E' come se il passare del tempo stingesse lentamente i colori dei ricordi, sbiadendoli un po' per volta, proprio come fa il sole coi tessuti.
E' una sensazione fastidiosa perche' - se ci fate caso - sono spesso i ricordi piu' belli a perdere i propri contorni definiti, ovvero quei dettagli che ci aiutano a rievocare un fatto passato e a riviverlo nella nostra mente. I ricordi brutti, invece, tendono spesso a preservarsi in modo quasi ossessivo.
Quei ricordi a noi cari, e che invece col tempo assumono tonalita' sognanti, hanno pero' il vantaggio di poter essere facilmente richiamati alla memoria attraverso uno scritto. Non a caso questo blog e' colmo di ricordi che - a prima vista, forse - potrebbero non sembrare granche'. Ma per me rappresentano preziosi appigli che mi aiutano a mantenere lucidi e chiari quei contorni che distinguono un ricordo da un'immagine esaltata.
Anni fa, durante un breve viaggio a San Francisco assieme a mio marito, ebbi il piacere di visitare la splendida Chinatown, un quartiere che mi affascino' sin dal primo istante. Proprio in quei giorni nella mia mente si affollarono decine e decine d'idee che, attraverso un ostinato groviglio, mi suggerivano pezzetti della trama di una storia che avrei tanto voluto scrivere. Si trattava di un breve racconto di mistero, ambientato naturalmente nella labirintica Chinatown.
Col passare delle ore quella trama inizio' a prendere sempre piu' forma, modellandosi e rimodellandosi nella mia mente con la stessa facilita' con cui si riesce a plasmare una palla di creta. Persino i personaggi erano sempre piu' vividi, con tanto di nome e caratteristiche fisiche ben specifiche.
Eppure, eppure...una volta salutata la bella San Francisco, e una volta ritornati alla nostra routine quotidiana, ecco che piano piano i ricordi di quel viaggio e le idee di quella nascente storia di mistero iniziarono lentamente a perdere la loro nitidezza, fino a diventare una manciata di rievocazioni scolorite.
All'epoca non avevo ne' un blog ne' un diario su cui annotare pensieri, osservazioni ed avvenimenti vari, per cui persi l'opportunita' di crearmi quegli appigli per me cosi' importanti. Naturalmente se provo a ripensare, per esempio a quel viaggio a San Francisco, ricordo molte cose e alcune in maniera particolarmente dettagliata, ma la maggior parte di quei ricordi sono avvolti in quella nube dai colori un po' sfumati e tipici , appunto, dei ricordi stessi.
Di Kyoto, invece, voglio imprimere il piu' possibile nella mia memoria affinche' nulla si perda strada facendo.
Dalla vecchia capitale mi sono portata a casa alcuni oggetti che, in un modo o nell'altro, mi aiutano a rimettere a fuoco i ricordi di quella citta' ogniqualvolta lo desideri. Tra questi, c'e' questo incenso:
Si chiama 加茂香 Kamokoo, ossia la fragranza del Kamo. Kamo e' il nome del fiume che bagna Kyoto, ed e' un fiume dal nome particolare poiche' i suoi kanji (ma non la pronuncia) cambiano a seconda di dove scorre.
La fragranza di questo incenso mi ricorda il profumo che si sente quando, in una brillante giornata di sole, ci si avvicina alla riva di un fiume.: c'e' l'effluvio
E infine c'e' la fragranza di qualche fiore di cui non saprei ne' dirvi il nome ne' fornirvi una descrizione precisa. Sono fiori che basta ammirarli anche solo per un pizzico di secondi per ritrovarsi a sorridere.
Un monaco prega in un piccolo santuario shintoista di Kyoto:
Proprio davanti a Gion c'e' un famosissimo negozio di cosmetici di nome よじや Yojiya. Yojiya e' in attivita' da quasi un secolo e mezzo, e i suoi prodotti rappresentano la vera tradizione cosmetica di Kyoto. Tra i suoi prodotti spiccano senz'altro gli あぶらとり紙 aburatori-gami, ossia delle salviette assorbi-sebo. Le aburatori-gami di Yojiya sono cosi' famose da essere considerati ormai tra gli omiyage di Kyoto piu' noti!
Ecco Yojiya:
Sul muro bianco
Ero stata da Yojiya gia' due anni fa e allora acquistai una meravigliosa saponetta al miele. Quest'anno, quindi, ho deciso di ricomprare quell'ottima saponetta, piu' un'altra allo yuzu. E anziche' acquistare le classiche aburatori-gami, mi sono lasciata tentare dalla novita'
La commessa di Yojiya mi diceva che quei foulard hanno le stesse proprieta' assorbenti delle aburatori-gami, con l'unica differenza che, anziche' essere fatti di carta, sono di stoffa e quindi facilmente lavabili sia a mano che in lavatrice. Non credo lo utilizzero' a mo' di aburatori-gami, pero' e' buono a sapersi!
Diverse ore prima di riprendere lo Shinkansen per ritornare qua nel Kanagawa, abbiamo lasciato il nostro albergo con l'intenzione di andare a fare ancora un bel giro prima di avviarci verso la stazione. Uscendo dall'albergo ho notato che, proprio nella piazzetta davanti all'Okura, c'era un mercatino delle pulci. Mi sono talmente emozionata che, con esagerata rapidita', ho ingoiato un caffe' nero caldissimo pur di riuscire a fare anche solo un giretto fra le bancarelle di kimono smessi, vecchie scodelle e libri dalle pagine ingiallite.
Dopo aver dato un'occhiata veloce agli oggetti in esposizione, stavo per andarmene quando sono stata improvvisamente attratta da una scatola colma di vecchie forcine, pettinini e fermacapelli.
La scatola era, assieme al resto degli oggetti, per terra e sopra un gigantesco furoshiki azzurro su cui era seduta anche la proprietaria, una signora di mezz'eta' dai bei capelli corvini raccolti in una lucidissima coda di cavallo.
Con aria curiosa, ho iniziato ad osservare uno per uno tutti i pettinini e tutte le forcine che c'erano nella scatola, immaginando gia' i prezzi astronomici che quasi sicuramente mi avrebbe proposto la signora dai lunghi capelli neri. Dopo aver scovato due deliziosi kanzashi di metallo, adornati da un 紋 mon (stemma) molto particolare, mi sono fatta coraggio e ho chiesto lumi sul prezzo, alla signora. Lei, con un bel sorriso, mi ha detto che venivano cinquecento yen l'uno.
Io ero incredula.
Poche settimane prima, in un mercatino
Senza troppi indugi, li ho acquistati entrambi. Eccoli:
Sono due vecchissimi kanzashi appartenuti ad una (o piu'?) maiko-san.
Dopo aver pagato, ringraziato e salutato la signora, mi sono rialzata e stavo per raggiungere mio marito che nel frattempo si era messo a leggere qualcosa, quando mi sono sentita toccare ad una spalla. Tutto subito ho pensato di aver dimenticato la mia borsa o di aver fatto inavvertitamente cadere qualcosa. Quando mi sono voltata, pero', ho visto che a toccarmi la spalla era stata un'altra cliente. Lei, la signora dai lunghi capelli neri, era seduta sul furoshiki azzurro, mi stava sorridendo e con le mani mi stava porgendo un oggetto di metallo che luccicava sotto il sole mattutino.
Era un altro kanzashi, un ビラビラ簪 bira-bira kanzashi, per la precisione, e anch'esso appartenuto ad una maiko-san, forse la stessa delle altre due forcine. La signora mi disse che voleva regalarmi questo terzo kanzashi, e ci teneva a farmi sapere che questo era d'argento.
Io non sapevo cosa dire! La cosa mi ha talmente colta di sorpresa che sono riuscita soltanto a diventare tutta rossa e a ringraziare goffamente.
Sicuramente avete visto tante volte i bira-bira kanzashi nelle foto di maiko-san. Ecco quello che mi ha regalato la signora:
Anche quest'ultimo kanzashi e' adornato dallo stesso mon che appare sugli altri due. Il mon in questione rappresenta una foglia di 桐 kiri, ossia di albero di Paulonia il cui legno e' materiale preziosissimo nell'artigianato giapponese tradizionale.
Chiacchierando con la signora del mercatino, ho scoperto che i mon a forma di foglia di kiri (di questi mon esistono numerose varianti) appartengono solitamente alle 置屋 okiya. Ho anche scoperto che, in passato, sul だらり帯 darari-obi delle maiko-san veniva attaccata una medaglietta su cui era inciso il mon
A quel punto, quando si avvicinava l'ora di chiusura delle sale da te', le cameriere del locale dovevano riaccompagnare a casa le piccole maiko. Per non svegliarle, pero', bastava che guardassero il mon sulla medaglietta per capire a quale okiya appartenessero esattamente, e poterle quindi riaccompagnare.
L'usanza delle medagliette non esiste piu', ma qualcosa e' rimasto di quei vecchi tempi: anche adesso sul darari-obi delle maiko-san appare il mon ricamato della loro okiya.
Ho cosi' riposto quei tre nuovi e specialissimi kanzashi nel mio cassetto dove conservo gli altri kanzashi che, ogni tanto, indosso.
Tra questi:
Il kanzashi a sinistra risale al Periodo Taishō 大正時代 taishoo-jidai (1912-1926) e proviene dal rinomato colosso giapponese dei grandi magazzini, 松坂屋 Matsuzakaya* che all'epoca pero' vantava negozi molto piu' piccoli e modesti di quelli di adesso.
*Quel simbolo dorato che vedete stampato all'interno della custodia e' il mon di Matsuzakaya.
Quello di destra (il mio preferito), invece, e' piu' vecchio: ha la pallina di corallo e risale al Periodo Meiji 明治時代 meiji-jidai (1868-1912).
(tama-kanzashi del Periodo Taishoo)
E questi sono tutti i miei kanzashi messi insieme. Ad ognuno e' legato il forte ricordo di un posto e di un giorno particolare:A turno, l'indosso quasi tutti, tranne il bira-bira perche' e' troppo delicato e poi ha bisogno di essere lucidato.
I miei tama-kanzashi:
Il kanzashi a forma di fiocco marrone fu un regalo di compleanno da parte dei miei quando vennero a trovarci qui in Giappone. A quel kanzashi e' legato un ricordo affettuoso e che non svanira' mai.
Prima di risalire sull'Hikari che ci avrebbe ricondotti nel Kanagawa alla velocita' della luce...
...ho comprato un ultimo assaggio di Kyoto: i 蕎麦ぼうろ soba-booro, dei leggerissimi e deliziosi biscottini preparati con la farina per soba.
Il loro profumo e sapore leggeri mi hanno ricordato moltissimo i Pavesini!
(continua).
5 commenti:
Ciao, sono un'appassionata lettrice del tuo blog da ormai tanto tempo. Tra le mie tante passioni vi è quella per il Giappone e finalmente per la prima volta riuscirò a visitarlo quest'estate. Mi chiedevo se fossi così gentile da indicarmi un ryokan tradizionale nel quale pernottare per una notte nei dintorni di Tokyo o eventualmente Kyoto. Sto cercando un ryokan che comprenda tutte le tradizioni; onsen, yukata, colazione tradizionale, ecc. Te ne sarei davvero grata, purtroppo tutti i siti sono in giapponese, senza contare che mi fido ciecamente di un tuo parere. Grazie mille in anticipo e complimenti per il tuo meraviglioso blog.
Ciao,
complimenti per il blog innanzitutto, che seguo con regolaritàm è così piacevole leggere i tuoi racconti...danno serenità e fanno amare il giappone anche a chi non c'è mai stato. Avrei bisogno di contattarti via e-mail, ma non trovo il tuo indirizzo nel blog, puoi contattarmi tu al mio che lascierò qui nell'identificazione del mio commento? Grazie Millissime
Monica
adoro i fermagli e gli spilloni per capelli. Quelli che hai acquistato sono meravigliosi. A volte le cose si fanno cercare...non sei tu che le trovi.
bella atmosfera di pace e serenità. Grazie Marianna
Clelia
Carissima,
è davvero tanto che non commento un tuo articolo..come stai? Io sono molto impegnata con lo studio ma ti leggo sempre! Il tuo blog è un mio piccolo angolo di tranquillità! ^^
Questi biscotti devono essere buonissimi, lo proverò sicuramente appena ricompro il matcha.
un bacione
bellissima la tua raccolta di fermagli! e bellissima anche Kyoto, già il nome è una magia..spero di cuore di riuscire a visitare il giappone al più presto!
un abbraccio
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