In questo momento sono particolarmente stanca; fisicamente sono piena d'energie, ma ho la testa stanca e che mi supplica affinche' le conceda un po' di riposo. E riposo avra'.
Oggi ho dato l'ultimo esame di giapponese per questo trimestre, e quindi immaginerete la grande agitazione che mi ha fatto compagnia nelle ultime settimane.
Ma, finalmente, anche questo spaventoso esame e' passato, e anche se non sapro' i risultati precisi fino a venerdi', sento in cuor mio di aver raggiunto il risultato sperato ed agognato.
Sembrera' difficile a credersi, ma scrivere qui sul mio blog mi rilassa molto, specialmente se si tratta di raccontarvi, pezzo per pezzo, la mia vita quotidiana qua in Giappone.
Alcuni giorni fa, in preda al panico pre-esame, ho obbligato me stessa a staccarmi dai kanji e dalle coniugazioni giapponesi e sono andata, assieme a mio marito, a fare due passi per la bella Yokohama.
Passeggiando per alcune vie poco distanti dalla stazione centrale della citta', con nostra - ma soprattutto mia - grandissima sorpresa, ci siamo accorti che era in corso una piccola sagra della ceramica e del vasellame! Sembrava un evento appositamente organizzato per me, vista la passione smodata che ho per questo genere di articoli.
Non e' stato affatto semplice decidere, ma alla fine ho fatto mia questa delicata 急須kyuusu:
Non so se dalla foto si capisca, ma il colore della teiera e' un verdino chiaro molto rilassante.
Le kyuusu sono le tipiche teiere giapponesi da te' verde, e sono caratterizzate dalla presenza di quel manico laterale.
Ovviamente, se avete una kyuusu potete tranquillamente usarla anche per preparare del te' nero o altre varieta'.
Trovo molto aggraziata sia la forma della teiera stessa che la sua superficie, leggermente ruvida. Che ne pensate?
E il giorno in cui mio marito ed io siamo andati a comprare gli ultimi bento aggiunti in vetrina, abbiamo scoperto che, poco distante da casa, hanno aperto un elegante negozio di articoli giapponesi tradizionali!
E' inutile che vi dica che ho lasciato sia il cuore che il portafoglio li' dentro.
In particolar modo, sono rimasta senza parole dopo aver visto delle magnifiche scodelle per il miso, in legno e dal design minimalista, a meta' tra lo spartano ed il sofisticato, e cosi' squisitamente giapponesi.
Naturalmente, ne ho prese immediatamente due, una per mio marito ed una per me.
Eccole:
Se vi piacciono, posso procurarvene qualcuna, a 10 euro l'una. Non sono pezzi economici, ma sono scodelle di altissima qualita' poiche' sono, innanzitutto, di produzione artigianale giapponese e poi sono completamente in legno.
Ma cambiando discorso, e' da qualche giorno che rifletto su una cosa tanto apparentemente banale quanto complessa: ringraziare.
Mi spiego meglio.
Immagino che quasi ovunque basti semplicemente dire la parola grazie per mostrare che apprezziamo cio' che qualcun'altro ci ha regalato o ha fatto per noi.
Certo, una delle prime parole che s'imparano in giapponese e' proprio grazie, ma agli inizi non ci si rende conto che quella parolina li' spesso non basta, e delle volte e' completamente fuori luogo, anche quando in realta' stiamo ringraziando.
Faccio qualche esempio per cercare di rendere piu' chiaro cio' che intendo dire: supponiamo che stiate per uscire, e in quel momento vedete che una persona vi sta tenendo la porta; automaticamente (a meno che non siate di quelli che non ringraziano mai e che fanno venir voglia di essere scortesi) vi verra' da dire, appunto, grazie!
In una situazione simile, qui in Giappone, la parola ありがとう arigatoo non verrebbe molto spontanea, ma si preferirebbe dire すみません sumimasen, cioe' mi scusi.
Si ringrazia, quindi, scusandosi. E di che cosa, direte voi? Probabilmente per aver fatto perdere del tempo alla persona che ci sta tenendo la porta.
In giapponese esistono innumerevoli modi per ringraziare; ognuno di questi si addice a determinate situazioni, e sapere quando usare un'espressione o quando usare un'altra e' tutt'altro che semplice. Questo, ovviamente, non vale solo per i ringraziamenti ma per tantissime altre situazioni.
Mio marito ed io, come gia' accennato in precedenza numerose volte, andiamo spesso a cenare da Seigetsu, piccolo ristorante a conduzione famigliare del nostro quartiere.
Amiamo andare da Seigetsu perche' l'ambiente e' cosi' accogliente, il cibo e' indescrivibilmente delizioso e genuino, e sempre preparato con la massima cura.
Ebbene, prima di Natale, abbiamo portato ai gestori di questo piccolo ristorante una scatola di cioccolatini come dono per dimostrar quanto apprezziamo la loro buona cucina. E sapendo quanto i giapponesi adorino ricevere delle scatole di cioccolatini in regalo (abbastanza costosette da queste parti), ci e' sembrata un'ottima idea presentarci con uno squisito assortimento di Ferrero Rocher, gentilmente consigliati dal mio italico patriottismo.
Dopo aver pagato la cena, ci siamo avvicinati al bancone e abbiamo offerto il nostro regalo ad uno dei gestori e a sua mamma. Sui loro volti e' apparsa un'espressione a meta' fra l'incredulo e l'estasiato. E nonostante madre e figlio fossero cosi' contenti di quel regalo, il dono non e' stato accolto da dei semplici arigatoo, bensi' da un coro di tantissimi sumimasen, accompagnato da profondi inchini e volti contriti.
Questo e' cio' che vuole il rigidissimo galateo giapponese.
Io sono una persona che tiene molto all'etichetta, anche se non in modo inflessibile o rigoroso, e nonostante questo sorrido quando penso a quanto mi scandalizzai, anni fa, leggendo "Bon Ton", l'opera piu' celebre della mordace Lina Sotis.
Ora sorrido perche' da quando sono qui in Giappone mi rendo conto, ogni minuto di piu', quanto le piu' ferree regole di bon ton non solo facciano realmente parte della vita di tutti i giorni degli abitanti di quest'antico stato insulare, ma potrebbero seriamente dare del filo da torcere anche ai seguaci piu' accaniti della nota scrittrice e giornalista romana.
All'intransigente galateo nipponico probabilmente dedichero' un articoletto in futuro, ma oggi volevo esternare qualcuna delle mie riflessioni sui ringraziamenti e su come questi avvengano (o non avvengano).
Alcune settimane dopo aver portato quella scatola di Ferrero Rocher al ristorante, siamo ritornati da Seigetsu per cena e indovinate che cosa ci aspettava?
Quest'enorme bottiglia di Fukumusume, un costoso tipo di sake' della Prefettura di Hyogo, nella regione del Kansai.
Ovviamente, siamo rimasti molto sorpresi nel ricevere questo magnifico regalo poiche', e lo dico con sincerita', non ci aspettavamo e non volevamo nulla in cambio.
Sia mio marito che io, pero', eravamo cosi' felici che non la finivamo piu' di ringraziare. In che modo, vi starete chiedendo? Abbiamo ringraziato dicendo grazie o dicendo qualcos'altro? Beh, essendoci adeguati alle usanze del posto, ci siamo innanzitutto scusati a nostra volta, e poi in un secondo tempo abbiamo usato la versione piu' cortese e formale del semplice arigatoo, ossia どうもありがとうございました doomo arigatoo gozaimashita, seguito da un susseguirsi di inchini che non sono terminati fino a che non eravamo fuori dal locale.
Probabilmente, noi dovremmo ora sentirci obbligati a ricambiare a nostra volta? Forse.
In ogni caso, pur attenendoci al "Paese che vai, usanza che trovi" o come dicono gli americani "when in Rome, do as the Romans do", rimaniamo fedeli al nostro voler fare un regalo dettato, semplicemente, da un sincero desiderio e non vincolato o imposto da regole di galateo.
Alcuni sostengono che sia impossibile capire la mentalita' dei giapponesi, e addirittura certi giapponesi concordano con cio' affermando che, per noi occidentali, tentare di spiegare in maniera logica la mente nipponica e' una battaglia persa in partenza.
Pur tuttavia, francamente, non la vedo in modo cosi' tragico. Credo, invece, che la difficolta' nell'interpretare usanze e costumi altrui sia riscontrabile ovunque, e non solo qui.
Insomma, non sono d'accordo con chi sostiene che i giapponesi siano un popolo stranissimo e quasi alieno; la realta' e' che i giapponesi, come qualunque altro popolo, sono diversi da noi e hanno una mentalita' molto differente dalla nostra. Tutto qua. Nessun bisogno, quindi, di ricorrere all'immagine, trita e ritrita, del Giappone beffardamente esclusivista.
Tutto questo porterebbe ad un discorso lungo e complesso, ovverosia a tutto quell'insieme di consuetudini, usanze, obblighi morali (e qui ci si addentrerebbe nella cervellotica faccenda del giri) su cui spero, piano piano, di potervi offrire i miei punti di vista.
Cio' che pero' avevo osservato, e sto osservando, e che quindi mi premeva condividere qui sul blog, e' proprio questa tendenza a scusarsi ancor prima di ringraziare. Badate bene, pero', che questo non e' indice di maleducazione, quanto di massima sensibilita' (eccessiva, per taluni) da parte del ricevente.
E sia che si tratti di un regalo o di un semplice favore, entrano in gioco anche forti obblighi morali che, forse e dico forse, in Occidente si sentono di meno.
Perdonate le mie eventuali imprecisioni, ma si tratta in fondo di una semplice analisi personale.
Ma saltando allegramente di palo in frasca, colgo l'occasione per mostrarvi uno dei nuovissimi onigiri del Famima di zona:
Sulla confezione in alto a sinistra c'e' un adesivo con tre kanji: 新発売 しんはつばい shin-hatsubai, ossia prodotto nuovo. In effetti, non l'avevo mai visto prima d'ora.
Come avrete immaginato, si tratta di un onigiri al gusto pizza e..tenetevi forte..patatine! Certo, l'abbinamento non e' dei piu' invitanti poiche' penso sia preferibile o uno o l'altro, e non tutti e due i gusti insieme, ma nonostante cio' questo nuovo membro della famiglia degli omusubi (altro nome con cui vengono chiamati gli onigiri) mi ha incuriosita.
Il vivace tricolore che adorna la confezione non puo' che farmi piacere. Mi fa, pero', meno piacere quel minaccioso e vagamente burlesco messaggio scritto in piccolo, proprio sotto la scritta rossa, e che avverte il potenziale consumatore che all'interno dell'onigiri non vi sono ne' pizza ne' patatine.
E dopo aver letto cio', ho fatto una smorfia di chi e' incerto e non sa cosa fare, ma alla fine, accecata com'ero dalla fame, mi sono divorata l'onigiri alla pizza e patatine, senza pero' ne' pizza ne' patatine.
Non chiedetemi cosa ci abbiano messo dentro per simulare i due ingredienti protagonisti perche' non ho letto la lista, e ho subito buttato via la confezione; so solo, pero', che le due primedonne mancanti sono state rimpiazzate da altrettante gustose comparse.
Nonostante tutto, l'onigiri era gustoso! Probabilmente non lo ricomprerei, ma preferirei virare di nuovo in direzione di gusti piu' tradizionali quali il salmone alla griglia, umeboshi, ecc. , lasciandomi, piuttosto, commuovere dai brillanti tricolori presenti magari su confezioni di caffe' piuttosto che di pasta, e non di onigiri.
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10 commenti:
i giapponesi dovrebbero fare un po' di lezioni di galateo a molti occidentali e soprattutto a molti italiani!! ^____^ ciao Nicla
Studiare è l'attività più faticosa in assoluto, prenditi il dovuto riposo, sicuramente te lo meriti! Spero sia andato bene l'esame^__^
E' molto bella la teiera e la ciotola sembra così delicata ma allo stesso tempo moolto resistente.
Ah, io mi sento molto a disagio quando qualcuno a cui ho fatto un regalo vuole ricambiare il favore.. quindi cerco sempre di farlo in una situazione in cui non si presenti in seguito l'occasione di ricevere indietro un altro dono oppure al momento della consegna sono chiara nel dire che non deve preoccuparsiXD Forse è un po' maleducato?..In effetti con persone estranee potrebbe sembrare.. Comunque è stato davvero molto interessante questo post (come gli altri ovviamente), imparo sempre qualcosa di nuovo!
Onigiri al gusto di pizza e patatine ma senza pizza e patatine...che tristezzaXD
Ciao!
Si si si Marianna io sono pienamente convinta che te devi scrivere un libro sul Giappone!!!questo articoletto è da inerire subito nel libro è ottimo!mi hai rapita proprio!hai un modo così fresco e intenso di spiegare le cose che ti circondano che io non riesco proprio a non essere affascianata da quello che racconti!Si sapevo anch io che ci sono frasi che vanno usate solo per certi contesti,ma quello del Sumimasen sia per della porta e del regalo non lo sapevo proprio!Te fai nascere nel lettore la curiosità di voler continuare e approfondire gli aspetti di questo meraviglioso paese e sono d'accordissimo con te quando dici che i giapponesi non sono un popolo stranissimo o aliemo,ma semplicemente un popolo con mentalità e usanze differenti come tutti i popoli del mondo! davvero io mi offro per le illustrazioni sia per la copertina che per l'interno!
Quella teiera è adorabile mi piace da matti!e mi hai fatto venire nostalgia degli onigiri con il salmone grigliato ne mangiavo una dozzina al giorno erano così buoni!
dai dai vedrai che l'esame sarà andato sicuramente bene!!!!
Che spiegazione interessante, quella sulla mentalità giapponese e i ringraziamenti! In effetti in occidente c'è una visione decisamente stereotipata dei giapponesi, e il tuo blog me li rende molto piu' simpatici e...meno alieni ;)
PS: i tuoi acquisti sono raffinatissimi!!
Congratulazioni per l'ultimo esame. Coincidenze della vita. Sabato, passando per China Town a Milano, l'occhio mi è caduto su una teiera dello stesso modello (anche se la porcellana era infinitamente meno artigianale) e mi è rimasta talmente impressa che ho deciso che la prossima volta che ci passo sarà mia. Sono sempre rimasta affascinata da quel particolare rituale di movimenti di questo accessorio: il breve e delicatomovimento rotatorio, la grazia con cui si versa il tè appoggiando appena un paio di dita sul coperchio, il fatto che per la sua forma non necessiti di un colino (perchè il tè si deposita su un lato...però ho sentito dire che trovare una fogliolina di tè nella bevanda porti fortuna ^_^). E ora so anche il nome! Grazie.
Ma ciaoo, finalmente hai dato l'esame speriam bene incrocio le dita!!! Son rimasta estasiata dal racconto dei ringraziamenti anche xkè m stò dedicando a questo ultimamente (che caso vero?) Shinsetsu!!! :))))
Cmq molte cose non le sapevo ma devo dire una cosa...i japponesi x quanto strani c possan sembrare, per quanto alieni, son sempre e sicuramente + educati d certa gente e questo nn lo trovo un male. Anche il semplice ringraziare una persona a volte a certa gente nn viene spontaneo. Io ho il viziaccio di ringraziare ogni volta che il cameriere m porta una portata.. nn so se son stata educata male xò lo faccio sempre un grazie o mi scusi non manca mai in nessuna lingua che ho imparato e neppure in italiano. Beh io gli onigiri non li ho mai assaggiati, solo il sushi che mi è piaciuto molto e son andata contro chi mi diceva che faceva skifo ed era immangiabile...frottole ognuno ha i suoi gusti!!! E come prima cosa in un paese c tengo sempre ad assaggiar roba del luogo...Come dico sempre io se t reputi un vero viaggiatore lasci gli spaghi in italia eheheheheheh Allora riposati un pò che te lo meriti un bacione Mata ne!!!
Onigiri alla pizza e patatine senza pizza e patatine?I giapponesi sono incredibili!^___^
L'esame sarà andato sicuramente bene,ci scommettiamo il vasellame?Scherzo!
Potresti fare un giorno un articolo sui prodotti giapponesi di uso comune che svoltano la vita e qui non esistono?Oppure esistono ma in Giappone sono efficaci e dal design originale?Mi portarono tempo fa una boccetta di Unacowa(credo si chiami così),un liquido rinfrescante che si mette sulle punture di zanzara,agisce subito facendo passare il prurito e ha un odore gradevolissimo!Un abbraccio e a presto x le info sul mercatino giappo che ci sarà domenica prossima a Roma^___^
questa settimana fra lavoro e d altri impegni anche la mia mente chiede pace, serenità e riposo, ma purtroppo per lei, fino a domenica sera questo non sarà possibile, così...ma basta venire sul tuo blog e leggere ciò che scrivi per staccare un poco dalla realtà caotica che mi circonda e perdermi per 5 minuti in un atmosfera calma e serena che i tuoi racconti di vita giapponese riesco a portarmi.
Grazie marianna :*
Sara
Il tuo articolo, come sempre, è super interessante! Grazie a te imparo ad amare sempre di più quella meravigliosa terra!
Laura
Marianna ero talmente sommersa nella lettura che non mi sono accorta che piano piano mi avvicinavo di più al monitor... E non è per miopia!!
Credo che sia bellissimo il "Bon ton" del Giappone così diverso dal nostro Occidente... ma in effetti se pensiamo alle regole che fino a qualche decennio fa ancora regolavano le nostre "buone maniere" ormai sostituite dal pressapochismo e dalla maleducazione.
C'è però qualcosa di simile al "Suminasen" anche da noi... quando riceviamo un regalo inaspettato spesso ci viene spontaneo dire "non dovevate (disturbarvi)".
Grazie ancora per questo spaccato del Giappone "verace"
P.S. Quelle scodelle ma ancor di più quella teiera sono davvero una meraviglia!
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