giovedì, settembre 14, 2006

Perennemente in mezzo alla folla

Un bel po' di tempo fa lessi un libro dove veniva raccontata un'esperienza di viaggio in Vietnam.
Una delle cose che mi colpirono di piu' fu quando l'autore (o autrice, non ricordo) disse che la' il concetto di privacy non esiste.

Nella lingua vietnamita manca, addirittura, una parola che traduca, seppur a grandi linee, il significato del suddetto concetto.

Raccontava di come i vietnamiti, fin da una tenerissima eta', siano sempre abituati a stare insieme, sia che si tratti di famigliari, amici, conoscenti o colleghi di lavoro, poco importa chi. Cio' che importa e' non stare mai soli.

Non so se questo atteggiamento sia dovuto ad una mentalita' che incoraggia la condivisione degli spazi...un modo, forse, che nasce dalla necessita' viste le dimensioni limitate di questo Paese cosi' sovrappopolato.
Probabilmente, nella loro societa', anche volendo risulta pressoche' impossibile ritagliarsi uno spazio proprio dentro il quale poter stare in santa pace.

O forse e' un atteggiamento nato dal continuo clima d'instabilita' politica in cui si trova il Vietnam da molto tempo, ormai: lo stare uniti dona conforto nei momenti difficili. Si ha sempre qualcuno a cui poter chiedere aiuto, a cui chiedere in prestito una tazza di riso o una coperta.

Il motivo per cui mi e' venuta in mente la societa' vietnamita e' perche' vorrei scrivere alcune riflessioni su quanto abbiamo visto (vediamo e vedremo) qui.

Come si sa, il Giappone e' uno dei Paesi piu' popolati del mondo, specialmente se si considera lo spazio limitatissimo in cui si trova a dover vivere tutta questa gente.
Le statistiche demografiche attuali parlano di 127,810,000 abitanti, di cui solo l'1 o 2% e' costituito da stranieri (per la maggior parte provenienti da altri Paesi dell'Asia).

La superficie del Giappone e' di poco meno di 146,000 m2, quindi non e' molto lo spazio a disposizione. Se si pensa che solamente a Tokyo, la capitale, vi abitano 30 milioni di persone, immaginate cosa si vede per le strade (e non solo nella capitale eh!), negli aeroporti, nelle stazioni, negli uffici postali, banche ecc.: una folla quasi continua.

Una folla resa ancora piu' densa dalla mancanza di spazio.

Dovunque si vada, si vede sempre e solo tanta tanta tanta gente. Sembra di trovarsi sempre in mezzo a qualche corteo o manifestazione, mentre invece si tratta di una giornata come un'altra, in cui milioni di cittadini si spostano da un lato all'altro della citta', o da una citta' all'altra, per lavoro, studio, piacere e cosi' via.

L'altro giorno, quando stavamo andando a Yokohama, facevo alcune considerazioni di questo genere mentre ci trovavamo in una delle fitte folle di persone che scendono dal treno, che cercano di salire al piano di sopra della stazione per andare a prendere la loro prossima coincidenza.

Quando si scende dal treno e' incredibile come ci si trovi in mezzo ad una fiumana di gente la quale, in modo disciplinato ed ordinato si mette in fila per salire le scale oppure per andare sulle scale mobili.

In questa parte del Giappone e' consuetudine salire le scale tenendosi sempre sulla sinistra (idem con le scale mobili), per dare la possibilita' a chi va di fretta di poter andare piu' velocemente senza urtare gli altri.

Leggevo da qualche parte che ad Osaka, invece, si sta sulla destra.

I primi tempi non viene naturale stare allineati sulla sinistra, ma viene da stare in mezzo o dove capita, pero' poi quando ci si sente spintonare dai passeggeri che stanno per perdere il treno, allora ecco che s'imparano le regole del gioco e ci si adegua.
Adesso ci viene naturale seguire quest'abitudine.

Col tempo ci si abitua abbastanza all'enorme numero di persone in giro per le strade, uffici e negozi.
Agl'inizi provavo un misto di curiosita' e contentezza nel vedere tutte queste persone, ma provavo anche un leggero senso di ansia.

Adesso ho notato che non mi entusiasmo piu' di tanto nel vedere milioni di individui che salgono su un treno o che fanno la fila ad uno sportello. Non mi viene nemmeno l'ansia o il nervoso.
A volte mi sento un po' soffocare, specie sul treno, pero' non mi sento come se stessi per perdere le staffe o dare in escandescenze.

Penso sia difficile a credersi, ma pure in mezzo a tutta questa folla, ci si sente calmi e relativamente tranquilli. Si sa che prima o poi arriva il proprio turno e quindi si fa la fila con pazienza, senza bisogno di lanciare maledizioni e vituperi alla persona davanti a noi.

Da quel che abbiamo potuto notare, questa calma deriva da un rispetto generale per il prossimo e dall'osservanza delle regole basilari della societa'.

Anche qui, indubbiamente, ci saranno i furbastri che tentano di passarti davanti con molta nonchalance, ma generalmente ho constatato che la maggior parte delle persone attende il proprio turno senza aguzzare l'ingegno per rubarti il posto.

Negli USA il fenomeno delle grandi folle si verifica raramente. Innanzitutto i grandi spazi americani consentono a milioni di persone di spostarsi senza pestarsi i piedi vicendevolmente.

Capita di trovarsi in posti particolarmente affollati in situazioni non di ordinaria amministrazione, tipo un corteo, un concerto oppure in un grosso magazzino che fa i saldi (tipica e' la scena che si profila davanti ai Macy's, JCPenney's e altri, il giorno dopo Thanksigiving Day, quando ha luogo la grande svendita del dopofesta).

Anche in luoghi tipo lo Zoo o in un museo puo' succedere di incontrare un grosso numero di persone, ma solitamente dovunque si vada, si gode del piu' ampio spazio e privacy.

In Italia ricordo, tra i posti piu' affollati: gli uffici postali, i sabati (e ora anche le domeniche) nei grandi centri commerciali e in coda alle casse, le banche poco prima della chiusura o della pausa pranzo, le vie del centro di domenica e altri luoghi molto frequentati nei fine settimana.

La folla che quotidianamente si trova in Giappone quasi ovunque e' molto diversa (e molto piu' grande) di quella italiana.
Eppure in Italia la gente in coda si spazientisce molto in fretta. Basta essere in tre o quattro persone in fila dal panettiere che gia' senti quelli dietro che sbuffano, si agitano, iniziano a lamentarsi, si fanno aria col volantino del supermercato e avanti di questo passo.

Basta essere poi pochi di piu' in coda al supermercato dove c'e' una cassiera particolarmente lenta, e apriti cielo! Immancabili e puntuali come orologi svizzeri sono le mezze scenate che amano fare i pensionati: si scompongono, cominciano a fare commenti piu' o meno sarcastici, minacciano di andarsene o di rivolgersi al direttore ecc.

Ci sono poi sempre i soliti furbi che con una grandissima faccia tosta ti passano davanti, senza dirti ne' "ah" ne' "bah". Come facciano, me lo domando ancora adesso.
Io mi vergognerei da morire a rubare il posto a qualcuno e riuscire, al tempo stesso, a mantenere uno sguardo serafico ed innocente.

Questione di carattere (o maleducazione), credo.

Eppure non credo di essere un sommo esempio di pazienza.
Sono una che perde le staffe facilmente, strilla e sbatte le porte per un nonnulla, pero' insomma, fuori cerco di mantenere sempre la calma, anche quando verrebbe piu' semplice mandare due o trecento anatemi alla commessa (o cliente) particolarmente tonta e dura di comprendonio, che per causa sua sta bloccando una folla di clienti isterici in un negozio.

Non credo che i giapponesi siano persone migliori (o peggiori) di noi. E' solo che hanno imparato a farsi furbi e hanno capito che senza il mutuo rispetto delle regole del buonsenso, ci vuole davvero poco a trovarsi in un marasma in cui vige solo la legge dell'anarchia...un'anarchia che distruggerebbe, in men che non si dica, tutto cio' per cui hanno faticato tanto ad ottenere.

Non oso immaginare cosa sarebbe il Giappone senza la disciplina dei suoi cittadini, e non solo quando si sta in coda, ma anche l'instancabile collaborazione che questi offrono quotidianamente nel dividere meticolosamente la spazzatura per il riciclaggio di alcuni materiali, nel rispetto piu' totale della tabella di marcia dei giorni di raccolta dell'immondizia.

Non oso immaginare cosa sarebbe il Giappone senza la volonta' che i cittadini dimostrano nel voler mantenere i propri quartieri puliti e in ordine.

Salvo pochissime zone dall'aspetto malfamato, e' difficilissimo incontrare edifici imbrattati dai graffiti, quella piaga che tormenta da sempre tutte le citta' del mondo.

Sui graffiti e' meglio che non dica niente, perche' mi viene una rabbia indescrivibile.
Quando vedo gli antichissimi edifici storici e monumenti della mia citta' natale, Torino, per la maggior parte rovinati da orride scritte, m'inalbero come pochi.

Mi verrebbe voglia di appostarmi per beccare in flagrante questi vandali che magari hanno pure il coraggio di spacciarsi per artisti. Tsk!

Per loro i muri sono come tele? Benissimo, che vadano ad usare le "tele" delle carceri..anche li' ci sono muri, no? Ah gia' ma...le carceri italiane sono talmente affollate che figurati se oramai si va a finire in gattabuia per una "quisquilia" del genere.
Oramai ti trovano le attenuanti piu' ridicole pure se ammazzi padre e madre..ma lasciamo perdere.

Questo non e' un blog sul malcontento di noi italiani. Sarebbe senz'altro un ottimo argomento, che pero' probabilmente non risolverebbe nulla e provocherebbe solo tanta rabbia e sangue amaro in chi si e' gia' incavolato abbastanza.
Anche noi italiani all'estero subiamo il malcontento che serpeggia nel nostro Paese d'origine, strano ma vero!

Chiudo questa parentesi infiammata che e' meglio.

Tornando al Giappone e al discorso sulla folla, vorrei inoltre riportare alcuni elementi interessanti che ci vennero insegnati al corso d'introduzione alla cultura giapponese che abbiamo frequentato la seconda settimana dopo il nostro arrivo.

Ci e' stato detto che, essendo i giapponesi cosi' in tanti, vige una forte gelosia dei propri spazi, impreziositi dall'elevato numero di persone in questo Paese.
Pur essendo cosi' numerosi, i giapponesi, pare che a differenza dei loro vicini vietnamiti, non rinuncino a ritagliarsi un angolo di tranquillita' e privacy dove poter staccare un po' la spina e prender fiato.

Non sembra ma, anche qui in Giappone la folla stanca dopo un po' e si anela a luoghi e spazi aperti, privi del trambusto cittadino.

E allora ecco che si assiste, con aria incredula e sbalordita, ad uno spettacolo che penso sia estremamente significativo in questo senso: sui treni e sulle metropolitane, pur essendo quasi sempre pienissimi, regna il silenzio piu' TOTALE!

Treni da 15-20 carrozze l'uno, stipati di persone che non proferiscono parola l'una con l'altra.
Un silenzio inaspettato e che coglie noi stranieri alla sprovvista, facendoci subito riconoscere col nostro chiacchierio e le nostre risatine sommesse.

Ci si accorge in fretta di essere gli unici, o quasi, a parlottare e a disturbare la quiete del treno.
E allora s'impara a fare come i giapponesi, e cioe' a stare zitti.

Ai giapponesi, fin da bambini, viene insegnato che sul treno si sta composti e in silenzio. Non si mangia, non si beve e i cicalecci non sono ammessi.

Infatti, sia sui treni che sulle metropolitane, si vedono i giapponesi che, in silenzio, prendono posto oppure stanno in piedi. Per passare il tempo dormicchiano, leggono libri e manga, smanettano coi telefonini a cui e' stato tolto il suono.

Capita quella volta ogni tanto di vedere qualcuno che tranquillamente parlotta, mangia e disturba, allora viene da chiedersi se si stia trattando di un giapponese molto maleducato oppure di uno straniero non al corrente delle consuetudini del posto (o di uno straniero incivile che se ne infischia delle buone maniere).

Oramai, sia mio marito che io abbiamo imparato a stare in silenzio sui treni. Lui guarda fuori e rimane assorto nei suoi pensieri, mentre io preferisco leggere.
Sui treni giapponesi ho finito da poco un libro sui fantasmi e gialli insoluti della Venezia antica.

Fa un certo effetto leggere descrizioni di una calle infestata ed oscura, campi, chiese, dogi e nobildonne mentre si viaggia in questa singolare atmosfera dei treni nipponici.

Dimenticavo: da Costco, ieri, sembrava di essere in un altro Paese. Sembrava di essere negli ipermercati americani, con tutto quello spazio. C'era pure poca gente, il che sembrava ancora piu' difficile a credersi.