martedì, settembre 02, 2008
Mélange di parole
Da quando ho ripreso l'universita', cioe' lunedi' scorso, i ritmi sono tornati ad essere piu' frenetici che mai.
Il tempo qua non riesce a decidersi, e continua a stare in bilico fra l'estivo ed il prematuramente autunnale.
Dopo giorni e giorni di forti temporali e d'aria frescolina, e' ritornato - con nostro grande dispiacere - il caldo soffocante di prima, accompagnato da quel sole tiranno che si diverte ad arrostire tutto e tutti.
Mio marito, domenica, ha partecipato alla Human Race 10K, la gara di corsa organizzata dalla Nike in tutte le piu' grandi citta' del mondo. Qui e' stata fatta ai piedi del Monte Fuji, e all'evento hanno partecipato un diecimila persone! A giorni la Nike pubblichera' i risultati ufficiali suddivisi per Paese, e quindi sapremo con precisione come si e' piazzato mio marito.
E' stato comunque bravissimo poiche' ha percorso tutti e i dieci Km in 55 minuti! すばらしいね!Subarashii ne!
Oggi ho di nuovo tanto da studiare; montagne e montagne di kanji da memorizzare da una lezione all'altra, piu' liste interminabili di parole nuove. Man mano che si va avanti con lo studio del giapponese - o di qualunque altra lingua - diventa indispensabile arricchire il proprio vocabolario per non doversi ridurre ad usare sempre le solite parole, esprimendosi quindi come un bambino dell'asilo.
Diventa, inoltre, sempre piu' essenziale acquisire sinonimi di parole che gia' si conoscono, piu' le varie sfumature di significato che squisitamente intercorrono fra un termine e l'altro.
In questo momento sto facendo dunque una pausa, allontanandomi per circa un'oretta dai libri, dai kanji, dagli appunti e dalle dispense del sensei.
Per pranzo mi sono preparata un bento...ma non uno qualunque! Dovete sapere che mio marito, la settimana scorsa, mi ha regalato un bellissimo bento di Totoro, un personaggio che a me piace molto.
Ho deciso, quindi, di inaugurarlo oggi:
Un pranzo semplice, ma gustoso.
Vediamo meglio:
A sinistra: del riso al vapore con del gustosissimo ごましお gomashio, un condimento semplicemente a base di sale e sesamo nero (goma = sesamo / shio = sale).
In italiano, il gomashio e' noto come gomasio, anche se devo dire che su siti di macrobiotica e cucina naturale lo vedo proporre come un pastrocchio complicato e a base di millemila ingredienti, quando d'ingredienti in realta' ve ne sono solo due.
A destra: involtini di tacchino ripieni di bastoncini di zucchino al vapore.
Sotto: un po' della superstraordinaria guacamole preparata da mio marito (lui e' messicano e sa preparare la guacamole a regola d'arte. Se interessa la ricetta, fatemelo sapere e provvedero'!), accompagnata da pezzetti fritti di tortillas di mais bianco.
Nel ripiano inferiore, invece, troviamo a sinistra dei cubetti di dashimaki. A destra, dei gamberi al curry (segue ricetta) con broccoli.
In basso a sinistra, il mio piccolo dessert: qualche uvetta sultanina, un wafer al grano saraceno e vaniglia e due pezzetti di cioccolato Lindt con crema di limone.
Era tutto ottimo! ごちそうさま!Gochisoosama!
Dal mio libro giapponese di ricette per il bento, ho preso la ricetta per i gamberi al curry che ho preparato oggi.
Sono facilissimi da fare, nonche' gustosissimi! Vi consiglio proprio di provarli perche' sono ottimi!
Ecco qui:
えびのカレーしょうゆ焼き
Ebi no karee shoyuu yaki
Saute' di gamberi al curry e salsa di soia
Ingredienti:
6 gamberi gia' puliti
1 cucchiaio di salsa di soia
2 cucchiaini di mirin
1 cucchiaio di sake
2 cucchiaini di curry in polvere
1 cucchiaio di olio di sesamo
(I gamberi andrebbero messi a marinare la notte prima, ma se non avete tempo potete metterli a marinare il giorno stesso e lasciarli nella salsina per un venti minuti. Io ho fatto cosi' e sono venuti buonissimi lo stesso).
Preparare la marinata la notte prima, mischiando la salsa di soia, il mirin, il sake e il curry in polvere.
Mescolare bene ed adagiare nel composto i gamberi. Ricoprirli con la marinata e lasciarli riposare tutta una notte.
Il giorno seguente, mettere a scaldare a fuoco medio l'olio di sesamo in una padella, e rosolarvi i gamberi dopo averli tolti dalla marinata. Cuocerli fino a quando diventeranno rosa. Servire.
Quando si prepara la carne o il pesce, nella cucina giapponese e' sempre importante l'utilizzo della salsa di soia, del mirin e del sake. Questo perche' i giapponesi credono che questi ingredienti abbiano la capacita' di eliminare quel sapore di "selvatico" che e' tipico della carne, specialmente quando questa viene cotta senza spezie o condimenti vari. Alla base di ogni ricetta di carne o pesce giapponese, quindi, troverete sempre almeno uno di quei tre ingredienti oppure, come capita molto spesso, tutti e tre insieme.
Salsa di soia e mirin sono due ingredienti talmente importanti nella cucina giapponese da non riuscire nemmeno ad immaginare un piatto giapponese preparato senza questi due protagonisti (a parte la zuppa di miso e un paio di altre cosette).
Ecco la mia onnipresente salsa di soia ed il mio altrettanto onnipresente mirin:
Anche il sake e' fondamentale sceglierlo di buona qualita'.. Pensate ai vini che noi usiamo nella nostra cucina: piu' il vino e' di qualita' e piu' il risultato sara' soddisfacente. E' chiaro che il Tavernello, magari in un intingolo o in un arrosto, dara' risultati decisamente meno apprezzabili rispetto a quelli che si otterrebbero usando un vero vino di qualita' e che non provenga, possibilmente, da un brick in TetraPak™.
Quindi, mi raccomando, se possibile, evitate di sostituire il sake con vino bianco o qualche altro alcolico. Inoltre, se possibile, cercate di acquistare sake di qualita'. Non deve essere per forza giapponese poiche' quello cinese va bene (anche se c'e' una differenza di sapore, ma non andiamo troppo per il sottile); insomma, qualunque sake compriate, accertatevi che sia di qualita'.
Prima di concludere l'articoletto di oggi, vorrei innanzitutto ricordarvi che il n. 53 di Mondo Japan, e quindi il mio nuovo articolo, e' gia' in edicola, fumetteria o libreria..quindi, se riuscite, cercatevene una copia お願いします!Onegaishimasu!
E poi, vorrei raccontarvi un fatto capitato questo fine settimana. Questa piccola avventura che vi narrero' ci ha fatto tirare un sospirone di sollievo grande cosi', ed e' servito anche come spunto per alcune riflessioni.
Venerdi' scorso, mio marito e' andato con alcuni suoi amici in un locale. Quella sera pioveva a dirotto e in piu' c'erano tuoni e fulmini come nei film d'orrore in cui, immancabilmente, c'e' sempre la solita combriccola di sprovveduti che si ritrova in aperta campagna, a milioni di Km da qualunque insediamento umano, e che trova rifugio in una qualche casa abbandonata ed ovviamente...infestata.
Ma ritornando in tema: era gia' passata la mezzanotte, e sapevo che non sarebbe riuscito a prendere il treno per tornare a casa perche' a quell'ora i treni gia' non circolano piu'.
Io ero preoccupatissima perche' non riuscivo a prendere la linea; sia il suo telefono che il mio faticavano a prender campo. Non riuscivamo a telefonarci, e nemmeno a mandarci C-mail (il nome giapponese che si da' agli SMS).
Nel frattempo, si stava facendo davvero tardi e mi e' venuto sonno. Dopo un po', ha telefonato mio marito avvertendomi che stava tornando a casa in taxi. Al che, mi sono tranquillizzata e sono sprofondata in un sonno letargico tant'e' che non l'ho nemmeno sentito rientrare.
La mattina seguente ho notato che mio marito aveva uno sguardo preoccupato. Dopo alcuni minuti di agitato silenzio, mi ha detto che gli era scivolato l'iPod dalla tasca, mentre era sul taxi.
Dopo essere sceso dal taxi e dopo essersi accorto che l'iPod non c'era piu', ha cercato di avvertire l'ufficio oggetti smarriti telefonando al numero che appare sullo scontrino che il tassista gli ha consegnato al termine della corsa (sperando che parlassero inglese), ma invano.
A quell'ora l'ufficio era gia' altro che chiuso.
In quel momento ho provato una strana sensazione: mi sono sentita triste e scoraggiata, e con il forte bisogno di piangere. Lo so, potra' sembrare una reazione esagerata, eppure mi sentivo cosi'.
Il dolore che ho provato e' lo stesso che si sente quando ci si accorge di essere stati derubati oppure di aver, come in questo caso, perso qualcosa a cui si teneva molto.
Immagino che tutti noi, prima o poi, abbiamo provato quell'amarezza.
Al contempo, pero', sentivo dentro di me un incoraggiante ottimismo ed un'inspiegabile consapevolezza che quell'iPod non era andato perso per sempre.
E' poi subentrato il panico che mi prende ogniqualvolta mi ritrovo a dover affrontare il telefono.
Io credo di essere affetta da una qualche forma di telefonofobia perche' se so di dover fare una telefonata importante, o se so di doverne ricevere una, mi sudano le mani, inizio a balbettare e a dimenticare le parole. Questo mi capita SEMPRE.
I sintomi non tardano a manifestarsi se devo parlare in italiano, e peggiorano considerevolmente se devo parlare in inglese, spagnolo o giapponese. Queste ultime tre lingue straniere, infatti, sono le lingue che uso con maggior frequenza, senza contare chiaramente l'italiano (anche perche' per me non e' una lingua straniera).
Insomma, il telefono mi rende nervosa e mi fa agitare come non mai.
Sapevo che avrei dovuto prendere in mano la situazione e telefonare all'azienda dei taxi, ma mi stavano venendo meno le forze. Sul serio. Sono entrata in uno stato confusionale totale, tant'e' che sono riuscita solo a comporre il numero di Kelly la quale, come temevo, aveva il telefonino spento.
Ho persino mandato una C-mail ad Akiko, scrivendole un messaggio dalle parole intrise di panico.
Quando l'ha letto, avra' pensato fossi in punto di morte.
Kelly non rispondeva. Akiko neppure.
In quel momento ho capito che non avevo scelta, e che dovevo prendere in mano le redini della situazione. D'altra parte, non c'erano altre vie d'uscita dato che mio marito non parla giapponese.
E sempre in quel momento ho capito che mio marito, il quale conosce molto bene la mia paura del telefono, ha voluto cogliere la palla al balzo per mettermi un po' alla prova, diciamo. Infatti, mi ha espressamente chiesto di telefonare all'ufficio oggetti smarriti.
Inizialmente, ho reagito in modo brusco. Ho reagito nello stesso modo in cui si reagisce quando ci viene fatto notare un qualcosa di noi stessi che detestiamo: mi sono rapidamente messa sulla difensiva. Ma questo mio atteggiamento e' durato poco perche' ho capito che l'occasione presentatasi altro non era che un banco di prova, un modo per dimostrare a me stessa di potercela fare.
Ho afferrato il telefono, e ho iniziato a comporre il numero che appariva sullo scontrino. Dal momento in cui dall'altro capo del telefono un signore anziano ha risposto con un serio "Moshi-moshi" fino a quando ho riattaccato, come per magia, mi sono sparite tutte le paure e i timori.
Sono riuscita, senza nemmeno batter ciglio, a spiegare per filo e per segno tutta la situazione, fornendo anche una descrizione dettagliata dell'oggetto smarrito.
Non c'e' stato neanche un momento di tentennamento o di balbettii improvvisi.
Niente. Nada. Zero.
Io capivo perfettamente quello che mi diceva quel signore, e lui capiva altrettanto perfettamente quello che gli dicevo io. La comunicazione e' avvenuta senza intoppi e nel modo piu' tranquillo possibile. Non mi sembrava vero.
E l'iPod era li' da loro.
Mi ha persino dettato l'indirizzo del deposito dei taxi dove si trova l'ufficio, dandomi indicazioni precise su come arrivare in quella zona senza perdersi.
Dopo essermi appuntata tutto per benino su di un taccuino, ho riattaccato. Ho tirato un luuuuuuungo sospiro di sollievo e ho dato la buona novella a mio marito.
Ho sorriso e versato alcune lacrime liberatorie di felicita'.
Ero riuscita a superare la mia paura del telefono, quella maledetta paura che mi fa credere di essere un'incapace.
Nel giro di pochi minuti, ci siamo preparati e siamo usciti alla volta del deposito dei taxi.
La zona era davvero isolata e fatta di un labirinto di viuzze intrecciate in un modo impossibile ed apparentemente senza criterio alcuno.
Ma abbiamo trovato il deposito senza difficolta', grazie alle precise indicazioni del signore dell'ufficio.
Abbiamo parcheggiato in una grossa piazzola quasi interamente occupata da file e file di lucidissimi taxi neri. Eravamo un po' impacciati poiche' non solo eravamo forestieri, ma pure stranieri! Non c'erano cartelli che dessero indicazioni sull'ufficio oggetti smarriti, e non c'era un'anima viva a cui chiedere. Sembrava di essere capitati sul set di un film di Ingmar Bergman o di Rod Serling.
Al fondo, pero', abbiamo visto due tassisti in canottiera che stavano lavando le loro autovetture. Entrambi ci hanno guardati con aria curiosa, ma anche un po' infastidita. Chissa' perche', ma gia' immaginavo che non sarebbero stati particolarmente cortesi nei nostri confronti.
Mi sono avvicinata ad uno dei tassisti in canottiera, e con un sorriso educato ho detto: "すみません!Sumimasen!". Il tassista, con un mozzicone di sigaretta che gli pendeva pigramente dalle labbra, con voce roca ed infastidita mi ha risposto: "何?Nani?"
Gli ho chiesto dove fosse l'ufficio oggetti smarriti, e con un cenno svogliato mi ha indicato il piano superiore dell'edificio.
Fortunatamente, da dietro e' spuntato un signore piccoletto e paffutello che, con aria piu' incoraggiante e gentile, ci ha mostrato una scaletta di ferro nascosta, dicendoci di andare su e che li' avremmo trovato l'ufficio.
Dopo esserci arrampicati su per quella ripidissima scaletta metallica cigolante, siamo arrivati davanti ad una porticina, anch'essa di metallo. Da dietro il vetro della porta, ho intravisto una mano anziana che ci ha aperto e ci ha fatto cenno di entrare.
Ci siamo trovati in un ufficio caotico. Un tipico ufficio come quelli che si vedono nei vecchi film polizieschi giapponesi degli anni 70: uno stanzino disordinato, immerso in montagne e montagne di scartoffie accatastate alla meglio; appunti, ricevute, calendari ed orologi appesi alle pareti ricoperte di pannelli di legno chiaro. Telefoni che squillavano senza sosta, e senza che nessuno riuscisse a starvi dietro. Impiegati con pantaloni neri, camicia bianca e lunghe bretelle che si aggiravano fra le pile di documenti e cartacce, con aria stressata e stanca, asciugandosi, di tanto in tanto, la fronte con un fazzoletto.
Da dietro un bancone, e' arrivato uno di questi impiegati con in mano il nostro iPod!
L'iPod era in condizioni perfette, immacolate oserei dire.
L'iPod ci e' stato riconsegnato senza intoppi ne' difficolta', e dopo aver ringraziato ed esserci inchinati ripetutamente in segno di gratitudine, ce ne siamo andati tirando un altro luuungo sospiro di sollievo mentre, con grande attenzione, scendevamo per quella ripida scaletta di metallo.
Se penso alle migliaia di aziende di taxi presenti solo nella prefetture di Tokyo e Kanagawa, e se penso ai milioni di persone che ogni giorno si servono dei taxi per spostarsi da un capo all'altro delle citta', non posso non stupirmi di come siamo riusciti a ritrovare il nostro iPod.
La precisione, l'efficienza, la massima integrita' ed onesta dei giapponesi rende possibile tutto cio', e spiega il perche' di quell'ottimismo e certezza che sentivo dentro di me e che mi diceva che saremmo riusciti a ritrovare l'oggetto smarrito.
Queste sono comunque cose che continuano a stupire noi stranieri, anche dopo mesi o addirittura anni di vita giapponese. E non potrebbe essere altrimenti.
ps. Sto rispondendo a tutti gli ordini in sospeso. Se ancora non avete ricevuto risposta, perfavore abbiate solo un po' di pazienza: prima o poi vi rispondo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
15 commenti:
ciao Marianna, stai diventando sempre più brava a preparare bento!!!!
ho ricevuto la tua mail, scusa se non ti ho ancora risposto, ma lo farò presto :-)
Sara
ti conosco solo attraverso ciò che racconti, ma se me lo avessi chiesto non avrei avuto dubbi che non avresti avuto problemi a fare quella telefonata :-)
Mari, che meraviglia quel bento!Delizioso!A questo punto non puoi più sottrarti...Devi assolutamente iscriverti a "pazze per il bento"!
Un abbraccio
P.S.:claro que queremos la receta de guacamole!SLUrp!
Holà Marianna que tal? Ma forse è il caso di dire "Konniciwa".
Ho letto il tuo ultimo post e l'ho trovato così piacevole, sia nella prima parte, nella descrizone così accurata e stuzzicante del contenuto del tuo bento, ma soprattutto nella seconda che si potrebbe intitolare "Il mistero dell' I-pod scomparso". Fossi in te la proporrei come sceneggiatura di un piccolo cortometraggio: ho davvero immaginato te e tuo marito in totale panico per via della telefonata da fare e poi la risoluta chiamata all'ufficio oggetti smarriti. E poi la descrizione dei personaggi: il tassista infastidito in canottiera, con la sigaretta pendula, l'impiegato paffutello... davvero un ritratto del Giappone dietro la facciata ufficiale: complimenti.
Tornerò spesso a leggere il tuo blog, promesso.
Un saluto
Hiro
Ciao Marianna!
Leggo da molto tempo il tuo blog ma, non so nemmeno io il perchè, non ti ho mai scritto prima :P
Complimenti per i tuoi bento, sono sempre fantastici e invitantissimi!^^
Un saluto ed un abbraccio.
Paolo^^
Fortissimi questi giapponesi,qui a Roma sarebbe stato impossibile ritrovare l'iPod dopo averlo perso in un taxi!Anzi,credo che al reparto oggetti smarriti mi avrebbero preso in giro per essere arrivata fin lì.Quando hai tempo ci puoi raccontare qualche altro episodio divertente o esilerante?A presto^__^
Complimenti, blog stupendo! E davvero interessante. Quanto vi invidiooo!! Posso linkarvi?
Cecilia
http://dramatichipmunk.iobloggo.com
Carissima, devo confessarti che ho sorriso nel leggere le descrizioni incupite dei luoghi, delle persone coinvolte e dell'atmosfera greve che si è venuta a creare in seguito al vostro piccolo incidente, che ha totalmente capovolto il tuo consueto tono pacato e positivo di vedere il mondo intorno a te. Capisco che non sono situazioni piacevoli da vivere, ma senz'altro sarà stato il "panico da straniero" a farvi reagire così mestamente al solo pensiero di andare a recuperare l'oggetto smarrito. D'altra parte tu stessa ci hai descritto ed elogiato la proverbiale onestà dei giapponesi, quindi non avresti dovuto avere dubbi sul fatto che la questione si sarebbe risolta in modo totalmente positivo.
Ti rinnovo i miei auguri di buona fortuna per questa tua vita da emigrante, per noi semplicemente affascinante, ma che ti rende onore e coraggio, dato che io, e forse la maggior parte delle persone, non vorrei mai affrontare nulla di simile. Un abbraccio.
Ciao Mary,
scopro solo ora che tuo marito è Mejicano maròòò beh certo un italiano non poteva essere così straordinario eheheheh ora mi picchiano. A parte gli scherzi beh tu hai ansia e agitazione a risp al tel? e io che c lavoro che dovrei dire? a me vien sempre un magone eppure son centralinista eheheheh non sono certo una ordinaria.
Però vedi i risultati del tuo studio stan andando alla grande anche xkè sei sempre a contatto con quel mondo e questo ti dà pure la necessità di usarla nelle situazioni. Comunque ti dico una cosa non attaccarti tanto alle cose perchè non hanno un vero valore, si costan tanto, si era un regalo d tuo marito ma io penso che il regalo + bello che tu abbia è stare con lui, con le persone che ami, sentire il calore di chi ti stà accanto e contraccambiare. sono queste le cose bella della vita, un oggetto s può sempre ricomprare oppure chissà recuperare. Inofndo siam in questo mondo solo d passaggio ed è bello godere di tante, tante piccole cose!!! Pensa a questo quando t capita una cosa del genere e così lo sconforto sarà meno pesante.
Io almeno faccio così e mi aiuta!!!
Il tuo bento è sempre meglio dei precedenti e quel personaggio somiglia a MOKONa un altro coniglietto simile molto molto carino sempre Giapponese ovviamente :D
Beh l'università impegna parecchio e io lo so che l'ho frequentata e nelle nuove lingue, io facevo lingue, si deve sempre arricchire il vocabolario anche imparando parole o frasi a memoria, sembra una fesseria ma aiuta eccome!!!
Io sicuramente imparandolo da sola sarò tipo uno straniero qua in italia: "Io amare tanto Giappone" eheheheheheh. Beh ancora son agli inizi capisco solo pezzi di frasi!!! Ti auguro una buona notte
"Oyasumi nasai" e mata ne!!!
kisu
Il bento che hai preparato è molto carino! E si, mi interesserebbe proprio sapere la ricetta del guacamole!
Anch'io ho paura del telefono°_° Cioè, se devo fare una chiamata importante mi agito tantissimo, compongono il numero e metto giù, inizio a girare per il corridoio guardando il telefono e poi mi preparo il discorso varando le diverse domande che mi potrebbero porreXD Se non lo faccio mi ingarbuglio con le parole.. non siamo tanto normaliXD Poi quando inizio a parlare va tutto bene, ma per prendere su la cornetta ce ne vuole di tempo...
Il luogo in cui vi hanno mandato è stranissimo, soprattutto per la scaletta di metallo ripida°_°
Comunque si, quà sarebbe improbabiòe ritrovare un oggetto smarritoXD
Buono studio!
Shao!
Cara Marianna (leggo il tuo nome nei commenti), comprendo fin troppo bene il disagio delle telefonate. E' così anche per me, soprattutto per quelle "ufficiali" o per quelle in cui devo parlare con estranei. Figurarsi in lingua straniera! Grazie per avere condiviso la soddisfazione di questa telefonata con noi. So che è importante!! Un abbraccio, e a presto
Ciao Marianna!eccomi qua tornata dal mare!nno ero sparita! uuua llora devo correre in edicola a prendere il nuovo numero di MJ!!!!non vedo l'ora!
vedo che ultimamente ti sei messa sotto con i bento!io stasera mi cimenterò preparerò il bento per mia sorella che dmani starà via di casa tutto il giorno!
Sono contenta che tuttto si sia risolto bene per Ipod! e soprattutto sono contentissima che la tua paura del telefono si sia un pò affievolita dopo questa esperienza!dai che sei bravissima!!!a settembre dell'anno prossimo torno in giappone e voglio andare in quel ristorantino a Yokohama!!!!
mata ne
Mari ho scritto un sacco di commenti, in tutti gli articoli ma mi sono dimenticata completamente di quel cavolo di codice di controllo, così dopo l'invio chiudevo la finestra e i miei commenti sono andati tutti in fumo :(
Mi spiace ora non ho proprio la fantasia per riscriverli :(
Mi sono proprio demoralizzata :(
Complimenti per il tuo blog...
davvero molto carino e interessante.
A presto
サルヴァトーレ
ciao,
ho letto il tuo articolo sull'avventura dell'iPod. mi fa piacere che tu ti trovi bene in giappone, è bello il modo in cui parli dei giapponesi...
io studio giapponese all'università di lecce, e spero anche presto, di andare i giappone, e xchè no, un giono di andare anche a vivere lì come hai fatto tu. a proposito, ma tu come hai fatto :)
sayoonara!
andrea
mauegizio@hotmail.com
Posta un commento