domenica, febbraio 17, 2008

Sospiri malinconici

Ieri mattina e' partita mia sorella Annalisa.

Da quando ho iniziato questo blog, mi sono accorta che lo scrivere mi sa dare sempre tanto conforto; mi aiuta sapere che, in un qualunque momento, io possa mettere per iscritto i miei pensieri e le mie impressioni.
Non sono una persona molto brava a parlare, anzi, tutt'altro: sono la classica timida che s'impappina e balbetta davanti alla gente. Mi sudano le mani, improvvisamente dimentico le parole, m'incanto su di una stessa sillaba fino a sembrare un disco rigato. Penso proprio sarei un disastro se lavorassi, per esempio, in televisione oppure se dovessi fare lavori tipo l'animatrice o, peggio ancora, il motivational speaker (ma esiste un corrispondente in italiano di questa figura carismatica, cosi' tanto amata negli Stati Uniti?)

In questo momento, sono nella stanza dove Annalisa ha alloggiato per ben due mesi. Questa stanza ora e' cosi' cupa e silenziosa, eppure sembra quasi che lei si sia solo assentata per andare a fare due passi, oppure per guardarsi un po' di televisione. Quasi tutto sembra dare quell'impressione.
Sul suo lettino c'e' persino ancora il coniglietto bianco di peluche con indosso un piccolo kimono giallo, quel coniglietto che siamo riuscite a vincere in una sala giochi, in una fredda sera di gennaio passata a ridere e a scherzare.

Invece Annalisa ora e' a migliaia di Km di distanza, ossia in Italia.

Lo so, ad essere cosi' malinconici c'e' solo da star male e da deprimersi ancora di piu', ma purtroppo non riesco ad abituarmi alla nostalgia; non riesco a far finta che non ci sia. Eppure, sono anni che abito all'estero, lontana dai miei. Verrebbe da pensare che col tempo la tristezza e la nostalgia diminuiscano, o se non altro si smorzino, ma non e' cosi'. Diciamo piuttosto che s'impara a convivere con quella malinconia che sta sempre dietro le quinte, e che e' pronta a diventare protagonista ogniqualvolta lo desideri.

A rendere tutto maggiormente piu' amaro e' il fatto che ogni volta che ci si saluta non si sappia mai, se non altro con certezza, quando ci si rivedra' la volta successiva.

Chi di voi abita lontano dalla propria famiglia (e con lontano non intendo dall'altra parte della citta' o ad un'ora di auto), specialmente se all'estero, con molta probabilita' si ritrova in cio' che sto scrivendo.
Per ovvi motivi di improrogabili impegni lavorativi e/o universitari, per motivi economici legati ai costi del viaggio abbastanza ingenti, purtroppo non e' sempre fattibile vedersi troppo frequentemente.

Si e' costretti, quindi, ad aspettare, progettare, aspettare, progettare, e aspettare.

Nel frattempo, grazie alla tecnologia che davvero ha migliorato la qualita' della vita di noi giramondo, ci si riesce a tenere in contatto con i propri famigliari attraverso Internet, senza dover piu' dipendere dai tempi quaresimali della posta tradizionale.

Tutto questo per dire che sto sentendo tanto, ma davvero tanto, la mancanza di mia sorella.

Ieri mattina, quando e' arrivata l'ora di doverci salutare, sono riuscita a stento a trattenere le lacrime. Il pianto fa bene perche' e' liberatorio, ma in pubblico m'imbarazza. Non so, forse mi sto giapponesizzando piu' di quanto immagini.

Sono riuscita poi a lasciar andare qualche lacrima una volta rientrati in macchina, e poi un po' durante il lungo-lunghissimo tragitto da Narita a casa.
Una volta a casa, sono caduta in una specie di trance dovuta anche ad un raffreddorone iniziatomi in coincidenza con questo difficile distacco.

Come spesso mi capita nei momenti di grande rabbia o tristezza, utilizzo le pulizie come valvola di sfogo. E ieri, infatti, non mi sono lasciata scappare l'occasione di fare una lavatrice, di lavare le mensole del bagno, di spazzare i pavimenti, stendere i panni, ecc.ecc.
Ovviamente, dopo ero esausta. Avrei avuto bisogno di piangere, ma le lacrime erano ostinate a non uscire, costringendo il mio viso ad assumere smorfie di dolore che riflettevano il mio stato emotivo; tutto questo, pero', senza riuscire a fare uno di quei bei pianti che tanto sollievo e pace sanno donare.

Mi sono poi rannicchiata sul divano, nel tentativo di dormire, ma non sono riuscita a prender sonno sebbene fossi piu' che stanca.

In serata, poi, soprattutto su incoraggiamento di mio marito che tentava in tutti i modi di rallegrarmi, mi sono convinta ad andare insieme a lui a fare due passi. Abbiamo camminato fino alla stazione, e da li' abbiamo preso il treno. Siamo scesi poco dopo, e siamo andati a passeggiare nella colorata e luminosa Ebina.
Li' abbiamo concluso la serata, andando a cena in un piccolissimo ma accogliente locale di nome Ebina Shokudoo dove abbiamo gustato la loro specialita', ossia la grigliata alla coreana.

In questo lungo periodo, dall'arrivo di Annalisa e poi dei miei, e successivamente le loro rispettive partenze, sono tante le cose belle che sono successe e che vorro' indubbiamente raccontare qui sul blog. Aver avuto i miei genitori e le mie sorelle qui a casa nostra in Giappone e' stata un'esperienza meravigliosa.
I miei hanno vissuto con grandissimo entusiasmo quest'avventura, fino ad essere diventati dei veri amanti del Giappone.
Si sono sentiti ben accolti in questo Paese cosi' diverso dal nostro, eppure cosi' rassicurante.

Parlavo al telefono proprio ieri con il mio patrigno il quale mi diceva che, dopo essere rientrati in Italia, ha provato un senso di nausea e disgusto nel ritrovare le solite cose: gente maleducata e cafona, strade luride, i giardinetti del nostro quartiere infestati da marmaglia senza ne' arte ne' parte, episodi quotidiani di quella delinquenza che si ha paura a denunciare o che forse si preferisce non vedere, l'incubo di Tossic Park (a pochi minuti da casa mia) e del vergognoso e squallido degrado che questo si porta appresso.
Eppure, loro stati in Giappone per solo tre settimane e gia' il rientro in Italia si e' presentato cosi' drammatico. Non oso immaginare cosa provero' io e come mi sentiro' quanto tornero' a trovare i miei la prossima volta.

Lo dico sempre: ci vuole niente ad abituarsi alla grazia ed eleganza nipponica. A chi non farebbe piacere vedersi trattare con cortesia e rispetto anche per aver acquistato semplicemente un pacchetto di caramelle piuttosto che un panetto di tofu? Chi non rimane colpito nel vedere che e' consuetudine di molti automobilisti fermi al semaforo abbassare i fari per non infastidire i pedoni che stanno attraversando la strada, oppure le auto in coda davanti a loro? Forse, prese cosi' individualmente, queste sembrano mere banalita' prive di significato, eppure credetemi: la realta' giapponese e' fatta proprio di questi piccoli gesti di gentile cortesia e premura che regalano sempre un sorriso di contentezza perche' ci ricordano che tutti meritiamo rispetto, e che il rispetto reciproco ed un briciolo di gentilezza e buona educazione sono veramente alla base di una societa' sana.

Poi, certo, una persona come Angela Terzani-Staude la penserebbe in modo ben diverso da me, sostenendo, con molta probabilita', che in realta' i giapponesi siano incatenati dalle loro regole, e che come conseguenza di tutto questo si sia solo creata una societa' altamente codificata e labirintica.
Ma per quel che mi riguarda, io la vedo in modo molto piu' semplice senza sentire il bisogno di ricorrere a ragionamenti capziosi e paranoici.
Ma ad Angela Terzani-Staude devo, e dovro', veramente dedicare un articoletto nel quale recensiro' e commentero' una delle sue opere che piu' abbia sollevato polemiche, ossia "Giorni Giapponesi" (anche perche' le opere precedenti riuscivano, se andava bene, a sollevare solo qualche sbadiglio e nulla piu').

Prima di chiudere, vorrei ringraziare tutte le amiche che mi hanno scritto e che hanno commentato sotto l'articoletto precedente, quello relativo al mio infortunio. Grazie a tutte, di cuore!
Fortunatamente, i dolori causati dalla caduta stanno lentamente scomparendo. Grazie per il vostro interessamento!!
E grazie anche per i bocca al lupo per l'esame di giapponese! Crepi! Domani sapro' i risultati. Intanto, tengo le ditina incrociate.

Mi scuso con le persone in attesa di aggiornamenti per quel che riguarda gli ordini del negozio. Questa settimana riprenderanno normalmente le attivita' del negozio, quindi potrete ricominciare a scrivermi se avete richieste d'informazioni da fare, o se volete fare un ordine.
Chiedo, cortesemente, a chi ha un ordine in sospeso di RIMANDARMI un riepilogo dell'ordine in modo che io sappia con certezza se siete ancora interessati a tutti gli articoli di cui avevate fatto richiesta, o solo ad una parte di essi. In questo modo, inoltre, sapro' anche se avete cambiato idea e preferite aspettare prima di confermare o finalizzare l'ordine.

Come sempre, grazie per la vostra comprensione. Arigatoo!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bentornata e quasi ci stavamo abituando alla presenza silenziosa di Annalisa... So cosa è la nostalgia, in effetti io la sento anche se parto per una settimana... e non vedo l'ora di tornare a casa, anche se non ho un così grande e affettuoso rapporto con i miei. Con le mie sorelle è diverso e soprattutto con i nipotini... quelli mi mancano se non li vedo almeno un pò tutti i giorni!
In bocca al lupo per i risultati di domani! Aspettiamo notizie!

Mihara ha detto...

Marianna, spero che presto ti sentirai meglio in ogni senso!mi dispiace che tu ti sia fatta malee per tua sorella, ma vedrai che piano il dolore passerà, magari ci metterà un pò, ma sono sicura che li in Giappone sei in ottima compagnia!Anche io sono come te e ti capisco benissimo!
Un grande abbraccio e un incoraggiamento!Se sarai ancora triste mi costringerai a farti un disegno bellissimo!^__-
Giulia.

aerie ha detto...

Mi spiace che ti senta triste.
Coraggio!

misao ha detto...

ti posso capire... io vivo una situazione simile alla tua, la famiglia vive lontano, idem gli amici cari, tutti tra spagna, svizzera, italia, giappone, nuova zelanda... mi consola skype di volte, e sapere che magari qualche estate li rivedo!
almeno te li sei potuta godere i tuoi e tua sorella per natale e parte del inverno.. spero li rivedrai presto! ^^

un abbraccio,

Diana