giovedì, dicembre 24, 2009

Buon Natale da Biancorosso Giappone!

Oggi e' la Vigilia di Natale, e qui nel Kanagawa un sole brillante fa da luminosa cornice a questa giornata di festa.

Anche a novemila e passa kilometri di distanza dall'Italia percepisco un soffio di quell'atmosfera natalizia che respiravo a Torino e che puntualmente ogni anno mi faceva riscoprire la gioia dell'albero di Natale, delle brillanti luci colorate che abbellivano la mia citta', del profumo delle speciali delizie che imbandivano la nostra tavola festosa.

Ieri e' arrivato il mio patrigno dall'Italia e si fermera' qui da noi fino ai primi di gennaio. In questo momento sono in fermento i preparativi della cena della Vigilia, una cena che sicuramente entrera' a far parte di quelle vivaci montagne di lieti ricordi da rievocare con gioia e gioiosa malinconia, negli anni a venire.

A tutti voi che leggete assiduamente questo blog vorrei inviare i miei piu' sinceri auguri di Buon Natale e di Buon Anno Nuovo affinche' queste Feste vi strappino un bel sorriso e vi trasmettano una buona dose di entusiasmo ed ottimismo, ingredienti necessari per cominciare a tutto sake' questo nuovo anno che oramai ci aspetta davvero dietro l'angolo.

Colgo l'occasione anche per ringraziare le lettrici che nei giorni scorsi mi hanno lasciato splendidi commenti e a cui rispondero' appena possibile.

Di nuovo, tanti cari auguri a tutti voi e alle vostre famiglie!

venerdì, dicembre 18, 2009

Gru di origami e varie

(Il mio primo origami. Tutte le foto di questo articoletto sono opera mia).

Due scosse di terremoto, una ieri notte ed un'altra stamattina verso le cinque e mezza, hanno riportato un po' di quell'ansia ed apprensione che puntualmente si provano ogniqualvolta la terra decide di tremare.

Sebbene la terra giapponese sia proverbialmente ballerina, a queste scosse forse si riesce a fare un po' l'abitudine col tempo, ma difficilmente si riesce ad ignorarle del tutto.
Almeno, per me e' senz'altro cosi'.

Dopo ogni scossa segue un momento di smarrimento, d'incertezza e di paura; e' un momento in cui tutto ritorna come prima, ma in cui il senso d'inquietudine s'infittisce e nella mente vagano libere le preoccupazioni piu' nere.

Trascorso quel momento di confusione, ecco che lentamente si ritorna alla propria quotidianita', ritrovando quell'innato ottimismo che ci fa credere che le tragedie accadano sempre in posti lontani.

Forse nelle terre sismiche la gente impara col tempo a convivere con la minaccia di probabili scosse distruttive, ed e' forse per questo che a me sembra sempre di notare da queste parti una sorta di aplomb e d'imperturbabilita', soprattutto quando si verificano scosse.

Molti mesi fa, eravamo a cena da Tonino e tutto ad un tratto ci fu una scossa abbastanza forte, tanto da riuscire a muovere e a smuovere l'intera vetrata che ricopre parte del locale. Tavoli e sedie iniziarono a tremare, e le stoviglie intonarono un minaccioso tintinnio.

M'irrigidii all'istante. Nella mia mente si rincorsero, alla velocita' del fulmine, scene catastrofiche che non fecero altro che accentuare l'ansia che gia' provavo.

Passata la scossa, giunse il momento di smarrimento e confusione in cui regno' un silenzio incredulo e un senso generale di sbigottimento, dopodiche' tutto ritorno alla normalita': il personale riprese a lavorare; chi aveva smesso di mangiare riprese il proprio pasto; chi aveva smesso di parlare, ricomincio' a sorridere e a riprendere il filo del discorso.

L'ho gia' scritto in passato, lo so, ma le scosse di terremoto sono per me una specie di promemoria che mi riporta davanti alla fragilita' della vita umana; un'annotazione che mi aiuta a riapprezzare meglio il presente.

Da bambina mi piaceva immensamente andare in biblioteca. Era una biblioteca modesta, ospitata all'interno di un anonimo edificio giallino di periferia, ma che pero' mi ha regalato tanti teneri ricordi legati alla gioia della lettura.
Andavo avidamente a curiosare nella sala per ragazzi dove abbondavano storie d'avventura, fumetti, ed innumerevoli manuali che insegnavano ai bambini la creativita'.
Ricordo in particolar modo un libretto dedicato all'arte dell'origami 折り紙, un'arte che ai miei occhi di bimba sembrava tanto affascinante quanto irraggiungibile.
Presi in prestito quel libro, lo portai a casa e lo sfogliai con riverenza. Provai a seguire le istruzioni dettagliate per creare un semplice origami, ma incappai in non poche difficolta' che presto mi fecero demordere.

Non ricordo, quindi, d'aver mai portato a termine un semplice origami...fino ad oggi.

Facendo pulizia ho scovato in una scatola una confezione di bellissima carta tradizionale da origami e che non ricordavo nemmeno piu' di avere. La trovai, tempo fa, in un set di carta da lettere, assieme anche ad alcuni adesivi.
La confezione, ancora intonsa, custodiva al suo interno tanti delicati fogli di carta colorata e decorata con disegni deliziosamente giapponesi. Li ho presi in mano, uno per uno, per ammirarli e non riuscivo a non stupirmi davanti alla bellezza di quei colori.


Improvvisamente mi e' venuta voglia di provare, seppur timidamente, a riavvicinarmi nuovamente a quest'antica arte.
Volevo provare a creare qualcosa usando questi stupendi fogli, e cosi' con l'aiuto di questo video, sono riuscita a fare il mio primo origami, ovvero un 折鶴 orizuru, cioe' una gru di origami.
Ed ecco qui la mia gru:

Ho scelto quella carta perche' i suoi colori mi ricordano molto il Natale; sono tonalita' festive e che trasmettono allegria e speranza.

La mia prima tsuru (gru) dimostra le mie traballanti abilita' da principiante, pero' dopo averla completata non ho potuto resistere e ho sorriso di felicita'!

Ieri ho ricevuto i miei primi regali di questo Natale, da parte di Kyoko la quale ha insistito affinche' li aprissi subito. Naturalmente da parte mia non mancava la curiosita' di sapere che cosa si nascondesse in quella borsa di carta con su stampata una renna con una sciarpa verde ed il cappello di Babbo Natale!

Entrambe ci siamo sedute vicino all'albero di Natale illuminato e abbiamo aperto i regali che ci eravamo appena scambiate.

Dalla borsa e' spuntata subito questa simpatica e adorabile scatolina di biscotti, decorata con i personaggi di サザエさん Sazae-san, un vecchissimo e celebre fumetto giapponese:
E Kyoko, sapendo della mia passione / fissazione con la cucina giapponese casalinga, mi ha anche regalato una confezione di pregiati shiitake essiccati ed una scatola della famosa yakinori che usa sempre lei:

E per finire, il cuore ha cominciato a battermi sempre piu' forte quando dalla borsa di carta e' spuntato questo libro:
Un curatissimo volumetto dedicato interamente alle basi essenziali dell'o-sechi-ryoori. Kyoko ha voluto regalarmelo perche' sapeva del mio desiderio di prepare qualcuno di questi tradizionalissimi piatti di Capodanno, e io non potevo che essere al settimo cielo!
Ieri sera ho sfogliato con curiosita' il libro e ho trovato davvero molte invitanti e semplici ricette che sicuramente sperimentero' nei prossimi giorni.

E per ultimo, un altro regalo molto speciale da parte di Kyoko:
Un regalo legato al caro ricordo della buonanima di suo papa', amante e profondo conoscitore del teatro kabuki.
Queste cartoline appartenevano dunque al papa' di Kyoko, e lei ieri ha voluto regalarle a me.
Sono splendide cartoline che ritraggono celebri scene di alcune opere di quest'antica e rispettatissima forma teatrale.

Kyoko mi diceva che da bambina suo papa' la portava spesso a vedere spettacoli di kabuki, e ogni volta avevano la fortuna di riuscire ad occupare ottimi posti nelle prime file. Kyoko, pero', mi diceva anche che a differenza di suo papa' lei si e' sempre annoiata a vedere queste rappresentazioni teatrali che puntualmente la facevano cadere in un sonno profondo. Pero' si svegliava sempre in tempo per cogliere suo papa' che ogni volta si commuoveva davanti a queste antiche storie, e cosi' lei accennava sempre un sorriso d'amorevole tenerezza.

E io ringrazio Kyoko, con tutto il mio cuore, per questi regali pensati e scelti con cura ed affetto, e la ringrazio per quelle cartoline che conservano il ricordo di un papa' che avrei tanto voluto conoscere.

martedì, dicembre 15, 2009

Fukumi-tenpin, atmosfera natalizia e varie

(Due dei deliziosi fukumi-tenpin ricevuti in regalo da Fusae-san. Tutte le foto di questo articoletto sono opera mia).

Come ogni anno, anche questa volta l'avvicinarsi del Natale porta con se' un po' di quella contentezza che emoziona ed agita al tempo stesso; ma la scia natalizia porta con se' sempre anche un po' di dolce malinconia fatta d'incancellabili ricordi di Natali passati, soprattutto di quelli dell'infanzia, inevitabilmente intrecciati all'emozione dei Natali di adesso.

Questo alternarsi di malinconia e di gaiezza ogni anno mi fa vivere il Natale con un'intensita' faticosamente descrivibile. Ma e' proprio questa complessita' di sentimenti natalizi a far si' che ogni Natale si trasformi in un gioiello della memoria.

Dopo essere riuscita a superare quella riluttanza che non m'incoraggiava a rispolverare le decorazioni natalizie, venerdi' notte mi sono messa di buona lena e - con sul volto un sorriso di bimba - ho riscoperto quel piccolo alberello verde che per tutto questo tempo se n'era rimasto rintanato in quella scatola di cartone, chiusa con lo scotch.
Ho riscoperto anche quella scatola di plastica trasparente col coperchio blu...quella scatola che al suo interno custodiva i fili di lucine brillanti, le palline decorate, le stelline, i nastri e tutte quelle sfavillanti decorazioni che posseggono una magia particolare, una magia in cui credo.

Sotto il nostro alberello per il momento ci sono due panettoni ed un pandoro! Pensate che qui in Giappone i panettoni si trovano abbastanza facilmente; molte panetterie e pasticcerie, addirittura, lo preparano artigianalmente a cominciare gia' dai primi di dicembre. Nei negozi di alimentari d'importazione si trovano spesso panettoni italiani, ma dei pandori neanche l'ombra! Quest'ultimi sono difficilissimi da reperire da queste parti; chissa' poi perche'!

I nostri amici della pizzeria Tonino, proprio in previsione delle Feste natalizie, avevano ordinato ad agosto una quantita' incredibile sia di panettoni che di pandoro Bauli; il container e' stato recapitato loro ai primi di dicembre, e da quel momento hanno iniziato a vendere i dolci della Bauli a tutti i clienti interessati. E noi, naturalmente, dopo aver visto quelle meravigliose scatole rosa, non abbiamo resistito!
La settimana scorsa e' venuta Fusae-san per la sua consueta lezione d'italiano, e come sempre, mi ha portato dei graditissimi regali che ho accettato con grande felicita' e contentezza nel cuore.
Molto tempo fa dissi a Fusae che avevo una predilezione per i もなか monaka, un tipo di wagashi tradizionali composti da una fragilissima cialda di riso ripiena di marmellata d'azuki, e cosi' ha pensato di portarmi dei dolcini davvero molto particolari, ossia i ふくみてんぴん fukumi-tenpin della rinomata pasticceria tradizionale たねや Taneya.
Questi fukumi-tenpin sono dei monaka fai-da-te, composti da due pacchettini contenenti, rispettivamente, due leggerissime cialde di riso e della divinissima marmellata d'azuki arricchita addirittura da un morbido mochi.

Con delicatezza, si apre il pacchetto delle cialde e le si mette in un piattino:
Su una delle cialde andra' poi adagiata la marmellata d'azuki:
Le due cialde andranno infine unite, a mo' di sandwich, et voila'! Il fukumi-tenpin accompagnera' alla perfezione una buona tazza di te' verde o di matcha.
Assieme a questi ghiotti monaka, c'erano altri piccoli doni che Fusae ha scelto per me a Kyoto proprio perche' si ricordava della mia passione per l'incenso e per i profumi tradizionali del Giappone.


Queste graziose scatoline contengono due tipi diversi di におい袋 nioi-bukuro. I nioi-bukuro sono sacchettini preziosamente decorati e che contengono, al loro interno, fragranti legni sbriciolati, utilizzati per la lavorazione dell'incenso tradizionale. Questi profumatissimi sacchettini fanno parte della tradizione giapponese e vengono utilizzati, da secoli, sia per profumare i cassetti della biancheria che per profumare i kimono; i nioi-bukuro, infatti, si possono infilare nelle maniche del kimono; cosi' facendo, non solo si profumera' il prezioso tessuto del kimono stesso, ma si terranno alla larga anche tarme ed insetti vari.

Ecco alcuni dei nioi-bukuro che mi ha regalato Fusae-san:
I sacchettini piu' grandi generalmente si usano per profumare i cassetti oppure gli armadi, mentre quelli piccoli si usano per i kimono, ma vanno bene anche per profumare per esempio una borsetta.

Rimanendo in tema d'incenso, in occasione delle Feste ho acquistato dell'ottimo incenso tradizionale della 香彩堂 Koosaidoo, aromatizzato all'ume.
La fragranza di questo delicatissimo incenso sa trasportarmi in un'altra era, in un altro tempo.
Le avvolgenti note speziate dell'ume si fondono in armonia con la fragranza della terra bagnata da un improvviso ed impetuoso temporale; c'e' la fragranza della legna che arde mista al profumo di quel momento in cui l'autunno inizia a diventare inverno, avvolgendosi molto lentamente in un candido manto ovattato.

E sempre in vista del Natale, mi sono gia' fatta un regalino; in realta', si tratta di un regalino inaspettato perche' non cercavo nulla di simile, ma di ritorno dai miei soliti giretti d'esplorazione nei negozietti d'antiquariato e cose vecchie mi ritrovo spesso fra le mani oggetti che, per un motivo o per l'altro, sanno raccontarmi a modo loro una storia, una storia il cui fascino non riesco a resistere; una sorta di canto delle sirene che certi vecchi oggetti riescono ad emettere non appena poso il mio sguardo su di loro.

Appoggiato ad alcune scatoline di ceramica Imari, un costosissimo ed intricato vaso d'ottone ed altri oggetti d'altri tempi, un delizioso ed antico pettinino laccato degli anni Venti ha iniziato il suo ipnotico canto:
Quel delicato pettinino di legno ora accompagna quel kanzashi acquistato molto tempo fa.
Ecco il retro del pettinino:
Ci sara' ancora un aggiornamento del blog prima di Natale, pero' intanto vorrei cominciare a fare a tutti voi gli auguri di Buone Feste! Vorrei anche ringraziarvi per aver lasciato che il mio blog vi facesse da instancabile compagno di viaggio, giorno dopo giorno, nella scoperta personale del Giappone che ognuno di voi sta compiendo.
Un percorso di scoperta che ognuno di voi arricchisce con l'entusiasmo, la curiosita', e l'ammirazione per un Paese cosi' lontano, eppure cosi' vicino a noi.

E siccome il mio contatore ogni giorno mi tiene informata sul numero di visite che questo blog con gratitudine riceve, ne approfitto per invitare tutti voi che leggete a lasciarmi un commento.
Ditemi da dove mi leggete e perche' vi piace questo blog!

martedì, dicembre 08, 2009

Yuzu-mochi e un libro da scoprire

(Dei deliziosi 柚子餅 yuzu-mochi che ho acquistato al supermercato di zona. Tutte le foto di questo articoletto sono opera mia).

E' gia' ora di preparare l'albero di Natale e di rispolverare tutte quelle sfavillanti decorazioni che sono rimaste sigillate e sepolte nell'armadio in attesa che arrivasse il loro momento di gloria, il mese di cui loro sono le protagoniste incontestabili: dicembre.

Ma anche quest'anno quella malinconia indissolubilmente legata un po' a tutti i Natali trascorsi lontana dall'Italia sembra li' li' per ritornare a farmi visita, e molto probabilmente e' gia' la' che mi aspetta, raggomitolata in quello scatolone bianco e verde che ospita l'alberello.

Pero' nelle giornate di sole e' difficile sentirsi tristi e lasciare che i pensieri malinconici annebbino la mente e rannuvolino sguardi allegri e spensierati.

Guardo fuori dalla finestra e vedo i fedeli ed arancioni raggi del sole pomeridiano che si riflettono sui tetti grigi e blu delle case; vedo tanti alberi dolcemente giallognoli; vedo una bicicletta appoggiata ad un muretto di pietra; vedo un camioncino blu che trasporta della legna e la porta chissa' dove; vedo i vicini di casa intenti a spazzare il giardino.
Vedo il sereno scorrere della vita quotidiana in un angolo qualunque di Giappone.
Un angolo che da tre anni e mezzo chiamo casa.
Un angolo che alloggia nel mio cuore.
Ritrovo sempre un briciolo di magia rasserenante nel sorseggiare una tazza di te' verde accompagnato da un wagashi. Forse perche' questo e' un antico piacere le cui radici davvero affondano in un passato da noi cosi' distante da incoraggiarci quasi a rimanere in silenziosa contemplazione davanti ad un rito di disarmante semplicita' e bellezza.
Non servono fronzoli od inutili complicazioni per respirare un po' di quella serenita' che una pausa giapponese sa regalare. Preparatevi del buon te' verde, servitelo magari in una tazza che a voi piace particolarmente, e sorseggiatelo con calma in un angolo tranquillo di casa.
Un wagashi addolcisce questa pausa, ma non e' certamente obbligatorio.

Al supermercato di zona ho comprato degli 柚子餅 yuzu-mochi, dei mochi aromatizzati allo yuzu. Questi graziosi dolcini sono stati addirittura modellati in modo da farli assomigliare al profumatissimo agrume!
Domenica pomeriggio e' capitato un fatto assai curioso. Mio marito doveva purtroppo lavorare, e cosi' sono andata a fare un giro in un caotico negozio di libri usati. A differenza di tante altre librerie di questo tipo, quella dove sono andata io vende soprattutto libri fuori stampa da decenni, oppure libri sconosciuti e di autori oscuri. Non so se tutto cio' avvenga di proposito, ma posso dirvi che questo curioso posticino attira sempre la mia attenzione.

Anziche' tenere i libri sugli scaffali, in questo strambo negozietto tutti i volumi sono accatastati in modo un po' trascurato e conservati all'interno di vecchie credenze, anch'esse in vendita. I libri non sono sistemati in un ordine preciso, ma sono completamente alla rinfusa, e questo rende la caccia al tesoro cartaceo ancora piu' emozionante!

Dopo aver, e non con poca fatica, aperto le ante di una di queste credenze scure e che sembrava essersi appena teletrasportata dal soggiorno di chissa' chi, sono stata accolta da un forte odore di muffa e naftalina. Sulle mensole marroni campeggiavano alcuni volumi polverosi e con le copertine ricoperte di macchioline scure.

Vecchi manuali di computer; qualche nostalgico papiro nazionalista del dopoguerra; libri di diete di trent'anni fa; un resoconto di viaggio di un americano che ha vissuto a Tokyo per un anno; un libro di paura dalla grottesca copertina che raffigura una mano insanguinata, penzolante ed attaccata ad un filo da pesca; un libro di fotografie a meta' tra lo sconcio ed il ridicolo, che ritraggono una soubrette degli anni Ottanta e la cui carriera, molto probabilmente, giunse ad un punto fermo abbastanza in fretta; un tomo sulla storia della lingua coreana.

Ogni libro, una scoperta.

Dopo aver passato in rassegna decine di libri che andavano dall'avvincente e misterioso all'inverosimilmente eccentrico, ho trovato un volumetto semplice e dalla copertina di cartoncino sottile, color vaniglia.
Sulla copertina appare un disegno, forse realizzato a matita, e che ritrae un uomo anziano e dal volto stanco, in piedi, in una strada di campagna.
I kanji marroncini del titolo, scritti da mano esperta, riportano semplicemente il nome dell'autore: 正作 Shoosaku. E vicino al suo nome, sulla destra, tre kanji ci fanno inizialmente credere di avere a che fare forse con una biografia di un qualche musicista o compositore: 交響史 kookyooshi, storia di una sinfonia.
In un angolino in fondo a sinistra, invece, appare il nome per esteso dell'autore: 大澤正作 Oosawa Shoosaku.

Sul retro della copertina, nessun indizio. Solo un minuscolo logo di una casa editrice che sembra essersi dissolta nel nulla.

Nessun informazione sull'autore e sul perche' di questo libro. Niente di niente. Ma forse non c'e' bisogno di tutto cio'; d'altra parte il libro, il cui titolo e' il nome dell'autore, ci rivelera' - pagina dopo pagina - tutto sull'identita' di questo misterioso personaggio.

Incuriosita dall'aspetto misterioso di questo libro, ho iniziato ad assaporare il contenuto della prima pagina, e dopo essermi accorta che tutto sommato non facevo difficolta' a leggere e che con molte probabilita' si trattava di un libro adatto al mio livello attuale di giapponese, ho cominciato ad accennare un sorriso compiaciuto. D'altra parte, l'aggraziata descrizione che Oosawa-san fa di uno spensierato giro in bicicletta per le stradine della campagna giapponese, assieme a sua moglie, mi hanno fatto immediatamente capire di aver trovato una piccola gemma di carta da gustare pagina per pagina.

Ho cosi' acquistato il libro e, con un'aria davvero soddisfatta, mi sono diretta a passo svelto verso una modesta ma accogliente caffetteria. Dopo aver ordinato un caffe' nero bollente accompagnato da un piccolo croissant spennellato di sciroppo d'acero, mi sono seduta su una delle rigide sedie verdi del locale e, con trepidazione, ho aperto la borsetta dove custodivo gelosamente il silenzioso volumetto color vaniglia.

Quel caffe' caldo e fragrante mi era stato portato da pochissimo quando, dopo aver impazientemente aperto il libro, tra le pagine ho trovato un foglio bianco, delicatamente piegato alla giapponese.
Con stupore, ho aperto quel foglio facendo attenzione a non rovinarlo e a non macchiarlo.

Era una lettera, scritta a mano in una calligrafia estremamente elegante e ricercata.

Una lettera indirizzata ad un misterioso Inagaki-sama, a cui molto probabilmente era stata regalata questa copia del libro.

E l'autore della lettera?

Il signor Oosawa, ossia l'autore del libro.
Con quella calligrafia cosi' raffinata, scritta pero' con una mano tremante, Oosawa-san rivela una certa delusione relativa al suo libro, un libro che lui immaginava diversamente.
E come capita spesso quando si leggono lettere vecchie e non indirizzate a noi, ci sono riferimenti a noi del tutto oscuri e che probabilmente rimarranno tali. Il signor Oosawa, infatti, accenna brevemente alla sua carriera lavorativa presso la Kyodo, ossia l'Agenzia di stampa associata del Giappone.
Ma l'autore, poi, ritorna alla nota malinconica iniziale e confessa di provare una certa vergogna per il fatto che, a 84 anni, abbia pubblicato il suo primo libro. Prosegue, pero', dicendo che nonostante cio' in lui alberga un po' di quella vergogna mista ad un pizzico d'orgoglio, quell'orgoglio che indubbiamente nasce dal compimento di un'opera non indifferente, quale la pubblicazione di un libro!

E cosi', attraverso queste poche righe di una lettera di quasi dieci anni fa e le pagine di questo libro che raccolgono la sua vita, scopriro' pian piano chi fosse questo misterioso signor Oosawa di cui sembrano non esistere tracce nemmeno su Internet.

Ho portato a vedere a Kanai-sensei sia il libro che la lettera, e lui, con aria altrettanto sorpresa, mi ha detto che ero stata molto fortunata a trovare un libro cosi', accompagnato per giunta da una lettera scritta dall'autore! Nemmeno il sensei sa chi fosse questo signor Oosawa, ma anche lui sembrava stupito dall'assenza d'indizi ed informazioni sul suo conto. Preso dalla curiosita', anche il sensei ha sfogliato brevemente il libro, soffermandosi qua e la' a leggere il semplice racconto di un uomo che, partendo dagli innocenti anni della sua infanzia, ci rende partecipi di tutta la sua vita.

lunedì, dicembre 07, 2009

Una donabe blu e varie

(La mia donabe blu! Tutte le foto sono opera mia).

In autunno e in inverno ritornano in auge, sulle tavole giapponesi, le 土鍋 donabe, ossia le pentole di terracotta. Con le donabe si possono preparare davvero molti piatti. Il repertorio di ricette per questo tipo di pentola e' noto col nome di 土鍋料理 donabe-ryoori, e tra le specialita' compaiono deliziose zuppe di carne, verdure, tofu, pesce, molluschi, ecc.
Le ricette sono tantissime, e come capita spesso nella cucina casalinga tradizionale, altrettante sono le varianti.
Ma con la donabe non si preparano solo zuppe, ma anche del delizioso riso al vapore (senza bisogno, dunque, della cuociriso!). Vi spieghero' come, appena possibile.

In commercio, inoltre, esistono centinaia di ricettari interamente dedicata all'uso della donabe con cui poter preparare davvero qualunque cosa, anche i dolci!

Da quando e' arrivato il freddo mi e' venuta voglia di mettermi alla ricerca di una bella donabe da acquistare, ma volevo che fosse un po' particolare. Inoltre, volevo che fosse assolutamente 日本製 nihon-sei, ossia di produzione giapponese.

Sono cosi' andata ad esplorare negozi, negozietti e i reparti di articoli casalinghi di grossi centri commerciali, nella speranza di trovare una donabe che mi piacesse all'istante. Naturalmente, vista la stagione in cui siamo, l'assortimento in vendita di queste pentole in terracotta e' immenso! Vi sono donabe di tutti i colori e le forme possibili ed immaginabili; di tutti i prezzi e di tutte le dimensioni.

Nel corso della mia spedizione "Alla ricerca della donabe perfetta", ho scoperto che - purtroppo o per fortuna, dipende - il mercato giapponese e' invaso da donabe d'importazione cinese. Queste donabe cinesi, naturalmente, assomigliano in tutto e per tutto a quelle giapponesi, anche se quelle cinesi sono decisamente piu' economiche delle altre.
Ma quei prezzi cosi' bassi, onestamente, non mi attiravano piu' di tanto perche' ho avuto l'impressione piu' volte che le donabe cinesi fossero fatte con lo stampo e che mancasse loro quel tocco di originalita' necessario a rendere unico ogni pezzo. Indubbiamente sono molto economiche, pero' preferivo spendere qualcosa in piu' e portarmi a casa non una semplice pentola di terracotta, ma una pentola che fosse anche un po' una piccola opera d'arte.
Dopo settimane di ricerca, ancora non ero riuscita a trovare una donabe che mi supplicasse di portarla a casa. Stavo lentamente per perdere le speranze, quando ieri sera - mentre ero andata a dare un'occhiata alle decorazioni tradizionali di Capodanno, in un grosso centro commerciale - con mia grande sorpresa ho scoperto che era in corso un'offertissima su tutte le donabe di produzione giapponese!
Davanti a me si e' profilata una montagna di pentole di terracotta pericolosamente accatastate le une sulle altre.

Ero in estasi!

Dopo neanche un paio di minuti di rapida ispezione, i miei occhi si sono posati sulla splendida donabe blu che vedete nelle immagini.

Era lei! Si', era lei la donabe che aspettavo! O forse era lei che aspettava me.
Comunque sia, l'ho ammirata e rimirata per qualche minuto, anche se in cuor mio gia' sapevo che sarebbe tornata a casa con me. Per non prendere decisioni affrettate, pero', ho fatto un giretto all'interno del centro commerciale e poi sono ritornata davanti alla montagna di donabe, dove la delicata pentola blu di terracotta era ancora li' che mi aspettava con pazienza.
Per evitare di provocare una strage di cocci, mi sono fatta aiutare da una commessa a prendere la mia donabe blu. La signora me l'ha poi confezionata per benino in una rigida scatola di cartone, e piano piano mi sono avviata fino a casa, con stampato in viso un vero sorriso Durban's.

Le donabe, pero', come d'altronde tutto il vasellame di terracotta adibito ad uso alimentare, vanno prima sottoposte ad una sorta di stagionatura per eliminare l'odore naturale della terracotta e per creare una patina sulla superficie porosa della parte interna della pentola. Senza la stagionatura, i cibi cotti nella donabe rischierebbero di assorbire sia l'odore che il sapore della terracotta. Inoltre, senza la stagionatura, le donabe a loro volta assorbirebbero gli odori dei cibi e si macchierebbero piu' facilmente.
Qui in Giappone consigliano vari metodi di stagionature per le donabe: il piu' usato e' quello che prevede la preparazione di un po' di okayu (una sorta di zuppa di riso preparata con acqua e riso). Siccome questo okayu andra' poi buttato, e' preferibile usare degli avanzi di riso cotto che andranno messi nella donabe con dell'acqua. Il tutto andra' poi fatto sobbollire per una decina di minuti a fiamma bassa, per poi spegnere e lasciar raffreddare.
In alternativa, si puo' usare semplicemente un po' di とぎ汁 togijiru (acqua di lavaggio del riso) mischiata a bucce di verdure.

Un altro metodo, invece, prevede semplicemente l'uso di acqua mischiato ad un cucchiaino o due di farina.

In casa avevo un po' di riso bianco avanzato e un po' di togijiru, e cosi' ho mischiato entrambi e ho aggiunto anche qualche buccia di carota e del porro.
Dopo la stagionatura, e' sufficiente risciacquare bene la donabe ed asciugarla, dopodiche' e' pronta per l'uso.

Giovedi' scorso sono stata invitata a pranzo da Kyoko, e insieme abbiamo un ottimo pranzo tradizionale in un ristorante di sua conoscenza. Tra le deliziose meraviglie, vi era anche del tempura di ostriche!
Sashimi di tonno; del tamagoyaki accompagnato da un gambero ed un shishitoo; del chawan-mushi; del takikomi-gohan; delle verdure in umido; dell'alga hijiki; dell'ottimo budino al creme-caramel e marmellata di azuki.
Ed ecco il tempura di gamberi, ostriche e funghi:
Dopo pranzo, Kyoko ed io siamo andate a fare una passeggiata da Isetan, nonche' il suo (ed il mio) centro commerciale preferito.
Siamo andate cosi' a dare un'occhiata alle riproduzioni in plastica degli osechi-ryoori dato che stavo pensando di ordinarne uno. Ricordo che il termine おせち料理 osechi-ryoori si riferisce ai piatti tradizionali giapponesi per il Capodanno.
E visto che il Capodanno si sta avvicinando sempre di piu', in tutti i centri commerciali del Giappone sono in esposizione riproduzioni in plastica degli osechi-ryoori che e' possibile ordinare direttamente in loco. Io ho fotografato alcuni di questi finti osechi, ed eccoli qua:



Il boom degli osechi-ryoori gia' pronti e' iniziato circa quarant'anni fa. Prima d'allora l'osechi-ryoori veniva rigorosamente preparato a mano in ogni famiglia. Kyoko, ad esempio, mi diceva che quando era bambina tutte le famiglie preparavano l'osechi-ryoori a mano, anche perche' non esistevano negozi che li preparassero su ordinazione. L'osechi-ryoori rappresentava il pasto tradizionale e simbolico di Capodanno per eccellenza, e forse era anche questo il motivo per cui nessuno allora si sarebbe nemmeno mai sognato di comprar il tutto gia' pronto.

Ma i tempi cambiano, e con essi anche i gusti e le preferenze della gente. Si ha sempre meno tempo da dedicare ai fornelli, e piano piano alcune vecchie tradizioni stanno via via dileguandosi nell'oblio. Una di queste e' appunto la preparazione a mano dell'osechi-ryoori, una tradizione al giorno d'oggi osservata da ben poche famiglie. La preparazione dell'osechi-ryoori e' elaborata e richiede molta pazienza e tempo, e questo e' uno dei motivi principali per cui la maggior parte dei giapponesi preferisce affidarsi alle mani esperte di ditte e ristoranti specializzati nella vendita di osechi-ryoori gia' pronti.
L'osechi-ryoori e' generalmente molto costoso sia da preparare a mano che da ordinare, e i prezzi degli osechi gia' pronti variano soprattutto in base alla fama della ditta o del ristorante che li vende. Ci sono osechi-ryoori provenienti da famosi e rispettatissimi ristoranti di Kyoto che oltrepassano tranquillamente i millecinquecento euro!
Senza pero' arrivare a cifre da capogiro come quelle, e' comunque possibile farsi venire un mancamento anche solo guardando i prezzi degli osechi-ryoori dei centri commerciali, oppure i prezzi esposti sui tantissimi cataloghi che ogni anno vengono stampati proprio per la vendita su ordinazione di questi tradizionalissimi pasti.

Anche quest'anno ho preso alcuni di questi cataloghi e me li sono spulciati con grande curiosita':

Nella pagina che ho riportato qua sotto vi e' addirittura un osechi-ryoori da ben 105,000 yen (quasi 790 euro!) e che, nonostante il prezzo, e' andato a ruba tanto da non essere piu' disponibile!
I prezzi variano non solo in base alla fama della ditta o del ristorante che prepara gli osechi, ma anche in base al numero di dan del juubako ordinato. Al giorno d'oggi, i juubako (i contenitori a piu' piani utilizzati per l'osechi-ryoori. Colgo l'occasione per ricordarvi che i juubako e i bento non sono la stessa cosa) sono composti da tre dan. E' possibile pero' ordinarne anche solo due oppure uno.
Nei secoli scorsi, i juubako erano composti da quattro o cinque dan, soprattutto quelli utilizzati in famiglie particolarmente abbienti. A tal proposito, vi rimando ad un mio articoletto in cui vi parlai di un vecchio juubako del Periodo Meiji acquistato ad una fiera dell'antiquariato; come vedete, quel juubako e' composto da quattro dan.

In questo periodo e' ancora possibile ordinare molti osechi-ryoori, tranne forse quelli piu' esclusivi, andati a ruba sicuramente mesi fa. Gli osechi-ryoori particolarmente ricercati in genere vengono ordinati addirittura con un anno d'anticipo!

Se pero' non si vogliono spendere cifre astronomiche, e' possibile comunque virare in direzione di osechi piu' modesti, magari da uno o due dan. I prezzi piu' ragionevoli che abbia visto fino adesso si aggiravano su 12,000 yen (circa 90 euro).

Sfogliando uno di questi cataloghi, non ho potuto non sorridere quando ho trovato un trafiletto dedicato ad una ditta che produce addirittura gli osechi-ryoori per cani! E vicino alla foto di quel grazioso cagnolino c'e' scritto: "Anch'io voglio festeggiare insieme a te! Bau!".
Ecco qua:
Inizialmente avrei voluto anch'io ordinare un osechi-ryoori speciale per festeggiare il nostro Capodanno, anche perche' quest'anno verra' a trovarci il mio patrigno durante le Feste, pero' ho poi avuto un'idea: alcuni piatti dell'osechi li preparero' io a mano, mentre altri li comprero' pochi giorni prima di Capodanno (i piatti dell'osechi in genere si conservano tranquillamente per diversi giorni), dopodiche' sistemero' il tutto per benino in uno dei miei juubako a tre dan: questo. Anche Kyoko mi ha detto che le piace la mia idea! Speriamo di riuscire quindi a realizzare cio' che ho in mente!
Naturalmente, fotografero' il risultato e postero' le immagini qui sul blog.

Volendo seguire la tradizione, da Isetan pero' ho acquistato tre paia di bacchette di Capodanno, abbellite dagli animali dell'oroscopo giapponese e dal dorato e propiziatorio kanji 寿 kotobuki, ossia lunga vita:

Per ogni paio di bacchette si sceglie l'animale che corrisponde al segno zodiacale di ogni commensale. Nel nostro caso, ci saranno due scimmie (mio marito ed io) ed un cavallo (il mio patrigno).

Daremo presto il benvenuto all'anno della Tigre! Se avete tempo e se v'incuriosisce l'argomento legato al Capodanno giapponese, vi rimando ad alcuni miei vecchi articoletti: qua, qua, e qua.


Buona lettura e buon proseguimento di settimana!