Vorrei raccontarvi un fatto che, spero, troviate comico e curioso:
Mio marito ed io abitiamo a pochi metri di distanza da un piccolo ristorante tradizionale giapponese, uno dei tanti che costellano le strade del Giappone.
Questi sono ristorantini minuscoli, spesso a gestione famigliare, dove si possono gustare veri capolavori culinari.
In locali come questi la cucina e' semplice, genuina e a base degli ingredienti piu' freschi che ci siano.
In posti come questi si e' sicuri di non sbagliare mai, perche' qualunque cosa si ordini, si puo' star tranquilli, perche' si sa che si sta per assaporare qualcosa di divino.
Ebbene, il ristorante in questione, quello vicinissimo a casa nostra, nonche' quello dove ci rechiamo spessissimo, offre piatti di assoluta squisitezza.
Ma non e' di questo che vorrei parlarvi. Dedichero', magari piu' avanti, un articoletto a questo locale in particolare, ma per ora mi voglio soffermare su un qualcosa che ci sta facendo lambiccare il cervello a me e a mio marito.
Dunque, a noi capita di andare a cenare nel suddetto ristorante, durante il weekend ma anche durante la settimana. Non c'e' un giorno preciso. Ci andiamo ogni volta che ci va, oppure se non ho molta voglia o tempo di cucinare, ecco che facciamo due passi a piedi ed arriviamo in questo ristorante, dalla cui cucina arrivano indescrivibili delizie.
Si puo' dire, quindi, che non ci siano giorni precisi, in quanto la nostra frequenza avviene in modo irregolare.
Il locale e' molto piccolo. Al suo interno ospita tre tavoli normali con sedie (di cui due un po' piu' grandi), e due tavolini bassi posizionati su una pedana rialzata rispetto al resto del locale. La pedana e' rivestita di tatami, quindi per sedersi li', bisogna per forza togliersi le scarpe.
Di solito nei ristoranti tradizionali giapponesi, c'e' sempre un'area all'occidentale, con tavoli e sedie, e un'area tradizionale, coi tavolini bassi e il tatami.
Vi e' poi il bancone dove c'e' il registratore di cassa, e affianco ad esso c'e' un muro, al di la' del quale c'e' il bancone del sushi. Quest'ultimo ha davanti degli sgabelli per i clienti, i quali, volendo, possono ordinare e cenare direttamente li', mentre osservano lo chef che abilmente prepara sushi, sashimi ed altre squisitezze per cui non e' richiesta la cottura, ma solo tanta bravura e sveltezza.
Abbiate fede e pazienza: arrivero' al dunque, ma prima e' importante che vi racconti questi dettagli.
Uno di questi sgabelli e' quasi sempre occupato da un tizio che pare essere perennemente li'.
Inizialmente non ci facevamo caso, anche se non e' facile passare inosservati in quel ristorante, viste le sue dimensioni limitate e visto che il numero di commensali serali, in media, si aggira sulle due o tre persone.
Dopo un po', pero', non abbiamo potuto non notare questo singolare personaggio, il quale oltre ad essere costantemente appollaiato su quel suo sgabello preferito, pare tracannare litri di birra senza batter ciglio.
Sembra quasi che i boccali di Kirin giungano a lui, dalla cucina, senza sosta.
Ha cominciato ad incuriosirci il fatto che questo qui sia sempre li', ad una qualunque ora e in un qualunque giorno della settimana, lui c'e'..imperterrito.
Abbiamo, quindi, iniziato a congetturare sulla sua presunta identita' e funzione.
Io ho avanzato l'ipotesi che si trattasse di un parente dei gestori del ristorante. Un familiare invadente e scroccone, forse, che a botte di 5-600 yen per ogni boccale di birra, ogni sera il tizio s'ingurgita quasi tutto l'incasso della giornata, del locale.
O forse si tratta di un parente, si', che pero' a fine giornata non ha altro posto dove andare, se non li', e che pero' paga il suo conto come tutti. Puo' essere.
Ma la sua frequenza e' talmente assidua, quasi costante, che oramai mio marito ed io, ogni volta che ci incamminiamo verso il ristorante, ci divertiamo ad aprire le scommesse, e cercare di prevedere se il tizio ci sara' o meno.
Alcune sere fa, dopo aver fatto la nostra abituale scommessa e dopo aver delicatamente fatto scorrere la porta di legno del ristorante, ci siamo accorti con nostra grande sorpresa (e forse un po' di preoccupazione!), che l'assiduo cliente non c'era!
Sui nostri volti si e' profilata un'espressione di stupore mista ad una di finto sgomento, il tutto avvolto da una risata che a stento tentavamo di trattenere.
Ci siamo seduti al nostro solito tavolo e abbiamo cominciato ad avanzare teorie sul perche' e sul percome l'abituale cliente non fosse comodamente seduto sul suo sgabello prediletto, mentre con grande golosita' svuota un boccale di birra dietro l'altro.
Ma come solitamente capita con tutti i piu' affascinanti misteri del mondo, anche con questo dopo un po' ci siamo arresi momentaneamente, emettendo un sospiro di pura rassegnazione.
Alla voglia di trovare una soluzione a questo mistero, abbiamo sostituito un vivo appetito, accompagnato dai brontolii del nostro stomaco che reclamava qualche prelibatezza nipponica.
Dopo una deliziosa cena a base di chashumen, riso al vapore, tonkatsu, zuppa di miso ed insalata, ecco che i nostri animi si erano rinfrancati, dimenticando, seppur per poco tempo, quell'enigma che oramai ci sta esasperando.
Senonche'....senonche', proprio in quel momento, sentiamo l'ormai famigliare rumore della porta di legno che scorre. Ed ecco entrare in scena il misterioso personaggio, accompagnato da una ragazza.
A quel punto le nostre teoria hanno iniziato a moltiplicarsi a iosa. La ragazza, molto probabilmente, deve essere la sua fidanzata.
Il nostro personaggio ha preso posto nel suo angolino preferito, mentre lei gli si e' seduta accanto.
Dopo poco noi siamo andati via, ma non abbiamo potuto non far caso alla notevole quantita' di birra che il cliente misterioso si e' nuovamente scolato. C'e' veramente da sperare che non guidi!
Ieri sera, invece, si e' verificato un altro fatto misterioso, sempre legato al nostro ristorante preferito e al suo cliente aficionado.
Ma per sapere come continua questa storia, dovrete aspettare fino alla prossima volta!
Un'ultima cosa: si', lo so, in fondo a noi che ci frega? Questo qui e' un cliente come un altro. Uno che ha deciso di spendere il 90% del suo stipendio in birra e sushi, sempre nello stesso posto, quindi a noi non dovrebbe interessare.
Eppure c'incuriosisce. C'incuriosisce l'ambiente intimo e quasi segreto di questi ristorantini. C'incuriosiscono gli habitue' di questi posti, i quali si scambiano sguardi complici e frasi di cui solo loro conoscono il significato.
E' un mondo a parte. Una specie di underworld del Giappone.
Ogni ristorantino ha una sua storia, delle ricette segretissime e che conserva gelosamente. Ricette che forse, risalgono a secoli fa e che chissa', magari sono appartenute ad un qualche nobile parente.
Ogni ristorantino racconta una storia di tradizioni tramandate di padre in figlio. Si respira un'aria di orgoglio antico.