lunedì, marzo 05, 2007

Visita a Yasukuni Jinja

Sabato mattina, assieme al mio professore di storia e alcuni miei compagni di corso e mio marito, il quale si e' liberato proprio all'ultimo per poter venire (e mi ha resa troppo contenta!), sono stata a Tokyo, al Museo / Tempio di Yasukuni.

La foto che vedete a sinistra e' stata scattata da mio marito quel giorno. Quello che vedete raffigurato e' un Torii che troneggia su questa lunga strada che conduce al Tempio.

Yasukuni e' sia un museo che un tempio.E' un museo perche' in esso vi sono grosse sale con esposti tabelloni che spiegano gli eventi che hanno caratterizzato la Seconda Guerra Mondiale, e soprattutto il ruolo rivestito dal Giappone nel corso di questo sanguinario conflitto mondiale.

Vi sono, inoltre, aerei da guerra, siluri, armi, cannoni, ...c'e' persino una locomotiva nell'ingresso principale del museo!

Ma Yasukuni e' anche un tempio, perche' in esso vengono conservate le foto di migliaia di soldati e civili giapponesi che sono morti per la patria, e soprattutto per l'Imperatore. C'e' una sezione particolare dedicata ai piloti kamikaze, con teche dove sono esposti i loro effetti personali, lettere, fotografie ecc.

Secondo la concezione shintoista, quando un giapponese muore, pur non essendo stata una persona religiosa e praticante quand'era in vita, automaticamente diverra' una divinita'. Nei quartieri ci sono sempre dei templi che conservano i nomi dei bambini nati nelle zone di loro competenza, perche' il giorno che queste persone moriranno, verranno annoverate nelle liste delle divinita'.


Statua di leone imperiale, sempre sulla strada che conduce al tempio.

Arrivare a Yasukuni non e' difficile, ma e' un po' un'esperienza stressante. Noi siamo partiti dalla stazione piu' vicina all'universita', abbiamo cambiato treno due volte. Sul penultimo cambio, siamo saliti su un treno che era pienissimo! Purtroppo penso sia sempre cosi', perche' e' un treno che fa un tragitto trafficato, visto che e' quello che va in direzione di Tokyo.

Siamo scesi ad Omotesando, e li' abbiamo preso ancora un treno per fare poche fermate e scendere a Kudanshita. Da li' al museo la strada e' breve.

Yasukuni e' composto da diverse parti: c'e' l'edificio riservato al museo, un grosso tempio interamente costruito di legno chiaro, in stile tradizionale giapponese, e il tempio principale, davanti al quale si arriva seguendo la strada che vedete in questa foto qua a sinistra.

Davanti al tempio principale, generalmente, ci si ferma per qualche secondo a meditare, ci s'inchina se vuole, e se lo si desidera, ci si puo' avvicinare ad una specie di ringhiera dalla quale si possono gettare dei soldi come offerta al tempio.

Questo e' l'edificio principale del tempio.

Yasukuni e', da quando esiste, luogo di forti controversie, soprattutto sul piano internazionale, questo perche' alcune delle anime venerate li' sono di criminali di guerra.

E ogni volta che membri del Governo giapponese o delegati stranieri (soprattutto cinesi e coreani) sono stati in visita qui a Yasukuni, si sono sempre verificate accese polemiche e proteste. Ricordo ad agosto, dopo poco che eravamo qui, quando l'allora Primo Ministro Junichiro Koizumi ando' a far visita al tempio in questione, e li' inizio una serie di proteste infiammate, provenienti soprattutto dalla Cina.

La Seconda Guerra Mondiale, come la raccontano a Yasukuni, coincide, ovviamente, con la versione giapponese dei fatti. E no, non voglio far polemiche perche' non mi interessa, ma ci tengo a precisare che, in fondo, ogni Paese ha la propria versione dei fatti da proporre, quindi mi pare abbastanza inutile accanirsi contro Yasukuni per come vengono spiegate le cose. Ogni Museo e' di parte, e questo mi pare ovvio.

L'unica critica che mi sento pero' di fare, e' la misera attenzione che Yasukuni dedica al massacro di Nanchino, nota dolente e capitolo vergognoso nella storia del Giappone. Ripeto, questo non e' un blog di politica, e non si propone di sollevare polveroni, pero' visto che ho deciso di raccontarvi di questa visita, allora vorrei poter contribuire con la mia opinione.

Ogni Paese ha le sue onte, le sue vergogne che tenta di nascondere. E chi sostiene il contrario evidentemente ha delle fette di salame sugli occhi grandi quanto un campo da calcio.

Il massacro di Nanchino e' avvenuto, quindi i miseri tentativi da parte di alcune autorita' giapponesi di negarlo sono alquanto ridicoli. Il massacro di Nanchino ha portato alla morte qualcosa come 300,000 vittime innocenti, donne, uomini, bambini e anziani. Nonostante l'immensa quantita' di prove tangibili delle atrocita' commesse per mano dell'esercito giapponese, al Tribunale dei Crimini di Guerra di Tokyo sono state avanzate forti accuse nei confronti del Governo cinese per aver volutamente inquinato le prove.

Una valanga di libri sono stati scritti da parte di chi ha vissuto in prima persona quest'orrenda esperienza, o da chi l'ha vissuta per mezzo dei racconti di genitori e nonni. Quindi, vedere un misero quadretto dedicato al Nanking Incident (si noti l'uso della parola incident e non massacre) mi pare un grande insulto per la Cina.

Ma, oltre alle vergogne che ogni Paese ha, vi sono anche i grandi sacrifici compiuti da chi ha creduto fermamente nella liberta', e come e' successo qui, nell'Imperatore. Quando ho visto quelle pareti completamente ricoperte di fotografie di giovani soldati, molti di essi morti volontariamente come piloti kamikaze, mi e' venuto un nodo alla gola. Avrei voluto guardare quelle foto una ad una, ma la mancanza di tempo e il numero di visitatori non me l'avrebbe permesso, e forse non so se l'avrei fatto. Ma mentre passavo davanti a tutti quei volti di giovani soldati coraggiosi rimasti tali perche' fermi nel tempo e nell'eternita', dentro di me ho detto loro di riposare in pace.

Purtroppo non ho ho foto dell'interno del museo perche' era proibito farne, ma vicino alle pareti di fotografie dei soldati, c'era una lunga tenda chiara dietro alla quale si nascondeva una nicchia con dei libri dalle pagine spesse e ricoperte di uno strato di cera. Su quelle pagine sono stampate alcune delle ultime lettere che i piloti kamikaze hanno spedito alle loro famiglie prima di andare volontariamente incontro alla morte, nel nome dell'Imperatore e della loro amata patria.

Ho sentito una ragazza che singhiozzava e, a stento, tratteneva un pianto sconsolato. Mi sono avvicinata al libro vicino al suo e ho cominciato anch'io a leggere due delle tante lettere. Mi ci e' voluto poco prima di ritrovarmi con gli occhi lucidi e con una tristezza infinita addosso.

Una delle lettere che ho letto era stata scritta da un soldato alla propria figlia, la quale, pur essendo ancora piccolina all'epoca, avrebbe sicuramente fatto tesoro di quelle ultime parole paterne. Il papa', senza amarezza alcuna, le spiegava quello che stava per fare e perche' lo faceva. Menzionava un'altra sorellina o fratellino piu' piccolo il quale, pero', non sapendo ancora leggere, non avrebbe potuto sapere cosa dicevano le parole del papa' in quell'ultima e triste lettera.

Un'altra cosa che mi ha impressionato e' stato vedere uno degli aerei kamikaze. Era bianco, sospeso in aria da spessi fili di ferro, e da un lato aveva una grossa bandiera giapponese dipinta sulla fiancata, e vicino alla parte anteriore c'era raffigurato un fiore di ciliegio, fiore nazionale (seppur non ufficiale) del Giappone.

Sono uscita da li' con un senso di sgomento indescrivibile.

Ma in ricordo di quella giornata e di quei poveri soldati, ma non solo anche in ricordo di infermiere, insegnanti, civili che hanno perso la vita per il loro Paese, ho comprato due adesivi con la bandiera del Giappone, e una spilla, anch'essa con la bandiera, che portero' sul cappotto.

Chiudo quest'articolo lasciandovi il sito ufficiale di Yasukuni Jinja, nel caso v'interessasse leggerlo: http://www.yasukuni.or.jp/english/


e una foto di un ciliegio in fiore davanti al tempio principale di Yasukuni