lunedì, marzo 24, 2008

Hanazono Jinja e altre chiacchiere

Come avete trascorso la Pasqua?

Io l'ho passata in modo meraviglioso, ovvero a spasso per Tokyo con mio marito!

Il tempo, inoltre, e' stato clemente e questo ci ha permesso di girare e passeggiare spensieratamente, godendoci appieno tutto cio' che vedevamo.

La meta di ieri era Shinjuku.

Pur non avendo grande predilezione per queste zone troppo note, volevo andare a curiosare in un certo quartiere dove sorge un vecchissimo santuarietto che, pur non comparendo tra le liste dei piu' noti santuari e templi del Giappone, mantiene un certo fascino misterioso e splendidamente irresistibile.

Hanazono Jinja 花園神社 (jinja in giapponese significa santuario shintoista) e' un luogo antico.

Non staro' di certo ad annoiarvi raccontandovi, per filo e per segno a mo' d'enciclopedia, tutta la storia dell'edificio in questione, ma mi sembra opportuno farvi notare che Hanazono Jinja e' stato costruito nei primi anni del Periodo Tokugawa (noto anche come Periodo Edo), iniziato nel 1603 e terminato nel 1867.

Io sono particolarmente interessata al Giappone del Periodo Tokugawa, motivo per cui leggo numerosi libri sull'argomento e motivo per cui ho voluto visitare questo santuario.

Il santuario sorge a pochi minuti a piedi dalla stazione della metropolitana di Shinjuku Sanchoome 新宿三丁目, ed e' raggiungibile direttamente dal lungo corso Meiji-doori 明治通り.

Fa un certo effetto trovarsi nel caos di Shinjuku: una folla soffocante che dai treni scende giu' o sale su per le scale, per poi riversarsi nelle strade e viuzze che si snodano attorno alla stazione stessa. Certo, l'effetto e' il medesimo anche con la folla di Shibuya piuttosto che di Harajuku.

Dopo essersi svincolati dalla folla, ed essere riusciti ad imboccare qualche strada secondaria che regali un po' di quiete, ecco che i rumori del trambusto di prima iniziano a sembrare sempre piu' lontani e remoti.
Ma siamo pur sempre a Shinjuku! E' impossibile pensare di riuscire a scovare un luogo di pace assoluta in questa zona cosi' caotica. Ma, come dico sempre io, il Giappone e' pieno di sorprese.

E il santuario Hanazono e' proprio una di queste.

In Giappone, si capisce di essere in prossimita' di terra sacra shintoista quando s'intravede un toori. Ecco quello dell'Hanazono Jinja e che si e' profilato davanti ai nostri occhi:
E come e' di consueto, vicino ai toori c'e' sempre almeno un 狛犬 koma-inu, ovvero un cane/leone imperiale che fa la guardia all'ingresso dei santuari shintoisti.
Non a caso, c'e' un koma-inu proprio li' a sinistra. Lo vedete? Il suo sguardo minaccioso serve da monito ai malintenzionati. Il koma-inu protegge le sacre leggi del buddismo e i luoghi dove esse vengono praticate.

Arrivando, abbiamo scoperto che nel giardino stesso del santuario era in corso un piccolo mercatino delle pulci!
Da quel che so, capita spesso di trovare mercatini simili su terreni sacri. Se gia' i mercatini delle pulci sono affascinanti di per se', come potrebbero non esserlo ancora di piu' se hanno come sfondo antichita' e misticismo?

Il mercatino era composto da cinque venditori, due dei quali esponevano la propria mercanzia direttamente per terra.
Subito a destra dell'entrata principale, c'era un banco di vecchissimi kimono e altrettanto vecchie stoffe giapponesi...tutto a prezzi letteralmente stracciati. Metri e metri di coloratissime stoffe accatastate le une sulle altre aspettavano solo di essere sfiorate, ammirate ed acquistate.

Vicino a quel banco aleggiava il caratteristico odore dei vecchi kimono; un odore piacevole quanto difficile da descrivere. Un odore di eleganza di una volta, di usanze vetuste e di antichi armadi.

Ognuno di quei kimono rappresentava una storia affascinante ed intricata tanto quanto i decori, i ricami e i colori che lo abbellivano.

Procedendo oltre, mi sono soffermata ad ammirare degli annosi vasi, antiche pergamene e statue di giada in bella vista sopra un banchetto gestito da un signore anziano.
Poco piu' in la', invece, una signora era seduta per terra intenta a piegare, con grandissima cura, tanti vecchi obi pronti per essere venduti.

Subito dopo, un assortimento di vecchissime stampe e cartoline ricopriva una superficie abbastanza ampia di quel terreno sacro. Li' vicino, vi era seduto un signore molto anziano e che, con grande fatica e lentezza, consumava un pasto contenuto all'interno di un bento di metallo.

Con grande interesse, ho trascorso diverso tempo a curiosare fra tutte le stampe, ritagli di pubblicita' di una volta, immagini buddiste e induiste, cartoline e fotografie ingiallite.
E' stato difficile scegliere.

Dopo un po', pero', e' emersa una vecchia fotografia in bianco e nero, risalente, all'incirca, agli inizi del '900, e raffigurante una donna giapponese col kimono.

La sua acconciatura fa pensare ad una giovane geisha.

Non ho resistito, e per pochi yen ho acquistato questa fotografia:
Di lei non so nulla. Sulla foto non appare altro che lei ed un microscopico e quasi illeggibile logo dello studio fotografico dove e' stata immortalata quest'immagine.

Cerchero', appena possibile, di decifrare il logo con l'aiuto del mio nuovo e splendido dizionario dei kanji, il mirabile Kodansha Kanji Learner's Dictionary dell'autorevole professor Jack Halpern, e con l'ausilio di una potente lente d'ingrandimento.

Nonostante cio', il suo volto senza nome mi ha subito ispirato simpatia, e la curiosita' di sapere chi sia, da dove venga e quale sia la sua storia, e' tanta.

Davanti al banchetto delle foto e delle vecchie stampe, ecco una parte dell'edificio che costituisce il santuario di Hanazono:
Quel brillante color vermiglio che contrasta con l'oro delle rifiniture e il nero delle vetrate e dei bordi del tetto mi ha lasciata senza parole.
La prima foto in alto a sinistra di questo articoletto e' stata, infatti, dedicata ad un particolare del tetto e delle decorazioni di esso.

A pochissimi metri da questa struttura, a sorprendere i miei occhi e' ancora una volta la stessa tonalita' di vermiglio acceso che pero' adorna un piccolissimo santuarietto dedicato al kami (divinita' giapponese) Inari.

Inari e' il dio della fertilita', dell'industria, dell'agricoltura e degli affari. I templi dedicati a questa divinita' in genere si costraddistinguono dagli altri grazie a due caratteristiche: l'acceso color vermiglio e la presenza di statue di pietra raffiguranti delle volpi o きつね kitsune.
Si dice che le volpi siano i sacri messaggeri del dio Inari, e cio' spiegherebbe la loro presenza.

E poi l'entrata al santuarietto delle volpi; un susseguirsi di toori rossi laccati:
Ed eccoci giunti al fondo:
Ecco le due piccole volpi, una per lato.
Qui si puo' pregare, chiedere un favore al dio Inari e lasciare qualche offerta sotto forma di riso, sake' oppure di inari-zushi (fagottini di sottili fogli di tofu fritto, ripieni di riso).

Uscendo dal santuarietto, sulla destra trovo una delle due volpi di pietra principali e che proteggono questo luogo:
Un po' a malincuore, abbiamo deciso di lasciare la meravigliosa pace di Hanazono Jinja, per riavvicinarci verso il cuore ingarbugliato della chiassosa Shinjuku.

Frattanto, la fame ha iniziato a farsi sentire e gli invitanti effluvi provenienti dai molti locali e taverne della zona ci hanno fatto accelerare il passo, alla ricerca di un sublime pasto ristoratore.

Non abbiamo dovuto camminare poi molto per trovare Komatsu, un ristorante la cui specialita' e' il donburi .
Il donburi non e' altro che un'abbondante ciotola di riso al vapore su cui vengono messi carne, pesce o verdure.

Sia mio marito che io abbiamo preso un 海老丼ebi-donburi, ovvero un donburi di gamberi fritti.
Il tutto ci e' stato servito assieme a dell'ottima zuppa di miso con cubetti di tofu fresco e striscioline di aburaage (tofu fritto), ed una scodellina di un corroborante ひややっこ 豆腐 hiyayakko-doofu, ovvero tofu freddo guarnito di cipollotti verdi tagliati fini e zenzero fresco grattugiato. Non poteva mancare, ovviamente, anche un piattino di saporitissimi tsukemono, o sottaceti giapponesi (che pero' nella foto non si vedono perche' erano dietro il donburi).
Come vedete, i gamberi sono impanati e fritti (la frittura utilizzata e' diversa da quella del tenpura), e vengono adagiati sopra un'abbondante porzione di riso al vapore.
Sopra i gamberi viene versata una frittatina di uova, cipolle stufate e striscioline di alga nori.

Il pasto e' stato eccellente quanto sostanzioso. L'atmosfera di Komatsu era informale e rilassata, e resa anche un po' colorita dalla presenza, proprio davanti a noi, di tre signori anziani particolarmente ridanciani. Questi tre signori erano intenti in una generosa degustazione di vari tipi di sake, accompagnati nientepopodimenoche' da scodelline stracolme di fettine di cipolle crude!

Il nonnetto seduto in mezzo, quello decisamente piu' paffutello, non la smetteva di ridere e di raccontare spassosi aneddoti vari, mentre quello seduto alla sua destra, seppur tracannando gioiosamente numerosi sorsi decisi di sake, ridacchiava e ogni tanto ricordava al suo vicino, il nonnetto paffutello, di andarci piano con l'alcol perche' poi avrebbe dovuto guidare!!

Il terzo nonnetto, invece, oltre a tenersi occupato a svuotare un'anforetta di sake dietro l'altra, continuava ad ordinarne delle altre per se' e per i suoi compagni di bevute. Anche lui ogni tanto contribuiva all'allegra atmosfera con qualche risata e battuta, ma a tener banco era senz'altro il nonnetto in mezzo che, tra una barzelletta e l'altra, sollecitava le due giovanissime ed imbarazzate cameriere del locale a sbrigarsi a portare queste benedette bottiglie di sake! E perbacco! Si puo' far attendere cosi' tanto tre nonnetti assetati?

Insomma, una scena davvero comica e che non mi poteva di certo sfuggire!

Spero soltanto che sia il nonnetto paffutello che i suoi compari siano pero' tornati a casa a piedi, o se non altro in bici!

かんぱい!
Kanpai!


11 commenti:

Anonimo ha detto...

Mari, come sempre mi hai trasportata col tuo racconto fino laggiú..che meraviglia!(e che acquolinaaa!!)
:)

Anonimo ha detto...

:-)))))!!!!
Che bel racconto..!!!
Per conoscere la Storia del Giappone che libri mi consiglieresti? Mi sono sempre fatta l'idea che sia una materia complicatissima, eppure mi piacerebbe molto "studiarla". Forse potrebbe essere l'argomento di un prossimo post...?
Ciao

Lucia

Anonimo ha detto...

Davvero interessante la storia che ci può essere dietro fotografia della donna con il kimono, forse...il signore che vendeva la foto la conosceva!(dammi un piccolo elemento e io inizio subito a immaginarmi una lunga e intricata storiaXD)
Il santuario di Hanazono da davvero un grande senso di tranquillità.
Prego anch'io per la sorte dei tre nonnetti!:)
Io non ho fatto un grande pranzo con tutti i parenti, che però non mi sono potuta godere appieno per colpa di un terribile mal di pancia!(eccesso di uova di pasqua!)
Grazie per la piccola gita!

misao ha detto...

Kanpai!

Pero... pero.. che misterio quella foto no? Fa tanto da film orrore che scopri un passato di cui ti appare il fantasma e poi... ok smetto, ho troppa fantasia! xD
Io in un mercato inglese una volta ho trovato delle fotografie dei morti... presente che quando morivano li si facevano delle foto? Beh, io ho trovato uno che vendeva delle foto cosi, ma avevo un tale brivido freddo alla schiena che manco pazza ci ho pensato ad acquistare una foto del genere! xD

Comunque che bel santuario la... che voglia che ho di visitare il giappone.. e la nuova zelanda gia che ci sono! :D

un abbraccio! ^^

Diana

aerie ha detto...

Come sempre le tue descrizioni sono interessanti e vivide!
Tra parentesi, sabato sono andata al ristorante giapponese e ho assaggiato gli inari sushi di cui parli.
Devo ancora capire se il tofu mi piace o no :-P

Anonimo ha detto...

Ancora una volta mi hai vatto viaggiare con te... ed entrare nella pace e serenità di un tempio! Grazie!!

Unknown ha detto...

Ciao Antaress :)
Grazie di essere passata a trovarmi!! Sono felice di sapere che ti piacciano i miei racconti!

Ciao Lucia :)
Grazie della visita!
Effettivamente, la storia giapponese e' una materia decisamente complessa e andrebbe, secondo me, studiata per "periodi", soffermandosi magari su quelli che piu' ci interessano.

Io ti posso consigliare uno dei piu' bei libri sul periodo Tokugawa: Everyday Life in Traditional Japan di Charles J. Dunn (edizioni Tuttle).
Non so se sia stato tradotto in italiano pero'.
L'opera di Dunn e' scritta in modo meraviglioso perche' regala la possibilita' ad un qualunque lettore di addentrarsi nella vita quotidiana del Giappone di quell'epoca. Tramite le descrizioni di questo autore, riusciamo ad immaginarci le complesse realta' dei samurai, dei dottori, degli intellettuali, dei monaci, dei contadini ed artigiani. Attraverso le parole di Dunn, riusciamo letteralmente a ficcare il naso nelle intricate ed avvincenti vicende dello shogunato Tokugawa.

In futuro, mi piacerebbe dedicare un articoletto alla storia giapponese in generale. Lucia, grazie dell'idea! :)

Ciao Cristina :)
Grazie della visita!
Chissa', forse hai ragione! Avrei potuto chiedere al signore che vendeva la foto se per caso aveva qualche notizia in piu' da darmi sulla misteriosa donna in kimono!

Sono contenta che ti sia piaciuto l'articoletto nuovo! :)
Torna presto a trovarmi!!

Ciao Diana,
Ho comprato la foto domenica, e proprio quella sera stavo pensando alla stessa cosa che hai detto tu! Mi e' presa un po' paura e mi sono ricordata di una storia che mia mamma mi aveva raccontato, in cui si narrava di un signore che aveva comprato un fermacarte fatto con un piede imbalsamato (!!)..ed e' venuto poi fuori che quel piede apparteneva ad una principessa dell'antico Egitto che aveva deciso di vendicarsi sul malcapitato padrone del fermacarte, nonche' piedino reale, attraverso apparizioni notturne, rumori strani ecc.
E' anche vero che comprarsi un fermacarte fatto con un piede mummificato vuol proprio dire andarsele a cercare! Insomma, spero che la foto della misteriosa signora col kimono se ne stia buona buona. ;)
Ciao Diana, torna a trovarmi! :)

Ciao Aerie,

Grazie dei complimenti che mi fai! :)
Effettivamente, gli inari-zushi sono un po' particolari. A me non piacevano tantissimo all'inizio..adesso si', ma hanno un sapore a cui non e' stato facilissimo abituarsi. Forse il retrogusto dolciastro del riso mi aveva inizialmente lasciata perplessa.

Cos'altro hai gustato di buono al ristorante giapponese? Hai fatto qualche foto della cena?

Ciao Aerie, torna a trovarmi!! :)

Ciao Anna :)
Grazie della visita e grazie dei complimenti!!
A proposito: hai ricevuto la mail che ti ho mandato sabato? Ti ho riscritto stamattina...spero ti sia arrivata la mail!
Ciao Annina, un abbraccio e torna presto a trovarmi!

aerie ha detto...

Ogni volta che vado al giapponese cerco di assaggiare qualcosa di diverso, questa volta ho preso il tofu e il tempura. Però non ho avuto ancora il coraggio di fare le foto!

misao ha detto...

ahahaha bellissima sta cosa del fermacarte... pero si deve essere un po' pazzerelli a prendersi una cosa cosi. una cosa èuna fotina pucci, una cosa un piede mommificato! un amico di mio zio una volta aveva preso capelli che si diceva appartenevano a una amante di un principe arabo o qualcosa cosi... poi a crederci ste storie, un po' credo saranno sempre inventate, pero la gente che va a comprarle ste cose strane, chapeux! :D

un abbraccio,

Diana

Anonimo ha detto...

Mari... ho risposto alla mail!!! Corri a leggerla!

Anonimo ha detto...

Marianna come hai fatto a resistere a quei kimono? Mamma mia, ne avrei comprati mille eheh!
Bellissima la foto della donna Giapponese, magari riesci a rintracciare lo studio fotografico e a scoprire chi è ;)
Speriamo!
Hai poi trovato un restauratore per il registro?
Spero proprio di si, mi piange il cuore a pensare che possa continuare a rovinarsi!
Quest'ultimo pranzo mi ha fatto venire una fame terribile!
Crudele che sei :D
Un abbraccio
Erika