venerdì, settembre 15, 2006

Papille gustative al settimo cielo



Mi piace mangiare, da sempre. Non snobbo quasi niente, a meno che non si tratti di uno dei (pochi, fortunatamente!) alimenti che trovo semplicemente ripugnanti.

Generalmente mi si fa felice evitando di darmi carni rosse e ovine, interiora varie, ravanelli, carciofi, radicchio, papaya e uova crude.

Per il resto mi considero una buongustaia.

Sono sempre molto incuriosita dai patrimoni gastronomici degli altri Paesi. Mi piace assaggiare piatti dai sapori singolari, "esotici" e sorprendenti.

Chi parte dal presupposto che la cucina italiana sia la migliore al mondo, sbaglia e di grosso.
Chi guarda con disprezzo cibi stranieri, non si rende conto della grande ignoranza che dimostra.

E noi italiani, purtroppo, pecchiamo spesso e volentieri di presunzione in questo senso.

Pensiamo di essere gli unici e legittimi depositari della vera cultura gastronomica.
Con superiorita' e sarcasmo consideriamo i vini di provenienza spagnola o statunitense delle emerite brosce, l'olio di oliva greco un insulto, e qualunque formaggio che non abbia avuto la fortuna di essere italiano, viene visto come una ridicola imitazione dei nostri.
Concedetemi pero' di continuare a non vedere di buon occhio il parmesan, vi prego, perche' e' assolutamente immondo.

Ma chi ci crediamo di essere?

Per l'amor del cielo, non fraintendetemi. Con questo non voglio negare le meraviglie della cucina italiana, o meglio delle varie cucine regionali che compongono il patrimonio culinario della nostra affascinante Penisola, ma insomma....un briciolo di umilta' non puo' che giovarci.

Certamente neppure io riesco a resistere al goloso profumo degli affettati, i quali vedono, nella mia pole position, salame nostrano, speck e mortadella.
E cosa dire della pasta e dei suoi migliaia di formatie tipi , uno piu' gustoso dell'altro?

Vogliamo parlare dei sughi e degli intingoli che sono diventati uno degli emblemi della nostra tradizione, all'estero? Ricordiamo il semplice ma divino binomio pomodoro e basilico, il pesto dal verde brillante..che tutto il mondo c'invidia, il leggendario ragu' di carne e molto altro ancora.

E la pizza? Un termine diventato talmente universale, che al pari con parole tipo "Coca Cola" e "OK", sono immediatamente riconoscibili in una qualunque parte del mondo.

E i formaggi? Non basterebbe un libro intero per parlarne in modo esauriente e completo.

I nostri gloriosi oli di oliva, i nostri vini, funghi, tartufi, dolci e tanto altro ancora. Bisognerebbe aprire un blog solo di cucina italiana per enumerare e lodare i magnifici protagonisti del palcoscenico gastronomico italiano.

Ma tutto cio' non puo' renderci boriosi al punto tale da pensare di essere gli unici buongustai sulla faccia della Terra.

Viaggiare, senza dubbio, e' un modo per avvicinarsi a cucine diverse e distanti dalla nostra, ma anche per chi, per motivi vari non puo' girare il mondo, esistono al giorno d'oggi molte maniere per imparare a conoscere ed apprezzare cibi di Paesi lontani.

Basti pensare alla grandissima scelta di ristoranti stranieri presenti nelle piu' grandi citta', e ora forse anche nei centri abitati piu' piccoli.

Negozietti e mini market specializzati nella vendita di alimentari non italiani, si trovano, oramai con una certa facilita'.

E non dimentichiamo Internet, dal quale e' possibile ordinare ogni sorta di prodotti, attrezzature, libri che possano aiutarci ad assaporare gusti di terre lontane.

Insomma, ancora una volta l'apertura mentale e voglia di scoprire diventano i nostri fondamentali alleati.

Ma siccome questo mio blog e' dedicato al Giappone, trovo dispersivo soffermarsi su questo discorso in modo generico, e allora andiamo a vedere un po' piu' da vicino, quali golosita' ci offre quest'antica e nobile terra.

Nella foto su in alto a sinistra, vedete raffigurata una scodella di Chashumen, una minestra di spaghettini in un saporitissimo brodo di carne, con sopra delle fettine sottili di maiale bollito.

Sono diventata talmente golosa di Chashumen, che li ho gia' ufficialmente annoverati fra i miei piatti preferiti in assoluto.

Tra le moltissime specialita' per cui la cucina giapponese e' famosa al mondo, quest'umile piatto ha saputo conquistarmi fin dal primo momento.
Ricordo di averli assaggiati anche negli USA, dove pero' non avevano lo stesso sapore che hanno qui.

La', ricordo, erano molto piu' annacquati e al brodo mancava quel qualcosa che rende il risultato finale veramente speciale.

Vi confesso di essere ancora un po' confusa in materia di noodles giapponesi. Ve ne sono di talmente tante qualita', forme e colori, che mi sento un po' spaesata e ho il timore di parlarne in modo errato.

Per evitare di toccare una marea di argomenti gastronomici, senza pero' soffermarsi su nessuno di questi in particolare, vorrei dedicare il capitoletto di oggi a questa specialita' divina, i Chashumen appunto.

La parola men, mi ricorda il termine mian (piu' precisamente, miantiao o miantiaor) , che in cinese mandarino significa spaghetti, spaghettini dalla forma sottile ed allungata.
E da li' poi mi viene in mente il corrispondente cantonese, forse piu' noto, mein.

Infatti si dice che i ramen siano stati introdotti in Giappone solo cento anni fa, e che siano in realta' di provenienza cinese.
Ma non per questo sono considerati una specialita' cinese, anzi, adesso sono diventati tipici giapponesi, in quanto in Cina pare non esista piu' un piatto equivalente ai ramen.

E' d'obbligo, pero', fare una distinzione tra i ramen secchi e venduti nei pacchetti e quelli freschi preparati nei ristoranti.

I primi sono reperibili oramai ovunque.
Negli USA se ne fa un consumo enorme. Tra i marchi piu' noti (e piu' venduti) troviamo Maruchan e Nissin.

Negli Stati Uniti, i ramen secchi (noti come instant ramen o semplicemente ramen) sono stati ribattezzati "college cuisine", cioe' cibo da universita', o meglio, cibo per poveri studenti universitari squattrinati.
Infatti gli instant ramen sono tra i prodotti alimentari piu' economici che si possano comprare in America.

Dipende dalla marca, ma in media se ne possono acquistare anche 10 pacchetti per $1. E se si e' fortunati, se ne possono comprare ancora di piu' a meno. Insomma, praticamente chiunque puo' permetterseli.

Qui in Giappone anche abbondano i pacchetti e le ciotoline di polistirolo con zuppe e minestre di ogni tipo, facili e veloci da preparare. Per quelli nei pacchetti e' necessario farli cuocere in circa mezzo litro d'acqua bollente, alla quale vengono successivamente aggiunti i dadi in polvere e altri aromi inclusi nella confezione.

A quelli nelle scodelle o bicchieri di polistirolo, e' sufficiente aggiungere dell'acqua bollente, chiudere il coperchio e lasciare che gli spaghettini cuociano per alcuni minuti prima di augurarsi "buon appetito" e sbafare la propria zuppa.

Di ramen secchi, sia nei pacchetti che nelle scodelle, ne ho visti anche in Italia, nei negozi di alimentari specializzati in prodotti orientali. Anche li' non costano piu' tanto e sono un'ottima alternativa alla solita pastina.

Attenzione pero' alle etichette. Vi sono molti spaghettini secchi in commercio che non sono ramen.
Esistono numerose varieta' di spaghettini cinesi, per esempio, che possono assomigliare ai ramen ma che non lo sono.

Inoltre, ho notato, che specialmente in Italia si trovano tanto degli spaghettini di provenienza tailandese (marca MaMa), o vietnamita.
Anche questi sono molto gustosi, ma certi tendono ad essere abbastanza piccanti, specialmente quelli tailandesi e coreani, quindi se non amate il piccante, fate attenzione.

Sempre in Italia ho visto, con una certa frequenza, spaghettini secchi marca Sapporo Ichiban, una ditta statunitense che produce ramen, yakisoba, udon dal sapore giapponese, a prezzi molto contenuti.
A me, personalmente, di quella marca piacciono molto i Kitsune Udon, con la confezione blu e le scritte arancioni e bianche.

Se v'interessa l'argomento ramen, esiste persino un sito interamente dedicato a questa delizia e si chiama World Ramen.

Dei ramen preparati nei ristoranti non posso che parlarne con piu' riverenza e rispetto. Ma non solo in riferimento ai ramen, ma a tutti gli altri spaghettini e tipi di minestre che vengono preparati sul momento, con l'utilizzo di ingredienti freschi e genuini.

I miei adorati Chashumen sono, come vi dicevo, ramen in un gustosissimo brodo di carne. Sopra vengono adagiate delle fettine di maiale bollito o arrosto, ancora non ho ben capito.
Vengono inoltre aggiunte cipolline verdi tagliate fini fini, fettine sottili di bambu' e altre cosine ancora, dipende dal ristorante.

Qui in zona, dove abitiamo noi, c'e' un noodle shop dove andiamo ogni tanto ad assaggiare qualche delizia.
Da quando siamo arrivati in Giappone, ho assaggiato diversi tipi di spaghettini, tra cui molti tipi di Chashumen, ma i migliori in assoluto sono quelli che preparano in questo ristorantino del nostro quartiere.

Sono talmente buoni, che mentre li assaporo non mi viene in mente nient'altro che possa essere piu' delizioso di questa semplice ma nobile zuppa.

A fine pasto, proprio come mi e' successo ieri sera mentre sbafavo compiaciuta un'abbondante scodella di Chashumen fumanti, mi ritrovo sempre con gli occhiali appannati e il viso tutto sudato, ma non importa. La pancia e' piena e mi sento soddisfatta.

La foto che ho messo su in alto non e' mia. L'ho trovata su Wikipedia. Vorrei pero' fotografare un piatto dei miei Chashumen preferiti e metterli in questa pagina. Rimediero' al piu' presto.

Intanto, buon appetito a tutti e non abbiate paura di assaggiare le squisitezze che il mondo ha da offrirci, a cominciare da quelle giapponesi di cui pian pianino vi parlero' in modo piu' esauriente, spero.