lunedì, luglio 16, 2007

Maccha KitKat e...natto!

Chi legge regolarmente Biancorosso sa che ogni tanto mi diletto a recensire i KitKat giapponesi dai gusti insoliti (insoliti per il nostro palato, s'intende).
Questo che vedete nella foto in alto e' il KitKat al Maccha Miruku, cioe' polvere di maccha (un tipo di te' verde pregiato usato principalmente per la cerimonia giapponese del te') e latte. E'una sorta di cappuccino, dove pero' al posto del caffe' c'e' il maccha.
L'ho preso perche', come ho gia' detto in precedenza, adoro il sapore di questo te' e di tutte le cosine aromatizzate con questo ingrediente. Sapevo che il KitKat non mi avrebbe delusa, e..infatti!
La consistenza e' quella tipica delle barrette KitKat normali, ma il sapore e' lontano anni luce da quello che conoscete ed apprezzate.

E' talmente diverso che mi sento di dire che, molto probabilmente, questo KitKat non piacerebbe a chi non conosce il sapore del maccha.
Il maccha ha un sapore squisitamente giapponese. Sa di te' verde, ma ha una punta di qualcosa che ricorda l'odore del fogliame.

Giudizio finale per il KitKat al Maccha Miruku: un 10 meritatissimo! E un 7 per il packaging che, secondo me, potrebbe essere migliorato.
Tranne casi di amore a primo assaggio, sono dell'idea che il maccha sia un gusto che si acquisisce e s'impara ad apprezzare col tempo. Un po' come per il natto, credo. Ah, tra l'altro (vabbe', c'entra poco), recentemente ho assaggiato il temutissimo natto in una minuscola soba-ya davanti alla stazione centrale di Tokyo.
Gli stranieri in genere temono il natto (fagioli di soia fermentati, dall'odore particolare) sia per l'odore, il sapore e la consistenza. Quest'ultima, poi, penso sia l'ostacolo piu' grande: il natto e' viscidino e mentre si prendono i fagioli con le bacchette, fila come se fosse formaggio fuso.
E quel giorno, a Tokyo, ho deciso di farmi coraggio ed assaggiarlo. Me ne hanno dato una coppetta coperta con della carta trasparente, assieme ad una grossa scodella di udon in brodo.
Ho raccolto tutte le mie forze, ho preso in mano le mie bacchette, ed imitando i commensali vicino a me ho iniziato a mescolare vigorosamente il natto prima di gustarlo.
L'odore non era cosi' forte come temevo; probabilmente si e' trattato di uno dei tanti natto poco odorosi che si trovano in commercio al giorno d'oggi. Pare che molte aziende produttrici di natto si siano date da fare negli ultimi anni a creare versioni meno olezzanti di questo antico e tradizionale alimento nipponico.

Un po' di odore e' comunque rimasto, ma poco. Il lezzo sembra un misto tra l'odore della muffa che si forma generalmente sui formaggi o altri alimentari, e quello dei calzini sudati.
Si', immagino che questa mia descrizione non vi fara' fiondare al vostro negozio di alimentari giapponesi di fiducia in cerca del natto, ma prima di fare facce schifate e di emettere sentenze, continuate a leggere.
La consistenza viscida e' cio' che mi ha dato piu' difficolta', se devo essere proprio sincera. L'odore non mi ha scandalizzata minimamente (fra poco spieghero' il perche'), e il sapore....beh, niente di spaventoso. Il sapore del natto e' come il suo odore, pero' e' molto leggero.
Come ho gia' detto, la parte piu' difficile e' stata la consistenza viscida e filosa che purtroppo sembra peggiorare una volta in bocca.

Pero', a parte cio', proprio non capisco il perche' di tutta quest'incessante pubblicita' (perlopiu' negativa) da parte degli stranieri che vedono il natto come una sorta di sfida. Il natto e' visto quasi come la quintessenza dell'esoticita'.
Ogni volta che capita di guardare un documentario o un diario di viaggio sul Giappone, alla tele, e' immancabile il capitoletto dedicato al natto con conseguente dileggiamento, smorfie di disgusto e sguardi scioccati. Mah.
Con questo non dico di essere una fan sfegatata del natto; in fondo l'ho solo assaggiato una volta e probabilmente saro' ancora un po' esitante la prossima, pero' penso che se fossi una persona originaria di un Paese che non sia ne' il Giappone ne' l'Italia, e mi trovassi ad assaggiare un pezzo di gorgonzola e un briciolino di natto, credo proprio rimarrei infinitamente piu' traumatizzata dalla gorgonzola.
La gorgonzola, come anche il Bergader e tutti gli altri formaggi appartenenti alla stessa categoria (con striature verdastre / bluastre di muffa alimentare), a pensarci bene bene, possono avere un odore terrificante per chi non e' abituato e chi non ha mai nemmeno assaggiato cose simili.
Certo, per noi italiani l'odore della gorgonzola e' normale, e anzi...fa venire l'acquolina in bocca solo a pensarci! Ma immaginatevi una persona che non sa nemmeno cosa sia questo formaggio, e si trova nei pressi di un banco di latticini al mercato, di sabato pomeriggio sotto un sole cocente! Immaginatevi la reazione di questa persona nel sentire questi odori!
Per questo dico...altro che natto!

L'ossessione che molti stranieri (perdonatemi, ma detesto usare la parola gaijin) hanno con il natto e' la stessa che hanno con il sushi.
Tutto questo timore, e alla fine erano semplicemente fagioli (viscidelli, eh!) ma dal leggerissimo sapore di formaggio.
Penso che un cubetto di gorgonzola abbia, come minimo, un sapore dieci volte piu' forte e piu' pungente di quello in una quantita' equiparabile di natto.

Dimenticavo! Sempre a proposito di assaggi, abbiamo finalmente aperto una delle bottigliette di Pepsi Cetriolo. Ecco il verdetto:
la bevanda in se' non e' cattiva o stucchevole come immaginavamo! Io, personamente, m'aspettavo una sorta di truglio al sapore artificiale, una cosa che assomigliasse all'odore delle creme per il corpo aromatizzate (artificialmente, s'intende) al cetriolo.
In realta', il sapore e' quello della Pepsi, con un leggerissimo tocco cetrioloso che sa molto di estate. E' un po' difficile descrivere un gusto, pero' immaginatevi un bicchiere di Pepsi fredda con due o tre fettina di cetriolo dentro...oppure un cubetto di anguria! Tra l'altro, chissa' perche', trovo che anguria e cetriolo abbiano qualcosa in comune come sapore.
Giudizio finale: un bel 7!

Ancora due parole per concludere il discorso del maccha. Come dicevo, questo te' viene impiegato nell'elaborata cerimonia giapponese dedicata all'apprezzamento e degustazione di quest'antichissima bevanda.
Ma, volendo, anche a casa lo si puo' preparare, anche se indubbiamente il risultato sara' molto piu' modesto rispetto a quello ottenuto nel corso di una cerimonia.
Avendo una particolare predilezione per il maccha, mi sono "attrezzata" per cosi' dire, in modo da potermene preparare una tazza ogniqualvolta me ne venga il desiderio.
Qui in alto vedete una busta di te' maccha in polvere della Ito-en, una marca molto famosa qui in Giappone che produce bevande di vario genere, e in piu' ha una linea di diversi tipi di te' tradizionali.
Vicino c'e' la mia tazza da maccha (v. articoletto intitolato "Piccoli Tesori"). In realta' non e' proprio una vera tazza da maccha, ma ha una forma che ricorda quelle originali, anche se questa e' molto piu' piccola. Indubbiamente me ne comprero' poi una vera, ma per adesso mi basta questa visto che il maccha e' proprio solo un lusso che mi concedo ogni tanto.
E sulla destra c'e' un chasen di bambu', una piccola frusta per mescolare il maccha e renderlo cremoso e leggermente schiumoso. Pare che negli anni siano stati impiegati altri metodi per mescolare il te' (frullini elettrici, fruste di metallo ecc.) ma che alla fine si preferisca sempre il classico chasen perche' e' quello che da' i risultati migliori, ed e' pure il metodo piu' economico!