mercoledì, ottobre 10, 2007

Una catena arrivata fino in Giappone

Alcuni giorni fa sono stata incatenata in un giochino dalla mia amica Ichigo-chan che ringrazio.
Intanto, per non perder tempo, riporto subito le regole del gioco.
REGOLAMENTO

Regola 1: postare il regolamento
Regola 2: parlare di otto fatti a caso e curiosi o che non si sono mai raccontati nel blog che riguardino se stessi in un post dedicato
Regola 3: scegliere altre otto persone da incatenare e dire loro che sono state incatenate.

Allora, seguiro' volentieri le prime due regole. E la terza? Eh, sono spiacente ma preferisco spezzare la catena, emulando un po' l'esempio di Annina.
Ho sempre detestato le cosiddette catene di Sant'Antonio, e preferisco interromperle. E poi, anche volendo, non ho abbastanza amiche da incatenare e che non siano gia' state coinvolte nel giochino.
Comunque sia, partecipo lo stesso volentieri, anche se a mio modo, perche' e' una maniera per fare un salto indietro nel tempo e rivivere momenti buffi, spensierati o magari a volte un po' spaventosi (v. la faccenda sulle Fisherman's Friend) che appartengono al nostro passato.

E via con gli otto episodi a caso e curiosi! Vediamo un po'.


Da bambina mi ero fissata che da grande avrei fatto l'erborista! Ma questa fissazione e' durata per davvero tanto tempo, tant'e' che avevo persino cominciato a leggere libri di botanica (capendoci poco o niente, peraltro), e ogni volta che ne avevo l'opportunita', andavo a ficcanasare in un'erboristeria che c'era una volta nella mia zona.
Ricordo persino che avevo studiato a memoria tutto un papiro sul caprifoglio e sulle innumerevoli proprieta' di questa pianta!!
Poi, non so come sia successo, la fissazione e' sparita quasi di colpo.

Da bambina, mi divertivo molto a giocare con i gatti randagi che passavano in cortile da me, e sebbene mia mamma non gioisse per questa mia passione, continuavo imperterrita a dare ospitalita' e cibo a questi clochard felini.
Una sera ho fatto entrare una gatta randagia di nome Augusta (il nome l'avevo scelto io) e che era solita passare vicino casa nostra. L'ho fatta entrare in camera e abbiamo giocato per un po'. Poi ad un certo punto ho pensato fosse una buona idea attaccarle al collo una collanina da rosario, ma non una collanina qualunque! Ne ho usata una antica e che era appartenuta alla mia bisnonna.
Il gatto, ovviamente, non accolse il regalo con grande entusiasmo, e infatti scappo' via con quel bel crocifisso fosforescente che le penzolava dal collo!
E' inutile dire che dopo la fuga di Augusta col rosario, io mi sono beccata da mia mamma una di quelle sgridate sonore e che difficilmente si dimenticano.

Ricordo che una sera di circa due o tre anni fa, mentre stavo guardando la televisione con mio marito, sono stata colta da quella antipaticissima fame che prende ovviamente non nelle ore dei pasti. Non volendo allontanarmi troppo dall'interessante programma che stavamo seguendo, ho optato per una cosa veloce da sgranocchiare e che non richiedesse preparazioni di nessun genere: una fetta di pane.
Sono corsa in cucina con lo stomaco che brontolava, e senza nemmeno accendere la luce, ho allungato la mano verso un contenitore di legno da cui ho afferrato una bella fetta di pane.
Torno davanti al televisore col mio spuntino; tutta contenta apro la bocca e mi preparo ad addentare. Addento. Mastico. Il sapore non era quello che mi aspettavo di certo da una fetta di pane! Diciamo pure che era un sapore ributtante a dir poco.
Non capisco cosa possa esser successo. Accendo la luce, e con grande orrore mi accorgo che la fetta di pane era completamente ammuffita e verde come una foresta!!!

Un pomeriggio di un paio di anni fa ero in spiaggia con mio marito e mia cognata. Ad una certa ora abbiamo cominciato a prepararci per tornare a casa, ma prima ci siamo fermati alle docce per toglierci la sabbia di dosso. Io mi sono risciacquata i piedi e le gambe, e poi mi sono girata per cercare un asciugamano da usare. Vedendone uno bello bianco e pulito li' vicino a me, l'ho bellamente usato pensando fosse nostro o di mia cognata per poi accorgermi che era di un signore li' vicino a noi.
Mi pare se ne sia accorto, pero' noi, piegati in due dal ridere, siamo scappati via dalla vergogna!

Tanti, ma taaaanti anni fa ero assieme a mia mamma, seduta davanti ad un chioschetto di bibite e snack in un'assolata e solitaria Torino estiva. Dopo un po' mia mamma mi ha mandata ad ordinare una bottiglietta di Coca-cola. Io sono andata, ho chiesto la bibita e ho pagato. Sono tornata al tavolo e mi sono resa conto che non me l'ero fatta aprire dal barista, e cosi' sono tornata indietro per chiedere al signore se me la poteva stappare, e questo cafone, con aria scocciata ed insolente, mi ha detto: "Cosa pensavi, di poterla aprire coi denti?". Appero', che simpaticone!
E io, che ero una bambina timida e con le lacrimine in tasca, ci sono rimasta male e con uno sguardo contrito ho consegnato la bottiglietta al tizio, sentendomi come una gran tonta che aveva osato commettere un errore tanto grave!
Tanto in vena di battute infelici il tizio, ma come mai non era stato capace a stapparmi la bottiglia nel momento in cui sono andata a pagarla?

Un giorno, sempre da bambina, stavo aiutando mia nonna ad innaffiare le sue piante. Nel mentre, pero', comincio' a sgridarmi per un futile motivo che ora non ricordo, e cosi' dalla rabbia le dissi che avrei bevuto l'acqua che stavamo dando alle piante. Ogni volta che ripenso a quest'episodio non riesco a non farmi una risata mista ad un briciolino di malinconia.
Mia nonna mi disse di non provarci nemmeno perche' dentro la bottiglia c'era una medicina apposta per le piante, e se l'avessi ingoiata mi sarei trasformata in un albero!
Io, talmente piena di rabbia com'ero, la guardai con aria di sfida e tracannai diversi sorsi generosi di quell'acqua.
Al che, mia nonna con un'aria molto tranquilla e calma, mi ricordo' che lei mi aveva avvertita, e siccome non avevo voluto ascoltarla, la trasformazione da essere umano in arbusto sarebbe avvenuta di li' a poco.
In quel momento svani' la mia rabbia, e cominciai realmente a provare un senso di terrore. Gia' m'immaginavo condannata a passare il resto della mia esistenza inchiodata in un giardino, senza poter ne' correre ne' andare in bici. Non avrei piu' potuto rivedere la mia mamma e giocare con le mie amichette, ma sarei stata costretta a passare tutto il tempo li' in quell'angolo di collina, e aspettare che qualcuno ogni tanto mi venisse a dare da bere.
Ovviamente, nell'acqua non c'era niente, e io non mi sono trasformata in albero! Pero' che spavento!! Pfffui!!

Un giorno, durante l'ora di geometria alle medie, stavo mangiando una Fisherman's Friend fortissima, e mentre stavo dicendo una cosa alla professoressa, l'infernale caramellina mi ando' a finire in gola, bloccandomi completamente il respiro. Per una frazione di secondo credo di aver visto la Morte in faccia, e non scherzo.
Sono scattata in piedi come una molla, e mi sono precipitata in bagno nel tentativo di liberarmi di quella caramella.
Fortunatamente ci sono riuscita. Pero' quell'esperienza e' stata per me cosi' traumatica che ancora adesso evito di mangiar caramelle dure se sono da sola per paura che mi possano finire di nuovo in gola. Ho sempre timore anche ad ingoiare pastiglie.

E per finire, un altro ricordo attinto dalla mia infanzia ed adolescenza.
Da ragazzina avevo una passione smodata per i Queen. Di loro avevo di tutto: dischi e audiocassette (era ancora l'epoca del giurassico), poster, libri, spille, ecc. Ero persino iscritta al loro Fan Club ufficiale di Londra!
Ogni volta che vedevo qualcosa che riguardava i Queen o Freddie Mercury, facevo il possibile per procurarmelo. Spendevo tutti i miei risparmi per comprarmi altri libri su di loro, magliette, calendari, ecc. Insomma, tutti i prevedibilissimi sintomi della classica fissa adolescenziale per cantanti, attori o attrici, ecc.
E ricordo che un'estate ero andata in Spagna con i miei, e in un mercato avevo trovato su una bancarella che vendeva cosmetici e cose varie, un profumino anonimo e da pochi soldi di nome Mercury, che pero' col celebre cantante aveva ben poco a che spartire.
Ricordo che dopo aver provato quel profumo mi veniva voglia di vomitare perche' era veramente terribile. Il classico profumaccio che odora di maglione sintetico sudato.
Nonostante cio', lo comprai lo stesso semplicemente per via del nome! Ahaha. E la cosa piu' buffa fu che mi sforzai di usarlo, anche se mi faceva letteralmente venire i conati di vomito solo ad aprire il botticino; ma tutto cio' non importava: quel profumo lo indossavo, e pure in modo esagerato solo perche' si chiamava Mercury, proprio come il cantante leader del mio gruppo preferito!!
Eh, beata adolescenza!

4 commenti:

Claudia ha detto...

Eheh, divertente!^u^
Kiss

Anonimo ha detto...

Che bello tornare indietro col tempo!
Chi l'ha detto che non è stata ancora inventata la macchina del tempo? Eccola qua! Un paio di ricordi e ti senti di nuovo bambina!

Anonimo ha detto...

Ciao !!!
mi sa che abbiamo la stessa passione in comune per il bento e il giappone e devo dire che hai un blog stupendo e anche cio' che racconti e' davvero interessante...ti invidio sai che sei in giappone, vorrei venire anche io a visitarlo ma costa troppo purtroppo....l'unica possibilita' che ho e' di farmelo regalare come viaggio di nozze eheheh.
vorrei chiederti un sacco di cose ma ora non vorrei annoiarti, se pero' sei su messengere ti lascio il mio nik cosi' magari ci facciamo una chiaccherata pagliuchina@hotmail.com

un abbraccio meme

Anonimo ha detto...

Ahahahah! Che carini questi ricordi!
La scena del pane ammuffito poi mi ha fatto sganasciare :)

ChiccoDiRiso