Ho un sonno pazzesco in questo momento, ma prima di addormentarmi avevo in programma di guardarmi l'inizio di Colazione da Tiffany.
Ma prima di far cio', vorrei aggiornare il mio blogghino, anche se la parte pigra che c'e' in me gia' m'invitava a lasciar perdere e a rimandare domani, che tanto si fa sempre in tempo.
Beh, invece preferisco raccontare com'e' andato il mio giretto a Chigasaki, adesso che il ricordo e' ancora fresco e vivido. Domani si sara' gia' leggermente offuscato. Dopodomani sara' gia' diventato un ricordo a tutti gli effetti, ovvero un po' annebbiato, a tratti chiaro e limpido, e a volte idealizzato.
Premetto dicendo che non sono una che si alza tanto presto la mattina, salvo eccezioni in cui non posso fare diversamente.
Sono una dormigliona, e questo m'infastidisce perche' vorrei potermi alzare presto, anzi prestissimo e vivermi appieno ogni giornata, dall'alba al tramonto o quasi.
Stamattina, pero', mi sono dovuta alzare prestino e prepararmi per andare ad incontrare la mia amica giapponese Ikuko, a Chigasaki.
Quando mi sono alzata faceva un freddo incredibile. E quando sono uscita, ancora di piu'. Penso che oramai siamo ufficialmente nella stagione fredda. Non ci sono dubbi a questo punto.
Siccome detesto arrivare in ritardo e la puntualita' e' sempre stata una delle mie priorita' assolute ( e qui in Giappone puntualita' e rispettabilita' camminano di pari passo), mi sono sbrigata ad uscire, in modo da aver tempo di arrivare alla stazione per prendere il treno che mi avrebbe permesso di arrivare a destinazione all'ora prestabilita dell'appuntamento con la mia amica.
Ma dato che abbiamo la fortuna di abitare a pochi minuti a piedi dalla stazione, mi sono resa conto che in realta' avrei avuto circa un quarto d'ora tondo tondo per starmene tranquilla li' ad aspettare il trenino.
La nostra stazione e' molto bella perche', a differenza della maggior parte delle altre, non e' caotica e sepolta sotto una montagna di edifici di cemento, ma e' una stazioncina piccola che si affaccia su delle immense risaie dalla bellezza mozzafiato.
Cosicche', quando ci si trova ad aspettare il treno (i tempi d'attesa non sono mai lunghi, e in questo caso e' un peccato), non ci si annoia. Dalle panchine si puo' ammirare un panorama splendido, da cartolina.
Queste sterminate risaie sembrano dar colore ad un immenso dipinto, racchiuso in una cornice di piccole casette assorte ognuna nella vita e nei pensieri dei propri abitanti.
E cosi' ho approfittato di quel quarto d'ora per ripassare i miei appunti di giapponese e per alzare lo sguardo dal libro ogni tanto, ed ammirare quel paesaggio pacifico e silenzioso.
Il mio quartiere sonnecchiava ancora un po' a quell'ora, anche se gia' iniziava a stiracchiarsi e a dare il benvenuto ad un nuovo giorno.
Ho visto alcune donne che aspettavano un pullman che le avrebbe portate al lavoro o probabilmente ad una stazione piu' grande.
Ho visto alcune massaie che, intente a portar borse della spesa, si dirigevano frettolosamente verso casa oppure verso un altro negozio.
Ho visto il camioncino della NichiGas che faceva il suo giro mattutino delle consegne e dei ritiri delle bombole.
Ho visto degli operai che scaricavano del materiale da un camion.
Ho visto un addetto ai distributori automatici che riforniva quello davanti all'ingresso della stazione, con lattine di bibite e caffe', bottiglie di te'.
Ho visto la signora che gestisce l'edicola / mini ufficio postale / mini market davanti alla stazione, mentre sistemava alcuni espositori esterni.
Ho visto un gruppo di tre studentesse in divisa blu, tutte sorridenti e con dei bei codini oppure una bella coda di cavallo adornata da fiocchi, mentre a passo svelto si dirigevano verso la loro scuola.
Ho visto un pezzo di Giappone che pian pianino si svegliava e ritrovava il suo ritmo quotidiano.
Dopo aver ripassato i giorni della settimana, i nomi dei mesi e i numeri ordinali, e' finalmente arrivato il mio treno.
Il mio tragitto e' durato una mezz'oretta, circa.
Sono arrivata a Chigasaki e ho subito trovato la mia amica che mi aspettava.
Mi ha portata in una sala da te' tradizionale giapponese dove non sapevo cosa ordinare. Cosi' mi sono fatta consigliare da lei.
Alla fine ho optato per un tipo di te' verde speciale, una qualita' che si trova solo in questo periodo dell'anno, da quel che ho capito.
Come accompagnamento, ho scelto una fettina di torta, anch'essa aromatizzata al te' verde.
Mi sono vista arrivare un vassoio nero opaco, dalla forma semi-ovoidale. Sopra vi erano disposti in modo preciso ed elegante: una scodellina nera smaltata di verde smeraldo all'interno, una teiera panciuta e nera dal manico orizzontale lungo, un piattino con sopra sistemate tre fettine sottili di questo dolce divino.
Vicino alle fettine di torta c'era una noce di una crema verde brillante, dal sapore dolce, delicato e piacevolissimo.
La cameriera ci ha poi portato un thermos di acqua calda che serviva a riempire la propria teiera, per poter fare dell'altro te'.
Inutile dire che quel te' era semplicemente....angelico! Non mi viene in mente un aggettivo che possa essere piu' descrittivo di questo.
Era delicato, leggero, senza la benche' minima punta o traccia di amaro. Una bevanda pura, calda al punto giusto: non tiepida, non bollente.
Aspetto, trepidante, la prossima occasione in cui potro' nuovamente assaporare codesta squisitezza.
La torta...ahh quella torta. Se tentassi di descriverla, dubito riuscirei a trasmettere la sua bonta' e la sua delizia.
Siamo rimaste per circa un'ora in questa sala da te'. Questo e' un posto dove la gente viene, si siede e si rilassa. Conversa con amici o parenti, legge un libro o se ne sta tranquillo per i fatti suoi.
Ad Ikuko ho iniziato a dare lezioni d'italiano. E siccome abitiamo abbastanza lontanucce l'una dall'altra, Chigasaki e' diventato il nostro punto d'incontro ideale a meta' strada.
Passata l'ora ci siamo alzate e siamo andate via. Ma prima Ikuko mi ha dato un graziosissimo sacchetto coi manici di corda neri. Dentro la busta c'era un sacchettino trasparente colorato contenente dei deliziosi biscotti fatti da lei, per me!
E' stato un gesto talmente gentile, talmente bello e spontaneo che ero quasi commossa. Ho provato cosi' tanta felicita' in quel momento, che durante il tragitto verso casa, mi sentivo contenta e piena di gratitudine per l'opportunita' che sto avendo di vivere qui, di venire a contatto con questa cultura antica e con questa gente cosi' speciale.
Quasi dimenticavo: durante il viaggio dell'andata, ogni tanto distoglievo lo sguardo dal mio libro di testo e ammiravo il paesaggio che velocemente si profilava ai miei occhi per poi sparire con altrettanta rapidita'.
Guardavo le montagne lontane, alte, misteriose, dalla tonalita' blu-violetta. E tutto ad un tratto e' apparsa una montagna piu' grande di tutte le altre. Piu' imponente. Piu' maestosa. Piu' regale. Piu' nobile. Piu' sacra di tutte: il monte Fuji!
Era la prima volta che lo vedevo. Sapevo che era possibile vederlo, a volte, da alcune zone, ma solo nelle giornate limpide e di sole.
Il monte Fuji era laggiu', in tutto il suo splendore. Ai miei occhi e' apparso blu-viola, del colore delle genziane. La sua vetta era ricoperta di bianco. Ma di vetta proprio non si puo' parlare, visto che il Fuji e' un vulcano, anche se inattivo da tempo.
Da lontano si vede la sua cima troncata. Un cratere che deve essere immenso.
E la cosa piu' curiosa e' che, anche mio marito ha visto Fuji san oggi, ma nemmeno lui si e' reso conto del fatto che stava proprio ammirando la grande montagna sacra ai giapponesi. Nemmeno io me ne sono subito resa conto. Solo dopo, in serata, parlandone con mio marito appunto, siamo entrambi giunti alla conclusione che ci e' stato dato l'onore di guardare, seppur per pochi istanti, quest'imponente meraviglia sacra della natura.
La mia mattina si e' conclusa poi con un breve giro al mio supermercato di quartiere, il Seims, e il mio ritorno a casa.
Domani pomeriggio ho lezione e penso proprio che Kanai-san ci consegnera' i compiti di martedi'. Speriamo in bene!
Oyasumi nasai!