Ieri in mattinata mi sono presa un leggerissimo spavento: ero seduta in cucina ed improvvisamente ho sentito il pavimento, il tavolo e i vetri che tremavano.
Di scosse di terremoto ne ho sentite gia' diverse quando abitavamo negli USA, ma qui penso siano considerati avvenimenti di ordinaria amministrazione; si sa, il Giappone e' uno dei Paesi piu' sismici al mondo.
Non so se ci si possa veramente abituare allo spavento, all'inquietudine e a quello strano senso di precarieta' che si provano dopo una di queste scosse, per quanto leggere e brevi possano essere.
A me personalmente prende molta paura e mi sento angosciata per quasi tutto il giorno.
Ma grazie al cielo il tremolio e' durato proprio pochi secondi, dopodiche' non si e' sentito piu' niente.
Ieri sera, ho voluto riguardare un libro che ho comprato in Italia quest'inverno e che ho letto alcuni mesi fa, prima di venire in Giappone. S'intitola: "Alle radici del sole - I mille volti del Giappone: incontri, luoghi, riti e follie" di Renata Pisu, (ed. Sperling & Kupfer).
Vorrei cogliere l'occasione per consigliare questa lettura a tutti coloro che sono affascinati dal Paese del Sol Levante e che l'hanno visitato o che intendono farlo il piu' presto possibile.
E' un libro innanzitutto ben scritto, avvincente, onesto, e talvolta anche molto umoristico.
Il linguaggio della Pisu colpisce per la sua franchezza e semplicita' venata pero' da molta ironia; un'ironia non volta a schernire, ma ad aiutare se stessa e il lettore ad osservare questa cultura cosi' diversa dalla nostra, con occhi meno critici di quelli coi quali noi Occidentali siamo soliti a giudicare (e poi liquidare) tradizioni e costumi lontani, forse anni luce, dai nostri.
Pero', se devo dirla tutta, quando ho finito di leggere questo libro per la prima volta alcuni mesi fa, mi sono ritrovata un po' confusa: da una parte ero affascinata dalle descrizioni dei luoghi e della gente e i loro modi di fare cosi'....folli, ma dall'altra ero anche un po' delusa e indubbiamente infastidita.
Infastidita perche' ho pensato si fosse trattato del solito libro scritto dal solito autore che ha la pretesa di conoscere a fondo una cultura, e intende quindi, con una certa presunzione, trasmettere alle masse di lettori ignoranti, le conoscenze apprese.
Ho come l'impressione che da una decina d'anni a questa parte (o forse anche di piu') vada di moda parlare di Giappone, studiarne la lingua, comprare tonnellate di libri di autori giapponesi i cui messaggi, molto probabilmente fatichiamo ad afferrare ma ci sforziamo a non far trasparire quel senso di smarrimento che ne consegue.
Il fatto che il Giappone sia diventato argomento di tendenza, ha dato origine, secondo me, ad orde di pseudo-esperti sulla cultura nipponica, gente che sforna libri e guide turistiche senza magari esser certa di quello che dice e scrive.
E altrettanti sono i lettori che in buona fede prendono per oro colato quasi tutto quello che viene scritto e stampato su quest'argomento.
Il ritratto che la Pisu fa del Giappone mi era sembrato un tantino tragico e paranoico. Ho pensato a come l'autrice avesse voluto, di proposito, riportare ai lettori italiani aspetti alieni, scioccanti ed incredibili di questo popolo.
Sebbene sia solamente da poco piu' di un mese che siamo qui in Giappone, dopo aver riletto alcune parti di questo libro, specialmente quei capitoli che consideravo particolarmente tendenti al paranoico, ho dovuto constatare quanto di quello che l'autrice scrive corrisponda, anche se non interamente per il momento, alle impressioni e sensazioni che mio marito ed io abbiamo raccolto nel corso di queste settimane.
Cio' che prima consideravo esagerato e persin ridicolo, adesso mi pare aver senso.
Con questo, per carita', non voglio assolutamente dire che adesso sono un'esperta e che ho imparato e capito tutto su questo Paese! Nella maniera piu' assoluta!
Penso ci vogliano, come minimo anni e anni prima di poter afferrare, e nemmeno interamente, il significato e l'essenza della cultura giapponese. Questo, sia ben chiaro, vale per tutte le culture straniere....anzi, chissa', forse pure per la propria che in fondo non si conosce mai abbastanza, figuriamoci quella di un altro.
(continua...)