigiri
formine per wurstel
furikake
alghe di vario tipo
wasabi
te' verde
ecc.

Ogni tanto aggiungo bento nuovi e particolari, e spesso (come e' successo con i miei bento piu' recenti) e' possibile riordinarli perche' so dove andare a prenderli. Purtroppo, delle volte non sono fortunata e non ne trovo altri - questo e' successo col bento Pretty Sakura - ma potete comunque scrivermi e fare la vostra richiesta.

Insomma, vi chiedo solo di essere un po' piu' precisi quando mandate gli ordini - senza cambiare idea troppe volte - e di non sommergermi di foto prese da Ebay di bento che non so dove andare a pescare.

Per il resto, rimango a vostra disposizione per gli ordini e per domande sugli articoli che ho in vendita.

Chiedo scusa per il ritardo con cui sto rispondendo a tutti, ma sappiate che prima o poi rispondo.

Mata ne!

venerdì, giugno 06, 2008

Vasellame, bento & Co.

Stasera riesco finalmente ad aggiornare un po' la vetrina del bazar.
Ho per voi degli oggetti molto belli e che spero vi piacciano.

Come al solito, se avete domande sugli oggetti in vendita o se volete fare un ordine, potete scrivermi all'indirizzo del negozio che appare sulla geisha-san del meteo, a destra.

Se non avete ancora ricevuto risposta, perfavore riscrivetemi e rimediero' immediatamente.
Se pero' mi avete scritto richiedendomi bento od accessori che non ho, magari segnalandomi foto di cio' che desiderate, probabilmente non vi ho risposto non per scortesia o cattiveria, ma semplicemente perche' purtroppo non ho assolutamente il tempo di andare alla ricerca di oggetti specifici, e devo dare priorita' agli ordini contenenti gli oggetti del bazar.
Cerchero', comunque, di rispondere a tutti anche se mi ci vuole un po'.

Io stessa, pur vivendo qui in Giappone, mi stupisco - e non sto esagerando - della varieta' di bento che sono in vendita su Ebay e che pero' non trovo poi cosi' facilmente in giro per i negozi qui. Verrebbe da pensare che tutti i bento che appaiono su Ebay si trovino ovunque qui in Giappone, ma credetemi, non e' affatto cosi'.

Comunque, vi ringrazio fin d'ora per la vostra pazienza e per la vostra comprensione.

Ma passiamo alle novita' di oggi!

Cominciamo? Cominciamo!
BENTO SAKURA GLITTER
*Prenotato da Linda D.T.
Un elegante bento laccato a due piani, con sopra il coperchio un delicato decoro del fiore giapponese per eccellenza: il sakura.
Ed ecco una foto laterale di questo meraviglioso bento:
Ed ecco come si presenta il bento aperto:
Come vedete, il bento e' gia' provvisto di laccetto.
Siccome il decoro e' semplicemente straordinario, voglio mostrarvi un'altra immagine piu' dettagliata del coperchio. Eccola:
Made in Japan
Prezzo: 22 euro

BENTO OVALE USAGI MAJIKKU
*Venduto a Monja C.


BENTO A DUE PIANI HARU
Ed ecco un altro stupendo bento a due piani, anche questo laccato. Il coperchio, come vedete, e' adornato da un fiore di sakura colorato e da ghirigori che rappresentano un piccolo praticello stilizzato alla maniera giapponese.
Vediamo il bento di lato:
Ed ora una foto del bento aperto:
Nel bento, e' compreso anche un bel laccetto nero.
Made in Japan
Prezzo: 22 euro

BENTO ANIMALS IN THE FOREST
Un simpatico bentino rosa a due piani, col coperchio bianco e decorato con musetti di simpatici animaletti.
Vediamo il bento di lato:
Il bentino e' gia' provvisto del suo laccetto rosa di feltro.
Prezzo: 5 euro

BENTO ANIMALS IN THE SEA
*Prenotato da Linda D.T.
Questo bento e' molto simile a quello precedente, solo che e' in versione marina. Infatti, le vaschette sono azzurre e sul coperchio ci sono dei disegni di simpatiche creature marine.
Vediamo il bento di lato:
Anche questo bentino ha gia' il suo laccetto coordinato di feltro.
Prezzo: 5 euro

SCODELLINE GIAPPONESI "Edo & Hana"
*Prenotate entrambe da Annalisa
Ecco due classicissime scodelline giapponesi dagli altrettanti tradizionalissimi colori.
In realta', non hanno nessun nome proprio, ma le ho ribattezzate rispettivamente Edo (la scodellina di sinistra) e Hana.
Edo e' l'antico nome di Tokyo.
Nella Tokyo antica, andavano molto di moda certi colori e certi decori che venivano impiegati per abbellire stoffe e vasellame. E il decoro della scodella di sinistra ha un nonsoche' di Edo, ed ecco spiegato il suo nome!
La seconda, invece, si chiama Hana, cioe' fiore o fiori poiche' il suo e' un decoro prettamente floreale e irresistibilmente giapponese.
Queste due scodelline si prestano bene per servire verdure e condimenti, ma se preferite usarle all'occidentale, allora vanno benissimo per portare in tavola piccoli stuzzichini ecc.
Vediamole lateralmente:
Made in Japan
Prezzo: 4 euro l'una

CUCCHIAINI COLORATI PER IL BENTO
Una confezione da 9 simpatici cucchiaini con animaletti! C'e' l'orsetto, il gattino e l'elefantino!
I cucchiaini sono di plastica molto resistente e lavabile, per cui possono essere riutilizzati tantissime volte.
Prezzo: 3 euro

LACCETTO BENTO CON SAKURA
Ed ecco per voi un grazioso laccetto per il bento, adornato da un fiore di sakura abbellito a sua volta da decori squisitamente giapponesi.
Prezzo: 3 euro

Per il momento e' tutto! Spero troviate qualcosa di vostro gusto.
Se ci sono domande o volete fare un ordine, scrivetemi alla mail del negozio!
Grazie e buon fine settimana!