martedì, novembre 06, 2007

Wagashi novembrini ed altre chiacchiere

Ishii-san, il nostro padrone di casa, ieri ci ha regalato una nuova scatola di wagashi, come fa tutti i mesi.
Quelli che vedete in alto sono solo tre dei wagashi contenuti nella scatola, ma sono quelli piu' belli e quelli che rappresentano la stagione in cui siamo.
Ecco l'intera scatola con gli altri dolcini:
Come vedete, anche questa volta ci sono i dorayaki, poi quei mochi meravigliosamente decorati, yookan ed infine dei semplici mochi sferici.

Ho scattato altre foto piu' da vicino. Ecco il carinissimo caco:
Ecco il fiore:
Ed ecco la bellissima foglia d'acero:
Assieme a questo graditissimo assortimento di eleganti wagashi, Ishii-san ci ha anche regalato una scatola di saporitissime gallette di riso, alcune leggermente salate ed altre aromatizzate ai gamberi. La parte golosastra di me non ha resistito e ha assaggiato entrambi i gusti.
Verdetto: *divini*!

Veramente, non saprei quale scegliere perche' sono entrambi squisiti! Quelli ai gamberi ricordano molto le nuvole di drago che si mangiano al ristorante cinese! おいしい!Oishii!

La scatola contiene quattro confezioni di carta vellutata contenenti le gallette impacchettate singolarmente, per mantenerle croccanti piu' a lungo.
Come capita spesso con le confezioni di dolci e snack giapponesi, il tutto viene sempre presentato con la massima cura ed ordine, anche se questo a volte si traduce in un utilizzo esagerato di carta e materiali vari. Ma tant'e'.
E' vero che qui in Giappone c'e' il problema da non sottovalutare mai dell'umidita' che, specialmente in estate, arriva alle stelle, e questo forse spiega il perche' di cosi' tanti incartamenti, pacchetti e contropacchetti.
Basta lasciare una confezione di biscotti aperta anche solo per una notte, per ritrovarseli tutti gommosi e gnecchi il giorno dopo.
Sabato sera, dopo una lunga giornata fatta soprattutto di commissioni da sbrigare, abbiamo deciso di andare a mangiare i ramen da qualche parte, qui nei dintorni.
Saremmo volentieri tornati da Seigetsu, ma mio marito voleva provare un altro locale.
In fondo alla strada dove abitiamo noi, c'e' un piccolissimo ラーメンショップ ramen shoppu, ovvero un ristorantino-ino-ino dove preparano i ramen.
Non conosco il nome del locale poiche' non appare sull'insegna.
Sull'insegna appare, pero', un simpatico logo composto da un elefante sorridente che con la sua lunga proboscide regge una scodellona fumante di ramen!
L'insegna e' gialla con bordi rossi ed e' caratterizzata da un decoro cinese di quadrati concentrici, anch'essi rossi.
Infatti, i ramen, qui in Giappone sono considerati una specialita' della cucina sino-giapponese, comunque non appartenente al repertorio tradizionale gastronomico di questo Paese.

Mentre in Cina, i ramen nessuno sa piu' cosa siano.

Nel repertorio gastronomico cinese attuale non esiste piu' nulla di simile ai ramen.
Certo, esistono zuppe di vario genere a base di wonton (o hun2tun, come vengono chiamati in cinese mandarino), spaghettini, ecc. ma nulla di simile ai ramen.
Fino ad un secolo, secolo e mezzo fa sicuramente i ramen comparivano ancora in Cina, ma sono stati poi importati in Giappone dove hanno trovato fama e successo; nel frattempo sono caduti nell'oblio nel Regno di Mezzo, ossia la Cina.

Trovo sempre molto curioso (e buffo) notare come si stupiscano i giapponesi quando dici loro che, per esempio, i ramen sono una delle tue specialita' nipponiche preferite. Loro ti guardano con occhi divertiti e ti dicono: "Ma i ramen sono cinesi, non giapponesi!".
E i cinesi, dal canto loro, trasecolerebbero nel sentirti dire che consideri i ramen uno dei capisaldi della loro gloriosa e antica cucina. Ti guarderebbero con occhi forse un po' meno divertiti, e ti direbbero che Cina e Giappone sono due Paesi ben distinti, e che non hanno niente in comune l'uno con l'altro.

Le linee di demarcazione culturali tra Cina e Giappone vengono sempre messe in evidenza con forza ed orgoglio, sia dai nipponici che dagli abitanti del Regno di Mezzo.

Insomma, vedo i ramen come una squisitezza apolide.

Ma tornando al discorso del ramen shoppu, dopo essere arrivati davanti all'ingresso ci siamo messi a cercare per vedere se avessero un menu' esposto fuori. Ma non l'avevano.
Fuori, proprio appena sotto la luminosa insegna gialla e rossa, sventolava allegramente il noren vermiglio del ristorante, con su stampati i katakana della parola ramen: ラーメン
Il noren e' una tendina giapponese utilizzata nelle case per dividere gli spazi, ma e' soprattutto esposta fuori dai negozi per proteggere i locali dal vento o dalla luce del sole.
I noren servono anche per pubblicizzare il locale poiche' normalmente sono decorati col nome dell'attivita' in questione.
Il noren si utilizza pure per segnalare l'apertura o la chiusura del locale stesso.
Al mattino (o primo pomeriggio, a seconda dell'attivita'), e' normale vedere i gestori che montano il noren davanti all'entrata principale proprio per far capire ai clienti che il locale e' aperto.
Di sera o al momento della chiusura, invece, si vedono i gestori che smontano il noren, facendo cosi' capire che oramai il locale e' chiuso.

Oltre il noren che ancora era esposto fuori, c'era anche un'insegna verticale illuminata che dava il benvenuto ai potenziali clienti con un allegro いらっしゃいませ!Irasshaimase! , e che vantava i gyoza fatti a mano.

Il locale da fuori appariva molto piccolo, ed eravamo quasi certi che non si trattasse di una semplice impressione od illusione ottica.
Io ero un po' titubante e non volevo entrare perche' mi vergognavo un po'.
Mi sento sempre un po' in imbarazzo quando devo entrare in localini piccoli cosi' dove chi mangia sono tutte persone che si conoscono e che si ritrovano li' abitualmente, magari da anni.
Noi non siamo solo dei forestieri, ma siamo pure degli stranieri per cui completamente al di fuori di tutti questi giri di amici e di gente che si ritrova negli stessi locali da sempre.
Mio marito, invece, che e' molto piu' coraggioso di me, ha detto che sarebbe stata una buona idea entrare e quindi provare un locale nuovo.

E' entrato prima lui. Si e' chinato leggermente per passare attraverso il noren, e ha delicatamente aperto la porta scorrevole di legno e di vetro.
Io sono entrata subito dopo di lui, e con un'aria timida e vergognosa ho salutato.

La ragazza che serviva ai tavoli e' venuta subito a farci vedere dove potevamo sederci, e ci ha portato immediatamente due bicchieri d'acqua fresca.

In realta', parlare di tavoli e' esagerato perche' infatti li' non ce n'erano. Il locale e' talmente piccolo che l'80% dello spazio e' occupato dalla cucina quadrata che e' posizionata praticamente in mezzo. Cio' che rimane e' una lingua di spazio che a fatica percorre una parte del perimetro della cucina stessa.
In poche parole, al posto dei tavoli c'e' semplicemente un bancone tutt'attorno alla cucina, con dei piccolissimi sgabelli di pelle marroncina.

In cucina c'erano quelli che devono essere i proprietari, marito e moglie di mezz'eta'. Il marito, intento ai fornelli, prestava poca attenzione alla clientela e ai chiacchiericci vari che si sentivano, mentre la moglie era decisamente piu' incline alla conversazione, e infatti scambiava amichevolmente due parole con tutti i commensali.

Oltre mio marito e me, c'erano vicino a noi un signore anziano con la moglie, ed una ragazza evidentemente in amicizia coi proprietari e le figlie, infatti andava e veniva tranquillamente, e in piu' parlava cosi' forte, ma cosi' forte che ci ha mezzi storditi!
C'era poi un altro signore anziano che non sembrava impegnato con una scodellona di ramen, ma era piu' intento a gustarsi una birretta.

Ed infine, oltre la ragazza che serviva e che penso fosse la figlia dei proprietari, c'erano altre due ragazze che probabilmente erano sue sorelle.

Il clima era cosi' informale e rilassato che sembrava di essere entrati in casa di gente, in casa di una famiglia all'ora di cena.
Infatti, la televisione era accesa, il vociare era allegro e vivace, e c'erano piatti di cose buone e fumanti che andavano e venivano.

Una delle figlie andava e veniva dalla cucina tranquillamente, tenendo in mano una scodella nera laccata che riempiva con abbondanti porzioni di tonjiru, per poi tornarsene davanti alla televisione oppure davanti al suo giornalino che ogni tanto sfogliava pigramente.
La sorella piu' piccola, invece, era seduta su di uno sgabello di legno e chiacchierava con la ragazza che parlava forte, e insieme si scambiavano opinioni su di un programma ciarliero che stavano dando alla televisione, dove venivano intervistati attori e cantanti.

Noi intanto stavamo cercando di decidere cosa ordinare.
Davanti a noi c'era una copia del menu', oppure si poteva leggerlo alzando gli occhi e guardando il cartellone appeso sulla parete dove erano riportati tutti i piatti e i prezzi.
Ovviamente, i nomi dei piatti sono scritti in giapponese (piu' precisamente in katakana e qualche kanji - in fondo, non dimentichiamoci che i giapponesi considerano i ramen un piatto cinese, ossia straniero, ecco spiegato il perche' del katakana), e persino i prezzi erano scritti con i numeri cinesi!
Se capitasse mai qualcuno da queste parti che non sa nulla ne' di cinese ne' di giapponese, sarebbe obbligato a far scorrere il dito sul menu' e pescare una cosa a caso, senza nemmeno sapere quanto verra' a costare.

Abbiamo ordinato una scodellona di 塩ラーメン shioramen (ramen in un brodo aromatizzato al sale), una di ワンタンメン wantanmen (ramen e wonton in brodo), e una porzione di 餃子 gyooza fatti a mano.

Era tutto buonissimo, e su questo non avevo dubbi. Il brodo dei miei shioramen era saporitissimo, e le fettine di carne di maiale che guarnivano la zuppa erano gustose e non grasse.
I fogli di nori messi ai lati, poi, erano divini una volta intinti nel brodo e poi gustati.
Anche i wantanmen di mio marito non scherzavano affatto! Erano una squisitezza!
Idem per i gyooza!

Dopo un po' e' passata dietro di noi la proprietaria del locale perche' era andata a portare qualcosa ai clienti che erano seduti vicino a noi.
Io tutto subito non me ne sono accorta, ma tornando indietro lei si e' fermata a guardare i miei capelli. Mio marito, poi, mi ha fatto un cenno sorridendo e mi ha detto di girarmi.
Mi giro e vedo la signora che delicatamente mi tocca i capelli e mi fa i complimenti. In quello stesso momento, anche la ragazza che parlava forte si e' girata e ha cominciato a dire えええ、きれい!Ehh, kirei! Ehh, belli!

Io ero imbarazzatissima e la mia faccia e' diventata rossa come un peperone.

La ragazza che parlava forte ad un certo punto mi ha chiesto, in modo molto informale: "パーム?
Paamu? E' una permamente?
E io, sempre con una faccia rossissima, ho scosso leggermente il capo e le ho detto di no, che non era una permanente. I miei sono ricci naturali (purtroppo, dico io - che fortunata, dicono loro).
E lei mi ha risposto dicendo:"ああ、パームじゃない!" Ahh, paamu janai!" Ah, non e' una permamente!
"ふつう?" Futsuu? Sono naturali?
"はい、ふつうです!" Hai, futsuu desu! Si', naturali.

Lei era sorpresissima, e pure la proprietaria! Entrambe guardavano i miei capelli con uno sguardo sognante !

E io ero sempre piu' imbarazzata!

La proprietaria ha ripreso ad accarezzarmi i capelli, ma e' stata poi ripresa scherzosamente dalla ragazza che parlava forte, e che le ha detto di lasciarmi tranquilla visto che stavo mangiando!
In quel momento, si e' alzata anche la moglie del signore che sedeva vicino a noi, e pure lei e' venuta a vedere i miei capelli.

Io oramai avevo la faccia dello stesso colore della salsa di pomodoro!

Anche questa signora mi ha fatto tanti complimenti, e poi tornando a sedersi, sorridendo mi ha detto: "ナイスですよ!" Naisu desu yo! Sono bellissimi!
E nel frattempo, il marito di questa signora si e' rivolto a mio marito e si e' scusato per la moglie azzardando un timido: "ああ、すみません!". Ah, sumimasen! Mi scusi!

Io ero imbarazzatissima, ma mi sentivo anche molto lusingata.

Io ho dei capelli ricci molto molto lunghi che pero' per comodita' tengo sempre legati in una coda di cavallo, oppure avvolti in una specie di chignon casalingo fissato con una normalissima pinza per capelli.
Quando abitavo ancora in Italia mi capitava di ricevere complimenti per i miei capelli, soprattutto dai parenti e dalle amiche di mia mamma o di mia nonna. Io pero', da brava riccia naturale qual sono, ho sempre detestato la mia chioma, e solo negli ultimi tempi ho iniziato ad apprezzarne di piu' le sue caratteristiche, cercando di prendermi piu' cura dei miei ricci anziche' tirarli e stirarli dalla disperazione, nel vano tentativo di trasformare i miei ostinati fusilli in drittissimi spaghetti.

Sono rimasta stupita per questi complimenti ricevuti al ramen shoppu non tanto per i complimenti in se', quanto per il fatto che le persone erano cosi' socievoli e non rigidamente formali come capita spesso.
Cio' che mi ha colpita maggiormente e' stato la loro tranquillita' nel toccarmi i capelli!
Abitando qui in Giappone, si nota in fretta come ai giapponesi non piaccia il contatto fisico in pubblico. Molto raramente vedrete persone qui che si baciano o abbracciano per le strade, e chi lo fa generalmente sono gli stranieri (noi italiani, soprattutto!), oppure giapponesi che conoscono le usanze occidentali e vogliono far sentire a loro agio i loro amici stranieri in visita qui.

Persino il tenersi per mano, gesto molto amato dai fidanzati, viene visto con occhi un po' critici qui, anche se oramai le nuove generazioni stanno sfidando molti dei vecchi costumi e delle abitudini di un tempo, imitando il piu' possibile i loro coetanei in occidente, e a volte mancando un po' di rispetto agli anziani che vorrebbero rivedere un po' di quel vecchio Giappone che loro ricordano con nostalgia.

Tra giapponesi, infatti, non esistono strette di mano quando ci si conosce. La stretta di mano e' un'abitudine occidentale che qui viene sostituita dall'inchino, un gesto antico eppure ancora cosi' attuale.

Concludo questo articolone di oggi augurandovi un buon proseguimento di settimana!
Appena possibile, aggiornero' la vetrina del mio bazar.
Nei prossimi giorni vi parlero' ancora della graditissima visita da parte di Deborah, una mia lettrice del blog che e' stata qui in visita a Tokyo assieme al suo fidanzato, e del giro che mio marito ed io abbiamo fatto nella tranquilla cittadina di Aikawa.

じゃね!Ja ne!

10 commenti:

K and S ha detto...

the wagashi looks so pretty!

Anonimo ha detto...

ho deciso, quando verrò in giappone mi devi assolutamente portare a mangiare in questo posticino, solo a leggerne le squisitezze mi è venuta una fame incredibile!!!!!

Anonimo ha detto...

Che bella la foglia d'acero *_*

I wagashi esteticamente ricordano un pò i dolci di zucchero siciliani non trovate?

Troppo divertente! XD Ahahah e meno male che il locale era piccolo e c'era poca gente!

Un salutone ;)

Ps: Grazie per la risposta sei stata molto chiara e carinissima ti faccio sapere presto

Anonimo ha detto...

Secondo me la gente giapponese e' riservata, ma dipende poi anche dal carattere... C'è chi e' molto espansivo e chi e' timidissimo. Poi i piu' anziani e i ragazzini secondo me sono i piu' chiaccheroni. I bimbi mi salutavano sempre per strada, e i nonni mi parlavano tranquillamente come se fossi un giapponese. Forse gli piace dialogare gli stranieri! :-) Purtroppo non capivo mai cosa dicessero! :-) Dame desu neee! :-)

Anonimo ha detto...

Secondo me la gente giapponese e' riservata, ma dipende poi anche dal carattere... C'è chi e' molto espansivo e chi e' timidissimo. Poi i piu' anziani e i ragazzini secondo me sono i piu' chiaccheroni. I bimbi mi salutavano sempre per strada, e i nonni mi parlavano tranquillamente come se fossi un giapponese. Forse gli piace dialogare gli stranieri! :-) Purtroppo non capivo mai cosa dicessero! :-) Dame desu neee! :-)

Anonimo ha detto...

conversazione tra me e il mio amore "tesoro-io-guarda cosa mangeremo quando vivremo in giappone" "ah-dice lui-sí!" "sí??? solo sí?" dico io, delusa dal suo poco trasporto.

che belli che sono sti wagashi! splendidi direi! e che sapore avevano?

saluti dalla germania,
valeria

Anonimo ha detto...

ciao, Amica mia!
oggi ho pasteggiato (come al solito seduta in macchina nel parcheggio prima di scappare alla riunione nell'altra scuola dove insegno) con il tuo bentino.
piano di sopra: cous cous alle verdure
piano di sotto: uovo sodo e funghi
:))
e ti ho pensato, naturalmente
ciao
Uva

Anonimo ha detto...

E pensare che invece io faccio la permanente (= una tortura) per avere i capelli ricci!!! :)

tiziana

Anonimo ha detto...

L'attenzione al bello e la gentilezza di chi vi sta intorno (dal padrone di casa agli impiegati delle poste) mi fanno apprezzare semre più questo paese e questo popolo.
I dolcini sono meravigliosi!!
un bacio Mari

Cla

Anonimo ha detto...

che meraviglia i wagashi!!! il caco è fantastico!!!

nuuuu pure io voglio andare a mangiare in quel ramen shoppu!!!
baci
Reira